SIAMO PECORE SENZA PASTORE?
L'unico "vero" Pastore è Gesù: "E si commosse, perché erano pecore senza pastore". Strani pastori, questi sacerdoti buonisti, dialoganti e pizzaioli: si commuovono per le pecorelle di ogni gregge, tranne che per quelle del lorodi Francesco Lamendola
Leggiamo in Marco, 6, 34: Sbarcando,
vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza
pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. La folla si era
radunata sulle rive del mare di Galilea, perché si era sparsa la voce
della presenza del Maestro; era un luogo solitario, e i discepoli, a un
certo punto, si preoccuparono perché tutta quella gente, migliaia di
persone, non aveva niente da mangiare. Chiesero pertanto a Gesù di
licenziare la folla, affinché ciascuno potesse recarsi nei villaggi
vicini a procurarsi del cibo; ma Gesù, vedendo che erano tanti e che
erano già affamati, e che c’erano moltissimi bambini, non volle
congedarli a quel, modo, e ordinò si sfamarli con quel poco, con quel
niente che c’era: e fece uno dei più bei miracoli riferiti dai Vangeli,
la moltiplicazione dei pani e dei pesci – un miracolo, oltretutto,
dall’altissimo valore simbolico e pedagogico.
Questo episodio ci mostra uno degli aspetti più tipici della predicazione di Gesù Cristo e anche del suo carattere: la compassione, la capacità di commuoversi per la sorte degli uomini, e il desiderio di porgere aiuto, non solo a parole, ma con azioni concerete. È lo stesso atteggiamento che lo aveva spinto, su richiesta della Vergine Maria, a compiere il primo miracolo della sua vita pubblica: la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana. La molla che ha spinto Gesù ad agire è la stessa di quella volta, la compassione: il desiderio di evitare una figura umiliante ai due sposi di Cana, e adesso quello di dare ristoro a una folla affamata che era venuta apposta per ascoltare la sua Parola. Gesù, con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha voluto far capire che chi cerca la Parola di Dio, troverà anche il pane materiale di cui ha bisogno per vivere; ma che il pane materiale non placa la fame se non per qualche tempo, mentre la Parola di Dio placa la fame dell’anima, per sempre. Ecco dunque l’errore, gravissimo, che commettono quei cattolici i quali si affannano unicamente a soddisfare i bisogni materiali degli uomini e tacciono sulla cosa essenziale, la Parola di Dio: il pane materiale è necessario per vivere, ma è anche l’elemento che accomuna gli uomini a tutte le altre specie viventi; la fame dell’uomo è più nobile, però, di quella degli animali, perché è fame di verità, di bene e di assoluto: è fame di vita eterna. Gesù è venuto sulla terra per insegnare a placare questa fame; la fame del corpo, si placa dopo aver soddisfatto la fame dell’anima. Un corpo ben nutrito, se l’anima è lontana da Dio e immersa nella menzogna e nel male, non va lontano: a che serve all’uomo guadagnare il mondo intero, se perde se stesso? Gesù non trascura i bisogni materiali dell’uomo; la preghiera che Lui stesso ha insegnato, il Padre nostro, dice fra l’altro: dacci oggi il nostro pane quotidiano. Gesù sa che gli uomini hanno bisogno di pane; non è venuto sulla terra, tuttavia, per insegnar loro a procurarsi quel pane, ma a sfamare il loro bisogno essenziale, quello di verità. Vuol far capire che quando c’è la Parola di Dio, c’è tutto; il pane materiale non mancherà, come non è mancato alle folla affamata sulle rive del mare di Galilea, e come non mancava ai ragazzi di san Giovanni Bosco, quando, riuniti la mattina per ricevere il pane della colazione, ce n’era sempre per tutti, anche se il loro numero era sproporzionato al poco pane che doveva essere distribuito.
