ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 16 febbraio 2019

Vorremmo sapere anche noi: di cosa ride?

E LUI RIDE !


E mentre i fedeli soffrono, lui ride! Colpisce la sua totale, rocciosa indifferenza alla sofferenza dei fedeli, oltre la sua grossolana, pesante comicità che peraltro fa ridere solo lui e quei 4 servitori che si è messo intorno 
di Francesco Lamendola  
  
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Una delle cose che più colpiscono nel modo di porsi del signore che il 13 marzo 2013 è stato eletto al pontificato da un conclave di cardinali massoni e passibili di scomunica, è, sotto il profilo antropologico, la sua totale, rocciosa, immutabile indifferenza alla sofferenza dei tanti fedeli che sono amareggiati, confusi e angosciati per le cose che quotidianamente lui fa e dice, sapendo benissimo di fare e dire cose che generano amarezza, confusione e angoscia, visto che le fa e le dice al preciso scopo di produrre tali sentimenti.  Ma il suo atteggiamento non si limita all'indifferenza, bensì va assai oltre: si compiace di una continua, grossolana, pesante comicità, che, peraltro, fa ridere lui solo - lui e quei quattro servitori che si è messo intorno. 

Colpisce la frequenza con cui lo si vede ridere in pubblico; e non ridere di una risata gentile e discreta, benevola e sorridente, ma di una risata pesante, sguaiata, a bocca spalancata e rovesciando la testa all'indietro: una risata da osteria o da taverna. né si limita a sorridere, o a ridere, delle battute altrui, per mera cortesia,come si usa fare in circostanze che richiedono una certa dose di diplomazia. No: è lui stesso che racconta le barzellette, che fa le battute, che anima l'allegria generale, e non in privato, ma in circostanze pubbliche e ufficiali; eminenze e monsignori del suo seguito si limitano a compiacerlo, ridendo quanto lui, a bocca spalancata, stringendo le palpebre e quasi lacrimando, o almeno simulando le lacrime di divertimento. E questo mentre sa benissimo che ci sono milioni di buoni cattolici che soffrono a causa sua; sa, perché sicuramente glielo segnala il suo ufficio stampa privato, che vi sono fior di sacerdoti esasperati e demoralizzati, in procinto di perdere la fede  e di lasciare la Chiesa nella quale hanno sempre vissuto, proprio per le cose che lui fa e dice; e avendo sulla coscienza la sofferenza dei francescani e delle francescane dell'Immacolata, calunniati e insultati senza posa dai suoi scagnozzi (un sito di suoi fedelissimi è arrivato a chiamare quelle suore perseguitate con l'epiteto di "sgualdrine") e la morte di monsignor Caffarra e di monsignor Meisner, senza averli degnati di un cenno di risposta ai loro cinque dubia su Amoris laetitia. I suoi ammiratori diranno che non c'è niente di male nel fatto di amare la risata e, magari, tireranno fuori Umberto Eco e Il nome della Rosa per sostenere che solo un cristianesimo tetro e piagnone può odiare il riso. Non vogliamo aprire qui una discussione sul significato profondo del ridere; ne abbiamo già parlato un'altra volta (cfr. il nostro saggio Sulla natura del riso, pubblicato sul sito dell'Accademia Nuova Italia il 27 gennaio 2018); ma soprattutto non vogliamo discutere con i suoi ammiratori. Non lo meritano. Se sono in buona fede, vuol dire che hanno deciso di chiudere gli occhi, gli orecchi e soprattutto la loro anima, alla luce della Verità; se non lo sono, rientrano nella categoria degli arrivisti leccapiedi. In ogni caso, hanno già a loro disposizione tutte le tribune, tutti i pulpiti, tutti gli amboni, tutte le televisioni e tutte le riviste ex cattoliche, dalla prima all'ultima, e da sei anni si parlano addosso in regime di totale monopolio, senza ombra di contraddittorio. Che altro vogliono? Noi non sprecheremo con essi neppure una parola.

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 Ride sguaiato, ride con la bocca, ma gli occhi sono freddi e duri !

