ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 6 giugno 2019

Lo zitellone

Bergoglio sancisce la fine impossibile del Cattolicesimo




Nell’anno 70 dopo Cristo, il futuro imperatore romano Tito rase al suolo il Tempio di Gerusalemme, ponendo fine, di fatto, alle continue rivolte ebraiche contro la dominazione romana. Ma quella distruzione dell’unico luogo di culto del popolo ebraico significò anche la fine dell’ebraismo mosaico.
Il Tempio di Gerusalemme era il luogo in cui si rinnovava il culto ebraico, attraverso il sacrificio operato secondo quanto aveva prescritto Dio stesso a Mosè. Distrutto il Tempio, cessò il culto ebraico e quindi ebbe fine la religione ebraica mosaica, rimase solo una sorta di religione laica elaborata e retta dai rabbini che ancora oggi praticano l’ebraismo talmudico e non più mosaico.
Tuttavia, la Provvidenza di Dio aveva già predisposto la continuazione del culto dell’Antica Alleanza, attraverso la Nuova ed Eterna Alleanza stabilita da Nostro Signore, la quale sostituì all’antico sacrificio del Tempio il nuovo ed eterno Sacrificio della Croce, da rinnovarsi in perpetuo dagli Apostoli e dai loro successori con la celebrazione della Santa Messa: Sacrificio incruento di Nostro Signore offerto al Padre per la salvezza del mondo. E’ quello che si è chiamato e che si chiama “Eucarestia”, e il giorno in cui questa cessasse di essere celebrata, con ciò stesso cesserebbe il culto dovuto a Dio. Non bisogna dimenticare, però, che equivalendo la fine del culto alla fine della religione cattolica e della Chiesa, per espressa volontà di Dio questo non avverrà, come promesso da Nostro Signore (Cfr. Mt. XVI, 18).


Questa breve premessa serve a leggere adeguatamente l’ultima affermazione di Bergoglio, da lui espressa dall’alto del cielo terreno nel volo di ritorno dalla Romania, il 2 giugno scorso.

Interpellato da Cristian Micaci, giornalista di Radio Maria-Romania, a proposito dell’ecumenismo, Bergoglio ha risposto così:
«Camminare insieme, e questo è già unità dei cristiani. Ma non aspettare che i teologi si mettano d’accordo per arrivare all’Eucaristia. L’Eucaristia si fa tutti i giorni con la preghiera, con la memoria del sangue dei nostri martiri, con le opere di carità e anche volendosi bene. In una città d’Europa c’era un buon rapporto – c’è! – tra l’Arcivescovo cattolico e l’Arcivescovo luterano. L’Arcivescovo cattolico doveva venire in Vaticano domenica sera e ha chiamato che sarebbe arrivato lunedì mattina. Quando è arrivato mi ha detto: “Scusami, ma ieri l’Arcivescovo luterano è dovuto andare a una riunione e mi ha chiesto: ‘Per favore, vieni alla mia cattedrale e fai tu il culto’”. C’è fratellanza! Arrivare a questo è tanto! E la predica l’ha fatta il cattolico. Non ha fatto l’Eucaristia, ma la predica sì. Questo è fratellanza. Quando io ero a Buenos Aires sono stato invitato dalla Chiesa scozzese a fare parecchie prediche, e andavo lì, facevo la predica… Si può! Si può camminare insieme. Unità, fratellanza, mano tesa, guardarsi con bontà, non sparlare degli altri… Difetti ne abbiamo tutti, tutti. Ma se camminiamo insieme, i difetti lasciamoli da parte: quelli li criticano i “zitelloni”».

E’ incredibile come un papa, o almeno supposto tale, possa demolire con una battuta da quattro soldi tutta l’impalcatura della religione cattolica: è noto infatti che l’Eucarestia è la fonte e il culmine della vita e della missione della Chiesa.
Questa concezione della religione cattolica è una peculiarità di Bergoglio, il quale ritiene che la liturgia e la dottrina della Chiesa sarebbero roba da teologi e da cattolici “zitelloni”, mentre la vera liturgia, la vera dottrina, la vera Eucarestia, sarebbero, come dice qui: “la preghiera, con la memoria del sangue dei nostri martiri, con le opere di carità e anche volendosi bene”.
Il rinnovamento del Sacrificio cruento della Croce nel Sacrificio incruento dell’Altare, scompare per bocca di Bergoglio; il vero fondamento della religione voluta da Dio, per Bergoglio fa posto ad una vaga religiosità umanitaria e del “volemose bene”.
Non più, quindi, il culto da rendere a Dio, ma una sorta di culto laico che l’uomo rende a se stesso e dove il richiamo a Dio è solo un accessorio, un punto d’appoggio importante, ma un accessorio.
Ed è logico che a queste condizioni chiunque, da uomo, può andare a “fare il culto” a casa di chiunque: oggi tra un cattolico e un protestante, domani tra un cristiano e un non cristiano.

Così, Bergoglio sancisce a suo modo la fine del cattolicesimo. 
Sfortunatamente, per lui e per i suoi accoliti, la Provvidenza non ha predisposto un nuovo culto da rendere a Dio in sostituzione di quello attuale da loro vanificato. Fortunatamente, per i veri credenti in Cristo, il vero culto e la vera Eucarestia continuano a sussistere grazie ai sacerdoti fedeli alla Chiesa di sempre e grazie ai fedeli che si mantengono saldi nella fede (Cfr. I Pt. V, 6-10).  Ed esso sussisterà fino alla fine del mondo, per espressa volontà di Nostro Signore e nonostante il Signore stesso permetta che sul trono di Pietro e come successori dei Suoi Apostoli vi siano uomini indegni come Bergoglio e i tanti vescovi che lo hanno voluto a quel posto e che lo seguono in quest’opera di demolizione della Chiesa: opera vana destinata a infrangersi contro il baluardo della Pietra posta da Nostro Signore a fondamento imperituro della Sua Chiesa.


