Cari amici di Stilum Curiae, l’avvocato Giorgio Spallone ci ha inviato una riflessione legata sia al singolare mediatico evento che si sta svolgendo in Vaticano, dove si parla di protezione di minori (20 per cento dei casi) ma non dell’80 per cento – almeno, c’è chi dice 90 per cento – di abusi legati all’omosessualità) che a una recente esternazione dell’arcivescovo di Bologna, il super progressista sant’egidiano Matteo Zuppi su etica e moralità. E sempre parlando di questo summit, e di credibilità della Chiesa, vi consiglio di leggere su La Nuova Bussola Quotidiana le rivelazioni – documentate da tanto di fotografie – del caso di Gustavo Zanchetta, l’Assessore all’APSA per volontà pontificia. Vi ricordate che il povero Direttore ad interim della Sala Stampa Vaticana è stato costretto a dire che di un “caso Zanchetta” in Vaticano si è saputo solo qualche mese fa? Leggete l’articolo e chiedetevi quanta credibilità e fiducia possa ispirare questa gestione della Chiesa. Dio ci aiuti.
Dalla cintola in giù.
Il dibattito in corso ai più alti livelli gerarchici in occasione del vertice convocato da Papa Francesco su “La protezione dei minori nella Chiesa”, richiama alla mente una frase ad effetto pronunciata dal Vescovo Mons. Matteo Zuppi – fra i più stretti collaboratori del Pontefice – nel corso di un confronto – apparso nel gennaio 2018 su un noto settimanale di attualità politica – con l’intellettuale ebreo Wlodeck Goldkorn, definitosi “laico non credente”.
Alla domanda se può la Chiesa trasformarsi in un soggetto rivoluzionario, Zuppi risponde:
“La Chiesa per troppo tempo si è occupata più che altro della morale e meno dell’etica; del rapporto tra l’io e il tu, dell’idea di noi. E ne paghiamo il prezzo, soprattutto perché spesso la morale si riferiva a determinate parti del corpo, quelle dalla cintola in giù, per dirla tutta. Quindi la Chiesa deve ritrovare la sua credibilità etica; porre al centro la pienezza e la libertà della persona e la sua relazione con il prossimo e non la costrizione. Abbiamo predicato una morale che sembrava costrittiva dell’io. E così il moralismo è sembrato andare contro la persona”.
Orbene, l’opinione del Prelato bolognese è oggettivamente inaccettabile, perché in stridente conflitto con quanto è dato leggere ai capp. 95 e 96 dell’Enciclica Veritatis Splendor.
Peraltro, la storia stessa si è incaricata di smentire il nostro Arcivescovo.
Data di pochi giorni la riduzione allo stato laicale del Card. McCarrick a seguito di condanna da parte della giurisdizione canonica per abusi sessuali.
Questa, riguardante un fatto “scandaloso” in senso evangelico, prima ancora che dal profilo morale, è peraltro, accompagnata dell’emergere inarrestabile di un iceberg di notizie circa la pratica dell’omosessualità nell’ambito del clero, che parrebbe diffusa oltre ogni più ardita immaginazione del fedele medio.
Ora, senza abbandonare la speranza di una presa di posizione ufficiale ed inequivoca su di un tema tanto, lo si ripete, “scandaloso”, quanto, ormai, drammaticamente derubricato ad ordinaria amministrazione, non si può non constatare come, esattamente all’opposto di quanto assunto da Mons. Zuppi, la Chiesa, da tempo, abbia, in realtà, cessato di occuparsi della morale ed esattamente di quella morale “dalla cintola in giù”.
In così dire, mi riferisco prima ancora che alla Chiesa quale Popolo di Dio, alla Gerarchia che a quel Popolo dovrebbe fornire luminosa testimonianza di rispetto, prima ancora delle norme morali, dei dieci comandamenti, nessuno escluso.
Allargando lo sguardo – un esempio a caso: i rapporti prematrimoniali – ritenere il rispetto anche di uno solo dei comandamenti, una “costrizione” configura esattamente quel “relativismo etico” che San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, paventano, purtroppo profeticamente, come il male oscuro e sottile che, quasi un malmostoso fiume carsico, continua a diffondersi nelle membra dell’amata “casta meretrix” (secondo l’esegesi biffiana di S. Ambrogio).
Opporre la morale all’etica, quasi costrizione a libertà, è procedimento tanto banale, quanto ideologico e strumentale ad un’idea di Chiesa liquida, incentrata su di un confuso umanitarismo storicista, che oscura, sia la verità prima di cui il cristiano è portatore in virtù del battesimo ricevuto: la filiazione divina, sia il fine ultimo di questa vita: la salvezza eterna.
I Pastori ogni tanto – in epoca di richieste di perdono planetarie, per passati errori epocali della Chiesa – nel vortice di esternazioni, urbi et social, si fermino a riflettere sul rischio concreto di produrne altri dei quali i nostri discendenti dovranno nuovamente pentirsi, magari fra qualche secolo.
