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lunedì 5 agosto 2019

Dagli una spinta..!

Nel mezzo delle controversie dell’Istituto GPII, il Papa Emerito Benedetto XVI incontra Melina

Il Papa Emerito Benedetto XVI ha incontrato la scorsa settimana mons. Livio Melina, professore di teologia morale, recentemente licenziato presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma, nel mezzo delle controversie in corso sui recenti cambiamenti dell’Istituto.
Ce ne parla in questo articolo lo staff del Catholic News Agency. Eccolo nella mia traduzione.
Benedetto XVI incontra mons Livio Melina il 01 agosto 2019 nel mezzo delle controversie all'Istituto GPII
Benedetto XVI incontra mons Livio Melina il 01 agosto 2019 nel mezzo delle controversie all’Istituto GPII
 Il Papa Emerito Benedetto XVI ha incontrato la scorsa settimana un professore di teologia morale recentemente licenziato presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma, nel mezzo delle controversie in corso sui recenti cambiamenti dell’Istituto.
Benedetto XVI ha invitato monsignor Livio Melina a incontrarlo il 1° agosto, ha detto alla CNA una fonte vicina a Melina.
Il papa emerito “ha voluto ricevere il Prof. Mons. Livio Melina in un’udienza privata. Dopo una lunga discussione sui recenti avvenimenti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, ha concesso la sua benedizione, esprimendo la sua personale solidarietà e assicurandogli la sua vicinanza nella preghiera”.
Melina, che è stato presidente dell’Istituto Giovanni Paolo II dal 2006 al 2016, è stato licenziato dall’Istituto dopo la recente promulgazione di nuovi statuti, o regole di ordinamento, per la scuola di specializzazione, e la decisione di eliminare la cattedra di teologia morale che Melina deteneva.
I nuovi statuti sono stati richiesti per la prima volta nel 2017, quando papa Francesco annunciò che avrebbe rifondato legalmente l’Istituto e ne ampliò il curriculum accademico, da un focus alla teologia del matrimonio e della famiglia a un approccio che includerà lo studio della famiglia anche dal punto di vista delle scienze sociali.
Dopo l’approvazione dei nuovi statuti il mese scorso, studenti, alunni e docenti hanno espresso preoccupazione per il ruolo dei docenti nella nuova struttura di governo dell’istituto, per la riduzione dei corsi di teologia e l’eliminazione di alcune discipline teologiche, e per il licenziamento di alcuni docenti, tra cui Melina e padre Jose Noriega.
I membri della facoltà hanno detto alla CNA di non opporsi al desiderio del papa di ampliare la missione o l’approccio della scuola, ma di far presente che gli amministratori responsabili dell’attuazione di tale missione hanno agito in modo ingiusto.
Il Papa emerito ha una lunga storia di collaborazione con l’Istituto.
Benedetto XVI “ha sempre seguito da vicino il lavoro di Mons. Melina nella cattedra di teologia morale fondamentale”, ha detto al CNA  p. Juan José Pérez-Soba, professore di teologia pastorale e direttore della ricerca internazionale di teologia morale presso l’Istituto.
Pérez-Soba ha detto alla CNA che l’allora cardinale Joseph Ratzinger, poi eletto papa Benedetto XVI, scrisse nel 1998 per lodare il lavoro di Melina in teologia morale, e partecipò nel 2003 a un convegno sull’enciclica Veritatis splendor, organizzato dal dipartimento accademico di Melina presso l’Istituto Giovanni Paolo II.
“In quell’evento, il cardinale Ratzinger tenne una conferenza, successivamente pubblicata, in cui spiegava il rinnovamento della teologia morale dopo il Concilio Vaticano II. Secondo Ratzinger, Veritatis splendor era stato scritta per sviluppare tutte le potenzialità della visione morale del Vaticano II, in particolare della Gaudium et Spes. Veritatis splendor esprime una morale “non concepita come una serie di precetti”, ma come “il risultato di un incontro da cui derivano azioni morali corrispondenti””, ha aggiunto il sacerdote.
Il sacerdote ha spiegato che nella sua conferenza del 2003, il cardinale Ratzinger delineò un approccio alla morale “dove si vede che ‘l’affermazione dei comandamenti assoluti, che prescrivono ciò che è intrinsecamente malvagio, non significa sottomettersi alla schiavitù dei divieti, ma aprirsi al grande valore della vita, che è illuminata dal vero bene, questo è per amore di Dio stesso’”.
“Alla luce di questa importanza che Ratzinger ha dato alla morale fondamentale nell’Istituto, la soppressione della cattedra di morale fondamentale e il licenziamento di Livio Melina assumono una nuova luce”, ha detto il professore.
“Questo, insieme di cambiamenti, appare ora come una spinta a cambiare il paradigma morale. Sembra esserci il desiderio di scartare la morale oggettiva, che afferma la verità sul bene a cui l’uomo è chiamato, seguendo la Veritatis splendor. E sembra intenzionato ad aprire un processo di revisione di tutta la morale sessuale dal [punto di vista del] soggettivismo, a partire dallHumanae vitae“.
Pérez-Soba ha aggiunto che durante diverse visite all’Istituto durante il suo pontificato, Benedetto XVI ha parlato dell’importanza della scuola.
In un discorso del 2006, Benedetto “ha sottolineato due caratteristiche chiave della missione dell’Istituto: in primo luogo, insegnare come il matrimonio e la famiglia appartengono al nucleo centrale della verità sull’uomo e sul suo destino; e, in secondo luogo, mostrare che la rivelazione di Cristo assume e illumina la profondità dell’esperienza umana. L’enorme numero di famiglie che, avendo studiato all’Istituto, hanno partecipato a questa udienza, è stato un segno di grande fecondità pastorale nell’insegnamento di Giovanni Paolo II”, ha detto il sacerdote.
Più di 250 studenti e alunni dell’Istituto Giovanni Paolo II di Roma hanno firmato una lettera che esprime la loro preoccupazione per i nuovi statuti della scuola e per il licenziamento di Noriega e Melina. La lettera esprime la preoccupazione che gli studenti attuali non saranno in grado di completare i programmi accademici in cui sono attualmente iscritti, e che i licenziamenti di facoltà sono avvenuti senza un giusto processo.
Il 31 luglio p. Jose Granados, vicepresidente dell’Istituto, ha detto alla CNA che “l’identità dell’Istituto è seriamente minacciata“, e ha chiesto agli amministratori di riprendere la discussione con i membri della facoltà sull’approccio dell’implementazione dell’appello di Papa Francesco per un ampliamento della scuola.
Il Catholic Herald ha riferito il 2 agosto che gli amministratori dell’Istituto hanno detto a un giornalista che “l’Istituto rimane desideroso di dare risposte esaustive, ma chiede alcune settimane di tempo nel mese di agosto per formulare risposte adeguate”.

