«L’aspirina dell’Islam moderato» riproposta in occasione di una certa andata e ritorno negli Emirati Arabi …
Parlando dalle nostre televisioni certe Autorità religiose islamiche hanno più volte ricordato che l’Islam riconosce la figura della Beata Vergine Maria e che come tale la venera [cf. QUI]. Certe Autorità religiose dovrebbero però seguitare a spiegare che Maometto narra che Allah lo avrebbe sposato alla Madonna. Egli afferma infatti che la Vergine Maria vive nel Paradiso in un bellissimo palazzo incastonato di gemme vicino a quello di una delle sue prime mogli. I nostri teologi, in particolare i mariologi, ma anche certi ingenui ecclesiastici e fedeli cattolici, sono disposti ad accettare come punto di “unione” e di “dialogo” con l’Islam l’immagine della Beata Vergine Maria mutata in una delle diverse mogli di questo “profeta” e collocata come tale nel suo harem paradisiaco come seconda concubina di rilievo vicino alla prima e più importante delle sue mogli?
Mentre l’odore dei cadaveri di uomini, donne e bambini sale ormai al cielo gridando vendetta al cospetto di Dio, gli integralisti islamisti seguitano a tradurre in violenza e morte il verbo del falso profeta Maometto. E qui è bene chiarire subito: gli ecumenisti spinti ed i politici del dialogo inte-religioso privi di memoria storica e di prospettiva futura che danzano con le torce accese attorno ai barili di benzina aperti, sono liberi di indicare questa discutibile figura del VI secolo come “profeta”, o persino come “il grande profeta dell’Islam”, sfoggiando all’occorrenza un tocco di piaggeria che per quei cattolici che dialogano con tutto e con tutti, fuorché col Cattolicesimo e coi cattolici, non guasta mai.
Libero però dal canto mio, senza ledere alcuno e senza alcuna religione vilipendere, di considerare invece Maometto un falso profeta. Volendo potrei anche pensare: chissà se si trova davvero là dov’ebbe a collocarlo Dante Alighieri? [1]. Oppure: può essere che dimori nel luogo in cui lo dipinse Giovanni da Modena in un’opera del XIV secolo conservata tutt’oggi nella con-cattedrale di San Petronio in Bologna e ispirata alla Divina Commedia? [cf.QUI, QUI].
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Sono d’accordo col santo vescovo e martire Stefano Pendinelli [cf. QUI], quando i saraceni irruppero nel 1480 nella cattedrale di Otranto intimandogli: «Smetti di nominare Cristo, Maometto è quello che ora regna!». Rispose:
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«Miseri e infelici, perché vi ingannate invano? Poiché Maometto, vostro legislatore, per la sua empietà soffre nell’inferno con Lucifero e gli altri demoni le meritate pene eterne; ed anche voi, se non vi convertite a Cristo e non ubbidite ai suoi comandamenti, sarete nello stesso modo bruciati con lui, in eterno». Detto questo fu sgozzato sul suo seggio episcopale. Era il 13 agosto e col vescovo furono ottocento gli abitanti di quella città giustiziati dai musulmani [cf. QUI], i loro resti oggi sono conservati e venerati nella antica cattedrale [2].
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Merita ricordare che Maometto, pur avendo già una decina di mogli e varie concubine nella sua riserva [cf.QUI], ultra cinquantenne sposò una bimba di sei anni, Aisha, figlia del primo califfo dell’Islam Abū Bakr. Un dato storico imbarazzante se letto con le categorie odierne, come dimostra una gazzarra televisiva avvenuta pochi anni fa [cf. QUI, QUI, QUI]. Per questo diversi studiosi islamici contemporanei tentano di ipotizzare che la piccola potrebbe essere stata data in moglie a Maometto a 10 anni con la consumazione del matrimonio avvenuta a 15, altri posticipano l’età della consumazione persino a 19 anni; un’età alquanto elevata per la cultura e la società dell’epoca. Secondo la maggior parte delle fonti l’età indicata è però quella di sei anni per il matrimonio e di nove per la sua consumazione. Lo conferma il professor William Montgomery Watt, considerato uno tra i più grandi storici dell’Islam, celebrato come tale dal mondo arabo alla sua morte avvenuta nel 1960. Per l’insigne studioso l’età del matrimonio di Maometto con Aisha e la consumazione dello stesso è quella indicata dalla maggior parte delle fonti islamiche: 6 e 9 anni [3]. A poco vale per ciò cambiare la storia passata per evitare imbarazzi presenti, specie considerando che di recente, in Egitto, il partito dei salafiti ha avanzato la proposta di legge che un uomo possa sposare una femmina già dall’età di 9-10 anni ed iniziare a svolgere su di lei attività sessuali moderate, rifacendosi in tal senso all’esempio dato dallo stesso Maometto. Una proposta grazie a Dio respinta, ma che in sé la dice lunga sull’aria che tira in non pochi ambienti islamici, a ben considerare che il fenomeno delle “spose bambine” è già stato portato più e più volte all’attenzione della Corte internazionale di giustizia per i diritti umani.
