QUALE AMORE PER GLI ANIMALI?
Ama gli animali più di te stesso? Gesù è venuto nel mondo per insegnare l’essenziale e l’essenziale è la salvezza dell’anima: tutto il resto, amore per gli animali compreso, è bello, è importante ma non fa parte dell’essenziale
di Francesco Lamendola
Le città sono sempre più vuote di bambini (italiani, beninteso) ma, in compenso, sempre più affollate di cani e animali domestici. Uomini e donne single se ne vanno a spasso col loro bel cagnolino al guinzaglio, tutti contenti; e la pubblicità è piena di pappe per il cane, di filetti di pesce per il gatto, eccetera; e si spendono somme considerevoli per portare il migliore amico dell’uomo a fare il bagno, a tagliarsi il pelo, a farsi i riccioli, o per comprargli il cappottino o la copertina, o per fare i più sofisticati esami clinici al primo starnuto o al primo colpo di tosse. C’è poi chi lo porta in vacanza, collocandolo in qualche albergo per cani dotato di ogni comfort; e chi lo porta addirittura dallo psicologo, avendo notato in lui dei sintomi allarmanti di nervosismo, o di ansia, o forse – Dio non voglia - di depressione, il male del secolo. Il numero dei vegetariani è in rapido aumento – e questa è una cosa buona, secondo noi – ma non aumenta in misura proporzionale il rispetto, per non dire l’amore, questa parola grossa, nei confronti degli altri uomini, e, spesso, neanche di se stessi.
Amare svisceratamente gli animali è una cosa sana – fino a un certo punto – se si accompagna, quantomeno, a un amore proporzionato di se stessi e dei propri simili; altrimenti è la spia di un profondo malessere esistenziale. E che dire delle crociate contro la caccia e i cacciatori? Noi, personalmente, siamo sia vegetariani, sia contrari a cacciare gli animali; ma così come non ci sogneremmo mai d’imporre il vegetarianismo agli altri, ci guardiamo bene dal considerare più o meno come dei criminali quelli che hanno la passione per la caccia.
Amare svisceratamente gli animali è una cosa sana, fino a un certo punto: è tipico delle epoche di decadenza il disamore per se stessi e per l’uomo in generale, accompagnato da un amore patologico nei confronti degli animali!
La passione della caccia è fatta di tante cose e non significa, di per se stessa, crudeltà nei confronti degli animali; forse sono più crudeli i proprietari di certi allevamenti zootecnici nei quali le galline, i conigli o le mucche sono pigliati in uno spazio minuscolo e sottoposti a un trattamento crudele per fare in modo che producano più uova, più carne o più latte. Siamo anche contrari alle pellicce e alle borsette di pelle, che siano di foca o di qualche altro animale; però non riteniamo che uccidere una foca o un visione sia un atto di gravità pari a uccidere un essere umano. Esiste una gerarchia di valori ed esistono delle priorità nella scala degli imperativi morali:uccidere è male, ma uccidere un uomo è assai più grave che uccidere un animale. Gesù ha raccomandato: Ama il tuo prossimo come te stesso, non più di te stesso; meno ancora ha raccomandato di amare gli animali. E questo non perché amare gli animali sia una cosa brutta, un disvalore, tutt’altro; ma perché non è una priorità del cristiano. E non lo è neppure l’ambiente, o il clima, come non lo sono le questioni politiche e sociali. Perciò chi vuol ridurre il Vangelo a un’agenda d’interventi sociali, politici, ambientali, animalisti, è completamente fuori strada. Il Vangelo non è un’agenda di opere buone puramente umane: è la via verso il Cielo. E chi pensa che Gesù vale meno di certi filosofi greci, o moderni, perché non raccomanda l’amore verso gli animali, o non ha capito il Vangelo o, il che è lo stesso, vorrebbe un altro vangelo, un vangelo con la minuscola, fatto sulla propria misura: mentre il Vangelo è quello che è, ed è esigente perché chiede agli uomini di fare la volontà del Padre, non la propria.
Vuoi vedere che, fra le ragioni che hanno indotto Bergoglio ad assumere il nome di Francesco, c’è anche questa: che san Francesco ha parlato molto degli animali, e Gesù no; e quindi che, facendo leva su Francesco, avrebbe potuto scalzare la Parola di Gesù?
