Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno. Il cattolicesimo è arrivato al capolinea? Perchè la Chiesa, oggi relegata sullo sfondo da questa "oscena" contro-chiesa massonica non è più quella "vera" fondata da Gesù Cristo?
di Francesco Lamendola
Il gravissimo smarrimento liturgico, pastorale, dottrinale e morale in cui versa la Chiesa ai nostri giorni ha la sua radice in un fatto teologico ben preciso: l’instaurazione, all’epoca del Concilio Vaticano II, di una antropologia ottimistica, assai lontana dal Vangelo, dalla Tradizione e dal Magistero, e vicina, semmai, a quella illuminista, massonica e marxista. Un’antropologia che esalta le possibilità umane, sulla base di una “buona volontà” sostanzialmente immanentistica, che minimizza le conseguenze del Peccato originale e si fa erede della visione post-cristiana, umanistica e rinascimentale, secondo la quale il destino dell’uomo è nelle sue stesse mani, negando, sia pure implicitamente, il limite intrinseco dello statuto ontologico della creatura. Tutto il male è partito da lì.
La falsa idea che la Chiesa non abbia più nemici; che non debba più guardarsi da gravi e immediati pericoli, né esterni né interni; che il diavolo – se pure esiste - svolga un ruolo marginale nelle vicende umane, e che l’inferno forse non ci sia, o se esiste potrebbe anche essere vuoto; che ci siano tante strade per arrivare alla verità e che né i fratelli maggiori ebrei, né gli islamici, né gli atei, né, a maggior ragione, i protestanti, siano incamminati su strade false e menzognere, ma che tutti, in qualche modo, arriveranno a Dio, perché Dio è lo stesso per tutti gli uomini: tutte queste idee basate sul relativismo, l’indifferentismo, il liberalismo, lo storicismo, che hanno inquinato come un veleno le stesse sorgenti della catechesi, che sono penetrate nel cuore della Chiesa, che vengono insegnate e predicate dal pulpito persino durante l’omelia della santa Messa, hanno lì la loro origine. In buona sostanza si tratta di questo: il clero, a un certo punto, non ha più sopportato la tensione di farsi sostenitore di una cultura e di una visione della vita che divergeva sostanzialmente dalla visione propria della modernità; si è sentito a disagio, spaesato, estraniato, emarginato rispetto al mondo; ha creduto di riacquistare credibilità e ritrovare un suo ruolo, di esercitare ancora una qualche influenza sulla società, accettando di ”dialogare” con la modernità, cioè, in ultima analisi, accettando i suoi capisaldi ideologici.
I preti di sinistra, i teologi progressisti e tutti i “cattolici” che pensano solo alle questioni sociali, ai poveri, ai migranti, e ritengono che il mondo si possa costruire nella pace, nella giustizia e nell’amore, rifacendo l’opera di Dio, ma meglio di come Lui l’ha fatta, in fondo, costoro sono solo dei "Pelagiani" che non hanno mai digerito il dogma del Peccato originale!
Cosa impossibile e totalmente autolesionistica, perché le basi ideologiche della modernità collidono frontalmente con il Vangelo: come si può essere sia moderni che cattolici? Come si può credere, ad esempio, che tutte le religioni vanno bene, e che tutte portano a Dio, al vero Dio, e alla Verità suprema? Come si può essere cattolici e al tempo stesso praticare o approvare il divorzio e la pratica istituzionalizzata dell’aborto? Come si può essere cattolici e approvare la sodomia e le unioni omosessuali? Come si può essere cattolici e approvare l’eutanasia, intesa, appunto, come una suprema forma di auto-determinazione dell’uomo? Se si è cattolici, si pensa che la vita umana appartiene a Dio solo, dal concepimento alla morte naturale. Ma se si è moderni, si pensa che tanto l’aborto, quanto l’eutanasia, siano pratiche perfettamente lecite, e che chi vi si oppone è un nemico del progresso, del bene comune e della civiltà. Ecco, allora, che il conflitto fra l’essere cristiani e l’essere moderni scaturisce dalla realtà stessa delle cose. Un medico, se è cattolico, non può praticare l’aborto. Un sindaco, se è cattolico, non può celebrare le unioni civili, tanto meno fra persone dello stesso sesso. Ma la “svolta antropologica” della teologia conciliare e post-conciliare mirava precisamente a questo: a uniformare il sentire e l’agire dei cattolici al sentire e all’agire della società laica. E poiché la società laica si è allontanata da Dio da molto tempo, ha voltato le spalle alla Verità e alla morale cattolica, ne consegue che adeguarsi a questa mentalità significa, per un cristiano, abiurare alla propria fede e cadere nell’apostasia. Il che è puntualmente avvenuto. Solo che si è trattato di una apostasia mascherata: dal momento che gran parte del clero l’ha approvata, l’ha reclamizzata, l’ha benedetta; dal momento che fior fiore di teologi, cardinali, vescovi hanno detto e ripetuto, in tutte le salse e in tutte le tonalità, che il cristiano “maturo” è un uomo moderno, dialogante, aperto e al passo coi tempi, la maggior parte dei cattolici non si è neppure accorta di quel che stava accadendo: ossia che la massa dei cattolici veniva traghettata dolcemente, silenziosamente, senza scosse né traumi, nell’apostasia, ossia in una fede ormai soltanto a parole cattolica, ma in realtà conforme, nei suoi tratti essenziali, alla mentalità del mondo moderno: che è una mentalità, nella sua essenza, radicalmente anticristiana. Che c’è in comune fra Marco Pannella e san Giovanni Bosco, fra Emma Bonino e padre Pio, fra Eugenio Scalfari e Massimiliano Kolbe? Che c’è in comune, vogliamo dire, sul piano intellettuale e spirituale, a prescindere dalla santità della vita? Nulla, assolutamente nulla. Eppure, orala contro-chiesa massonica, ultimo frutto avvelenato della tanto decantata stagione post-conciliare, ci viene a celebrare il defunto Pannella, la grande signora Bonino, e l’esimio intellettuale Eugenio Scalfari. Il che vuol dire che il cattolicesimo è arrivato al capolinea, e che la Chiesa non è più la vera Chiesa cattolica, quella fondata da Gesù Cristo e rimasta a Lui fedele, sia pur fra alti e bassi, per circa duemila anni. Al contrario, è diventata un’altra cosa; o, quanto meno, la vera Chiesa è stata oscurata e relegata sullo sfondo da questa falsa chiesa, da questa oscena contro-chiesa massonica, favorevole al divorzio, all’aborto, alla pratica omosessuale, all’eutanasia, eccetera. E cos’ha ancora di cattolico, una “chiesa“ di questo genere? Evidentemente, nulla; nulla di nulla. Solo il nome e una certa pompa esteriore, più le poltrone, le carriere e gli stipendi di un clero corrotto, ipocrita e infedele, ma ben deciso non cedere nessuna delle posizioni di rendita che attualmente detiene. Tutto ciò è assai triste, ma bisogna ammettere che le cose stanno proprio così.
