ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 26 aprile 2019

La “pace” dei cimiteri..?

Una Messa per i martiri dello Sri Lanka. Perché no?

https://oltrelalinea.news/wp-content/uploads/2019/04/img800-sangue-in-sri-lanka-l-ultima-strage-di-cristiani-144119.jpg(immagine aggiunta)
Ho ricevuto da un sacerdote il seguente messaggio: «Caro dottore, che tristezza questo silenzio davanti alla carneficina dei cristiani in Sri Lanka! Ricorda la mobilitazione mondiale per precedenti attentati e i vari “je suis…”? Non potrebbero le comunità cristiane programmare una Santa Messa da celebrare uniti ai martiri e ai sopravvissuti? Non sarebbe un bel segno di cristiana e reale vicinanza? Non vogliamo certo costruire muri, ma perché non costruire un “ponte” di preghiera con questi nostri fratelli, cosi presto dimenticati? Io non ho possibilità di muovere nessuno a vasto raggio. Le affido questo mio desiderio e lei forse potrà trovare delle vie percorribili. Centinaia di fratelli non meritano forse la vicinanza della loro Chiesa? Grazie di cuore per la sua attenzione. Sia lodato Gesù Cristo».

Il gentile sacerdote evidentemente mi sopravvaluta, perché il sottoscritto non è in grado di trovare alcuna «via percorribile». Tutto quello che posso fare è pubblicare la breve lettera e dire che condivido totalmente l’idea di una Santa Messa da celebrare in unione di preghiera con i martiri dello Sri Lanka e i sopravvissuti.
Sicuramente ogni giorno nelle celebrazioni eucaristiche che si sono tenute dopo gli attentati, rivendicati dall’Isis,  i morti dello Sri Lanka sono stati ricordati più volte, ma una Messa specificamente dedicata a loro costituirebbe un’iniziativa molto opportuna.
Ricordo qui le parole che Bergoglio ha dedicato alla vicenda.
«Ho appreso con tristezza e dolore la notizia dei gravi attentati che, proprio oggi, giorno di Pasqua, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese e altri luoghi di ritrovo dello Sri Lanka. Desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera, e a tutte le vittime di così crudele violenza. Affido al Signore quanti sono tragicamente scomparsi e prego per i feriti e tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento» (messaggio Urbi et Orbi nel giorno di Pasqua, domenica 21 aprile).
«Vorrei esprimere nuovamente la mia vicinanza spirituale e paterna al popolo dello Sri Lanka. Sono molto vicino al mio caro fratello, il cardinale Malcolm Ranjith Patabendige Don, e a tutta la Chiesa arcidiocesana di Colombo. Prego per le numerosissime vittime e feriti, e chiedo a tutti di non esitare a offrire a questa cara nazione tutto l’aiuto necessario. Auspico, altrettanto, che tutti condannino questi atti terroristici, atti disumani, mai giustificabili. Preghiamo la Madonna» (Regina Coeli, 22 aprile).
Inoltre Bergoglio ha accennato agli attentati in due tweet: «I martiri di ogni tempo, con la loro fedeltà a Cristo, raccontano che l’ingiustizia non ha l’ultima parola: nel Signore risorto possiamo continuare a sperare» (24 aprile); «Uniamoci anche oggi in preghiera con la comunità cristiana dello Sri Lanka colpita da una violenza cieca nel giorno di Pasqua. Affidiamo al Signore risorto le vittime, i feriti e la sofferenza di tutti» (22 aprile).
Dalle indagini intanto si apprende che la polizia dello Sri Lanka avrebbe identificato otto dei nove attentatori che hanno partecipato agli attacchi di Pasqua. Si tratta di sette uomini e una donna.
Anche se i nomi non sono ancora stati diffusi, si apprende che almeno uno dei kamikaze aveva due lauree prese in università straniere e che la maggior parte apparteneva a famiglie della classe medio-alta: «Erano economicamente molto indipendenti e le finanze delle loro famiglie erano stabili. Questo è preoccupante» ha detto il ministro della Difesa srilankese, Ruwan Wijewardene.
Due degli attentatori, rivelano alcune fonti, erano figli di Mohammad Yusuf Ibrahim, ricco imprenditore srilankese del settore delle spezie, in passato premiato dall’ex presidente del paese per i suoi «notevoli servizi alla nazione». Uno dei due figli dell’imprenditore era a sua volta proprietario di una fabbrica di rame.
Secondo l’antiterrorismo britannico un terzo attentatore sarebbe stato Abdul Lathief Jameel Mohamed, già studente di ingegneria aerospaziale alla Kingston University di Londra tra il 2006 e il 2007, prima di proseguire gli studi in Australia.
Almeno nel caso di questi tre attentatori, se la loro identità venisse confermata, cade dunque la tesi, sostenuta anche da Bergoglio, secondo cui i terroristi  vengono reclutati fra i più poveri e disperati. «La violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione» aveva detto Bergoglio, per esempio, durante la visita a Nairobi.
In realtà il fatto che i terroristi appartengano spesso alle classi sociali medio-alte e siano in possesso di titoli di studio elevati è già stato messo in evidenza con ampia documentazione da svariate ricerche, come nel caso di What Makes a Terrorist: Economics and the Roots of Terrorism, di Alan B. Krueger (traduzione italiana: Terroristi, perché. Le cause economiche e politiche, edito da Laterza).
Aldo Maria Valli
  • STRAGE IN SRI LANKA

