ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 21 luglio 2019

Povero Tevere..

Inquinato dal Reno,
il Rio delle Amazzoni si getterà nel Tevere?





Ralph Wiltgen ci aveva fatto sapere che al concilio Vaticano II il Reno si era gettato nel Tevere, e cioè che il modernismo tedesco aveva inquinato la teologia romana.
La recente pubblicazione del documento di lavoro (Instrumentum laboris) dei Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia, che si terrà a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019, fa pensare che il Reno inquinerà il Rio delle Amazzoni prima che questo si getterà di nuovo nel Tevere

Secondo il Cardinale Pedro Barreto, arcivescovadi Huancayo (Perù), si tratta di «amazzonizzare la Chiesa, di laudatizzare la società» riferendosiall’enciclica di Papa Francesco Laudato si’ (2013).
Al n° 25 di questo documento di lavoro si può leggere: «La vita delle comunità amazzoniche non ancora colpite dall’influenza della civiltà occidentale, si riflette nelle credenze e nei riti relative merito all’agire degli spiriti (sic), della divinità (re-sic) - chiamata in tantissimi modi - con e nel territorio, con e in relazione alla natura. Questa cosmovisione è raccolta nel ‘mantra’ (re-re-sic) di Francesco: “tutto è collegato” (cfr. Laudato si' 16, 91, 117, 138, 240)».

Il tema del Sinodo è: «Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale». Dopo la pubblicazione di questo documento si può considerare:
1) se l’Amazzonia deve rinnovare la Chiesa grazie alle «credenze e ai riti relativi all’azione degli spiriti e della divinità», non si tratta di «nuovi cammini», ma di un vecchio vicolo cieco, quello dell’animismo pagano.
2) Se la Chiesa dev’essere rinnovata col paganesimo, non si tratta di «ecologia integrale», ma di disintegrazione del messaggio evangelico.

Dietro questa New Age riscaldata, si scorge facilmente il vecchio modernismo di prelati come Fritz Lobinger (90 anni), Claudio Hummes (84 anni), Erwin Kräutler (80 anni), Walter Kasper (86 anni), tutti immersi nella teologia delle rive del Reno e che sognano i preti sposati – verosimilmente con delle Amazzoni – con lo stesso sguardo lubrico dei due vecchi nei confronti di Susanna, come si racconta nel capitolo 13 del Libro di Daniele.

Il prossimo ottobre, nessuno vescovo partecipante al Sinodo deve recarsi a Roma senza aver prima chiesto: è questa la Chiesa che volete? Se non è così ditelo alto e forte! Poiché vi sono dei silenzi che equivalgono a delle confessioni.

di Don Alain Lorans, FSSPX

Pubblicato su Actualités FSSPX


http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3076_Don-Lorans_Rio_Amazzoni_si_getta_nel_Tevere.html

Polemizzando sulla Teologia della Liberazione
con “IL SOLE 24 ORE” ed il Cardinale RAVASI

“Il Sole 24 Ore” censura le critiche sulla Teologia della liberazione

La Redazione della Consul Press pubblica parte della risposta del Senatore Riccardo Pedrizzi ad un articolo del Cardinale Gianfranco Ravasi apparso nell’inserto della Domenica de “Il Sole 24 Ore” e che, sino ad oggi, la Redazione di tale quotidiano economico ha ritenuto non dover “ospitare”.  Ciò, probabilmente, per non dispiacere all’ illustre Collaboratore fisso domenicale e con l’intento di non aprire (come era stato fatto pur presente al Direttore del quotidiano editato dalla Confindustria) un dibattito sulle varie sensibilità presenti nel mondo cattolico ma che, evidentemente, si vogliono ignorare per non “disturbare il manovratore”.

