ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 6 maggio 2019

De profundis..



 
C’era una volta l’educazione civica. C’era una volta anche la scuola. Una volta – quando ancora le parole avevano un senso e non erano utilizzate come ordigni imbottiti di idee degenerate – l’educazione civica era un rivolo collaterale della storia che si proiettava «verso la vita sociale, giuridica, politica: verso cioè i principi che reggono la collettività e le forme nelle quali essa si concreta» (DPR 585/1958). Il suo insegnamento, infatti, era affidato naturaliter ai docenti di storia e, limitatamente alla scuola secondaria (ovvero medie e superiori), riguardava i rudimenti del diritto costituzionale, con accenni alla forma di governo e al funzionamento degli organi dello Stato.
Forse qualcuno, votando ieri il disegno di legge sulla «Introduzione dell’insegnamento scolastico della educazione civica nel primo e nel secondo ciclo di istruzione» – nonché anche «sull’avvio di iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile nella scuola dell’infanzia» – pensava di fare una scelta “sovranista”. D’altra parte è pur vero che la Costituzione, in virtù del suo non ancora abrogato art. 1, attribuisce la sovranità al popolo italiano, incredibile dictu; sicché questo qualcuno poteva anche avere, in astratto, le sue buone ragioni.

Il fatto è che lo stesso qualcuno, per dolo o per colpa, ha trascurato tutta l’acqua passata sotto i ponti della fu pubblica istruzione a partire grossommodo dai reiterati incarichi (tre consecutivi, sotto i governi Prodi, D’Alema 1 e D’Alema 2) del fulgido genio di Luigi Berlinguer. Quel signore che, tanto per fare un esempio, si era inventato nientemeno che lo “Statuto delle studentesse e degli studenti” (abolendo per decreto il maschile generico), dove la scuola viene definita come «comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni» (DPR 249/1998). Un colpo d’ala che diceva già tutto sul radicale cambio di paradigma imposto d’imperio a un sistema educativo che aveva il difetto di funzionare a dovere. E dopo l’astro di Berlinguer, bisogna riconoscere come tutti gli occupanti della poltrona più delicata dell’esecutivo si siano rivelati – senza distinzione di sesso, razza e credo politico – pienamente all’altezza del predecessore.
Ne discende che l’educazione civica che oggi ambisce a fare – e farà, a partire da settembre – il suo ingresso trionfale come “insegnamento trasversale” nel monte orario obbligatorio, con valutazione finale autonoma, tramanda solo il nome di battesimo dell’originale (della sua omonima antenata) ma, di fatto, altro non è che il contenitore capiente, capientissimo, di ogni trovata partorita in sede europea e sovranazionale per annientare la nostra cultura e impedirne la trasmissione alle generazioni future. Per realizzare finalmente, a mezzo deculturazione massiva, l’asservimento definitivo di una nazione e del suo popolo sfibrato ai signori della finanza, della tecnocrazia e della necrocultura.
A dire il vero non ci voleva molto a capirlo. Bastava leggere. La portata distruttiva, simbolica e pratica, del testo approvato alla Camera trapela da ogni sua singola parola e va molto oltre la (già abnorme) incidenza oraria della nuova “materia” (un’ora alla settimana, rapinata agli insegnamenti obbligatori fondamentali). È di un’evidenza disarmante, che induce a chiedersi, davvero, come sia possibile rivendicare a parole una rinnovata dignità per l’Italia sulla scena internazionale e intanto contribuire nei fatti, con un carico da undici, allo spappolamento seriale dei cervelli a suon di pseudo-etica globalista, col pretesto di “educarli” al nuovo che avanza e all’utile economico (di qualcuno) che tutto deve sovrastare.
Il disegno di legge recepisce alla perfezione il comando superiore di dissolvere ogni contenuto culturale si annidi ancora tra le mura scolastiche di una nazione che di cultura sarebbe straricca, e fa da volano a tutta la paccottiglia beota apparecchiata per il suddito globale dai suoi inflessibili padroni.