Se i martiri cristiani danno fastidio a Melloni

Su Repubblica, riferendosi alle vittime della strage islamista in Sri Lanka, Melloni sostiene che “le persone uccise dal terrorismo non possono essere divise in base alla fede per incentivare altro odio”. Ma questo è un nascondere la realtà e la verità, un vero e proprio pensiero satanico.
Alberto Melloni
Caro direttore,
leggo che il professore e storico (?) Alberto Melloni, nel suo ossessivo tentativo di essere sempre anticonformista e originale, finisce con lo scrivere pensieri che sono contrari alla realtà e che, in fondo, vogliono coprire la verità, che è uno degli scopi di satana, che egli evoca nell’articolo scritto su La Repubblica il 23 aprile e che è stato intitolato “La religione delle vittime”. In tale scritto, Melloni sostiene che “le persone uccise dal terrorismo non possono essere divise in base alla fede per incentivare altro odio”, senza accorgersi che egli fornisce la giustificazione ideologica a quel “pensiero unico” che, in questi giorni, ha fatto di tutto per nascondere che le centinaia di vittime massacrate nello Sri Lanka erano, nella stragrande maggioranza, cristiani e cattolici, che stavano pregando Gesù nel giorno in cui commemoravano la Sua Resurrezione. In sostanza, Melloni e compagni sostengono che occorre tacere di tutto questo, per amore di pace.
Mi permetto di dire che sarebbe la “pace” dei cimiteri, da cui verrebbe espulsa ogni memoria ed ogni verità. Mi stupisce che sia proprio uno storico a sostenere queste assurdità. Tanto più che, nel caso della tragedia dello Sri Lanka, i morti assassinati mentre pregavano Cristo, sono morti a causa Sua: in altre parole, dobbiamo considerarli MARTIRI nel senso vero del termine. Sono morti per testimoniare la presenza anche fisica di Gesù, nell’Eucarestia. Ed i martiri vanno ricordati e onorati, perché non sono turisti qualsiasi, degni solo di un anonimo silenzio.

La pace evocata da Melloni sarebbe basata sul nascondimento ipocrita e pauroso della verità ed è proprio ciò che satana vorrebbe. Anche Melloni, che vorrebbe essere anticonformista, si adagia sul pensiero dominante descritto da Imagine, dietro la cui bella musica si nasconde un sogno utopistico (e, per questo, demoniaco) per il quale la pace sarebbe il frutto di un mondo senza politica, senza religione, senza niente. Un mondo, cioè, di uomini e donne zitti, silenziosi, senza più un volto. La pace può nascere non dal nascondimento, ma da un dialogo franco, che parta dalla verità.

E nel drammatico caso in questione la verità è che ci troviamo di fronte a qualche centinaio di MARTIRI che il “mondo” vorrebbe non vedere ed a gruppi assassini che hanno una cultura ed una logica ben precisa, che non si può sperare di sconfiggere senza dare loro un nome. La pace non può essere il frutto di un nascondimento, anche perché essa ha il principale nemico in un fatto di cui tanti (anche tra i cristiani) non vogliono prendere atto e questo fatto si chiama “peccato originale”, che proprio “la religione delle vittime” cingalesi voleva vincere partecipando al sacrificio di Cristo. Altro che silenzio opportunistico: dobbiamo proclamare che proprio tanti MARTIRI contemporanei sono i migliori costruttori di pace. Nel sacrificio e nell’amore. E’ molto più comodo accodarsi al “mondo”, magari scrivendo su La Repubblica.
Peppino Zola

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