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Procediamo adesso a sfatare un altro mitoportato avanti da certe autorità religiose islamiche che parlando dalle nostre televisioni magnificano questa straordinaria “religione d’amore”, i cui amorevoli frutti sono oggi sotto gli occhi del mondo: più volte hanno ricordato che l’Islam riconosce la figura della Beata Vergine Maria e come tale la venera; offrendo in tal modo come punto “comune” di “unione” una figura cara alla fede cattolica. Insomma: un amo al quale certi ecclesiastici ingenui o forse ignoranti, capaci a dialogare con tutto e con tutti fuorché col cattolicesimo ed i cattolici, hanno abboccato come lucci sulla curva del fiume [cf. QUI]. Certe autorità religiose islamiche dovrebbero però seguitare nel discorso, spiegando con tutti i dovuti dettagli scritturali che Maometto afferma che Allah lo avrebbe sposato in mistiche nozze alla Madonna tramite l’Arcangelo Gabriele, perché la Beata Vergine Maria era una delle quattro donne perfette; quindi come tale non poteva che far parte del suo harem celeste. In effetti il Corano si riferisce varie volte a Maria, elogiando la sua castità e confermando la nascita verginale di Gesù. Maometto afferma che la Vergine Maria vive nel Paradiso in un bellissimo palazzo incastonato di gemme vicino a quello di Khadijah, la prima delle sue mogli [4]. Ora io non so quanto i nostri teologi, in particolare i mariologi, ma anche i fedeli cattolici, inclusi i semplici ripieni di venerazione verso la Mater Dei, siano disposti ad accettare questo “splendido” punto di “unione comune” con l’Islam: la Beata Vergine Maria che diventa una delle diverse concubine di questo “profeta” e che finisce con l’essere posta come sua seconda donna di rilievo vicino alla più importante delle donne del suo harem paradisiaco. Resto naturalmente aperto sin da adesso ad accogliere eventuali smentite da parte degli studiosi islamici, compito dei quali sarà quello di spiegare che ho letto male i testi coranici, come tali applicati e insegnati, nei quali si trovano contenute queste “amenità” sulla Mater Dei che spaziano tra l’empio e il ridicolo.
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Chi afferma che il frammentato mondo islamico — che non è una religione omogenea con una dottrina e un magistero univoco, con una struttura centrale ed un’unica guida mondiale — è una “religione d’amore”, mente e nega la realtà. l’Islam è una religione strutturalmente violenta, perché la violenza è contenuta nei suoi testi “sacri”. Quando infatti si parla di “violenza” in relazione ai testi, non si esprime una vaga opinione ma ci si riferisce con debito rigore scientifico a precisi documenti. E quando si parla dei testi “sacri” dell’Islam ci si riferisce a documenti che da una parte sanciscono una dottrina e dall’altra una legge che vincola la vita politica e sociale di quei paesi islamici nei quali non esiste neppure il concetto di separazione tra potere politico e potere religioso, sia storicamente sia politicamente.
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Il tutto per rimanere nel temadelle religioni che producono quell’amore che, se non esiste nella realtà, deve però esistere per i surreali bisogni dettati dalle nostre necessità di sicurezze socio-psicologiche, per le quali siamo pronti — pur di difenderci dall’orrido vero — di vedere e di cogliere amore là dove proprio amore non c’è.
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A tal proposito l’Arcivescovo di Mosul, S.E. Mons. Amel Nona, riparato con molti suoi fedeli sopravvissuti ad Erbil, ha dichiarato:
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«Ho perso la mia diocesi. Il luogo fisico del mio apostolato è stato occupato dai radicali islamici che ci vogliono convertiti o morti […] voi pensate che gli uomini sono tutti uguali, ma non è vero. L’Islam non dice che gli uomini sono tutti uguali. I vostri valori non sono i loro valori. Se non lo capite in tempo, diventerete vittime del nemico che avete accolto in casa vostra» [cf. QUI].
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Chi afferma che i musulmani adorano il nostro stesso Dioper il mondo islamico cade nella blasfemia. Oltre a non tenere in considerazione il fatto che noi cattolici, nel frammentato mondo islamico, siamo considerati — in tal caso univocamente — degli idolatri e degli infedele bestemmiatori che attraverso la Trinità adorano tre dèi, uno dei quali è l’uomo Gesù, che era solo il penultimo profeta che precedette l’ultimo “grande” profeta, Maometto. Da qui sorge la domanda: come e in che misura, noi cattolici, possiamo dialogare con persone che negano non solo la divinità del Verbo di Dio fatto uomo, ma che nel riconoscerlo solo come un ordinario mortale antepongono a lui Maometto che all’occorrenza ha “corretto” certi “errori” di Gesù e ne ha integrato il “pensiero imperfetto”?
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Per buon galateo interreligioso, o più semplicemente per non porre a rischio la nostra pelle o quella dei nostri fedeli che vivono perseguitati dai musulmani in vari angoli del mondo, bisogna guardarsi bene dal replicare, in sereni e pacati discorsi scientifici improntanti sulla antropologia delle religioni, che Maometto, come la storia dimostra, era sì un profeta: il profeta dei barman, al quale riconosciamo indubbio talento nell’uso dello shaker per la preparazione dei cocktail. Dopo avere infatti raccolto e attinto da Ebraismo, da Cristianesimo e da non pochi culti pagani antichi, ha preso e infilato tutto in una centrifuga, servendo per i secoli avvenire il composto di un’unica mistura, nella quale il presunto amore decantato oggi da certi “curatori” della “pubblica immagine islamica”, passa di fatto e senza pena di smentita attraverso la spada, l’aggressione, l’invasione, la conversione forzata all’Islam e lo sterminio dei popoli che non intendono piegarsi al suo dominio, perché i germi e il nucleo di questa violenza è strutturale e contenuta nei testi islamici, nei quali è racchiusa una forma di autentica negazione del concetto stesso delle libertà individuali dell’uomo, a partire dalla libertà di pensiero. Per non parlare delle ripetute forme d’ignoranza palese e manifesta — termine da leggere, “ignoranza”, nel senso etimologico, cioè non conoscere in modo adeguato un fatto, un oggetto, un fenomeno … — attraverso le quali Maometto mostra di non conoscere bene né tanto meno a fondo diversi testi sacri ebraici e cristiani dai quali attinge per dare vita a un nuovo composto, che resta opinabile e alla prova dei fatti pericoloso. Affermazioni queste mie non certo irriverenti e meno che mai dissacranti verso il credo altrui, giacché si tratta di pure e semplici analisi di studio alle quali nessuno che voglia affrontare un qualsiasi discorso serio legato alla antropologia delle religioni può sottrarsi, ed al quale non ci si può neppure sottrarre tagliando le gole alla gente che osa sia pensare sia dissentire in modo civile dai fondamenti del credo altrui.