La rivoluzione all’Istituto GP II / Papa Ratzinger e un incontro significativo

    Benedetto XVI ha ricevuto il primo agosto monsignor Livio Melina, già presidente dell’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia dal 2006 al 2016 e poi docente di teologia morale, recentemente allontanato in seguito a una riorganizzazione che sta facendo discutere e che ha provocato anche una protesta degli studenti.
Ricordiamo che assieme a quello di Melina hanno suscitato scalpore altri licenziamenti, a partire da quelli di José Noriega, Maria Luisa Di Pietro, Przemyslaw Kwiatkowski, Vittorina Marini e Stanislaw Grigyel, filosofo polacco, amico di Karol Wojtyła e titolare di una cattedra intitolata proprio al pontefice santo.
Joseph Ratzinger conosce monsignor Melina da molti anni, fin da quando il futuro Benedetto XVI era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Il fatto di averlo ricevuto suona quindi come una riabilitazione di fronte a un provvedimento ingiusto.
Durante l’incontro, riferisce Aci Stampa, il papa emerito e Melina hanno discusso di ciò che sta avvenendo all’Istituto Giovanni Paolo II. In particolare Benedetto XVI ha tenuto a esprimere la sua “personale solidarietà” all’ecclesiastico che fu suo collaboratore, assicurando vicinanza e preghiera.
“Come dobbiamo interpretare questa foto?” chiedono all’attuale preside, monsignor Pierangelo Sequeri, gli studenti dell’Istituto Giovanni Paolo II nel loro sito, dove è possibile leggere anche una lettera da loro indirizzata ai nuovi vertici per chiedere spiegazioni.
A.M.V.