CONTENITORE E CONTENUTI Basta leggere, si diceva. E infatti gli «specifici traguardi» della nuova educazione civica si dovranno riferire – oltre che en passant alla Costituzione italiana, alla storia della bandiera e dell’inno nazionale (giusto per pennellare il tutto con una mano di finto patriottismo) – ai seguenti ambiti imprescindibili: istituzioni nazionali, dell’Unione europea e degli organismi internazionali (ecco il nuovo “cittadino europeo”); Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile (ecco il nuovo “cittadino globale”); educazione alla cittadinanza digitale (ecco il nuovo “cittadino digitale”); elementi fondamentali di diritto, con particolare riferimento al diritto del lavoro (ecco il nuovo lavoratore iperspecializzato, sradicato e itinerante); educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile (tutti al seguito di Greta, che ci ha onorato di condurre le prove generali del settore); educazione alla legalità (vale a dire: la norma non si discute, la sua veste formale basta a renderla cogente e giusta); educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale (quale, a questo punto?).
Ma non solo. Sotto l’amplissimo ombrello della nuova educazione civica, verranno promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere (idest: promozione del sesso multiplo e variegato sotto la veste dei c.d. diritti sessuali e riproduttivi), l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva (largo alle cooperative e ad altre entità portatrici di interessi privati perseguiti al riparo di subdoli intenti umanitari): insegnamenti finalizzati tutti, per commovente slancio ecumenico e trans-specista, «a rafforzare il rispetto nei confronti di persone, animali e natura». È prevista inoltre l’integrazione dell’educazione civica con «esperienze extrascolastiche che coinvolgano altri soggetti istituzionali, del volontariato o del terzo settore, con particolare riguardo a quelli impegnati nella promozione della cittadinanza attiva» (tutto fa brodo per distrarre dallo studio, in particolare se il brodo va a beneficio del mondo arcobaleno ed equosolidale).
Insomma, in linea con la Raccomandazione europea del 2006 (n. 962) sulle cosiddette “Competenze chiave per l’apprendimento permanente” – ovvero quelle, si spiega, «di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione» secondo il grande fratello di stanza a Bruxelles – recepita diligentemente dagli zelantissimi estensori della c.d. “buona scuola” al comma 7, con l’ultimissima riforma sulla educazione civica il governo “sovranista” fa proprio ahimé quel sistema devastante e rincara la dose di mangime avvelenato per lo studente di tutte le età. Ogni scolaro, identificato da codice a barre personalizzato, va inscatolato dentro la stia preparata per lui con i comfort di serie affinché non corra il rischio di voler pensare. Va cresciuto a suon di slogan di ordinanza, addomesticato dalle belle parole che suonano all’orecchio collettivo tanto edificanti da divenire addirittura incontestabili.
Per esempio la legalità, a cui bisogna educare tutti e a cui tutti si fanno educare con entusiasmo. Questo totem intoccabile, che sprizza autorevolezza al punto da sollevare a priori chiunque dall’onere della riflessione, serve a inculcare su vasta scala l’ossequio alla giuridicità formale, ovvero a tutto quanto venga sancito, seguendo i riti del sistema “democratico”, dall’autorità costituita. Ma l’esperienza insegna – come ci ricordano a ogni pié sospinto i benpensanti dalla memoria ferrea, ma sempre selettiva – che il fenomeno della legge ingiusta è ben noto ed è potenzialmente devastante: i totalitarismi del Novecento hanno dato di ciò prova inconfutabile. Nella “legalità” quale oggetto di culto scolastico ed extrascolastico viene assorbita e oscurata l’idea di giustizia e il suo valore sostanziale, allo scopo di consolidare la credulità unanime nell’infallibilità dell’istituzione e di indurre tutti quanti alla condiscendenza al potere, a prescindere. Tanti soldatini obbedienti, ligi e devoti al loro padrone.
Peraltro, il pacchetto di ore dedicate alla nuova materia di studio verrà affidato al miglior offerente in seno all’organico della singola classe, anche eventualmente in contitolarità (nel qual caso è prevista la nomina di un coordinatore): ciò significa che non è prescritta alcuna formazione specifica che dia titolo per blaterare excathedra di diritto, di Costituzione, di istituzioni nazionali e sovranazionali. Ciascuno sarà libero di improvvisare, al di fuori di ogni controllo e di ogni responsabilità, abbeverandosi alle fonti insindacabili del mainstream, col risultato che i contenuti elargiti a scuola coincideranno con quelli elaborati nei rotocalchi televisivi. E il mondo nuovo pacificato e omologato sarà più vicino.