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Noi teologi e storici cattolici siamo abituati ormai da secoli a discutere con studiosi non credenti che cercano di de-costruire con il loro rigore scientifico, logico e dialettico i dogmi della nostra fede; e talvolta, il loro ingegno e la loro cultura, sono così elevati e profondi che ottengono per tutta risposta la nostra stima e il nostro apprezzamento per l’acume col quale portano avanti tesi che noi non possiamo condividere, ma che riconosciamo però esser loro sacrosanto diritto esprimere in pensieri, parole, conferenze, pubblicazioni …
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Quando anche i musulmani di diversi paesi arabi,mediorientali, africani, nordafricani e orientali — che come noi non sono passati per le forche caudine della Rivoluzione Francese e dell’Illuminismo e che non hanno mai elaborato i criteri di separazione tra potere politico e potere religioso — impareranno questo, capiranno quant’è importante discutere e convivere con gli altri, anziché tagliar loro le teste in nome della suprema verità dell’unico vero Dio. Impareranno a considerare che lo stesso Dio Creatore si è proposto all’uomo, ma non si è mai imposto con violenza sull’uomo, al quale Egli riconosce da sempre la libertà di rifiutare lo stesso Creatore che l’ha generato; figurarsi quindi quanto gli uomini sono liberi di rifiutare l’uomo Maometto.
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Com’ebbi a scrivere nel 2006, gli apprendisti stregoni del dialogo inter-eligioso sembrano operare muovendosi sul rifiuto di quella realtà che non vogliono cogliere e vedere, che è questa: i musulmani amabili, sereni e amorevoli, che esistono e che sono molto più numerosi dei demoni della jihad, quelli che convivono senza problemi di sorta con ebrei e cristiani, quelli che senza alcun timore si inseriscono nei vari paesi dell’Occidente, quelli animati da uno spirito che con improprio linguaggio occidentale siamo soliti indicare come liberali e liberisti, sono tutti di rigore non osservanti. Quelli che invece osservanti lo sono, hanno uno spirito sprezzante e strutturalmente violento, mossi dal totale rifiuto di adattarsi e di inserirsi in seno alle società e manifestando la pretesa — appunto violenta — di modificare le società a loro uso e consumo, o per meglio dire: di islamizzarle, perché nell’altro vedono un infedele da piegare e da convertire, all’occorrenza anche con quella violenza legittimata dai loro testi sacri e legislativi, dinanzi ai quali non è possibile quella interpretazione che procede attraverso la fede e la ragione, ma solo la cieca esecuzione e sottomissione; una sottomissione che non passa, come nel Cristianesimo, attraverso la libera accettazione della volontà di Dio da parte dell’uomo, che volendo può però anche rifiutarla.
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Intervenendo all’ONU il 10 aprile 1974 il presidente algerino Houari Boumedienne [cf. QUI] affermò:
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«Un giorno milioni di uomini dell’emisfero meridionale andranno nell’emisfero settentrionale. E non ci andranno come amici. Perché ci andranno per conquistarlo. E lo conquisteranno con i loro figli. I ventri delle nostre donne ci daranno la vittoria».
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Non faccio mistero che come sacerdote ho sempre dissuaso diverse donne cattoliche italiane dal celebrare matrimoni misti con musulmani. Devo dire che nessuna mi ha dato ragione e che più volte mi sono beccato anche del razzista. Purtroppo, in una percentuale pari a nove su dieci, le stesse mi hanno dato però ragione in seguito, quando sfumati i primi fuochi del grande amore fatto di tutte quelle attenzioni e premure di cui l’uomo europeo sembra di non essere più capace, è cominciata la vera vita familiare. E trascorsi pochi anni le ho visitate in ospedale, consigliando ad alcune di esse un paio di miei amici che sono valenti specialisti in chirurgia plastica-ricostruttiva, tanto erano state ridotte male alla prima scarica di cazzotti presi in pieno viso. L’esperienza fatta attraverso casi di non poche donne che ho avuto modo di assistere e seguire, mi ha insegnato che nella fase del primo grande innamoramento sono euforiche per avere trovato un uomo dotato di grande affettività, premure e dedizioni. Più donne — in questa prima fase — mi hanno espresso: «Mi tratta come se fossi una regina!». Poi il matrimonio e l’inizio di una vera vita comune, alla quale hanno fatto seguito le prime imposizioni e la manifestazione di temperamenti gelosi e possessivi di una forza del tutto sconosciuta alla cultura italiana non solo di oggi ma anche di ieri. Per seguire coi conflitti culturali ed i forti dissensi legati all’educazione dei figli. Tutte le giovani che hanno avuto simili esperienze e che io ho assistito pastoralmente hanno sempre riferito la stessa cosa:
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«All’inizio, lui era la persona più aperta del mondo, affermava di essere sì di religione islamica, ma di non essere mai stato praticante, non aveva problemi a frequentare i miei ambienti, familiari e amici … ma dopo il matrimonio mi sono ritrovata con un uomo che d’improvviso è divenuto osservante al punto da cercare di distaccarmi da familiari e amici, tentando di impormi in ogni modo i suoi usi e costumi religiosi, compresa la frequentazione di ambienti islamici».