Se Dio vorrà.
Giorgio Spallone
Marco Tosatti
Oggi è il 171° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.
Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?
È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?
Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.
Caso Zanchetta: spuntano documenti che sarebbero in contraddizione con quanto affermato dal Vaticano
Ho già riportato in un precedente articolo (qui), come in vari altri articoli che troverete nei link collegati all’articolo che segue, della vicenda poco chiara del vescovo Gustavo Zanchetta, una delle prime nomine a vescovo fatte da Papa Francesco nel 2013. Zanchetta nel luglio 2017 lasciò repentinamente la conduzione della sua diocesi adducendo motivi di salute. Dopo qualche tempo di silenzio, il suo nome è tornato alla ribalta il 19 dicembre 2017 quando è stato promosso ai vertici dell’APSA, l’entità che amministra il patrimonio immobiliare del Vaticano. Successivamente le accuse di abusi. Il Vaticano emise un comunicato ufficiale affermando che all’epoca della promozione non si conoscevano accuse di abusi. Varie testimonianzedicevano il contrario. L’articolo che riporto sembra smentire la versione vaticana sulla base di documenti ufficiali interni inviati al Vaticano, riportati fotograficamente dal giornale argentino El Tribuno de Salta.
Di seguito l’articolo di Debora Key, nella mia traduzione.
di DÉBORA REY di Associated Press
Al Vaticano è stato comunicato che il vescovo argentino Gustavo Zanchetta, che pochi giorni prima era stato denunciato penalmente per abusi sessuali, si comportava in modo inappropriato con seminaristi che erano sotto il suo ordine, nonostante il Papa Francesco lo abbia nominato ad un alto incarico nella Santa Sede nel 2017.
Lo confermano i documenti interni della Chiesa del 2015 e del 2016 indirizzati alle autorità ecclesiastiche locali e all’allora nunzio apostolico in Argentina, monsignor Paúl Emile Tscherrig, in cui cinque subalterni di Zanchetta nel vescovado di Orán, nella provincia settentrionale di Salta, hanno allertato le autorità ecclesiastiche su “strani atteggiamenti verso i seminaristi”.
Il testo è stato pubblicato in Argentina questo giovedì scorso dal quotidiano El Tribuno de Salta. Uno dei cinque religiosi che hanno firmato il rapporto ha confermato alla Associated Press la sua autenticità, ma ha chiesto che la sua identità sia mantenuta riservata a causa della sensibilità della questione.
La Santa Sede insiste sul fatto che non ci fossero state accuse di abusi sessuali contro Zanchetta quando è stato nominato alla seconda carica in ordine di importanza nella gerarchia della gestione finanziaria del Vaticano, l’APSA, nell’agosto 2017. Tuttavia, un ex vice vescovo, padre Juan José José Manzano, alla fine di gennaio ha detto all’Associated Press (AP) di aver inviato relazioni al Vaticano tra il 2015 e il 2017 accusando il vescovo di cattiva condotta, con foto di sé nudo e la molestia dei seminaristi adulti.
Uno di questi rapporti è stato pubblicato giovedì da El Tribuno in concomitanza con l’inizio di un vertice senza precedenti delle Conferenze Episcopali a Roma per affrontare il flagello dell’abuso sessuale che ha afflitto la Chiesa cattolica.
La AP ha contattato la Nunziatura e l’Arcivescovado di Buenos Aires per un commento sui documenti interni venuti alla luce, ma nessuno ha risposto alla richiesta.
Dieci giorni fa, una presunta vittima ha presentato una denuncia penale contro Zanchetta per abuso sessuale e la sua testimonianza ha dato impulso a un’indagine che il sistema giudiziario argentino aveva avviato d’ufficio quando lo scandalo è stato scoperto da pubblicazioni giornalistiche.
Il documento indirizzato alla Nunziatura di Buenos Aires afferma che nel settembre 2015 il cancelliere segretario del vescovo di Orano, il laico Luis Amancio Díaz, ha avuto accesso al cellulare di Zanchetta su richiesta dello stesso vescovo per scaricare alcune fotografie legate agli affari ufficiali e che tra queste ha potuto notare “immagini pornografiche di sesso omosessuale esplicito tra giovani e altri che si auto-fotografavano (sic) con il sistema “selfie” nudo, mostrando i loro organi genitali e in atteggiamenti masturbatori, inviati dal loro telefono cellulare ad un’altra persona (non identificata)”.
Diaz ha detto che “Ho collegato le immagini con il seminario, che ora funziona accanto alla curia e alla casa vescovile”.
La denuncia interna contro Zanchetta – elaborata e firmata da tre vicari generali e due monsignori – avvertiva anche di “strani atteggiamenti verso i seminaristi, come guardarli di notte passeggiando per le loro stanze a tarda notte con una torcia elettrica, chiedendo massaggi, entrando nelle loro stanze quando si alzavano, seduti sul loro letto o incitandoli a bere bevande alcoliche o una certa preferenza per quelli più attraenti, secondo i commenti dei seminaristi stessi”.