Mons. Paglia e l’affresco dai tratti omoerotici del duomo di Terni

La Risurrezione del Duomo di Terni fu dipinta nel 2007 dal pittore argentino Ricardo Cinalli su commissione dell’allora vescovo mons. Vincenzo Paglia, che vi figura, nudo, insieme ad un suo sacerdote.
A spiegare il dipinto è lo stesso Cinalli in questo breve video.

Rivoluzione all’istituto Giovanni Paolo II: si scatena l’attacco frontale a Giovanni Paolo II e alla sua eredità teologica. Così si condanna l’ermeneutica della continuità.

Dopo il Tweet shock del prete anti-Wojtyla (“insabbiò abusi e lussuria”), e l’attacco sul giornale dei vescovi “Avvenire” ai professori dell’Istituto (nemici di papa Francesco) arriva l’accusa del teologo progressista più in voga (e in carica in una Università Pontificia): “Istituto cortigiano, fondamentalista e ideologico!”
di Miguel Cuartero Samperi
 Karol Wojtyla non avrebbe mai immaginato che a mettere le mani sull’Istituto da lui fondato per approfondire gli studi teologici su matrimonio e famiglia alla luce dell’insegnamento di Humanae Vitae, Familiaris Consortio e Veritatis Splendor,sarebbe stato un suo successore sul Soglio Pontificio. Ma la nomina di mons. Vincenzo Paglia a Gran Cancelliere dopo i due Sinodi sulla Famiglia e la pubblicazione di Amoris Laetitia, non faceva presagire nulla di buono sul futuro dell’Istituto. Per questo chi si sorprende delle recenti decisioni dei nuovi vertici dopo la pubblicazione dei nuovi Statuti (licenziamenti eccellenti, drastica riduzione della teologia morale, accentramento di potere, aggiunta di nuove materie e nuovi professori lontani dallo spirito e dalla vocazione originaria dell’Istituto) pecca di ignoranza o di ingenuità. In ballo c’è molto di più di un, pur prestigioso, polo accademico. Ciò che è in ballo è l’eredità teologica di Paolo VI, di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sulla morale, sulla sessualità, il matrimonio e la famiglia.
Come sottolinea Matteo Matzuzzi su Il Foglio la guerra contro Giovanni Paolo II  “non è solo questione di istituti soppressi o riformati”, ma – canonizzato Wojtyla – “la battaglia è tra chi vuole salvarne l’eredità e chi la vuole archiviare in nome dello spirito del tempo”. In un puntuale articolo – sempre pubblicato su Il Foglio, che si è largamente occupato della vicenda – Luca dal Pozzo riprende lo storico discorso che Giovanni Paolo II rivolse ai giovani nel 1985 durante la sua visita in Olanda. Di fronte alle perplessità e alle accuse di “arretratezza” (in modo particolare nel campo della morale sessuale), Wojtyla ricordò ai ragazzi che “il Vangelo ci presenta un Cristo molto esigente che invita alla radicale conversione del cuore” e che se “se oggi la Chiesa dice delle cose che non piacciono, è perché essa sente l’obbligo di farlo. Essa lo fa per dovere di lealtà […]. Per questo il papa esortava i giovani: “amate Cristo e accetterete le esigenze che la Chiesa in nome suo vi pone […]. Il rigore del precetto e la gioia del cuore possono conciliarsi perfettamente fra loro, se la persona che agisce è mossa dall’amore ”.
Ciò che Wojtyla affermava in senso generale sul Vangelo e sulla radicalità del suo messaggio, vale nel particolare nel campo della morale sessuale e famigliare che include argomenti seri e decisivi come l’adulterio, l’uso degli anticoncezionali, l’aborto, i rapporti sessuali matrimoniali ed extra-matrimoniali, le relazioni e i rapporti omosessuali.
