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giovedì 30 maggio 2019

Per la vita o per la morte

La posta in gioco dopo le elezioni del 26 maggio

 (Roberto de Mattei)Le elezioni del 26 maggio sono state un episodio significativo di uno scontro che va al di là delle sorti del Parlamento europeo o di qualche governo nazionale. Esiste infatti una lobby che ha come obiettivo la distruzione dell’identità cristiana e la costruzione di organismi cosmopoliti che assumano i poteri sovrani di vita e di morte sui cittadini europei. Un esempio di questo progetto è quanto è appena accaduto in Francia, dove la Corte di Appello di Parigi ha devoluto all’Organizzazione delle Nazioni Unite la decisione definitiva sulla vita di Vincent Lambert, il paraplegico francese condannato a morte da sua moglie e dai medici dell’Ospedale di Reims, in cui è ricoverato.

È chiaro che il potere di legiferare sulla vita di Lambert non spetta né ai giudici francesi, né a quelli europei o onusiani. Le leggi positive, nazionali o internazionali, non hanno la loro fonte negli organi che le emanano o le applicano, ma in una legge divina che preesiste alla legge degli uomini e che dalla legge degli uomini non si può discostare. Ora, la legge naturale e divina proibisce di uccidere l’innocente e qualsiasi legge umana che pretendesse stabilire il contrario deve essere considerata una non-legge, invalida e iniqua. E poiché unica custode della legge divina e naturale è la Chiesa cattolica, spetta innanzitutto agli uomini di Chiesa proclamare il diritto inalienabile alla vita. Ma oggi la voce degli uomini di Chiesa è assente. L’unico problema a cui i vertici della Chiesa sembrano interessati è quello dell’accoglienza ai migranti extra-europei. Accoglienza totale, incondizionata, assoluta. Non si tratta della antica virtù, cristiana o laica, dell’ospitalità, ma di una scelta ideologica, in cui la filosofia dell’accoglienza si presenta in realtà come una teoria della rinuncia all’identità europea, o meglio alla sua sostituzione.
Il concetto di “grande sostituzione”, introdotto da Renaud Camus (Le Grand Remplacement, David Reinharc, Neuilly-sur-Seine 2011) è stato sviluppato dal professor Renato Cristin nel suo libro I padroni del caos (Liberlibri, Macerata 2017). Attraverso una rigorosa analisi, l’autore, che insegna filosofia all’Università di Trieste, spiega come questa teoria punta a rimpiazzare i popoli europei con altri popoli (africani, arabi, asiatici, in prevalenza musulmani), producendo il caos come orizzonte storico concreto. Cristin ricorda l’esistenza di un progetto dell’ONU del 2001 nel quale si parla esplicitamente di “immigrazione sostitutiva” per fronteggiare il calo demografico europeo.I flussi di popolazione non sono solo un innesto etnico, ma un rovesciamento di civiltà, una “contro-colonizzazione”, in cui i migranti sono visti come portatori di una civiltà ibrida, o meticcia, che si oppone a quella cristiana che ha costruito l’Europa. La distruzione degli Stati nazionali passa dunque attraverso una politica di sostituzione sia etnica che culturale. La sostituzione culturale consiste nella negazione di ogni identità radicata nella tradizione cristiana europea; la sostituzione etnica avviene con l’immissione di una massa umana di migranti che rimpiazzino la popolazione europea, decimata dall’aborto e dalla contraccezione. L’antinatalismo è l’espressione biologica del suicidio culturale e morale dell’Occidente.