In te, Signore, mi sono rifugiato, 
mai sarò deluso;
 per la tua giustizia salvami.
Porgi a me l’orecchio, 
vieni presto a liberarmi.
 Sii per me la rupe che mi accoglie, 
la cinta di riparo che mi salva.
Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
 per il tuo nome dirigi i miei passi.
Ma io confido in te, Signore;
 dico: «Tu sei il mio Dio, nelle tue mani sono i miei giorni».
Fa’ tacere le labbra di menzogna, 
che dicono insolenze contro il giusto 
con orgoglio e disprezzo.

(Salmo 31, 2-4, 15-16, 19)




di Giovanni Servodio

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3000_Servodio_Bergoglio_fine_cattolicesimo.html
L’impossibile dialogo con l’eresia musulmana

“L’islam fu un’eresia: è questo il punto essenziale da capire prima di proseguire oltre”.
Se Hilaire Belloc (1870-1953) fosse stato letto e analizzato, non ci sarebbero stati dubbi nel considerare l’islam un’eresia invece che una religione. I fautori del dialogo interreligioso, in tal modo, sarebbero stati più avveduti nel considerare la reale natura dell’eresia musulmana, ravvisando quindi l’impossibilità di un dialogo. Quello che il grande storico cattolico anglo-francese fece capire nell’opera Le grandi eresie, del 1938, fu il punto centrale della permanente eresia di Maometto: il rifiuto dell’Incarnazione. Rifiutare il Verbo che si fece carne (Verbum caro factum est) ha delle conseguenze pratiche, sociali, culturali non indifferenti, come ogni altro dogma cristiano. 


La mente stravolta dell’uomo moderno non è più capace di comprendere e sottolineare la bellezza del dogma e le sue ineludibili conseguenze e quindi, ritornando all’Incarnazione tanto vituperata dall’islam, non è più capace di cogliere la sacralità del corpo che ne deriva. Se infatti, come affermava S. Tommaso d’Aquino: “Anima forma corporis”, se ne deduce che il corpo stesso, data l’unione sostanziale anima-corpo, è “informato” dell’anima e ciò conferisce sacralità al corpo stesso. 
Questa concezione straordinaria della sacralità del corpo è dovuta, lo ripetiamo, al dogma dell’Incarnazione che l’islam ha rifiutato. Ed è in seguito a questo rifiuto che nella permanente eresia maomettana il corpo è disprezzato fino al punto da farlo esplodere e saltare in aria. 
Purtroppo, anche il pensiero cattolico ha svilito il fascino e la precisione del rigore dottrinale, tanto che la stessa parola “forma” ha perduto il significato originario: “forma”, ad esempio nel linguaggio tomistico, non ha a che fare con l’esteriorità ma, al contrario, con la sostanza. L’anima è quindi forma (sostanziale) del corpo. 
Cosa comportò il rifiuto dell’Incarnazione, secondo Belloc? Ecco cosa scriveva su questo punto: “Con il rifiuto dell’Incarnazione svanì tutta la struttura sacramentale. Maometto non volle saperne dell’Eucarestia, con la presenza reale; interruppe il sacrificio della Messa, e perciò l’istituzione di un sacerdozio speciale. In altre parole, anche lui, come altri eresiarchi minori, fondò la sua eresia sulla semplificazione”. 
Per Belloc l’eresia musulmana era una perversione della dottrina cristiana; la vitalità e l’apparenza di questa “nuova religione” non erano che adattamenti e usi impropri del cristianesimo. Con la liquidazione della S.S. Trinità compiuta dall’islam, non si può neppure parlare di un medesimo Dio, nonostante alcuni “attributi” divini (onnipotenza, onniscienza, unità, misericordia) siano condivisi: “Maometto stesso non era un uomo nato e cresciuto nella dottrina cattolica; veniva dai pagani… Fu il grande mondo cattolico, alle cui frontiere lui viveva, la cui influenza lo circondava e i cui territori gli erano noti, perché aveva viaggiato, a ispirare le sue opinioni. Egli veniva dagli idolatri inferiori delle lande desolate arabe, la cui conquista non sembrava aver mai valso la pena per i Romani, e si mischiò a loro”. 
Non si può quindi comprendere l’islam omettendo la sua reale natura eretica e il suo temperamento bellicoso, come ebbe a descrivere Belloc: “Il temperamento musulmano non era tollerante. Era, al contrario fanatico e assetato di sangue. Non provava rispetto, nemmeno curiosità, per quelli da cui si differenziava. Era assurdamente pieno di sé, guardava con spregio l’alta cultura cristiana sulla tolleranza. La considera allo stesso modo anche oggi”. 
Inutile dire che Belloc documentava, con ampiezza di fonti, da grande storico qual era, tutte queste considerazioni sull’eresia musulmana, ammonendo contro la superficialità e la vaghezza della mentalità moderna. Egli fu sempre conscio del pericolo dell’islam e non cessò mai di ricordarlo ai suoi contemporanei con coraggio e in modo chiaro e diretto: “L’islam è, di fatto, il nemico più formidabile e persistente che la nostra civiltà abbia avuto, e potrebbe diventare da un momento all’altro una minaccia tanto seria in futuro quanto lo è stata in passato”.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.