Questo episodio ci mostra uno degli aspetti più tipici della predicazione di Gesù Cristo e anche del suo carattere: la compassione, la capacità di commuoversi per la sorte degli uomini, e il desiderio di porgere aiuto, non solo a parole, ma con azioni concerete. È lo stesso atteggiamento che lo aveva spinto, su richiesta della Vergine Maria, a compiere il primo miracolo della sua vita pubblica: la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana. La molla che ha spinto Gesù ad agire è la stessa di quella volta, la compassione: il desiderio di evitare una figura umiliante ai due sposi di Cana, e adesso quello di dare ristoro a una folla affamata che era venuta apposta per ascoltare la sua Parola. Gesù, con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha voluto far capire che chi cerca la Parola di Dio, troverà anche il pane materiale di cui ha bisogno per vivere; ma che il pane materiale non placa la fame se non per qualche tempo, mentre la Parola di Dio placa la fame dell’anima, per sempre. Ecco dunque l’errore, gravissimo, che commettono quei cattolici i quali si affannano unicamente a soddisfare i bisogni materiali degli uomini e tacciono sulla cosa essenziale, la Parola di Dio: il pane materiale è necessario per vivere, ma è anche l’elemento che accomuna gli uomini a tutte le altre specie viventi; la fame dell’uomo è più nobile, però, di quella degli animali, perché è fame di verità, di bene e di assoluto: è fame di vita eterna. Gesù è venuto sulla terra per insegnare a placare questa fame; la fame del corpo, si placa dopo aver soddisfatto la fame dell’anima. Un corpo ben nutrito, se l’anima è lontana da Dio e immersa nella menzogna e nel male, non va lontano: a che serve all’uomo guadagnare il mondo intero, se perde se stesso? Gesù non trascura i bisogni materiali dell’uomo; la preghiera che Lui stesso ha insegnato, il Padre nostro, dice fra l’altro: dacci oggi il nostro pane quotidiano. Gesù sa che gli uomini hanno bisogno di pane; non è venuto sulla terra, tuttavia, per insegnar loro a procurarsi quel pane, ma a sfamare il loro bisogno essenziale, quello di verità. Vuol far capire che quando c’è la Parola di Dio, c’è tutto; il pane materiale non mancherà, come non è mancato alle folla affamata sulle rive del mare di Galilea, e come non mancava ai ragazzi di san Giovanni Bosco, quando, riuniti la mattina per ricevere il pane della colazione, ce n’era sempre per tutti, anche se il loro numero era sproporzionato al poco pane che doveva essere distribuito.
Gesù, solo e vero Maestro per un cristiano, non è venuto a fare il ristoratore o il pizzaiolo. Strani
pastori, questi sacerdoti buonisti, dialoganti e pizzaioli: si
commuovono per le pecorelle di ogni gregge, tranne che per quelle del
loro !
Ecco
dove sbagliano i cattolici che pensano solo a soddisfare la fame del
corpo e che trasformano chiese e basiliche in mense e ristoranti,
spostando i banchi destinati alla preghiera e sostituendo l’odore di
pasta al ragù al profumo dell’incenso. La chiesa è fatta per pregare e non per mangiare;
nutrire i poveri è un’azione santa, ma il suo significato, per un
cattolico, non può essere quello di anteporla alla preghiera,
all’adorazione di Dio, al senso della trascendenza. Se ciò avviene,
siamo in presenza di una falsificazione. I preti che tolgono i banchi da
preghiera e li sostituiscono con le lunghe tavolate per il pranzo di
centinaia di persone, e gli arcivescovi che fanno fare la pizza nelle
loro cattedrali e poi si fanno fotografare mentre la distribuiscono ai
poveri, indossando il grembiule e maneggiando piatti e stoviglie come un
tempo maneggiavamo la Croce e l’aspersorio, stanno facendo una ben
misera rappresentazione teatrale. Stanno anteponendo il pane materiale
al pane spirituale, che è la cosa essenziale, senza la quale il
cristianesimo non è più il cristianesimo, ma un’associazione di
volontariato come tante; e stanno peccando di vanità, perché si fanno
ammirare e glorificare per la buona azione che stanno facendo, il che toglie loro ogni merito davanti a Dio. Quando fai del bene, che non sappia la tua destra quel che ha fatto la tua sinistra,
raccomanda Gesù Cristo. Hanno già avuto la loro ricompensa, Egli dice
di questo tipo di persone. Che siano dei sacerdoti e perfino dei
cardinali a cadere in un simile atteggiamento, è deplorevole: quelli che
dovrebbero guidare i fedeli, scivolano malamente sulla prima buccia di
banana, quella dell’amor proprio. Gesù, solo e vero Maestro per un cristiano, non è venuto a fare il ristoratore o il pizzaiolo.