I risultati delle elezioni europee hanno premiato i partiti politici che più apertamente si richiamano alle identità nazionali. Di particolare importanza è la schiacciante vittoria della Lega di Matteo Salvini, che in Italia ha raggiunto il 34,3% dei voti. Ma l’Italia è stato anche il Paese dove più forte è stata la spinta immigrazionista, con la discesa in campo non solo della Conferenza Episcopale, ma di papa Francesco che si è presentato come il leader dello schieramento politico di sinistra. La copertina del settimanale L’Espresso del 26 maggio raffigura papa Francesco con la maschera di Zorro, il giustiziere, e lo definisce voce del “popolo della protesta” contro Salvini. Il 27 maggio, nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiati papa Francesco ha affermato che «il motto del vero cristiano è prima gli ultimi», ribadendo: «non si tratta solo di migranti: si tratta di mettere gli ultimi al primo posto». Nella stessa mattinata il Papa ha incontrato il capo degli Indios Kayapò dell’Amazzonia, Raoni Metukire per rilanciare l’indigenismo rivoluzionario, in vista del Sinodo sull’Amazzonia di ottobre.
La teologia bergogliana degli “ultimi” rappresenta un aperto incoraggiamento alla strategia della “immigrazione sostitutiva”. Non è chiaro chi siano gli ultimi, ma è chiaro chi sono coloro che devono essere sostituiti nella nuova “opzione preferenziale”. Il Vangelo esorta ad amare il prossimo come sé stessi: «non c’è altro comandamento più importante di questo» (Mc 12,29-31).San Tommaso d’Aquino, nella Somma teologica(questione 26, parte II-II), spiega però che l’amore per il prossimo non è un sentimento generico e indiscriminato, ma conosce una precisa gradazione, che definisce l’“ordine della carità”,per cui l’amore deve progressivamente estendersi dai più vicini ai più lontani. Dio deve essere amato più del prossimo (a.2) e più di noi stessi (a.3). L’uomo deve amare se stesso più del prossimo (a.4) e, tra i prossimi, alcuni sono da amarsi più di altri (a.6). I più vicini sono coloro da cui abbiamo ricevuto la vita e coloro a cui l’abbiamo trasmessa: i nostri genitori e i nostri figli.E’ da loro che deve iniziare l’amore per il prossimo. Non avrebbe senso, ad esempio, cacciare di casa e mettere sulla strada i nostri genitori per introdurre nella loro camera una coppia di immigrati. Inoltre, l’amore che dobbiamo al nostro prossimo è soprattutto di natura spirituale. Ciò che dobbiamo desiderare più di ogni altra cosa è la salvezza delle anime di coloro che amiamo. E amare significa desiderare la loro salvezza. Nel caso degli immigrati ciò consiste nel desiderare la loro conversione alla vera fede. Ma nessuna pastorale di evangelizzazione nei confronti degli immigrati è oggi in atto in Italia o in Europa. Il multiculturalismo viene presentato come un valore più alto dell’identità monoculturale cristiana.
Il dogma dell’accoglienza viene proclamato inoltre da una società che toglie la vita agli esseri umani innocenti, bambini non nati ed anziani, i primi condannati a morte dall’aborto, i secondi dall’eutanasia, senza una reale opposizione a questi crimini da parte degli uomini di Chiesa. In realtà, chi si scandalizza per un crocefisso esposto nelle scuole o per un rosario baciato da un leader politico, non solo vuole estirpare ogni espressione pubblica di cristianesimo, ma pretende anche di spegnere la luce della legge divina e naturale che sopravvive nelle nostre coscienze, imponendoci di difendere la vita umana innocente. E chi ha ancora una coscienza cristiana non può che reclamare la presenza viva del Crocifisso, non solo nella vita privata, ma anche nella vita pubblica e nell’identità collettiva delle nazioni europee. Chiediamo perciò ai partiti che in Italia, in Ungheria, in Francia e in tanti altri Paesi hanno vinto le elezioni, sconfiggendo l’immigrazionismo, di non limitarsi a un generico e superficiale richiamo alle radici cristiane, ma di esprimere concretamente questa identità nelle istituzioni e nelle leggi d’Europa, a cominciare da una difesa della vita e della famiglia senza compromessi. Il “caso Lambert”, dopo quelli di Eluana Englaro e di Alphie Evans, è l’esempio di una battaglia che deve essere condotta nei prossimi mesi. Ciò alzerà forse il livello dello scontro, ma oggi si combatte per la vita o per la morte della nostra civiltà. Questa battaglia, prima che nei parlamenti, si conduce nella cultura e nella mentalità, ma i risultati elettorali hanno anche la funzione di rivelare le tendenze profonde dell’opinione pubblica. E nel caso del 26 maggio il test elettorale dimostra l’esistenza di un popolo europeo che non si arrende. (Roberto de Mattei)