Il rapporto afferma che una chiavetta USB con il materiale compromettente di Zanchetta è stata inviata al cardinale primate d’Argentina, monsignor Mario Poli.
In un altro paragrafo, si sostiene che Zanchetta non ha segnalato al Vaticano la vendita di due proprietà per un valore totale di un milione di dollari perché “secondo il vescovo Sua Santità gli ha suggerito personalmente di non comparire da nessuna parte per evitare che la diocesi sia considerata meno bisognosa”.
A quanto pare Zanchetta era a conoscenza delle denunce interne, poiché nell’ottobre 2015 è stato convocato in Vaticano. Al suo ritorno, Diaz raccontò che il vescovo disse a Papa Francesco che si trattava di un “fotomontaggio, che erano trucchi”.
Lo confermano i documenti interni della Chiesa del 2015 e del 2016 indirizzati alle autorità ecclesiastiche locali e all’allora nunzio apostolico in Argentina, monsignor Paúl Emile Tscherrig, in cui cinque subalterni di Zanchetta nel vescovado di Orán, nella provincia settentrionale di Salta, hanno allertato le autorità ecclesiastiche su “strani atteggiamenti verso i seminaristi”.
Il testo è stato pubblicato in Argentina questo giovedì scorso dal quotidiano El Tribuno de Salta. Uno dei cinque religiosi che hanno firmato il rapporto ha confermato alla Associated Press la sua autenticità, ma ha chiesto che la sua identità sia mantenuta riservata a causa della sensibilità della questione.
La Santa Sede insiste sul fatto che non ci fossero state accuse di abusi sessuali contro Zanchetta quando è stato nominato alla seconda carica in ordine di importanza nella gerarchia della gestione finanziaria del Vaticano, l’APSA, nell’agosto 2017. Tuttavia, un ex vice vescovo, padre Juan José José Manzano, alla fine di gennaio ha detto all’Associated Press (AP) di aver inviato relazioni al Vaticano tra il 2015 e il 2017 accusando il vescovo di cattiva condotta, con foto di sé nudo e la molestia dei seminaristi adulti.
Uno di questi rapporti è stato pubblicato giovedì da El Tribuno in concomitanza con l’inizio di un vertice senza precedenti delle Conferenze Episcopali a Roma per affrontare il flagello dell’abuso sessuale che ha afflitto la Chiesa cattolica.
La AP ha contattato la Nunziatura e l’Arcivescovado di Buenos Aires per un commento sui documenti interni venuti alla luce, ma nessuno ha risposto alla richiesta.
Dieci giorni fa, una presunta vittima ha presentato una denuncia penale contro Zanchetta per abuso sessuale e la sua testimonianza ha dato impulso a un’indagine che il sistema giudiziario argentino aveva avviato d’ufficio quando lo scandalo è stato scoperto da pubblicazioni giornalistiche.
Il documento indirizzato alla Nunziatura di Buenos Aires afferma che nel settembre 2015 il cancelliere segretario del vescovo di Orano, il laico Luis Amancio Díaz, ha avuto accesso al cellulare di Zanchetta su richiesta dello stesso vescovo per scaricare alcune fotografie legate agli affari ufficiali e che tra queste ha potuto notare “immagini pornografiche di sesso omosessuale esplicito tra giovani e altri che si auto-fotografavano (sic) con il sistema “selfie” nudo, mostrando i loro organi genitali e in atteggiamenti masturbatori, inviati dal loro telefono cellulare ad un’altra persona (non identificata)”.
Diaz ha detto che “Ho collegato le immagini con il seminario, che ora funziona accanto alla curia e alla casa vescovile”.
La denuncia interna contro Zanchetta – elaborata e firmata da tre vicari generali e due monsignori – avvertiva anche di “strani atteggiamenti verso i seminaristi, come guardarli di notte passeggiando per le loro stanze a tarda notte con una torcia elettrica, chiedendo massaggi, entrando nelle loro stanze quando si alzavano, seduti sul loro letto o incitandoli a bere bevande alcoliche o una certa preferenza per quelli più attraenti, secondo i commenti dei seminaristi stessi”.
Il rapporto afferma che una chiavetta USB con il materiale compromettente di Zanchetta è stata inviata al cardinale primate d’Argentina, monsignor Mario Poli.
In un altro paragrafo, si sostiene che Zanchetta non ha segnalato al Vaticano la vendita di due proprietà per un valore totale di un milione di dollari perché “secondo il vescovo Sua Santità gli ha suggerito personalmente di non comparire da nessuna parte per evitare che la diocesi sia considerata meno bisognosa”.
A quanto pare Zanchetta era a conoscenza delle denunce interne, poiché nell’ottobre 2015 è stato convocato in Vaticano. Al suo ritorno, Diaz raccontò che il vescovo disse a Papa Francesco che si trattava di un “fotomontaggio, che erano trucchi”.
Fonte: Associated Press
Qui i documenti vaticani:
Fonte: El Tribuno
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