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E dall’inizio di quella fase a seguire, sono nate e si sono poi sviluppate le vere e proprie tragedie, alcune anche con epiloghi veramente molto dolorosi. O forse qualcuno ricorda di avere visto tornare in Italia taluni dei tanti bambini e bambine che non pochi padri musulmani hanno portato dalla sera alla mattina nei propri paesi di origine? E quando le madri italiane, dopo lunghi iter giudiziari, hanno lamentato attraverso rogatorie internazionali il rapimento dei figli, chiedendo il riconoscimento del diritto perlomeno a vederli, che cosa si sono sentite rispondere da numerosi tribunali di diversi paesi arabi nei quali si applica la Sharija, la legge religiosa islamica? Questo: per la legge islamica la prole appartiene al padre [cf. QUI, QUI], come chiarisce il Ministero degli affari esteri in un proprio protocollo ufficiale redatto per dare risposte e indicazioni riguardo casi di rapimento che nel tempo sono stati tutt’altro che rari e isolati [cf. QUIalle pagine 13-15].
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L’allora segretario della Conferenza Episcopale Italiana S.E. Mons. Mariano Crociata, tenendo in serio conto tutti questi elementi, pur usando un linguaggio paludato, affermò:
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«I matrimoni misti con musulmani, di cui si è occupato un documento dei vescovi italiani, non sono da incoraggiare, perché il passare degli anni porta spesso a ritornare alle condizioni culturali e ai rapporti sociali, religiosi e giuridici di origine, con conseguenze a volte drammatiche che possono ricadere sui figli» [cf. QUI, QUI].
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Questo per dire quanto le esperienzeche ho potuto fare attraverso le dolorose vicende di diverse donne, siano ben note e documentate da tempo nella loro alta percentuale anche ai membri della Conferenza Episcopale Italiana, a partire dal maggiore dei problemi: il numero elevato di madri italiane che si sono viste sottrarre i figli minori dai mariti e che mai più li hanno rivisti.
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Tanti sarebbero gli episodi da narrare e numerosi gli atti di violenza spinti sino a gesti estremi non poi così rari: padri musulmani osservanti che in Italia, come in altri paesi d’Europa, hanno ucciso o tentato di uccidere le figlie perché invece di frequentare unicamente il ghetto islamicoavevano stretto amicizie con giovani cattolici; donne obbligate alla infibulazione per mano di praticoni, con tutti i rischi del caso per la loro salute, a partire dalla setticemia; fanciulli tenuti isolati e distanti dai figli delle famiglie cristiane per evitare contaminazioni, adolescenti finite ripetutamente nei pronto soccorso in seguito alle percosse dei padri che avevano scoperto che fuori casa si toglievano il velo di testa [cf. QUI, QUI, QUI, QUI, QUI,QUI, QUI, QUI, ecc …]. Il tutto, va da sé: in nome di una religione che è una religione d’amore, s’intende, i cui fedeli osservanti adorano mistici e benevoli il nostro stesso Dio, s’intende … anzi, in comune con noi hanno persino la Madonna — moglie di seconda classe di Maometto — come grande ponte di unione utile per infinocchiare qualche ecclesiastico beota, pronto ad organizzare di corsa una conferenza inter-religiosa sul tema all’insegna del volemose bene, il tutto mentre i cattolici europei sono al collasso e l’Europa cola a picco come il Titanic colpito dall’iceberg [cf. QUI].
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A tal proposito sarebbe sufficiente fare un giro per i vari paesi europei e prendere atto di quella realtà che per pura politica, o che per laico odio distruttivo verso se stessi gli europei non vogliono vedere: siamo in fase avanzata di colonizzazione che alla resa dei conti non risulterà migliore ma molto peggiore dell’irruzione dei musulmani a Otranto nel 1480. Mentre infatti i nostri eterni adolescenti occidentali si decidono a fare un figlio — forse — alle soglie dei quarant’anni, certe coppie di islamici osservanti naturalizzati in Europa a quell’età si accingono a diventare nonni, dopo averne messi al mondo almeno tre o quattro, di figli.
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I maestri del dialogo inter-eligioso oniricoe della laica politica dell’integrazione che traggono fondamento dal libro di Alice nel Paese delle Meraviglie usato come fosse un manuale scientifico, non vogliono poi fare i conti con un’altra realtà tanto evidente quanto pericolosa: come fa un operaio con uno stipendio di 1.200 euro al mese a mantenere una moglie casalinga e tre o quattro figli? Nessun mistero perché anche a questo c’è risposta, anche se i maestri del dialogo inter-religioso onirico e quelli della laica politica della integrazione, la risposta non desiderano neppure sfiorarla. Meno che mai accettare la pericolosa realtà che alla prova dei fatti è la seguente: molte di queste persone ricevono aiuti e sovvenzioni da alcuni ricchi paesi arabi, a partire dall’Arabia Saudita e dal Qatar. Lo prova il fatto che la gran parte degli islamici giunti in Europa, nei loro paesi d’origine — in particolare quelli provenienti dal Magreb, dove per osservanza religiosa non si brilla — a casa loro non sapevano neppure che cosa volesse dire osservare i precetti dell’Islam. In tal senso posso parlare come testimone oculare e non certo per “sentito dire”, perché quando non ero neppure sfiorato dall’idea di poter diventare un giorno prete e come giovanotto spensierato giravo all’occorrenza per il mondo, ricordo di avere visto anni e anni fa, a Casablanca ed a Tunisi, ragazze così libere nei costumi da far impallidire le giovani più disinvolte che si potevano incontrare all’epoca per le strade delle grandi città italiane. Giunti però in Europa, per incanto molti di questi magrebini si sono scoperti osservanti, mentre le loro mogli che a Casablanca ed a Tunisi portavano gonne corte, pantaloni e vestiti scollati, dalla sera alla mattina si sono coperte le gambe, le braccia ed i capelli col velo.
