Quinta colonna
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Le trame eversive tessute all’interno della Chiesa Cattolica e la totale sovversione dell’ordine civile perseguita a livello politico fanno parte dello stesso progetto. Non soltanto ne è comune l’obiettivo, ma anche gli operatori appaiono strettamente legati, come risulta da una seppur sommaria indagine circa due realtà ecclesiali che sono oggi – in termini di potere, influenza e favore mediatico – sulla cresta dell’onda, essendosi poste decisamente all’avanguardia del movimento rivoluzionario che si ammanta di nobili ideali “umanitari” annuncianti gli albori di un mondo nuovo, libero da muri di esclusione e da diseguaglianze di ogni gender.
L’una è un glorioso istituto religioso fondato da uno dei maggiori Santi della storia cristiana, della cui deriva pianificata ci siamo già occupati qualche mese fa. L’altra è un’associazione laicale che si dedica per statuto ai poveri, offrendo loro un’assistenza così devota da rifocillarli spesso persino nelle chiese. È sufficiente una rapida ricerca per cogliere le strette connessioni esistenti tra le due istituzioni in apparenza così diverse.
Quali rapporti intercorrono tra la Compagnia di Gesù nuova versione e la comunità trasteverina dedita al culto del barbone? Saltan subito all’occhio le profonde analogie di pensiero e d’azione tra la prima e la seconda, molto vicine, d’altronde, fin dalla storica visita di padre Arrupe del 1975, alla quale son seguite quelle di tutti i generali gesuiti appena eletti. Entrambe le entità han fatto dell’indifferentismo religioso la propria bandiera, rivendicano un immigrazionismo senza limiti, si battono per aperture moderniste. Sul terreno, peraltro, le numerose strutture di accoglienza afferenti all’una e all’altra, nel contendersi, insieme alle locali Caritas diocesane, poveri reali o presunti, privilegiano ciascuna i propri, creando così situazioni grottesche in cui veri e propri lestofanti han trovato il modo di prosperare da nullafacenti arroganti e pretenziosi. La carità come virtù teologale, a quanto pare, c’entra poco, poiché l’esercizio dei doni soprannaturali non si dissocia dalla retta ragione né dall’ordine della giustizia.
L’impero assistenziale di Trastevere, in realtà, non è altro che la longa manus della CIA nella Chiesa Cattolica con la funzione di influenzarne gli orientamenti in senso mondialista: una vera potenza politico-ideologica capace di condizionarne i vertici in modo determinante. Essa non mira a risolvere la miseria alla radice, si sforza invece di incrementarla. Il sospetto è che abbia avuto bisogno di una facciata umanitaria per accreditarsi presso l’opinione pubblica mondiale e crearsi una fama mediatica inattaccabile in vista di altri obiettivi non immediatamente evidenti, ma facilmente intuibili non appena se ne consideri la storia. Nata nel ’68 col distacco di una cellula dissidente dalla giussaniana Gioventù studentesca, la Comunità (talmente gerarchizzata e assorbente da rientrare in pieno nella fenomenologia delle sètte) decolla realmente solo nel ’72 ottenendo dallo Stato un monastero antico, appositamente restaurato a spese pubbliche, per un canone irrisorio.