Un discorso necessario oggi – e ha fatto bene Dal Pozzo a riproporlo – non tanto per i giovani, ma per i teologi e giornalisti cattolici che – accecati da un certo prurito di aggiornamento – applaudono ogni novità e apertura, anche nella direzione di un “permissivismo” sessuale mentre dispensano odio e rancore (ma, sia ben inteso, sempre in nome della misericordia)  contro la tradizione e chi ne rispetti e ne difenda le plurisecolari istanze in campo morale. La battaglia sull’Istituto Giovanni Paolo II (vinta senza appello da mons. Paglia con la complicità di p. Sequeri) non è dunque altro che una delle tappe di una guerra al passato e ai cosiddetti conservatori “nemici di Francesco”, “tradizionalisti” e “anti-concilio”…
«Guai ai vinti», dunque, che – a detta dell’ex-preside J. Granados – che ora guardano affranti il nuovo istituto in mano a chi li detestava e da anni aspettava questa resa dei conti. «Sono più di dieci anni che bisognava mettere mano ai programmi di studi, con una teologia del matrimonio tutta sbilanciata sulla morale e la bioetica» afferma su twitter un certo sig. Greco, una dichiarazione che, seppur semplicistica e priva di rigore accademico (cosa significhi “sbilanciata sulla morale” non ci è dato di sapere) è stata condivisa dal prof. Gilfredo Marengo docente di Antropologia Teologica (ovviamente) ri-confermato nell’incarico dalle autorità accademiche del nuovo istituto. Il fatto che poi il signor Greco aggiunga «non scambio opinioni sugli ordinamenti delle facoltà di teologia con chi non ha almeno il primo grado accademico del baccalaureato» la dice lunga sulla parresia in cui si sta svolgendo il “dibattito” tra addetti ai lavori e simpatizzanti: all’insegna del dialogo e della misericordia.
Ciò che provoca dolore e sconforto vedere tra gli “sconfitti” il santo papa polacco contro cui oggi si concentrano le accuse mentre, defunti i suoi più fidati collaboratori (i cardinali Caffarra e Sgreccia), viene smontata un’opera a cui si dedicò personalmente con estrema cura e molta fatica.
L’attacco a Wojtyla passa sui social dove in queste ore si scatenano senza pudore accuse frontali anche da parte di preti e teologi. Scioccante è a questo proposito la presa di posizione di don Alessio Leggiero, un sacerdote campano della diocesi di Teano, molto attivo sui social, che accusa san Giovanni Paolo II di gravissimi delitti come “insabbiare lussuria e pedofilia”, mentre minaccia chi critica l’operato di mons. Paglia nei confronti dell’Istituto GP2 di vendicarsi “sbizzarrendosi” contro Benedetto XVI e il suo “imprudente segretario”. Parole dure, che a qualunque altro sacerdote – in altri tempi – sarebbero bastate per ottenere, per lo meno, un richiamo dal proprio vescovo. Se questo significa essere fedeli a papa Francesco lo giudichi il lettore…
Sulle pagine di Avvenire, il giornale della Conferenza Episcopale Italiana, si scatena il caporedattore Luciano Moia, incaricato dal Direttore del giornale di rispondere a L. Melina, l’ex Preside ora licenziato da Paglia e Sequeri con motivazioni “inconsistenti” (p. José Granados). Sollecitato da mons Melina che chiede rispetto e lamenta “calunnie” e “diffamazioni” che sul suo conto comparse su Avvenire, Moia aumenta la dose accusando Melina e gli altri professori di “minimizzare la svolta di Papa Francesco” e, con scritti e conferenze, di rappresentare una frangia di opposizione alla svolta pastorale targata Amoris Laetitia“. Un’analisi mirata di testi e parole pronunciate dai suddetti professori negli ultimi sei anni offre al giornalista di Avvenire l’occasione per sentenziare il severo giudizio di insubordinazione e irriverenza nei confronti del magistero papale e di motivare così il loro licenziamento dal mondo accademico. Una  motivazione che non corrisponde a quella ufficiale (che adduce motivi di cattedre soppresse e di doppi incarichi incompatibili) ma che sembra – a ragion del vero – l’unica capace di spiegare i licenziamenti di professori-simbolo come Melina e Noriega.
