I Cardinali fermino le ingerenze sul papato
Gli Usa vogliono fare dimettere il Papa. A dirlo non sono i soliti tradizionalisti spocchiosi che, tacciati di complottismo, imputano le dimissioni di Benedetto XVI alle pressioni di prelati vicini ad Obama, ma la grande stampa internazionale che paventa una congiura per fare dimettere Bergoglio. Capofila di chi grida al complotto è “La Croix”, il quotidiano cattolico francese.
Posto che tracce di questo complotto in realtà non se ne vedono, mentre di quello per far dimettere il predecessore ce ne sono molte, sembra ormai chiaro che la Chiesa cattolica sia al centro di tentativi, neanche troppo celati, di ingerenza da parte del potere politico. Gli Stati Uniti, a quanto sembra, sono molto interessati a controllare il conclave e, come spesso fanno con i governi italiani, al cambio di inquilino della Casa Bianca cambiano anche le direzioni delle pressioni. Dunque Obama avrebbe spinto per il progressista Bergoglio, mentre Trump starebbe spingendo per un regime change, atto a porre sul Soglio di Pietro un pontefice più conservatore.
Certamente, queste cose si sono sempre fatte. In epoche remote il Papa era eletto a suon di legnate fra le famiglie nobili romane e, fino a tempi recenti, i sovrani cattolici potevano porre un veto su candidati al pontificato non graditi. San Pio X, nel 1903, venne eletto proprio così. All’apertura del Conclave venne data notizia che il candidato più gettonato, il cardinale Segretario di Stato Rampolla, aveva il veto di Francesco Giuseppe che lo riteneva troppo vicino alla Francia. Il nuovo Papa, Pio X, appena eletto eliminò questo privilegio. D’altronde i sovrani cattolici non erano più tanto cattolici e, di lì a poco, non sarebbero più neanche stati sovrani.
Le ingerenze non finirono certo lì. Il cardinale di Genova, Giuseppe Siri, nel 1958 era papabile e, stando al solito complottismo, addirittura sarebbe stato eletto papa. In effetti una fumata bianca sospetta ci fu, subito ingrigita e negata. Eppure Siri non fu papa, perché, si tramanda, inviso all’Unione Sovietica che avrebbe risposto ad una sua elezione con un irrigidimento delle persecuzioni ai danni dei cattolici. Questo caso rimane un giallo, su cui saltò fuori anche un rapporto dell’FBI.
Per questo, alla notizia di un interessamento del politicante di turno per far dimettere Bergoglio, non ci si deve scandalizzare come verginelle. La religione rimane per molti un “Instrumentum Regni” e Putin ne sa qualcosa. Il problema è che, mentre in passato la questione era strettamente politica, oggi l’ingerenza riguarda anche un tentativo di cambiare l’agenda spirituale, introducendo germi estranei nel Corpo Mistico. Se l’attuale pontificato è impropriamente spostato “a sinistra” e, non abbiamo timore di dirlo, sta formulando un magistero francamente inaccettabile che sembra in procinto di sfociare nel culto degli alberi, non è comunque accettabile che venga eletto un Papa più conservatore che si porti come corollario l’idea strampalata, formulata in alcuni Think Tank statunitensi, che il libero mercato sarebbe un dono di Dio o che, alla bisogna, appoggi imprese militari sulla base dell’esportazione della democrazia. Per la cronaca, l’inizio della campagna d’odio di tanta stampa Usa contro la Chiesa Cattolica e Giovanni Paolo II fu dovuta proprio alla posizione contraria di quest’ultimo rispetto alla guerra in Irak.
Purtroppo la gerarchia di cardinali e vescovi al momento sembra affaccendata, più che nella cura delle anime, nel trovare appoggi esterni per prendere in mano la cassaforte. Se si fermassero a pensare, capirebbero che sarebbero molto più forti se resistessero ai desiderata di questo o quel governante che prova ad entrare loro in casa. Far dimettere un papa per pressioni esterne non è mai sano, fosse Ratzinger o Bergoglio, perché porta la Chiesa ad essere in balìa dei venti stagionali. Purtroppo però, qui forse sta l’attacco del Nemico: qualcuno fra i sacri palazzi è montato un po’ troppo in superbia.
Certamente, queste cose si sono sempre fatte. In epoche remote il Papa era eletto a suon di legnate fra le famiglie nobili romane e, fino a tempi recenti, i sovrani cattolici potevano porre un veto su candidati al pontificato non graditi. San Pio X, nel 1903, venne eletto proprio così. All’apertura del Conclave venne data notizia che il candidato più gettonato, il cardinale Segretario di Stato Rampolla, aveva il veto di Francesco Giuseppe che lo riteneva troppo vicino alla Francia. Il nuovo Papa, Pio X, appena eletto eliminò questo privilegio. D’altronde i sovrani cattolici non erano più tanto cattolici e, di lì a poco, non sarebbero più neanche stati sovrani.
Le ingerenze non finirono certo lì. Il cardinale di Genova, Giuseppe Siri, nel 1958 era papabile e, stando al solito complottismo, addirittura sarebbe stato eletto papa. In effetti una fumata bianca sospetta ci fu, subito ingrigita e negata. Eppure Siri non fu papa, perché, si tramanda, inviso all’Unione Sovietica che avrebbe risposto ad una sua elezione con un irrigidimento delle persecuzioni ai danni dei cattolici. Questo caso rimane un giallo, su cui saltò fuori anche un rapporto dell’FBI.
Per questo, alla notizia di un interessamento del politicante di turno per far dimettere Bergoglio, non ci si deve scandalizzare come verginelle. La religione rimane per molti un “Instrumentum Regni” e Putin ne sa qualcosa. Il problema è che, mentre in passato la questione era strettamente politica, oggi l’ingerenza riguarda anche un tentativo di cambiare l’agenda spirituale, introducendo germi estranei nel Corpo Mistico. Se l’attuale pontificato è impropriamente spostato “a sinistra” e, non abbiamo timore di dirlo, sta formulando un magistero francamente inaccettabile che sembra in procinto di sfociare nel culto degli alberi, non è comunque accettabile che venga eletto un Papa più conservatore che si porti come corollario l’idea strampalata, formulata in alcuni Think Tank statunitensi, che il libero mercato sarebbe un dono di Dio o che, alla bisogna, appoggi imprese militari sulla base dell’esportazione della democrazia. Per la cronaca, l’inizio della campagna d’odio di tanta stampa Usa contro la Chiesa Cattolica e Giovanni Paolo II fu dovuta proprio alla posizione contraria di quest’ultimo rispetto alla guerra in Irak.
Purtroppo la gerarchia di cardinali e vescovi al momento sembra affaccendata, più che nella cura delle anime, nel trovare appoggi esterni per prendere in mano la cassaforte. Se si fermassero a pensare, capirebbero che sarebbero molto più forti se resistessero ai desiderata di questo o quel governante che prova ad entrare loro in casa. Far dimettere un papa per pressioni esterne non è mai sano, fosse Ratzinger o Bergoglio, perché porta la Chiesa ad essere in balìa dei venti stagionali. Purtroppo però, qui forse sta l’attacco del Nemico: qualcuno fra i sacri palazzi è montato un po’ troppo in superbia.
di Francesco Filipazzi
(da Barbadillo.it)
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