C'è poi un'altra categoria di persone, le quali sono disposte ad ammettere che la risata sguaiata e grossolana del signore di Casa Santa Marta è talvolta poco opportuna, e perfino che la si direbbe irrispettosa della sofferenza di tanti cattolici, anche se quelle tali persone, naturalmente, non sono disposte ad ammettere che lui porti la responsabilità di tanta tristezza e di tanta confusione.  Insomma, vorrebbero ridurre le cose alle proporzioni di una mancanza di tatto e di finezza. Ma non si tratta per niente di questo: non siamo qui a discutere del tatto e della finezza, come si potrebbe discutere del fatto di sorbire una tazza di tè con il mignolo alzato, oppure ripiegato sulla mano. Si tratta di odio contro la spiritualità e contro il silenzio, nel quale solamente il cristiano ode la voce di Dio. Quando il signor Bergoglio, per esempio, va in visita alle suore di clausura e si mette a raccontare barzellette a tutto spiano, scomponendosi anche nella persona, e facendo in modo che anch'esse si scompongano; quando poi permette ai suoi stretti collaboratori di offendere le suore contemplative, dichiarando che chi ama la solitudine non è sano e dovrebbe piuttosto fare una visita psichiatrica: ebbene, costui non si limita a ridere nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, ma sta attuando, anche con lo strumento della risata, la sua scellerata campagna anticristica. Ciò che vuole ottenere è desacralizzare la fede e de-spiritualizzarla: ridurla a una cosa tutta umana e solamente umana - cioè ucciderla. In un convento di monache di clausura si entra in punta di piedi e parlando sottovoce: questo suggeriscono non solo la buona educazione e il senso di ciò che è opportuno, ma anche, e prima di tutto, il rispetto della loro specifica vocazione religiosa. Chi va da loro per ridere sguaiatamente e farle ridere altrettanto sguaiatamente, non le rispetta né come cristiane, né come suore, né come donne. E a quelli che minimizzano il significato profondo di tali atteggiamenti, vorremmo chiedere: Ma voi, siete mai stati in visita ad un monastero di suore contemplative? Pensate che sia giusto, che sia legittimo, farlo in quel modo? Non vi pare che verreste gentilmente invitati ad andarvene, se lo faceste? Pensate che le suore di clausura abbiano scelto quel tipo di vita per ascoltare le vostre barzellette? E voi, recandovi in quel luogo, non fareste bene ad ascoltare quel che esse hanno da dirvi, e non di cose mondane, tanto meno di battute e barzellette da quattro soldi? No: quel modo di fare del signor Bergoglio, unito alle altre cose che abbiamo detto, che lui stesso fa e dice, o che permette ai suoi accoliti di fare e dire, non è dovuto, semplicemente, a mancanza di buon gusto e di buon senso; non è solo una eredità del suo passato di buttafuori da discoteca e d'ignorante megalomane, che i suoi stessi superiori ritenevano inadatto a fare il vescovo: è qualcosa di molto di più e di molto peggio. Dietro la sua risata scomposta, sconveniente, inquietante, è il cachinno del diavolo che fa la sua comparsa. Lo stesso nemico che si serve di lui per perseguitare i francescani e le francescane dell'Immacolata, o per far scomunicare un sacerdote che non si adatta all’apostasia in atti nella Chiesa.

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Ride sul sacramento del matrimonio !