Eppure nel libro intervista “Ho scommesso sulla verità” (Solferino 2018), interpellato sull’argomento il card. Scola smentì prudentemente un’azione di rivalsa contro l’Istituto «non adeguatamente aperto a una nuova visione della famiglia e  alle nuove pratiche pastorali»: «Questa, in effetti è l’interpretazione più diffusa dai mass media, ma non credo sia la più corretta. Certo, so bene che in occasione delle due assemblee sinodali sulla famiglia era emersa una forte dialettica tra alcuni docenti dell’Istituto e i sostenitori di un approccio considerato più pastorale al matrimonio e alla famiglia. Non mi risulta tuttavia che l’eccellente lavoro svolto dall’Istituto a livello internazionale sia stato misconosciuto. Tanto è vero che tutti i docenti (sic!), a partire dagli ordinari di cattedra, sono stati riconfermati» (pp. 152-153). Così rispose il cardinale nel 2018, ex preside dell’Istituto. Si sarà ricreduto?
Tuttavia non si può parlare di insubordinazione al Sommo Pontefice senza citare il professore Andrea Grillo del Pontificio Istituto sant’Anselmo di Roma (dove evidentemente non sono in vigore le epurazioni per insubordinazione al Pontefice), un teologo balzato agli onori delle cronache per la sua dichiarata e vigorosa opposizione al papa emerito Benedetto XVI. Grillo sferza la sua penna (o meglio la sua tastiera) contro i professori dell’Istituto Giovanni Paolo II rei di aver promosso, per quasi 40 anni, una «lettura fondamentalistica e integralistica della tradizione matrimoniale e familiare» rimanendo «all’interno di una lettura “antimoderna” della tradizione, alimentata dai fantasmi della lotta frontale alla cultura liberale». Un anti-modernismo risorto, dopo la felice pausa dell’immediato post-concilio, grazie a (o meglio, per colpa di) Giovanni Paolo II con la sua Familiaris Consortio e la fondazione dell’Istituto. Secondo il teologo Grillo (il cui cognome ricorda, paradossalmente, la collodiana “coscienza morale”, da lui reinterpretata ad libitum e non più come imperativo vincolante per il soggetto secondo la dottrina -“fondamentalista”?- della Chiesa Cattolica), secondo Grillo – dicevamo – l’Istituto è stato fino ad oggi una fucina del pensiero reazionario, ideologico, con parametri “ottocenteschi”, “spirito cortigiano”, diffondendo “una serie di barriere, di divieti, di blocchi, di ostacoli”. Con l’avvento di papa Francesco, i professori ora (finalmente) allontanati sono diventati acerrimi “detrattori” dello “sviluppo” nella dottrina e nella pastorale matrimoniale voluto dal papa argentino. Anche l’articolo di Grillo è stato ritwittato – e quindi condiviso – senza commenti dal prof. Marengo, docente (lo ripetiamo) confermato da mons. Paglia per il prossimo anno accademico ormai alle porte.
Si tratta di uno scontro duro e sanguinoso, che non risparmia Pontefici defunti o emeriti, che porta alla luce e svela i “desideri di molti cuori”. Una scontro che riguarda, non una singola cattedra o un singolo istituto, ma la missione stessa della Chiesa di fronte al mondo, la fedeltà al messaggio di cui essa è custode e non padrona, di quella verità di cui è depositaria e che non ha diritto (ne la missione) di modellare a misura dell’uomo di qualsivoglia periodo storico. Come affermava padre Pio a proposito di Humanae Vitae(documento sul quale si concentra, in grande parte, la diatriba teologica) in una lettera inviata al papa Paolo VI il 12 settembre del 1968, ciò che è in ballo è la custodia, la trasmissione e la difesa dei quella “eterna verità, che mai si cambia col mutar dei tempi”.


Agostino Maria Greco


Alessio Leggiero 1

Alessio Leggiero 2

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