ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 20 luglio 2019

Devoti e no

“Care sorelle d’Italia, ecco perché state sbagliando”


https://www.avvenire.it/c/2019/PublishingImages/746b7c24ea654e5f9f47bbd8493ff6c8/2013061920_65429390.jpg?width=1024(immagine aggiunta)
Cari amici di Duc in altum, come sapete, qualche giorno fa un buon numero di monasteri di clarisse e carmelitane scalze ha fatto pervenire una lettera aperta al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio. Pubblicata da Avvenire, la lettera intende “dare voce ai nostri fratelli e sorelle migranti che scappano da guerre, persecuzioni e carestie” e vi si legge fra l’altro: “Molti monasteri italiani, appartenenti ai vari ordini, si stanno interrogando su come contribuire concretamente all’accoglienza dei rifugiati, affiancando le istituzioni diocesane. Alcuni già stanno offrendo spazi e aiuti. E, al tempo stesso, tutte noi cerchiamo di essere in ascolto della nostra gente per capirne le sofferenze e le paure”.
L’iniziativa di queste monache non ha però raccolto unanime consenso tra le consacrate. Ne è testimonianza il contributo che ho ricevuto e che propongo alla vostra attenzione. L’ha scritto una eremita che si dice “profondamente addolorata” a causa dell’iniziativa delle monache, alla quale, da parte mia,  ho accennato due giorni fa.
A.M.V.

***
Un appello ideologizzato
Caro Valli, sono una eremita professa di spiritualità carmelitana, e sono rimasta profondamente addolorata leggendo la lettera aperta sottoscritta da alcuni monasteri di claustrali.
Non penso che tutte le sorelle sappiano bene di che cosa si stia parlando, e spero che non sia stata carpita la loro buona fede e ingenuità.
Questo appello, fortemente ideologizzato, ha in Avvenire una sponda altrettanto di parte. Basta leggere nel titolo quel “sorelle d’Italia”, che ha un evidente riferimento al partito politico, e si capisce come la maggior parte delle monache siano state strumentalizzate in chiave di opposizione e non di comunione.
Il testo è oltremodo penoso e dimostra come il fumo di Satana sia penetrato anche dietro le grate (per chi le ha ancora) dei monasteri di clausura, sotto forma di confusione e disinformazione.
Il fatto poi di presentarsi prima di tutto come donne, e solo dopo come figlie di Dio, la dice lunga sul cambio di visuale, da soprannaturale a meramente materiale e sociologica.
Nella lettera ci si chiede come delle monache possano intervenire in questa situazione e l’unica risposta che viene loro in mente è un’attività da assistenti sociali.
Si sono dimenticate della potenza della preghiera di intercessione e del rapporto di unione con Dio, che sono la vera ricchezza dei contemplativi e che possono cambiare il corso della storia.
Quando si perdono la fede teologale e le proprie radici il risultato sono questi tristi “appelli”, così ben strumentalizzati da chi non aspetta altro.
Probabilmente le monache che hanno partorito questa iniziativa non conoscono gli inviti che i vescovi africani continuano a fare ai migranti (non profughi, che sono altra cosa) perché restino nei loro paesi e non si facciano adescare da promesse di una vita facile e benestante, che non esiste.
Non sanno – forse – nulla del traffico di esseri umani che è una tragedia che grida vendetta al cospetto di Dio, e che vede le varie Ong in primo piano come becchini ben remunerati, ma si rifugiano in un buonismo tanto triste quanto ignorante.
Care sorelle in Cristo, ritornate da Emmaus a Gerusalemme, dalla mondanità alla vostra vocazione, allora sì che salverete il mondo.
Caro Valli, la ringrazio per tutto quello che scrive e che serve a dar voce a chi – mediaticamente – non ce l’ha.
In Gesù
Giovanna di Maria Madre della Divina Grazia, eremita diocesana

Devoti e no

Devo ammettere che l’appellativo rivolto da un teologo di quelli alla moda ad alcuni personaggi politici e vescovi, “Scismatici devoti“, mi ha dato da pensare. Se questi personaggi sono additati al pubblico ludibrio, allora essere l’opposto dovrebbe essere un fine da perseguire. Ma cos’è l’opposto di “Devout schismatic”?
Ho provato a fare diverse ipotesi. Se uno non è devoto, cos’è? Iconoclasta? Senza fede? Alla fine mi sono deciso a chiederlo ai dizionari. Questi i risultati, per devout:
e per schismatic:
La combinazione potrebbe essere ad esempio “lapsed believer“; ma quella che preferisco è insincere conformer.
Ora, essere un “conformista insincero” non mi attira poi molto. Chiedo venia: come ho detto più volta, io non sono né di destra né di sinistra, la mia direzione è verso l’alto. E tutti quelli che cercano di buttarla in politica, cioè in questioni di potere, mi fan venire l’orticaria.
Posso capirlo da un politico, fa il suo mestiere. Ora, la politica riguarda la convivenza tra gli uomini; la religione cosa gli uomini pensano del mondo e del loro destino ultimo. Gli antichi imperatori e i moderni dittatori, compresi quelli che dirigono certe aziende, vorebbero conformare il nostro pensiero alla loro azione politica. Io ritengo che sia l’azione politica a dovere essere una conseguenza del nostro modo di pensare. Se la politica esclude il destino ultimo vuol dire che è prona all’interesse immediato, irreligioso, a-teologico.
In altre parole: la verità com’è noto rende liberi, quindi tutto sommato preferisco chi segue le proprie convinzioni piuttosto di conformarsi all’errore. Dove sta però la verità? Cosa accade se non collima con quella affermata dall’autorità? Vorrebbe dire che esistono due verità, la propria e l’altra, e questo non è possibile. Occorre capire quale sia quella corretta. Verificarlo.
Ed è per questo che buttarla in politica è sbagliato. Non sta lì, la verità, o la sua verifica. Un teologo che butta tutto in politica diventa un a-teologo; non rende servizio a Dio.
Mentre è proprio di Lui che vorremmo sentir parlare. Oh, se ne avremmo bisogno.

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