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Qual misteriosa folgorazione può aver reso possibili questi radicali cambiamenti di vita e costume così repentini? Nessuna folgorazione, nessuna mistica rivelazione. Semplicemente i soldi e gli aiuti di quei ricchi paesi arabi che hanno pianificato da tempo una precisa conquista dell’Europa che passa di necessità attraverso la famiglia e il più alto numero di figli partoriti in paesi dove il tasso di natalità — come per esempio nella nostra Italia — è ormai da anni al di sotto dello zero. Al contrario, invece, i musulmani non osservanti, quelli europeizzati od occidentalizzati, alla stessa stregua degli italiani e degli altri europei non riescono affatto ad avere tre o quattro figli e una moglie casalinga con 1.200 euro al mese di stipendio, perché a loro, di soldi, tramite il circuito catalizzatore di certi centri di cultura islamica sovvenzionati da precisi paesi arabi, non ne arrivano proprio.
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Prima di passare ad altro discorsomerita far cenno a un argomento che sarebbe di per sé enciclopedico. Per farsi breve: sappiamo tutti com’era e chi era Saddam Hussein, ma non dimentichiamo che era un laico, ed il suo primo ministro, più volte capo del governo, Tareq Aziz, era un cattolico caldeo. Come del resto era laico lo scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi, la cui monarchia fu fatta cadere dalla madre patria dei diritti di liberté, egalité e fraternité, perché Ruhollāh Khomeyni, per andare a conquistare quel Paese che poi diverrà l’Iran, non partì dalla Capitale dell’Arabia Saudita, ma da Parigi. E poco dopo Francia e Inghilterra ottenevano da quell’autocrate religioso contratti petroliferi più vantaggiosi rispetto ai precedenti concessi dal decaduto monarca. E detto questo ci fermiamo, perché l’argomento sarebbe appunto enciclopedico. Una cosa è certa: tutte le volte che per i propri interessi certi paesi dell’Occidente hanno fatto cadere alcuni regimi retti da dittatori tutt’altro che teneri, al loro posto è sempre subentrato il peggio, dai Khomeyni ai Bin Laden, nella “migliore” delle ipotesi sono scoppiate sanguinose guerre civili. Ma, come si sa da sempre: Parigi o Londra … val bene un barile di petrolio! Una domanda alla quale un giorno gli storici ed i politologi dovranno dare risposta è questa: chi ha favorito, a partire dallo Scià di Persia, la caduta di quei dittatori che, lungi dall’essere candide animelle, per decenni hanno tenuto a bada il fanatismo degli integralisti religiosi? Hussein in Iraq, Hassad padre e Hassad figlio in Siria, Gheddafi in Libia e via dicendo? Perché il fatto evidente è che alla loro caduta è esploso l’integralismo islamista, sempre più incontrollato e incontrollabile.
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il 15 marzo 2011, in una sua intervistarilasciata in esclusiva a un quotidiano nazionale italiano, il colonnello Mohammar el Gheddafi, disse:
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«Se al posto di un governo stabile, che garantisce sicurezza, prendono il controllo queste bande legate a Bin Laden gli africani si muoveranno in massa verso l’Europa. E il Mediterraneo diventerà un mare di caos».
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In sostanza disse: “Uccidete me e riempirete l’Europa di terroristi”. Due settimane prima di questa sua ultima intervista, aveva cominciato a rendere pubblica questa sua profezia rispondendo al giornalista francese Laurent Valdiguié del Journal du Dimanche. Nell’intervista Gheddafi spiegava:
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«La scelta è tra me o Al Qaeda. L’Europa tornerà ai tempi del Barbarossa. Cerco di farmi capire: se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione […] Avrete Bin Laden alle porte, ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo».
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E senza essere ascoltato lanciava un preciso appello:
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«La situazione è grave per tutto l’Occidente e tutto il Mediterraneo. Come possono, i dirigenti europei, non capirlo?» [cf. QUI].
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Questo disse il dittatore libico poco prima di essere linciato, il resto è storia dei nostri giorni. In un futuro più o meno vicino, quando scopriremo chi sono stati coloro che da questa operazione ci hanno guadagnato arricchendosi a dismisura, allora sarà possibile individuare i responsabili, ma ormai sarà troppo tardi.
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Mentre quello che sino a ieri era un pericoloso problema alle porte dell’Europa, oggi è un problema ormai incontrollabile in fase di lievitazione all’interno della casa europea, dove agli attentati di Parigi è seguita pochi mesi dopo la prima testa tagliata dai jiadisti in Francia [cf.QUI]. In questi giorni abbiamo assistito alla strage di turisti su una spiaggia della Tunisia [cf. QUI] … e molti altri episodi seguiranno. Eppure, il problema primario e fondamentale dei quattro lobbisti burattinai che stanno affossando la società europea in totale spregio alle sue radici cristiane ed in supremo odio a Roma e al Papato, pare essere uno soltanto: la definitiva approvazione del matrimonio tra coppie omosessuali e la possibilità ad esse data di adottare bambini, come ormai è stato concesso nella gran parte dei Paesi d’Europa; i pochi Paesi ancora recalcitranti devono essere in tutti i modi piegati con qualsiasi ricatto, a partire da quello economico.