C’è un episodio altamente significativo che testimonia fino a che punto la percezione del giusto sia stata alterata e in qualche caso stravolta dalla filosofia animalista. Lo riportiamo dal libro del giornalista Mario Giordano Senti chi parla. Viaggio nell’Italia di chi predica bene e razzola male (Milano, Mondadori, 2007, p. 106), specializzato nel demistificare i buonismi iporiti di ogni tipo:
Lo psicologo Vittorino Andreoli ha raccontato di essere rimasto impressionato dalla vicenda di una ragazza piemontese che aveva ucciso il padre, contrario alla sua relazione sentimentale. Andreoli era andato a trovarla in carcere e la ragazza l’aveva accolto in modo irato perché la collaboratrice dello psicologo indossava una pelliccia. Era scandalizzata. Per fare le pellicce si uccidono gli animali, gli diceva. E le sembrava inaccettabile. Inaccettabile, certo. Eppure lei aveva ucciso il padre.
Amare svisceratamente gli animali è una cosa sana – fino a un certo punto – se si accompagna, quantomeno, a un amore proporzionato di se stessi e dei propri simili; altrimenti è la spia di un profondo malessere esistenziale.
È tipico delle epoche di decadenza il disamore per se stessi e per l’uomo in generale, accompagnato da un amore patologico nei confronti degli animali. Forse mai come oggi si sono toccati i vertici di questo duplice fenomeno, con uomini e donne che decidono di “sposare” il proprio cane, il proprio cavallo o il proprio… maiale; tuttavia, eccessi a parte, cose di questo tipo si erano già viste in altre epoche, sulle quali siamo abbastanza ben documentati. Quando Nerone volle sposare il proprio amante maschio, Sporo (nomen omen), perfino la corrotta plebe romana provò un fremito di orrore; e quando l’imperatore Caligola fece proclamare senatore il suo cavallo, non vi fu cittadino di Roma che non percepisse l’offesa e l’intenzione ferocemente derisoria di quel gesto. Oggi, al contrario, si moltiplicano le manifestazioni più aberranti di amore (ma è amore, poi?) verso gli animali, e di amore distorto verso gli altri e verso se stessi: c’è anche chi si sposa da solo, o da sola, con tanto d’invitati, chicchi di riso e pranzo di nozze. Ecco, la grande novità, probabilmente, è questa: che le persone, al giorno d’oggi, non percepiscono il contrasto stridente, surreale, nella scala delle preferenze, o dei valori, da esse professati, in maniera esplicita o implicita, sicché pare che, per loro, tutto sia egualmente lecito e tutto sia egualmente accettabile, purché nasca da un moto “sincero” dell’animo (va’ dove ti porta il cuore, diceva l’adagio di una grande pensatrice italiana di qualche anno fa). Con il cuore, dal romanticismo in poi, si fa tutto, si giustifica tutto, si fa passare qualsiasi cosa, anche la più folle o aberrante (fra parentesi, il romanticismo è il movimento culturale in cui questa inversione di valori viene per la prima volta codificata ed eretta a nuovo vangelo dell’umanità, sulla base del fallace ottimismo antropologico di Rousseau). Come quella ragazza piemontese che ha assassinato suo padre per motivi abietti, e poi si scandalizza perché una donna che la va a trovare in carcere indossa una pelliccia, segno che non ama gli animali. Tale è la condizione degli uomini contemporanei, intontiti da una cultura buonista e naturalista che esalta i fiori, le erbe, gli uccellini, i tramonti, ma tratta sempre più da nemici gli esseri umani, cominciando da se stessi (basti pensare all’aborto). Il punto, infatti, è proprio questo: l’uomo moderno ha smesso di volersi bene, e non da oggi, né da pochi anni. La sua è una malattia che parte da lontano, anche se solo oggi ce ne accorgiamo, perché la vediamo culminare in forme che finiscono per colpire anche i più distratti e superficiali. Ma com’è iniziato tutto ciò, e cosa lo ha provocato? Da parte nostra, non abbiamo alcun dubbio: da quando gli uomini hanno voltato le spalle a Dio e hanno deciso di andare per la loro strada da soli, contando esclusivamente sulle loro forze, per costruire il progresso, la civiltà, la felicità e tante altre belle cose che avrebbero dovuto creare il paradiso in terra.
Filosofia animalista? Nel rapporto uomo animali, vi deve essere per il Cristiano una precisa "gerarchia di valori": la liberazione di un solo essere umano, dotato di anima immortale, dalla presenza del demonio, vale bene il prezzo di alcune centinaia di porci come nell’episodio dell’indemoniato di Gerasa!
Ama gli animali più di te stesso
di Francesco Lamendola
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