E mentre lui ride, anzi mentre loro ridono, i buoni cattolici soffrono. Soffrono e non trovano risposte alle loro angosciate domande; non sanno dove andare, a chi rivolgersi; sono disorientati, scoraggiati, come pecore senza pastore. Di nuovo, i buonisti diranno che non c'è nulla di male nel fatto che il papa rida; e che se ride a quel modo, dipende dal suo temperamento, dalla sua cultura: una cultura esuberante, si sa, quella dell'America latina. Sarà. Tuttavia, a parte il fatto che i suoi personali umori dovrebbero restare fuori della porta, come sa chiunque assuma un ufficio pubblico, anche il più modesto, come quello del bidello o dell'usciere, rimane il fatto che nessun papa, su duecentosessantacinque che ne conta la storia della Chiesa, si è mai comportato come fa lui. Un papa deve per forza essere triste o accigliato? Niente affatto; ma non deve neppure essere sguaiato e scomposto. Riuscite a immaginarvi Pio IX, o Leone XIII, o Pio X, o Pio XII, con un tal modo di fare? Ma il modello, voi dite, e che ce lo rinfaccerete, perché è quel che noi diciamo sempre, deve essere uno solo: Gesù Cristo. Benissimo: mostrateci il versetto dl Vangelo in cui ci si mostra un Gesù ridanciano e scomposto. E non tirate fuori le nozze di Cana, per favore. Ovvio che se il nostro Signore, quando aveva assunto un corpo mortale, ritenne di accettare l'invito ad una festa di matrimonio, non si presentò con il muso lungo e l'aria imbronciata; se no, piuttosto non ci sarebbe andato. Sappiamo inoltre che partecipava così intensamente alla gioia degli sposi, da farsi carico del loro imbarazzo quando risultò che non c'era più vino da mettere in tavola per gli invitati: evidentemente, non erano due sposi ricchi.

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Ridono di gusto i suoi fidi: ci potrà essere un papa che non ride, dopo di lui?

E li volle aiutare, volle risparmiar loro una grave mortificazione: e fece il primo miracolo della sua vita pubblica. Non ci viene detto, però, che ridesse, e che ridesse alla maniera del signore di Casa Santa Marta: qualunque supposizione in tal senso sarebbe del tutto gratuita e infondata. Tanto varrebbe arguire, dal fatto che Gesù andava anche ai funerali (e i Vangeli ci dicono che, davanti alla tomba di Lazzaro, pianse di commozione), che era sempre cupo e malinconico: inferenza assurda e gratuita. Un papa è il vicario di Cristo, e il vicario di Cristo deve avere un certo decoro: un papa da osteria, un papa da taverna, è una contraddizione in termini. La taverna e l'osteria sono il simbolo della grossolanità del mondo, del mondo che non vuol pensare alle cose spirituali, non vuol meditare sul destino eterno dell'uomo. Un papa che assume tali atteggiamenti si comporta, di fatto, come se avesse in animo uno scopo totalmente diverso, per non dire opposto, a quello richiesto dal ruolo che ricopre: non già di accompagnare le pecorelle verso il Buon Pastore, che è Gesù Cristo, ma di spingerle lontano da Lui e disperderle verso le cose più basse di quaggiù, dove regnano gli appetiti umani e tace la dimensione trascendente dell'anima. Se poi il papa che ride sgangheratamente ovunque, in Piazza San Pietro come nei conventi femminili di clausura, ed è lo stesso che paragona Gesù al diavolo; che attribuisce a Dio la volontà di vedere più religioni in terra; che nega l'Immacolata Concezione di Maria, nega l'inferno, nega il giudizio finale, nega la salvezza con le opere buone e afferma che tutto dipende dalla sola fede, e dà ragione a Lutero; se è lo stesso che non risponde ai suoi cardinali su legittimi e rispettosi dubbi riguardanti la fede, e che non spiega per quale ragione tratta come delinquenti, o poco meno, i francescani e le francescane dell'Immacolata; se è lo stesso che non risponde alle circostanziate affermazioni di un nunzio apostolico e mente ripetutamente, anche su cose delicatissime sotto il profilo morale, come la conoscenza di misfatti sessuali compiuti da alti personaggi della Chiesa: allora il quadro diventa, purtroppo, sufficientemente eloquente anche per chi abbia poca voglia di capire, sempre che sia almeno in buona fede. E la cosa da capire è questa: costui non si comporta come un papa deve comportarsi, sia per quel che fa e dice, sia per quello che omette di fare e di dire, per la semplicissima ragione che non ha mai avuto, sin dal primo istante, la benché minima intenzione di fare il papa, bensì l'antipapa. Egli è stato eletto da un gruppo di cardinali massoni e modernisti con il preciso mandato di demolire la fede e gettare la Chiesa allo sbando. E lo sta facendo, con il massimo zelo e con perfetta scelta dei tempi e dei modi, mostrando una abilità veramente diabolica nel gettare il sasso e poi nascondere la mano, creare confusione e poi mettersi con le spalle al coperto mediante gesti e affermazioni apparentemente irreprensibili.

