PATENTI DI CRISTIANESIMO
Il Matteo buono e quello cattivo, la scelta di Avvenire
I richiami religiosi di Matteo Salvini, martedì pomeriggio in Senato sono stati condannati, la citazione del Vangelo secondo Matteo da parte dell'altro Matteo (Renzi) è stata invece molto apprezzata dal quotidiano dei vescovi italiani. Perché quel che conta è solo la linea sull'immigrazione, ormai nuovo e unico principio non negoziabile.
I richiami religiosi di Matteo Salvini, martedì pomeriggio in Senato, non hanno infastidito solamente i parlamentari di centrosinistra, i quali, come si rilevava ieri, solo al sentir nominare il Cuore Immacolato di Maria hanno preso a strepitare in quella che a molti è parsa una temporanea mancanza di lucidità, un istintivo quanto inquietante rigetto per il sacro che solo una supercazzola di mascettiana memoria potrebbe spacciare per amore per la laicità.
Tuttavia, dicevamo, la scelta del leader leghista di estrarre il rosario durante l’intervento del premier dimissionario Giuseppe Conte e poi, in replica, di citare san Giovanni Paolo II non è dispiaciuta solo al Pd: ha fatto letteralmente imbufalire, ancora una volta, pure Avvenire, giornale dei vescovi che, per la verità in buona compagnia, ha da tempo elevato Salvini a propria ossessione. Ora, fin qui tutto più o meno normale. Non è difatti un mistero quale sia la posizione di certo mondo cattolico, incluso questo quotidiano, rispetto sia alla linea tenuta dalla Lega sull’immigrazione sia alla condivisione pubblica della fede a cui si preferisce una privatizzazione del credo che, alla prova dei fatti, fa tragicamente rima con irrilevanza.
Dunque, ci si potrebbe ora chiedere, dov’è la notizia? La notizia è nell’articolo di ieri firmato da Mimmo Muolo e intitolato «Rosario, Vangelo e Giovanni Paolo II tirati in ballo a sproposito». Un titolo che fa presagire l’ennesima tirata d’orecchi a Salvini, cosa effettivamente presente in un pezzo che denuncia l’«ennesimo uso improprio dei simboli religiosi, ridotti a meri oggetti, quasi dei portafortuna». Il bello però, come ammonisce l’antica saggezza dei latini, arriva nel finale. Dulcis in fundo, esaurite le parole di rimprovero all’ex Ministro dell’Interno, l’articolo del vaticanista di Avvenire si chiude infatti con queste parole, che pare il caso di riportare integralmente tanto sono sbalorditive: «Matteo Renzi, invece, nel suo intervento, è andato nel merito di un riferimento coerente al Vangelo: “Salvini legga il Vangelo, ovviamente secondo Matteo, quando dice "avevo freddo e mi avete accolto, avevo fame e mi avete dato da mangiare". Se crede in quei valori, faccia sbarcare quelle persone che sono ferme, ancora adesso, ostaggio di una politica vergognosa”».
Un finale pirotecnico con cui il quotidiano dei vescovi afferma in realtà non una bensì tre cose, fra l’altro una più grave dell’altra. La prima: non è poi così sbagliato rifarsi pubblicamente al cristianesimo, basta farlo come si deve. E quindi come? Seconda, sconcertante rivelazione: citando il Vangelo come lasciapassare per l’immigrazione clandestina. Ne consegue come invece tutto il resto, a partire dal Catechismo della Chiesa cattolica, che come noto offre una lettura poco mielosa e molto realistica dei fenomeni migratori, possa essere messo in soffitta. Anzi, prima lo si archivia meglio è.