DIGITALIZZAZIONE, CORRESPONSABILITÀ, ABROGAZIONE DELLE SANZIONI DISCIPLINARI Come se non bastasse, il programma contenuto nel testo normativo appena passato alla Camera prevede altre novità, tutte ben inquadrabili nel disegno disgregatore e anti-identitario che ha di mira la scuola italiana.
Ampio spazio verrà riservato, nelle scuole di ogni ordine e grado, allo sviluppo delle conoscenze e abilità digitali, al fine di conseguire «opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa attraverso adeguate tecnologie digitali». Un incentivo prepotente all’uso scolastico delle moderne tecnologie: il nuovo è bello, per definizione e per unanime convinzione. Ma non occorre certo dimostrare quanto l’assuefazione all’automatismo che la digitalizzazione porta con sé consolidi meccanismi mentali riduttivi capaci di deprimere e atrofizzare le facoltà superiori del soggetto in via di formazione, di inaridire le sue attitudini cognitive e speculative, di spegnere la sua creatività, di diseducarlo all’attenzione e di inibire sia i processi di memorizzazione, sia l’acquisizione della capacità di strutturare catene logiche e di fare collegamenti tra le diverse discipline. I nuovi robottini beoti e teledipendenti avranno anche l’avallo autorevole della scuola, che li premierà.
Ancora. Grande peso e dilatata estensione vengono conferiti a quel bidone magno che va sotto il nome di “patto educativo di corresponsabilità”. Un documento predisposto dalla scuola secondo i propri criteri (e più comunemente senza alcun criterio) in un trionfo di parole in libertà attinte al gergo iniziatico del pedagogismo di maniera, che viene sottoposto alle famiglie per la firma, prendere o lasciare. Di modo che, sotto l’inganno plateale della alleanza e della cooperazione tra scuola e famiglia, i genitori si trovano a sottoscrivere anticipatamente una procura generale per ogni attività sia introdotta, in sostituzione degli insegnamenti fondamentali, dallo slancio creativo del rieducatore di turno. Un altro trabocchetto della burocrazia nostrana, avvezza ai sotterfugi per procacciarsi l’accettazione previa del monopolio educativo. Come appare manifesto, dietro generiche etichette ormai famigliari, nel gioco di insiemi e sottoinsiemi di discipline e sottodiscipline, chiunque sarà autorizzato entrare nelle aule e arringare qualunque cosa a classi di studenti inermi.
Last but not least, la riforma sopprime tutto il sistema di sanzioni disciplinari nei confronti degli «alunni che manchino ai loro doveri nelle scuole primarie»: addio note, ammonimenti, sospensioni ed espulsioni, retaggio di un autoritarismo anacronistico. L’apparato disciplinare previsto dal Regio Decreto 1297 del 1928 diventa improvvisamente nella civilissima società rieducata civilmente un segno di scarsa civiltà, cassato come tutto ciò che non profuma di dialogo, confronto, pacifismo e condivisione: saranno l’educazione alla legalità e il patto di corresponsabilità a risolvere ogni situazione critica con la potenza dell’irenismo senza frontiere. Bulli bulletti e delinquenti in erba, integrati per decreto e graziati ipso iure.
IL SENSO DEL NUOVO CIVISMO SCOLASTICO OBBLIGATORIO Più di quanto già non avvenga, la scuola italiana sfornerà quindi eserciti di analfabeti scolarizzati, automi senz’anima e senza radici, senza vera formazione umana, senza storia e senza principi morali; ma bravi “cittadini”, molto attivi, molto cosmopoliti e soprattutto molto obbedienti, edotti di tecnologia, di mercato e di altre “abilità” e, così, proni a diventare tante docili rotelline dell’ingranaggio burocratico-industriale che si muove al ritmo dei ritornelli ipnotici in cui è condensata l’etica posticcia al servizio del potere costituito (sicché anche la coscienza, o quel che ne rimane, resta soddisfatta).
Con la nuova educazione civica è fornito in dotazione il ricco prontuario dei diritti e dei doveri del bravo ominide omologato, allevato in batteria: quel modello-base di homo novus e faber capace di adattarsi con flessibilità ai comandi del Leviatano e, insieme, all’imbarbarimento generalizzato dei costumi, del linguaggio, del pensiero: proprio come ci chiede l’Europa.
Per la scuola, intoniamo il de profundis.