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 Ride coi vescovi, facendo gesti discutibili !

Ma è da tutto l'insieme del suo dire e del suo agire che traspaiono le sue vere intenzioni, non da singoli atti o da singole parole. Per capire chi è Bergoglio, bisogna considerare tutto, compreso quel che non ha mai detto, né mai fatto. Non ha mai speso un gesto o una parola per esaltare la spiritualità; non ha mai indicato la via dell'ascesi e del misticismo; ha lodato ed esaltato la figura di don Milani, ma silenzio totale su San Pio da Pietrelcina. E poi si consideri il nome che ha assunto, e i gesti plateali che compie. San Francesco ha cercato di convertire il sultano Al Malik, lui ha firmato un documento solenne insieme al Grande Imam; e pazienza se intanto gli islamici perseguitano a morte, in tutti i continenti, milioni di cristiani. Gesù ha lavato i piedi ai dodici apostoli; ma lui lava i piedi agli islamici e alle islamiche. Gesù diceva alla donna adultera: Vai, e non peccare più; lui ringrazia Dio che sopporta i nostri peccati, e non parla di non peccare più; san Paolo parla di conversione, di riscatto dal male mediante la Croce di Gesù, lui dà a intendere che il perdono è a disposizione di tutti, perfino di quelli che non si pentono. Gesù dice che l'unico peccato che non verrà perdonato è quello di chi dà scandalo ai piccoli, ma lui dice che il peccato più grave è quello contro l'ambiente. Lui si ritiene più Santo di San Francesco, più buono di Gesù Cristo e più misericordioso di Dio. Verrebbe da dire che è uno squilibrato, un malato di delirio d'onnipotenza; ma probabilmente è qualcosa di molto peggio. Lui osa dire e suggerire simili cose perché non crede in Dio: è ateo. Questa è la nuda verità e bisogna avere il coraggio di guardarla in faccia. Non lo turba il pensiero dei milioni di cattolici ai quali procura gravissime sofferenze morali, e intanto se la ride: non perché sia poco sensibile o poco psicologo, ma semplicemente perché non sa cosa sia il timor di Dio; e non lo sa perché non crede in Lui. Chi crede in Dio ha un sacro timore di poter dare scandalo agli altri: se ne preoccupa; pensa che, se anche la sua fede è debole, non deve tuttavia fare o dire nulla che possa indebolire la fede degli altri. Ma a lui non frega niente se la fede dei cattolici subisce dei colpi terribili proprio dal suo modo di comportarsi. E questa è la prova provata di ciò che abbiamo detto: che costui è incapace di pietà o di rimorso perché non crede in Dio, ma solo nella sua smisurata ambizione, per servire la quale sarebbe disposto a non arretrare davanti a nulla, neppure alle più spaventose enormità. Si ricordi che l’Anticristo non sarà un uomo che si scaglierà apertamente contro l’Agnello, ma che ingannerà molti, fingendosi devoto.

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 Vorremmo sapere anche noi: di cosa ride?

E mentre i fedeli soffrono, lui ride

di Francesco Lamendola
 http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/7296-e-lui-ride

1 commento:

  1. claudia marus

    Ride bene chi ride ultimo. In quanto al "gesto discutibile" sulla penultima foto, si tratta di farsi riconoscere come figlio di Satana. Tutto il resto, ovvero i comportamento sguaiati, le eresie, le bestemmie contro Dio Uno e Trino, la Ss.ma
    Vergine Maria, l'aver demolito quel poco che rimaneva della religione cattolica,
    dopo i massacri dei suoi predecessori a partire da Roncalli, ma sopratutti l'esecrabile Montini, non sono che l'immancabile conseguenza, di un cialtrone satanico.

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