La concretezza cristiana contro i deliri ideologici. Le ideologie mentono? La storia è il teatro dello scontro incessante tra filosofie che diventano ideologie e che vogliono imporsi: Marx fu il teorico di una delle più funeste di Francesco Lamendola
Chi è capace di vedere l’uomo in tutta la sua completezza, in tutta la sua intrinseca verità? Dalla risposta a questa domanda scaturisce la lotta tra le diverse filosofie, che, in quanto lotta, trasforma le filosofie in ideologie, cioè in qualcosa di rigido, di dottrinario, d’impositivo e di totalitario, il che rende facile e quasi naturale il loro passaggio dal terreno delle idee a quello delle armi. La storia, specialmente la storia moderna, è il teatro dello scontro incessante tra filosofie che diventano ideologie e che vogliono imporsi, e imporre la loro visione del mondo a tutti gi uomini, trasformando la libera ricerca del pensiero in una gabbia per imprigionare le società e i popoli. Il teorico di una delle più funeste fra esse, Karl Marx, diceva apertamente che è tempo di lasciar perdere le filosofie che vogliono comprendere il mondo, perché il compito dei filosofi – e intendeva, modestamente, se stesso – non è quello di comprenderlo, di cambiarlo.
E in questo pensiero c’è tutta la violenza di un pensiero che si fa militante, che si fa verità assoluta e che intende imporsi, con le buone o con le cattive, anche a chi non lo condivide. Non siamo più sul terreno delle idee, siamo sul terreno della guerra. La cosiddetta Grande Rivoluzione Culturale cinese, lanciata da Mao Zedong nel 1966, nonostante il vocabolo “culturale” che fa pensare a qualcosa d’intellettuale e di simpatico (gli intellettuali hanno sempre avuto un debole per i rivoluzionari) è costata milioni di morti, compresi i molti suicidi di cittadini comuni e padri di famiglia, sottoposti a sevizie fisiche e psicologiche d’ogni genere, allo scopo di “rieducarli”.
Tutte le ideologie giungono al punto di consumare un tradimento radicale nei confronti dell’uomo, benché tutte proclamino a gran voce che il loro unico fine è quello di renderlo libero!
Ora, la caratteristica delle filosofie che si trasformano, nel calor bianco della lotta politica e sociale, in ideologie, è quella di “specializzarsi” nel perseguire il loro fine, che è quello d’imporsi sulle altre e travolgere le forze che si oppongono loro, il che le rende sempre più adatte alla conquista del potere ma sempre meno adatte alla vera comprensione dell’uomo. Per comprendere davvero l’uomo è necessario vederlo nella sua totalità: vedere in lui solo alcuni aspetti, riconoscere solo alcuni suoi bisogni, incoraggiarlo solo in una certa dimensione, a dispetto delle altre, vale a dire sacrificando la sua libertà, significa tradirlo: e infatti tutte le ideologie giungono al punto di consumare un tradimento radicale nei confronti dell’uomo, benché tutte proclamino a gran voce che il loro unico fine è quello di renderlo libero, di renderlo felice, di consentirgli di attuare la sua piena e definitiva realizzazione. Non è qualunquismo, pertanto, ma un giudizio spassionato e ragionato, confermato da mille fatti, che tutte le ideologie mentono: mentono per necessità e non per accidente. L’uomo integrale sfugge alle loro ricette, ai loro schemi brutali: l’ideologia, per definizione, opera una brutale riduzione dell’uomo, una semplificazione arbitraria, amputa ciò che di lui non si adatta ad essa e gonfia a dismisura ciò che le si addice. Da ciò si vede che l’ideologia pretende di rifare l’uomo, imponendogli i propri criteri e i propri valori: non si è mai vista un’ideologia che abbia l’umiltà e la pazienza di ascoltare l’uomo e di mettersi a sua disposizione, per andargli incontro in ciò che gli è necessario.
Il teorico di una delle più funeste ideologie, Karl Marx, diceva apertamente che è tempo di lasciar perdere le filosofie che vogliono comprendere il mondo, perché il compito dei filosofi – e intendeva, modestamente, se stesso – non è quello di comprenderlo ma di cambiarlo!