– di Elisabetta Frezza


https://www.riscossacristiana.it/pianeta-scuola-se-la-ri-educazione-civica-piace-anche-ai-sovranisti-di-elisabetta-frezza/

Educazione all’eco totalitarismo e stop alle punizioni: quando la scuola diventa la caricatura di sé stessa.


Di Andrea Fauro
La Camera, lo scorso 30 aprile, ha voluto assestare l’ennesimo colpo alla scuola italiana.
Si aboliscono con un colpo di clava le sanzioni a carico degli studenti indisciplinati delle classi elementari come ad esempio ammonizioni, note sul registro, sospensioni ed espulsioni(la bocciatura è vietata da un pezzo). Da oggi gli insegnanti potranno punire gli alunni indisciplinati con un’occhiataccia.
I tetri fantasmi del Sessantotto e del ”vietato vietare” purtroppo continuano ad avanzare senza freni.
Oltre al condono educativo di cui sopra, saranno previste 33 ore di Educazione Civica, vera e propria religione civile. Il buon cittadino del futuro ovviamente non dovrà essere un buon cristiano che si batte affinché Cristo Re regni sui cuori e sulla società, ma un radical chic intriso di valori liberali.
Il programma formativo appena approvato dal governo infatti secerne liberalismo e ambientalismo talebano da tutti i pori; la commissione Ambiente plaude la catastrofe prevista nel programma formativo dicendo:
“Esprimiamo soddisfazione per l’inserimento dell’Agenda 2030 e dell’educazione ambientale nel Ddl Educazione civica obbligatoria approvato alla Camera. È inoltre previsto che tra gli obiettivi di apprendimento ci siano anche lo sviluppo ecosostenibile e la tutela del patrimonio ambientale e delle identità, oltre che delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari.”
L’Agenda 2030 è un programma calato come una scure grazie alle ingerenze dell’ONU e volto a indottrinare i giovani sullo Sviluppo Sostenibile, sull’uguaglianza ideologica tra uomo e donna di stampo femminista , lotta a fame e povertà, tutela del clima ecc.
I nostri ragazzi dovranno insomma imparare a ragionare come gli attivisti di Ong come Sea Watch, Mare Jonio, SOS Mediterranèe, Acquarius, Amnesty International ecc. non come ragionavano i nostri avi e men che mai come ragionavano i Santi.
Nessun accenno alla virtù, all’amor di Patria inteso nel senso cristiano del termine, alle radici cristiane che caratterizzano la civiltà che ha illuminato le nostre contrade.
Nonostante la situazione dal punto di vista umano sia desolante, in quanto cattolici che hanno ricevuto indegnamente da Dio il nobile compito di educare cristianamente la gioventù di questa epoca, guardiamo in maniera soprannaturale questi eventi ed affidiamo con speranza alla Santa Vergine Maria le anime dei bambini e dei ragazzi italiani, affinché come Madre li protegga da chi usa la scuola come strumento per scristianizzare la società.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.