L’ombra della massoneria dietro il caso Lambert
La memoria (e la coscienza) dei media si rivela spesso corta ed ha strane falle: lo dimostra il loro inaudito accanirsi contro chi, come Fondazione Lejeune, abbia contribuito economicamente alla battaglia dei genitori di Vincent Lambert, per consentire loro di pagarsi le spese legali per salvare la vita del figlio, ma, al contempo, l’assordante silenzio dei mezzi d’informazione circa gli aiuti ricevuti da Rachel, la moglie di Lambert, da sempre convinta fautrice dell’eutanasia nei confronti del proprio sposo. A finanziare i suoi avvocati, chiamati ad assisterla nella sua mortifera battaglia legale, contribuiscono i fondi raccolti dall’Admd ovvero l’Associazione per il Diritto a Morire con Dignità, un’associazione davvero particolare in Francia e diversa da molte altre. Perché?
Numerosi sono i blog e le testate giornalistiche, che denunciano gli stretti legami tra l’Admd e la massoneria, cui – non da ora – apparterrebbero molti dei suoi iscritti e dei suoi vertici, sino agli attuali: del resto, lo stesso presidente, Jean-Luc Romero, additato da molti organi d’informazione come massone, che lo sia o meno, ha sicuramente promosso negli anni un’azione politica del tutto compatibile e sovrapponibile ai programmi delle logge, dalla campagna pro-eutanasia a quella pro-Lgbt, tanto per citare un paio di esempi. E non a caso le cronache parlano di suoi strani incontri, come quello avuto l’8 novembre 2010 sul fine-vita con l’allora Gran Maestro del Grand’Oriente di Francia, Guy Arcizet.
Ma non è l’unica anomalia. Già otto anni fa l’agenzia ContreInfo precisò come l’allora presidente onorario dell’Admd, Henri Caillavet, esponente del Partito radicale di Sinistra morto nel 2013, fosse un «massone, figlio di massoni e padre di un massone. Iniziato nel 1935 [a soli 21 anni!-NdA], viene riconosciuto come una figura influente del Grand’Oriente. Secondo il socialista Jean-Pierre Masseret, “Caillavet è stato l’ultimo grande massone in politica”. Razionalista, ateo è stato per 38 anni deputato, senatore, ministro ed europarlamentare, e di tali cariche si è servito per portare avanti tutte le battaglie in favore dell’omosessualità, dell’aborto, dell’eutanasia,della riforma del divorzio, ecc. Ha sempre rivendicato d’aver agito soprattutto in quanto massone».
Ma ai vertici dell’Admd figura anche «Patrick Kessel, giornalista, ex-membro di diversi gabinetti ministeriali, presidente d’onore del Comitato Laicità Repubblica (come anche Henri Caillavet) ed ex-Gran Maestro del Grand’Oriente di Francia, noto per essersi a lungo battuto contro il viaggio di papa Giovanni Paolo II a Reims nel 1996». Inoltre, «Pierre Biarnès, membro del Grand’Oriente e senatore comunista dei Francesi d’Oltremare, promotore al Senato di due progetti di legge in favore dell’eutanasia nel 1997 e nel 1999, progetti che non sono però mai giunti in discussione».
L’elenco potrebbe proseguire ed evidenziare un’autentica azione di lobbying o di rete, che ha unito ed ancora unisce tra loro in modo sinergico numerose sigle, per promuovere un’autentica cultura di morte. Rete, di cui l’Admd rappresenta un tassello importante.
Da tutto questo emerge con chiarezza chi vi sia realmente dietro la campagna mediatica, che invoca la morte di Vincent Lambert, quali interessi siano in gioco e quali battaglie si stiano combattendo sulla pelle non solo sua, ma di tutti coloro che domani potrebbero trovarsi nelle sue stesse condizioni. (M. F.)

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