La sola filosofia che faccia questo è quella cristiana: e infatti il cristianesimo non è mai diventato ideologia; o, se talvolta ciò è accaduto, si è trattato di settori degenerati della Chiesa e di gruppi o individui che si dicevano cristiani, ma che si erano di fatto allontanati dal vero cristianesimo, cioè dal Vangelo di Gesù Cristo. Tutte le altre filosofie della storia si sono trasformate in ideologie, comprese alcune religioni, come l’islamismo, che di religioso hanno ben poco, essendo in realtà ideologie politiche mascherate da fedi religiose. E quando si parla di ideologie negatrici della vera realtà umana, e perciò prevaricatrici nei confronti dell’uomo, subito si pensa ai totalitarismi; ma bisogna riflettere che tutte le ideologie sono potenzialmente totalitarie e che a questa regola non fa eccezione l’ideologia democratica, la quale, giunta al potere, si serve di strategie di controllo e di dominio assai più sottili e sfumate, ma non certo meno efficienti ed efficaci, di quelle dei totalitarismi classici, come il comunismo e il nazismo.
Tutte le ideologie sono potenzialmente totalitarie e a questa regola non fa eccezione l’ideologia democratica, la quale, giunta al potere, si serve di strategie di controllo e di dominio assai più sottili e sfumate, ma non certo meno efficienti ed efficaci, di quelle dei totalitarismi classici, come il comunismo e il nazismo!
E tuttavia, sorge spontanea la domanda: lo sanno, le ideologie, di mentire? I loro seguaci sono consapevoli di prestarsi ad una mistificazione? Si rendono conto che l’uomo concreto è altra cosa dall’uomo del quale esse si proclamano liberatrici? Sono domande scomode e scabrose, perché tendono a mettere a nudo non solo la falsità delle ideologie, ma anche la malafede degli ideologi e, per giunta, una cosa ancor più degradante, se possibile, presente nelle masse che si fanno irretire: il conformismo rivoluzionario. Tutte le ideologie si professano rivoluzionarie (o controrivoluzionarie, il che è lo stesso), tutte fanno appello all’energia, alla forza di volontà, al progetto di un grande cambiamento, ovviamente in termini positivi, della società, per offrire all’uomo condizioni di vita più umane; ma tutte mentono, per cui è inevitabile la conclusione che la grande maggioranza dei loro seguaci siano coscienti di recitare una parte, di adeguarsi a una commedia (a una tragicommedia, per la precisione): ma guai a togliere loro il velo che nasconde la loro vergogna, guai a metterle di fronte all’ipocrisia e alla malafede che si annidano nei loro slogan, nei loro gesti, nei discorsi che ripetono in maniera monotona, ossessiva, forse più per convincere se stessi che gli altri. E il bello è che sono proprio le ideologie, menzognere per definizione e per costituzione, ad accusare di mendacio la sola visione dell’uomo che non è menzognera, perché riconosce l’uomo per quel che è, coi suoi veri bisogni e con le sue giuste aspirazioni: quella cristiana. Tutte le ideologie, di sinistra e di destra, accusano il cristianesimo di non vedere l’uomo concreto, l‘uomo che ha fame, l’uomo che ha delle necessità materiali oltre che spirituali; lo accusano di sostituire all’immagine viva dell’uomo un’immagine artificiale, scaturita da una vera e propria alienazione, da uno slittamento dei suoi bisogni vitali da questo mondo all’altro mondo, dalla sfera terrena alla sfera ultraterrena. Per tute le ideologie dell’immanenza, e anche per quelle della trascendenza, ma incentrata ancora sull’uomo, il cristianesimo è incapace di vedere l’uomo per quel che è, ignora le sue necessità; mentre è vero l’esatto contrario, che sono esse a ignorare chi sia l’uomo e a negargli perfino il diritto di coltivare le sue più alte aspirazioni.
Scriveva René Coste nel suo libro L’amore che cambia il mondo. Per una teologia della carità (titolo originale: L’Amour qui change le Monde. Théologie de la Carité, SOS Editions, 1981; tradizione dal francese s. n., Roma, Città Nuova, 1983, pp. 129-130):
Se c’è, peraltro, un punto sul quale le IDEOLOGIE più contraddittorie sono d’accordo, è appunto nel rimproverare al cristianesimo di concepire un uomo astratto e irreale. L’uomo cristiano, diranno volentieri, ha forse un volto attraente, ma ha anche mani e piedi? A forza di preoccuparsi della Salvezza (nell’Aldilà), non dimentica l’esistenza storica, la realtà e i bisogni della vita quotidiana e non corre il rischio di diventare così strumento incosciente, con il suo angelismo, di coloro che sanno molto bene manipolare le realtà terrene a proprio profitto? In altri termini a forza di mettere l’accento sull’anima, non arriva a dimenticare che è anche corpo e, quindi, a svalutare, per esempio, la sessualità o a non rendersi conto seriamente dello sfruttamento e dell’oppressione di cui sono vittime tanti esseri umani? Quante volte questa obiezione è stata formulata, specialmente da parte marxista! Altrettanto, d’altronde da parte dell’ideologia liberale, riguardo alla sessualità e alla libertà.