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Di questo piano che mira a definire una sorta di nuovo ordine mondiale, è paradigma la Signora Hillary Clinton, che senza andare per il sottile ha affermato pochi mesi fa durante una pubblica intervista:
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«I codici culturali profondamente radicati, le credenze religiose e le fobie strutturali devono essere modificate. I governi devono utilizzare i loro strumenti e le risorse coercitive per ridefinire i dogmi religiosi tradizionali».
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Il rappresentante della Lega Cattolica Americana, Bill Donohue, ha replicato:
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«Non avevo mai udito un aspirante alla presidenza degli Stati Uniti dichiarare in modo pubblico la guerra alla religione».
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Dinanzi a tutto questo,mi sono tornate alla mente due figure antitetiche, appartenenti a dei mondi che di fatto non comunicano neppure tra di loro: l’Arcivescovo emerito di Bologna, Cardinale Giacomo Biffi, e la rockstar Gianna Nannini, oggi emblema assieme ad Elton John ed altri infelici personaggi pubblici molto famosi del trionfo dell’omosessualismo, dei figli comprati da uteri in affitto, da madri surrogato o direttamente creati con gravidanze innaturali, come nel caso della rockstarsenese [cf. QUI]. Il Cardinale Biffi, 15 anni fa, agli inizi del 2000 fu ricoperto di contumelie anche all’interno del mondo dei cattolici adulti per avere affermato che andava favorita l’immigrazione dei cristiani, ma non dei mussulmani spinti da evidenti progetti di “occupazione” e di “colonizzazione”, perché il loro intento era palese: islamizzare l’Europa [cf. QUI, QUI].
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Sorvolando su ciò che all’epoca fu rovesciato sull’arcivescovo felsineo proseguo narrando che in quegli stessi anni, rispondendo alle domande di un intervistatore radiofonico, la Signora Nannini rispose che l’Italia non poteva essere definita un paese veramente libero per la presenza di un Papa, e affermò: «Un Paese nel quale c’è un Papa non può essere un Paese veramente libero». Ripensando a quelle parole passate, oggi mi torna alla mente il testo della canzone America di questa rockstar, patetico inno alla masturbazione, ma soprattutto al palese sprezzo verso la sessualità maschile, che può essere tranquillamente sostituita da strumenti artificiali surrogato, non solo per la naturale attività sessuale ma anche per le stesse gravidanze …
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Nella copertinad’uscita quella canzone era raffigurata dalla Statua della Libertà che in mano teneva un elettro-vibratore a stelle e strisce al posto della fiaccola, mentre la Nannini cantava per il mondo:
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«… e ognuno ha il suo corpo a cui sa cosa chiedere … Fammi sognare lei si morde la bocca e si sente l’America. Fammi volare, lui allunga la mano e si tocca l’America» [cf. QUI].
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Auguro a Gianna Nannini, divenuta mamma quasi sessantenne con artifici degni delle sperimentazioni del genetista nazista Josef Mengele, oggi emblema del gendere dell’omosessualità spinto ai massimi estremi nello sprezzo totale verso i basilari criteri del diritto di natura e del rispetto della vita umana, che presto, la Papale Basilica di San Pietro, come Santa Sofia ad Istambul, non sia più una basilica della Cristianità, ma una grande moschea.
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Sicuramente il Gran Mufti che lì risiederà al posto del Successore di Pietro la chiamerà dal reparto di geriatria dove allora sarà ricoverata e la inviterà volentieri per un concerto nella grande piazza, tenendo in una mano la stampella anziché la chitarra ed accarezzandosi con l’altra la pudenda, come faceva nei suoi video e concerti dal vivo mentre cantava: «Lui allunga la mano e si tocca l’America», esibendo al pubblico, per amor di patria italiana, anche un elettro-vibratore tricolore [cf. QUI]. Credo infatti che non solo le sarà fatta vedere e toccare «l’America», ma anche tutte le stelle e le strisce della sua bandiera, oppure le sarà regalato — dal Gran Mufti in persona — il premio alla carriera Elettro-vibratore d’oro, glorioso strumento sostitutivo che campeggia nella copertina del suo disco e che la “goliardica” rockstar esibisce al pubblico nei suoi concerti dal vivo.
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Queste lesbiche e gay ideologici incattiviti, stanno determinando il collasso di un’Europa malata di disprezzo verso tutto ciò che è cristiano, di odio verso la famiglia, verso i figli, la vita e il diritto di natura; un’Europa che si sta arrendendo a un pericoloso e incontrollabile nemico che oggi non è più alle porte ma dentro casa. E direttamente dentro casa nostra presto punteranno addosso al nostro pubblico i Kalashnikov, non certo gli elettro-vibratori di quella “goliardica” maschiaccia senese della Nannini e del suo sodale amico e collega luciferino Elton John.
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dall’Isola di Patmos, 2 luglio 2015
— i vecchi articoli de L’Isola di Patmos —
«L’ASPIRINA DELL’ISLAM MODERATO » RIPROPOSTA IN OCCASIONE DI UNA CERTA ANDATA E RITORNO NEGLI EMIRATI ARABI …
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Questo articolo fu pubblicato per la prima volta il 18 agosto 2014 e poi riproposto su L’Isola di Patmos il 2 luglio 2015, oggi, in occasione di un certo viaggio di andata e ritorno nei Paesi arabi di un illustre visitatore, lo proponiamo di nuovo oggi …
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NOTE
[1] Inferno, XXVIII, 27-51, [vedere QUI]
[2] Antonio de Ferrariis, de Situ Japigiae, 1558.