Si è mostrato sollecito verso i bisogni materiali di quella folla, sul
mare di Galilea; ha pensato che non sarebbe stata una bella cosa
lavarsene le mani e mandarli a provvedere da sé per il cibo; ha pensato
anche che molti, probabilmente, non avevano neppure il denaro
necessario. Quindi, Gesù sa che gli uomini hanno bisogno del pane; ma
vuole insegnarci che il pane, di per sé, non giova alla vita eterna, e
che la vera fame dell’uomo non è quella del cibo materiale, ma del cibo
spirituale, che illumina l’anima, la ristora e la dispone a ricevere la
grazia di Dio. E se c’è il Pane disceso dal cielo, che è Lui stesso,
allora anche le difficoltà materiali si possono affrontare nella maniera
giusta; ma se l’anima sprofonda nell’egoismo e nell’indifferenza,
allora il disporre di mezzi materiali servirà solo ad allontanarla
ulteriormente da Dio. Infatti è molto più facile trovare Dio, e con ciò
il senso della vita umana, quando si è poveri e bisognosi; mentre le
ricchezze, di regola, spingono gli uomini a curarsi solo di se stessi. Donaci un cuore nuovo, uno spirito nuovo, o Dio,
tale è la preghiera di conversione del cristiano, sulle tracce del
profeta Ezechiele: e il cuore nuovo, capace di amare e di sentire, al
posto del nostro vecchio cuore di pietra, chiuso nel suo egoismo, è il
frutto della riscoperta della povertà come mezzo per tornare a ciò che è
essenziale. Dio è l’essenziale; tutto il resto è secondario.
Non si vuole, con ciò, ignorare il problema sociale ed economico della
miseria e della fame; bensì ricordare che il cristianesimo non è
l’ennesima proposta di giustizia umana, bensì una maniera nuova di porsi
d fronte al mondo, che nasce dalla conversione spirituale e fa perno
sulla fede nella sapienza e bontà assolute di Dio.
Dio è l’essenziale, tutto il resto è secondario: non
si vuole ignorare il problema sociale della fame, ma ricordare che il
cristianesimo e la Chiesa non è l’ennesima proposta di "giustizia umana"
e soprattutto una catena di ristorazione collettiva !
Sorge
però un problema. Molti cattolici dei nostri giorni trovano che
l'atteggiamento di posporre la ricerca del pane materiale a quella del
pane divino, che poi è non solo la Parola, ma il Corpo di Gesù Cristo, abbia un sapore troppo démodé;
che potesse andar bene per i loro nonni, gente illetterata e
sempliciotta, e magari anche un po' superstiziosa, ma non si addice a
loro, che sono persone così colte e intelligenti, e soprattutto così
attente allo spirito dei tempi (dove non si capisce bene di
quale spirito si tratti: dello Spirito Santo forse no, anche perché lo
Spirito Santo è eterno e non va soggetto alle mode di questo o di quel
secolo; però, dal Vaticano II in poi, questa misteriosa espressione è
entrata, con ben poca discrezione, nella mente e nel vocabolario di
tutti i cattolici). Questo non dovrebbe essere un problema, perché il Vangelo si rivolge a tutti e non ad alcuni,
e mostra a tutti la via della verità e della salvezza eterna; quelli
che la pensano diversamente e hanno in mente una conoscenza speciale
riservata a pochi, non dovrebbero essere chiamati cristiani, ma
gnostici. Tuttavia, inutile negarlo, il problema c'è; e c'è per il fatto
che la mentalità moderna è entrata nella mentalità cristiana
e l'ha profondamente alterata e modificata. Gli uomini moderni pensano
che le difficoltà dell'esistenza trovino le risposte più adeguate nella
scienza, nella tecnica, nell'economia e nella politica; non pensano che
la prima e più importante di tutte le risposte stia nella preghiera. E
questo perché sono ancora credenti di nome, ma di fatto sono diventati
increduli: credere prima alla scienza, alla medicina, alle
riforme politiche e sociali, e poi, se ne avanza, alla Provvidenza
divina, significa non essere più cristiani. La verità è che
Darwin, Marx e Freud hanno sostituito il Vangelo nel modo di pensare e
di sentire di moltissimi "credenti": gli stessi che, non fidandosi della
Provvidenza e riponendo la loro fiducia più nelle loro stesse opere che
nell'azione di Dio, trasformano le basiliche in refettori, e le
parrocchie in centri di accoglienza per migranti. La verità è che
codesti cattolici “moderni” (l’espressione stessa è incongrua e
contraddittoria: o si è cristiani, o si è moderni; perché la modernità
nasce da un progetto anticristiano) chiedono alla cultura moderna, e non
al Vangelo perenne, gli strumenti, teorici e pratici, per affrontare la
vita. Chiedono a una biologia materialista di spiegare il mistero delle
origini; chiedono a una politica materialista di instaurare la
giustizia sociale; chiedono alla psicanalisi, una pseudo scienza
materialista e imparentata con la magia nera, di risolvere i loro
conflitti interiori; e allo stesso modo si rivolgono all’economia
materialista per placare la fame dello stomaco, ma pare non abbiano
molto da dire quanto alla fame della anima, che nessun pizzaiolo e
nessun ristoratore potrà mai attenuare, anche mettendo cento coperti in
più sotto le volte di questa o quella basilica, con o senza fotografi e
giornalisti a immortalare la grande bontà e sollecitudine di santegidini
e autoproclamati arcivescovi di strada.