Tutte le ideologie, di sinistra e di destra, accusano il cristianesimo di non vedere l’uomo concreto, l‘uomo che ha fame, l’uomo che ha delle necessità materiali oltre che spirituali!
Il grave rimprovero che il marxismo fa al cristianesimo, è di non vedere il carattere determinante dell’appartenenza di classe, e, di conseguenza, di disconoscere il carattere primordiale della lotta di classe e della rivoluzione in favore delle classi oppresse. L’ideologia liberale l’accusa di attaccare troppo facilmente il Profitto come motore del progresso sociale e di prestare un orecchio troppo attento alle rivendicazioni degli insoddisfatti. Le ideologie di tipo razzista, nazionalista statalista gli rimproverano di contestare il primato della Razza, della Nazione e dello Stato. Quando cerca di umanizzare la guerra, non avendo potuto salvare la pace, la scienza militare gli obietta, con Clausewitz, che “in una faccenda pericolosa come la guerra, gli errori dovuti alla bontà d’animo sono appunto la cosa peggiore”. In ogni caso, sempre si rimprovera al cristianesimo di non rispondere ai bisogni reali dell’uomo concreto. Non dovrebbe lasciarsi impressionare, il cristianesimo, da una simile unanimità del fronte ideologico?
Si sono lasciati sedurre anche troppo molti cristiani, che sono divenuti partigiani ad oltranza della Lotta di classe, della Rivoluzione, del Nazionalismo, della Sicurezza nazionale o della Ragione di Stato, della Guerra con tutti i mezzi o anche del Profitto e del Sesso. Ma un autentico discernimento opporrà ai critici della concezione cristiana dell’uomo che tutte queste affermazioni assolute conducono tanto alla manipolazione delle masse e all’oppressione dell’uomo concreto, che a una ricerca egoistica di godimento che lascerà sempre insoddisfatti. Quando il cristianesimo sa operare tale discernimento e scoprire le implicazioni concrete delle proprie affermazioni, ha il diritto, al contrario, di obiettare ad altri di avere una concezione astratta dell’uomo.
Ascoltiamo Solženicyn: “L’ideologia! Essa porta la richiesta giustificazione alla scelleratezza, la lunga fermezza necessaria agli scellerati. La teoria sociale aiuta lo scellerato a giustificare i suoi atti agli occhi propri e a quelli altrui, per sentirsi rivolgere non rimproveri o maledizioni, ma lodi e manifestazioni di rispetto. Così gli inquisitori si appoggiarono sul cristianesimo, i conquistatori sull’esaltazione della patria, i colonizzatori sulla civiltà, i nazisti sulla razza, o giacobini (di ieri e di oggi) sull’uguaglianza, la fraternità e la felicità delle generazioni future. L’ideologia ha dato al XX secolo di sperimentare la scelleratezza su scala di milioni. Come, in queste condizioni, avremo l’audacia di ripetere con insistenza che non esistono scellerati? Chi allora ha soppresso quei milioni di uomini? Senza scellerati, non ci sarebbe stato l‘Arcipelago [Gulag]”. Chi oserebbe contestare la sostanziale esattezza di questa diagnosi? L’ideologia è troppo spesso un’astrazione per giustificare la permanenza al potere, o la conquista del potere, da parte di un’oligarchia. In realtà, la copertura di interessi di parte molto concreti. Si comprende la protesta di un personaggio di un romanzo russo contemporaneo: “Non voglio immolarmi a quel dio terribile che si chiama società futura!”.
L’uomo non può redimersi da sé! Sulla terra, l’uomo è solo un pellegrino: quel che cerca davvero è oltre l’orizzonte fisico!
La concretezza cristiana contro i deliri ideologici
di Francesco Lamendola
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