[3] Cf. Sahih Muslim, libro VIII, 3310, Sahih Bukhari, vol. VII, libro 62, n. 64
[4] Sahih Bukhari 4: 55: 642. Sahih Bukhari 5: 58: 163. Corano 28:4. Corano 66:11. Sahih Muslim 31 6955. Majlisi, Hayat al-Qulub 2: 26.
[2] Antonio de Ferrariis, de Situ Japigiae, 1558.
[3] Cf. Sahih Muslim, libro VIII, 3310, Sahih Bukhari, vol. VII, libro 62, n. 64
[4] Sahih Bukhari 4: 55: 642. Sahih Bukhari 5: 58: 163. Corano 28:4. Corano 66:11. Sahih Muslim 31 6955. Majlisi, Hayat al-Qulub 2: 26.
http://isoladipatmos.com/laspirina-dellislam-moderato-riproposta-in-occasione-di-una-certa-andata-e-ritorno-negli-emirati-arabi/
ABU DHABI. NOBILE: UN PRIMO MEZZO PASSO IN AVANTI. UN’ESPERIENZA PERSONALE.
Cari Stilumcuriali, Agostino Nobile ci ha inviato un articolo estremamente interessante sulla visita del Pontefice regnante negli Emirati Arabi Uniti. Condividiamo il tono sostanzialmente positivo dell’articolo, e della dichiarazione firmata dai responsabili religiosi, anche se sulla famosa frase relativa alla diversità di religioni “voluta” da Dio avremmo preferito un verbo diverso, che suonasse meno a negazione della Via indicata da qualcuno per la salvezza un paio di migliaia di anni fa…Ma per quello che valgono questi documenti, qualche cosa che almeno nella forma sembri portare i chierici islamici a riconoscere strade di reale accettazione dell’altro è positivo. Buona lettura.
Ad Abu Dhabi papa Bergoglio ha incontrato il grande imam sunnita Ahamad al-Tayyib. Perché proprio adesso?
Prima di parlare del viaggio papale ad Abu Dhabi, capitale della meno repressiva monarchia araba, per dare un’idea della società emiratina voglio raccontare brevemente alcuni aneddoti vissuti personalmente a fine anni ’90. Gli immigrati, prevalentemente provenienti dall’India, Pakistan e Filippine non hanno gli stessi diritti concessi in occidente. Una volta entrati nel paese, per evitare fughe indesiderate sono obbligati a lasciare il passaporto al proprio dare di lavoro, il quale diventa padrone assoluto. Nessuno straniero ha diritto alla cittadinanza, neanche gli immigrati musulmani di seconda e terza generazione. La Costituzione e il codice civile sono stabiliti dalla sharia.
Ero appena arrivato a Dubai. Viaggiando insieme a due libanesi su un pulmino, guidato da un giovane indiano che ci raggiunse alle due di notte all’aeroporto per portarci all’hotel, a un incrocio fummo investiti da un camion della nettezza urbana. Dato che il conducente del gigantesco Volvo non si preoccupò di frenare, il nostro pulmino fu trascinato per una trentina di metri fino a quando s’incastrò contro un semaforo situato ai bordi di un largo marciapiede. Il fumo, creato dall’attrito dei copertoni con l’asfalto, rese il nostro abitacolo come una camera a gas. Poco dopo, insieme ai due libanesi, che oltre all’arabo grazie al cielo parlavano francese, fummo circondati da alcuni poliziotti. Il conducente del nostro pulmino se l’era data a gambe prima del loro arrivo.
Nonostante i due libanesi avessero detto chiaro e tondo che alla guida del pulmino c’era un giovane indiano che era scappato, i poliziotti mi accusarono di essere il conducente. Probabilmente il mio aspetto europoide fece scattare una forma di cinismo schiettamente anti-occidentale.
Ci portarono tutti e tre a quello che noi chiameremmo Commissariato. Per due ore hanno cercato di farmi firmare un foglio, in arabo, dove confermavo di essere il conducente di quel benedetto pulmino. Cosa che, ovviamente, non feci. Il notturno kafkiano non finì lì. Facemmo l’alba. Ma per non farla troppo lunga andiamo al finale. Dopo una decina di giorni, fui invitato a presentarmi al Tribunale. Giunto davanti a un signore baffuto seduto dietro un lungo bancone, tipo ufficio delle poste, per la prima volta dopo l’incidente vidi il giovane indiano. Magrissimo, un po’ più basso del sottoscritto, non capivo perché aveva il mento tremulo e lo sguardo supplichevole. Il signore baffuto, con un inglese approssimativo ma sufficientemente chiaro, mi domandò: ” Il dottore certifica che a causa dell’incidente lei ha passato una settimana a letto e perso una settimana di lavoro. Le basta essere ricompensato dal signore (l’indiano), o preferisce mandarlo in galera?” Il giovane, guardandomi, in un inglese maccheronico, borbottò: “Please… please I have family India… no money!”
Girandomi verso il baffone, gli dissi che non volevo niente. Sorpreso, sgranò gli occhi. “È sicuro? Lei può chiedergli anche dieci, ventimila dollari…”
Ovviamente rifiutai.