Infine, la terza indicazione che traspare dall’articolo è che, politicamente parlando, Matteo non è poi un così brutto nome. Non, almeno, se seguito da un cognome di cinque lettere che inizi con la «r» terminando con la «i». E pazienza se si tratta della stessa persona grazie al cui partito ed esecutivo si è non solo votato, ma pure promosso il divorzio breve (l’opposto di Matteo 19,3-6, a proposito di Vangelo), le unioni civili (frutto dell’«invidia del Demonio», secondo l’allora cardinale Bergoglio) e, tramite il biotestamento, l’eutanasia omissiva, ossia l’esatto contrario del Quinto comandamento. Acqua passata, pare di capire, agli occhi di un certo mondo cattolico che ora non simpatizza, ma tifa proprio apertamente per un governo che veda il Pd sotto l’influenza renziana nuovamente in sella. Il che, oltre ad alimentare comprensibile sconcerto, testimonia che non è affatto vero che i principi non negoziabili tanto cari a papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI siano scomparsi.
Semplicemente, sono stati rimpiazzati da nuovi principi non negoziabili, che sono rispettivamente l’apertura dei porti alle Ong, l’antileghismo e più in generale l’antisovranismo di cui è un noto esponente padre Antonio Spadaro, il quale ci si è soffermato anche ieri quando, intervistato su Repubblica, ha lamentato che «oggi vediamo che le forze sovraniste hanno bisogno di fondarsi anche sulla religione per imporsi». Questi nuovi principi non negoziabili, chiaramente, non sono casuali ma a beneficio e gloria di Santa madre Unione Europea. Bene, si fa per dire: dal pianeta Terra, che ormai somiglia tanto a Marte, anche per oggi è tutto.
Giuliano Guzzo
http://www.lanuovabq.it/it/il-matteo-buono-e-quello-cattivo-la-scelta-di-avvenire
SUPER EX CI CONSOLA SU PADRE ANTONIO SPADARO, IL PAVONCINO DI DIO…
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, troll e sbirciatori di nascosto oltre i Muri dei blocchi, dopol’articolo di ieri su Antonio Spadaro, sj, e le sue avventure e disavventure nel web (“Questo è un mondo grande e terribile”, diceva il Lama a Kim…) ci ha scritto Super Ex per consolarci nella nostra afflizione di non essere più nelle grazie del Direttore de La Civiltà Cattolica. È una lettera breve, ma densa di riferimenti, e molto, ma molto illuminante sulla personalità dell’interessato. Soprattutto raccomando di aprire i link per vedere quantum mutatur ab illo….Buona lettura.
Caro Tosatti, Lei non deve prendersela con padre Antonio Spadaro, il gesuita che sussurra al Bergoglio. Non lo deve fare per il semplice fatto che pochi anni fa non eravate molto distanti, e fra pochi anni potreste tornare “amici”! Lei deve solo avere tanta cristiana pazienza. Un giorno, vedrà, la Chiesa uscirà da questo incubo e Spadaro diventerà un collaboratore fisso del quotidiano La Verità.
Si stupisce?
Non deve, si ricordi che il padre amava farsi ospitare, in epoca ratzingeriana, sul quotidiano Il Foglio, di Giuliano Ferrara: il quotidiano teocon, ricorda? Il più filo americano che esistesse? Il più agguerrito sui principi non negoziabili! Un quotidiano politicamente molto molto vicino a Silvio Berlusconi, allora in auge…
Pensi che sul quel quotidiano, per esempio, diceva il contrario di quanto afferma oggi il generale dei Gesuiti: parlava persino, con Andrea Monda, un altro “mutante”, dell’esistenza concreta e reale del demonio.
Abbia solo un po’ di pazienza: gli uomini alla Spadaro sono fatti così.
Al Foglio, dove lo conoscono bene, veniva descritto con queste parole: “È uno degli uomini più vanitosi del mondo (non che non abbia di cui vantarsi).
O almeno questo suggerisce l’intensissima attività social: scrive, legge, viaggia, twitta, si affaccia su Instagram con albe e foto (sue e di Papa Francesco, con e senza Papa Francesco). Non vive nascostamente, anzi: commenta, interviene, sottolinea e ritwitta, anche in qualità di pioniere della cosiddetta (parole sue) “cyberteologia”. E gira, va, vede gente (ma non nel senso di Nanni Moretti)…”.
Marco Tosatti
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