Oggi, la maggior parte dei cattolici non si è neppure accorta di quel che è accaduto: ossia che sono stati traghettati dolcemente, silenziosamente e senza scosse né traumi nell’apostasia e nel rifiuto della vera Chiesa di Cristo!
E tuttavia, non è solo la resa alla modernità, camuffata da dialogo, ad aver provocato l’apostasia strisciante e inavvertita della Chiesa cattolica, o di una parte significativa di essa, e in particolare dei suoi vertici, dei teologi e dell’assemblea dei vescovi. Non è solo la modernità, ma è il mondo in se stesso a essere incompatibile con la vita cristiana. La modernità è la quintessenza di ciò che si oppone alla Verità, di tutto ciò che rifiuta Cristo e combatte contro di Lui; ma la modernità non nasce dal nulla: nasce dalla natura umana. La natura umana, non com’è stata creata da Dio, ma dopo essere stata ferita dal Peccato originale, ha perso l’innocenza e s’inclina alla concupiscenza, cioè alla brama disordinata delle cose di quaggiù. Vi è qualcosa, nella natura dell’uomo, che tende all’egoismo, alla lussuria, alla superbia e all’avarizia; vi è qualcosa di sbagliato, di manchevole, d’imperfetto, che non è come dovrebbe essere. Di conseguenza, il mondo in se stesso, il mondo in quanto tale, non è buono: pensare il contrario, significa essere naturalisti, non cristiani. Il cristiano sa che nella natura vi è la concupiscenza, vi sono le passioni disordinate, vi è il peccato: il cristiano sa che la sua vita è una continua lotta contro queste cose. Il cristiano sa che non può abbandonarsi ai propri istinti, perché sa che non sono tutti buoni; e sa anche che, da solo, con le sue sole forze, con la sua volontà e con la sua ragione, non è capace di tener dritta la barra del timone della sua vita morale. Il vero cristiano sa tutto questo, conosce la propria fragilità umana, e non si fida di tutte le voci carezzevoli e di tutte le suggestioni che gli vengono dal mondo, perché sa che il mondo è corrotto e in esso non regna l’ordine voluto da Dio, ma il disordine prodotto dall’egoismo umano. La ribellione di Adamo ed Eva contro Dio e l’assassinio di Abele da parte di suo fratello Caino sono stati i primi atti volontari dell’umanità; e il disordine morale degli uomini è stato così grande che, fin dall’inizio, Dio ha mandato dei severi castighi a scopo di ammonimento. Ma la triste verità è che nessun castigo è servito veramente; nessun ammonimento ha fatto comprendere agli uomini la gravità del peccato e il disordine di una vita spesa all’insegna del proprio egoismo. Alla fine, davanti a tanta durezza di cuore, Dio ha mandato agli uomini il suo Figlio Unigenito: ed esattamente come è narrato da Gesù nella parabola dei vignaioli omicidi, gli uomini non solo non l’hanno ascoltato, ma lo hanno odiato, lo hanno insultato e lo hanno ucciso, per liberarsi della Sua fastidiosa presenza. Questa è la natura umana, priva della Grazia. Per questo, per ristabilire il legame fra Sé e gli uomini mediante la Grazia, Iddio ha mandato sulla terra Gesù Cristo, il suo stesso Figlio; e per questo ha mandato loro, dopo la sua partenza, lo Spirito Santo. Quindi la verità è che gli uomini devono scegliere: o essere del mondo o essere di Dio; non si può essere di entrambi. Gesù lo ha spiegato con estrema chiarezza, allorché ha raccomandato ai suoi apostoli di essere nel mondo, ma senza essere del mondo; senza appartenere al mondo, senza pensare e sentire come pensa e sente il mondo, cioè con egoismo, con superbia, con ogni sorta di disordine morale. Non potete servire due padroni, ha ricordato.
Il mondo oggi è nemico di Dio! Tutto il male è partito da una antropologia "ottimistica", dalla falsa idea che la Chiesa non abbia più nemici; che non debba più guardarsi da gravi e immediati pericoli, né esterni né interni; che il diavolo, se pure esiste, svolga un ruolo marginale nelle vicende umane.
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