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La cosiddetta Teologia della Liberazione sembra aver acquisito da qualche anno a questa parte un vero e proprio diritto di cittadinanza nell’ambito della Chiesa e del Mondo cattolico.
La prova ci viene fornita da un recente articolo pubblicato, come tutte le domenica, su “Il Sole 24 Ore” dal Cardinale Gianfranco Ravasi in occasione del cinquantenario (1969-2019) della pubblicazione del volume “Hacia una teologia de la liberacion” (Verso una teologia della liberazione) del giovane teologo Gustavo Cutierrez, testo tradotto tre anni dopo dalle Edizioni Queriniana di Brescia nota per aver pubblicato e diffuso da noi vari libri dei teologi eretici Hans King e Edward Schillebeeckx.
Il cardinale nel suo articolo scrive che il sintagma «“teologia della liberazione” sarebbe diventato un vessillo sventolato in tutta l’America Latina e una sorta di incubo invece in certi ambiti ecclesiastici, a partire dalle Curia Romana”».
Le cose, però, non stanno proprio come le racconta il Cardinale. Infatti Benedetto XVI, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina delle Fede, affrontò il tema della Teologia della Liberazione, offrendo con due documenti “Libertatis nuntius” del 6 agosto 1984 e “Libertatis conscientia” del 22 marzo 1986, un determinante ed indispensabile contributo al suo contrasto e dando una risposta chiarissima ai dubbi dei molti. In tal modo venne incontro alle tante richieste e preghiere che erano salite da ogni parte del mondo ed in particolare dall’America Latina, che supplicavano interventi chiarificatori su questo scottante problema da parte del Magistero. Altro che “una sorta di incubo”, invece, in certi ambiti ecclesiastici, a partire dalla Curia Romana”, che assolse niente altro che al suo compito di difendere l’ortodossia della fede cattolica.
Si trattò di una risposta estremamente chiara ed esauriente, nella quale fu esaminato compiutamente quel fenomeno straordinariamente complesso, che è e resta la Teologia della Liberazione, nel cui ambito alcuni teologi “hanno fatto propria la opzione fondamentale marxista”. In quel senso – venne rilevato – la teologia della liberazione diventava un pericolo fondamentale per la fede della Chiesa, anche se non è più tale oggi, come scrive il Cardinale Ravasi “la riflessione di Gutierrez rimane uno snodo ancor vivo nella teologia e nella pastorale, come è attestato dal magistero di papa Francesco”….
….Ciononostante il Cardinale Ravasi a cinquantanni dalla pubblicazione di quel libro scrive che “In realtà erano molti anche gli aspetti positivi, a partire proprio dal concetto di libertà che non può essere considerato solo in astratto ma nel suo esercizio concreto all’interno dei processi storici e socio-culturali, trasformandosi così in “liberazione””.
Eppure questa nuova teoria fin dall’inizio fu ben altro dal Cristianesimo secondo il Cardinale Ratzingerche si poneva e ci poneva un interrogativo: “cosa si possa e si debba fare” di fronte a questo fenomeno cosi devastante della “Teologia della Liberazione”….
Risulta evidente, infatti, contrariamente alle parole d’ordine che, ancora oggi, si fanno circolare anche nel mondo cattolico sul conto della teologia della liberazione, che:
  • non si trattava di un fenomeno religioso spontaneo, perché, se così fosse stato, sarebbe stato diverso da paese a paese ed avrebbe assunto caratteristiche diverse le une dalle altre a seconda delle situazioni politiche, economiche e sociali locali;
  • non nasceva da esigenze religiose e spirituali della cosiddetta base, in quanto la diffusione contemporanea, simultanea ed “a comando” di certi slogan e di certi leit-motiv univoci presupponeva, viceversa, una rete capillare di operatori pastorali, di attivisti, di organizzazioni e di mezzi finanziari di notevole entità;
  • non attecchì, esclusivamente in zone agricole e tra le popolazioni indie o sottosviluppate, ma viceversa con più virulenza nelle periferie dei grossi centri urbani, tra il proletariato più sindacalizzato e politicizzato.
In conclusione i due documenti della Congregazione per la Dottrina delle Fede del 1984 e del 1986, guidata allora dal cardinale Joseph Ratzinger, quando ne era Prefetto, rappresentano un richiamo, ancora oggi assai valido ed attuale, alla responsabilità dell’episcopato ed un invito a tutti quei cattolici, che continuano a sottovalutare i pericoli di questa teologia e giungono a riproporre la figura di Gustavo Gutierrez, il teologo peruviano come un punto di riferimento, “per il rigore e il calore del suo pensiero che è stato capace – come scrive il Cardinale Ravasi – di evitare certe derive socio-politiche, senza però edulcorare l’incidenza concreta della sua visione. Essa si basa, infatti, su una liberazione “integrale” (SIC!!!) perché compatta e unitaria è la persona umana e, quindi, la teologia esige di essere sempre incarnata e contestualizzata”.
                       RICCARDO PEDRIZZI  – Presidente Nazionale Comitato Scientifico UCID
 
(Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti)

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