Il fondatore e capo assoluto, con una laurea in giurisprudenza, ottiene giovanissimo una cattedra universitaria di storia; è proprio all’eminente storico che è ricorso il governo Monti per affidargli la gestione dell’immigrazione illegale. Nel ’78 la sua congrega è già in grado di interferire in due conclavi, spiccando così il volo verso l’empireo vaticano e la geopolitica planetaria. Ad essa – oltre a chissà quanti altri regali ignoti – si devono i ripetuti raduni sincretistici di Assisi, che equiparano la religione vera a quelle false; in tempi più recenti, il vescovo felsineo e il ministro bergogliano per la vita, noto per le sue amicizie radicali e per l’esaltazione dello spirito di un defunto pederasta…
Il fondatore e capo assoluto, con una laurea in giurisprudenza, ottiene giovanissimo una cattedra universitaria di storia; è proprio all’eminente storico che è ricorso il governo Monti per affidargli la gestione dell’immigrazione illegale. Nel ’78 la sua congrega è già in grado di interferire in due conclavi, spiccando così il volo verso l’empireo vaticano e la geopolitica planetaria. Ad essa – oltre a chissà quanti altri regali ignoti – si devono i ripetuti raduni sincretistici di Assisi, che equiparano la religione vera a quelle false; in tempi più recenti, il vescovo felsineo e il ministro bergogliano per la vita, noto per le sue amicizie radicali e per l’esaltazione dello spirito di un defunto pederasta…
Da parte dei gesuiti, parrebbe una sorta di passaggio del testimone: almeno fino all’elezione a papa di un suo membro, la Compagnia sembrava irrimediabilmente in declino e andava quindi sostituita con una forza nuova. La massoneria americana mette allora gli occhi su una piccola realtà nascente che promette bene e decide di lanciarla in grande stile, coprendola di dollari e aprendole tutte le porte. Se nel ’95 la Comunità, grazie alla spiccata vocazione diplomatica, riuscirà a invitare a Roma perfino il capo di un sanguinario gruppo terroristico algerino, che proprio nei giorni in cui firmerà l’accordo rivendicherà un orribile attentato (!), non ci sarà nulla di strano, visto che anch’egli sarà sullo stesso libro-paga; la stampa, del resto, non lo farà mai notare. Dopo momenti di tensione, dovuti a evidenti strappi sulla dottrina morale,con il papa polacco e il successore tedesco, ora, con il gesuita argentino, sembrerebbe tornato il sereno, se non fosse per quella sua maledetta abilità di tener tutti sulla corda; ma quello, in fin dei conti, non è forse il capo carismatico dell’ONU?
Dietro le operazioni di vetrina e i martellanti proclami sull’accoglienza, le inaccettabili ingerenze politiche dei gerarchi e le navi pilotate dalle società di Soros per far pressione sul governo, la realtà è che i veri profughi e rifugiati – quelli che nessuno porta da noi e di cui nessuno parla – continuano a soffrire e morire, ammassati nei campi di raccolta, nell’indifferenza più assoluta, che sia in Africa o in Medio Oriente. È naturale, peraltro, che proprio chi specula sul business dell’accoglienza spari a zero su un ministro che gli toglie l’osso di bocca; ma il garantire ordine e sicurezza difendendo i confini da quanti vogliono varcarli illegalmente è un ineludibile dovere dello Stato, non certo il fiancheggiare il traffico di esseri umani né l’assecondare segreti interessi sovranazionali.
Il gesuitismo nella sua accezione peggiore consiste proprio nell’effettuare manovre riprovevoli sotto il naso di tutti, camuffandole da condotte così virtuose e insospettabili che a nessuno possa neanche passare per la testa che, dietro, ci siano altri obiettivi: la dissoluzione della fede all’interno della Chiesa e l’abolizione pratica delle frontiere in vista del governo unico mondiale. Si tratta di due fini correlati e funzionali all’instaurazione della sinarchia, ossia all’egemonia della sinagoga di Satana. I gesuiti apostati hanno preparato il terreno ideologico, la banda di Trastevere vi ha costruito sopra, tanto gli uni quanto l’altra sotto l’occulta direzione delle sètte gnostico-esoteriche nordamericane che si sono infiltrate nella Chiesa (quelle che praticano riti satanico-sessuali incentrati sulla sodomia e sull’abuso di minori). Non si illudano però di aver già vinto su tutta la linea, giacché hanno fatto i conti senza l’oste. Quando il Padrone di casa si alzerà a ripulire la sua aia, brucerà la pula nel fuoco inestinguibile (cf. Mt 3, 12). È solo questione di tempo.
Cum accepero tempus, ego iustitias iudicabo (Sal 74, 3).
Pubblicato da Elia
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