Il signore vestito di bianco, che si fa idolatrare come papa (e più santo di san Francesco) sulla tomba del "marxista" e quasi santo don Lorenzo Milani: l'antesignano del “rinnovamento” conciliare.
continua su:
E si commosse, perché erano pecore senza pastore
di Francesco Lamendola
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/teologia-per-un-nuovo-umanesimo/7272-pecore-senza-pastore
Non avrei mai immaginato di giungere a leggere nella vita un documento così grave scandaloso e inaccettabile come la dichiarazione sottoscritta il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar di don Floriano Pellegrini
UN DOCUMENTO SCANDALOSO
Baliato dai Coi
( in Val di Zoldo )
Coi, 09 Febbraio 2019
La scandalosa e inaccettabile dichiarazione del Papa sulla fraternità umana
di
don Floriano Pellegrini
Non avrei mai immaginato di giungere a leggere, nella vita, un documento così grave, scandaloso e inaccettabile come la dichiarazione sottoscritta il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar. All’apparenza esso è un testo di tutto rispetto, sia per l’autorevolezza dei sottoscrittori che per la vastità, veramente mondiale, delle affermazioni fatte. Il direttore “ad interim” della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, pur facendo vedere di esserne entusiasta, definendolo però «profetico e coraggioso» mostra di rendersi conto che il suo impatto recettivo non sarà semplice e, infatti, non solo sarà difficile, ma sarà assolutamente necessario che il mondo cattolico prenda le più chiare, esplicite e definitive distanze da esso.
1) La dottrina cattolica ha come dogmi fondanti la Trinità, l’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, «perché il mondo si salvi per mezzo di lui». La massoneria non riconosce la Trinità ma un Dio creatore grande architetto dell’universo. Bergoglio non parla MAI di Dio Trinità o di Gesù Cristo ma inizia la sua dichiarazione come i massoni, «In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace».
2) La dottrina cattolica insegna che nel mondo c’è il peccato e le anime sono segnate dal peccato originale. Bergoglio, al contrario, scrive che «l’anima umana [è] innocente». E aggiunge una frase altrettanto grave: «Dio ha proibito di uccider[la]», come i massoni, mentre per la teologia cattolica l’anima umana non è un’entità biologica peritura ma spirituale e immortale.
3-4) Sovvertiti i concetti di Dio Trinità, di Cristo redentore, di peccato (originale e in generale), Bergoglio sovverte pure quelli di fede e paradiso. Confonde esplicitamente la fede teologica con la fede filosofica nel Dio creatore che tutti, se vogliono, anche senza essere cattolici, possono avere. Non parla più di paradiso, per cui esiste la Chiesa e la religione cattolica, né di inferno, purgatorio, comandamenti, sacramenti, sacerdozio. Non si capisce, dunque, che valore abbiano per lui; tanto più che, quali valori «àncora di salvezza per tutti», dice essere non Gesù Cristo, la Parola di Dio e l’andare a Messa, ma, esattamente come i massoni, «la pace, la giustizia, il bene, la bellezza, la fratellanza umana e la convivenza comune».
Questo documento non ha, perciò, alcuna autorità papale, anche se, ingannando, ne ha assunto le apparenze; riflette solo idee private del signor Mario Bergoglio, tra l’altro neppure sue, originali, ma proprie della Massoneria, una società filosofica condannata dalla Chiesa cattolica. È inspiegabile come faccia a non sentirsi gravemente a disagio, davanti alla Chiesa e al mondo.
Don Floriano Pellegrini
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