Non ho mai saputo chi nell’incidente avesse torto, perché non fu fatta una perizia, e dato che le strade a quell’ora erano deserte, l’unica persona ascoltata fu il conducente del gigantesco camion dell’immondizia. Evidentemente, in casi come questi, la testimonianza di una persona “credibile” è sufficiente per rovinare la vita a chiunque. Io mi sono salvato grazie ai due libanesi che mi hanno tradotto l’infame dichiarazione che mi avrebbe condannato. Infatti, i poliziotti, che fino alle quattro e mezza di mattina mi hanno messo insistentemente davanti il foglio da firmare, mi dicevano che era solo una dichiarazione che attestava la mia presenza sul pulmino. Questo è un piccolo esempio della sharia.
In un precedente viaggio, arrivando all’aeroporto di Abu Dhabi, un agente di frontiera ha letteralmente strappato il crocifisso dal collo di un’anziana signora inglese, per poi gettarlo platealmente a terra con stizza.
Sempre ad Abu Dhabi, un collega mi chiese se conoscevo un buon avvocato in Italia. Un’italiana sposata con un ricco arabo, chiedeva aiuto perché il marito le aveva requisito il passaporto, vietandole di uscire di casa senza di lui. Dato che la sharia permette la segregazione delle donne, e l’avvocato italiano o europeo che sia non avrebbe potuto fare niente per ovvi motivi giurisdizionali, molto probabilmente la signora sposata con l’emiratino si trova ancora là.
Nello stesso periodo a Sharjah, terza città dell’emirato, la polizia, allertata dai vicini, arresta cinque cristiani statunitensi e canadesi, colpevoli di pregare nel proprio appartamento. Rilasciati dopo una settimana li hanno accompagnati all’aeroporto col biglietto di sola andata. Sono stati fortunati. In Arabia Saudita avrebbero forse perso la testa.
Dunque, avendo visto la situazione degli immigranti negli Emirati, la Dichiarazione di Abu Dhabi sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmati dal grande imam sunnita dell’università al-Azhar Ahmed al-Tayyib e papa Bergoglio non può che essere positiva. .
Senz’altro un documento pieno di buoni propositi, anche se, come sappiamo, passare dalle parole ai fatti ce ne vuole.
Perché il monarca e presidente degli Emirati Khalifa bin Zayed Al Nahayan, ha invitato il papa in pompa magna proprio adesso? Possiamo fare solo alcune ipotesi, e tra le prime abbiamo senz’altro il terrorismo che, dicono i governi arabi, è finanziato da Iran e Qatar. Forse temono che il terrorismo possa colpire le monarchie. Probabilmente qualcosa è scappato di mano ed è diventato difficile da gestire, ma dubito che il terrorismo sia finanziato solo dai due paesi sotto accusa. Nell’attacco alle Torri Gemelle i terroristi erano quasi tutti sauditi sunniti. L’Iran è sciita, ma i gruppi terroristici e i cosiddetti lupi solitari sono sunniti. Dobbiamo pensare che è tutta farina del sacco qatariota? Difficile crederlo. È più probabile che i sunniti, attraverso questa Dichiarazione firmata con Bergoglio, tentino di mettere in angolo gli odiati governi iraniano e qatariota.
Un altro motivo che ha spinto la monarchia degli emirati a invitare il papa, come rilevato nel Documento firmato, potrebbe essere la valanga inarrestabile dell’immoralità che, nonostante le leggi dittatoriali, arriva come uno tsunami anche nei paesi musulmani.
La Dichiarazione condanna l’estremismo e tutte le pratiche disumane che umiliano la dignità. Promettendosi di “lavorare per modificare le leggi che impediscono alle donne di godere pienamente dei propri diritti”, affermano che Dio “non ha creato gli uomini per essere uccisi o per scontrarsi tra di loro e neppure per essere torturati o umiliati”. La Dichiarazione ricorda inoltre quei “popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza, divenendo vittime delle distruzioni, delle rovine e delle guerre”. Questi passi pieni di umanitarismo ricordano molto da vicino il mondialismo onusiano. Buono a parole, feroce nella pratica. Non possiamo fare a meno di pensare, infatti, alle migliaia di yemeniti che in questi mesi stanno morendo sotto le bombe delle monarchie arabe, e ai cristiani copti egiziani che vengono perseguitati e massacrati anche nelle chiese. Parlando dell’Egitto, ricordiamo che il grande imam al-Tayyib, è uno sfegatato antisemita che non disdegna di assolvere metodicamente i terroristi.
Comunque, leggendo la Dichiarazione la prima cosa che risalta è senz’altro la negazione della sharia e, oserei dire, di gran parte del Corano e degli atti di Maometto. Dobbiamo forse pensare che gli imam musulmani si sentano pronti ad una lettura interpretativa del Corano? Nutriamo molti dubbi, ma certamente questo documento potrebbe rappresentare un primo mezzo passo. Non nascondo che sarei stato più fiducioso se il grande imam sunnita di al-Azhar avesse chiesto perdono per i milioni di schiavi e di morti fatti in nome di Allah durante quattordici secoli. Evidentemente i poteri forti non potevano ottenere più di tanto. Dopo che Bergoglio ha cancellato dal suo vocabolario Gesù Cristo come unico Salvatore, per ora si accontentano della Dichiarazione onusiana firmata dal grande imam al-Tayyib. Temo, comunque, che alla fine, mentre molti musulmani continueranno a fare i musulmani, in Vaticano apriranno le porte all’islam come hanno fatto con Lutero. Magari erigendo una statua di Maometto. Una boutade? Vedremo.
Concludo. La pace e il rispetto per la famiglia umana si può realizzare solo e in parte con la conversione dei cuori e col timore di Dio. Gesù Cristo è l’unico che ci offre questa opportunità.
Agostino Nobile
Marco Tosatti
Oggi è il 157° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.
Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?
È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?
Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.
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