La fede di Teilhard è nel Mondo più che in Cristo: è solo un’intuizione poetica verniciata di evoluzionismo biologico e soffusa di panteismo. L'eretica religione del Mondo del gesuita francese "Nuovo credo" della contro-chiesa?
di Francesco Lamendola
Ancora si discute, ancora si scrivono libri, ancora si vuole in ogni modo riproporre Teilhard de Chardin come un gesuita profetico, un maestro, un modello di moderna teologia proiettata verso la comprensione del mondo. Certo, il momento è quanto mai favorevole a una simile operazione: il vertice della Chiesa, i seminari, le facoltà teologiche, e di conseguenza buona parte del clero, nel corso degli ultimi decenni, hanno sempre più assorbito lo spirito del mondo e fatto propri i punti di vista della modernità; in altre parole, da maestra la Chiesa si è fatta cortigiana del mondo.
Tuttavia resta il fatto che il pensiero di Teilhard, che solo in senso improprio si può definire teologico, perché non rispetta alcuna regola del pensare teologicamente, ma somiglia piuttosto a un’intuizione poetica verniciata di evoluzionismo biologico e soffusa di panteismo, è eretico e si pone sostanzialmente al di fuori del cattolicesimo, anzi dello stesso cristianesimo in quanto tale, se è vero che il cristianesimo fa perno sulla divinità di Cristo e sulla sua missione redentrice nei confronti dell’umanità, mentre per Teilhard la redenzione, ammesso che tale concetto esista nel senso evangelico, è un fatto naturale, che scaturisce dall’evoluzione del cosmo e quindi ha la sua chiave di volta nella natura stessa, non in Dio e tanto meno nel Dio specifico che si chiama Gesù Cristo. E questa non è una nostra illazione o una forzatura del suo pensiero, ma è lui stesso a dirlo a chiare note, con la massima tranquillità, come se neppure lo sfiorasse il pensiero di essere fuori dalla Verità insegnata da Gesù Cristo, e da Lui stesso rappresentata e incarnata; e perciò d’essere gravemente fonte di scandalo per le anime dei credenti, con i suoi libri e con tutta la sua opera, oltre che un cattivo sacerdote, se la missione del sacerdote è quella di condurre le anime a Cristo e a nessun’altra meta, a nessun altro approdo.
Affermare di credere nel Mondo, per un sacerdote, è la più grave bestemmia che si possa pronunciare: non ce n’è una maggiore, tranne il satanismo!
Vorremmo che quanti si arrampicano sugli specchi per cercar di dimostrare l’impossibile, cioè la sua ortodossia e la sua perfetta linearità e coerenza di ministro di Dio e di profeta del Vangelo nei tempi moderni, leggessero e meditassero ciò che lui stesso ha detto di sé, laddove ha dichiarato a chiare note che la sua fede è essenzialmente la fede nel Mondo, prima e più di quanto non sia la fede in Dio o la fede nel Signore Gesù Cristo (da: P. Teilhard de Chardin, Comment je crois, in F. Ardusso, G. Ferretti, A. M. Pastore, U. Perrone, La teologia contemporanea, Casale Monferrato, Marietti, 1980, pp. 380-381):
Se in seguito a qualche sconvolgimento interiore, io finissi col perdere l’una dopo l’altra la mia fede nel Cristo, la mia fede in un Dio personale, la mia fede nello Spirito, penso che continuerei invincibilmente a CREDERE NEL MONDO. In un ultima analisi, la prima, l’ultima e la sola cosa in cui credo è il Mondo (il suo valore, la sua bontà, la sua indefettibilità). È da questa fede che traggo la vita. Ed è a questa fede che – io lo sento – al momento di morire, mi abbandonerò al di sopra di tutti i dubbi.
Come descrivere e come giustificare questa adesione fondamentale? Nella sua forma più elementare la fede nel Mondo – così come io la sperimento – si manifesta attraverso un senso particolarmente vivo delle interdipendenze universali. Una certa filosofia del continuo ha voluto opporre lo spezzettamento del mondo operato dall’intelletto ai progressi della mistica. In me le cose vanno diversamente. Più si è fedeli alle sollecitazioni analitiche del pensiero e della scienza contemporanei e più ci si sente imprigionati nella rete dei legami cosmici. Attraverso la critica della conoscenza, il soggetto si trova sempre più identificato con i più lontani domini di un Universo, che egli non potrebbe cogliere, se non perché – almeno parzialmente – egli è già in unità con esso. Attraverso la biologia (descrittiva, storica, sperimentale) l’essere vivente è posto in collegamento sempre maggiore con l’intera trama della biosfera. Attraverso la fisica si rivelano negli strati della materia un’omogeneità e una solidarietà senza limiti.
“Ogni cosa è in rapporto con ogni cosa”. In questa espressione elementare la fede nel mondo non differisce sensibilmente dall’assenso a una verità scientifica. Essa si rivela in una certa predilezione ad approfondire un fatto di cui nessuno dubita (l’interdipendenza universale) e in una certa tendenza ad attribuire a questo fatto la priorità sugli altri risultati dell’esperienza. Ed è – mi sembra – sotto la semplice influenza di questa seduzione e di questa “enfasi” che si compi, nella nascita della mia fede, il passo decisivo. Per ogni uomo che pensi, l’Universo forma un sistema i cui legami nello spazio e nel tempo sono senza fine. Esso è, secondo l’opinione comune, un BLOCCO. Per me questo termine non designa che la prima e instabile forma di un’idea; esso trova il proprio inevitabile perfezionamento in un’espressione più decisiva: il Mondo costituisce un TUTTO.
La fede del gesuita Teilhard de Chardin è nel Mondo, più che in Cristo!
Non vi è chi non veda come questa “professione di fede” del troppo lodato e idealizzato Teilhard de Chardin è, dal punto di vista cattolico - cioè, in teoria, dal suo stesso punto di vista, se la fedeltà all’abito sacerdotale e ai sacri voti fatto al momento dell’ordinazione non è acqua fresca - non solo gravemente eretica, ma addirittura blasfema. Qui il gesuita francese non solo si dice disposto a fare a meno dei fondamenti del cristianesimo, ma abbraccia apertamente e incondizionatamente la religione del Mondo, scritto con la lettera maiuscola. Ma il mondo è proprio ciò che si oppone a Cristo, come si evince dalla lettura del Vangelo, specialmente quello di san Giovanni, e come abbiamo mostrato in numerosi articoli (cfr. specialmente O con Cristo, o col mondo e la contro-chiesa; “Il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo”; e Teologia della responsabilità o della misericordia?, pubblicati sul sito dell’Accademia Nuova Italia rispettivamente il 14/03/19, il 21/07/19 e il 06/09/19). Affermare di credere nel Mondo, per un sacerdote, è la più grave bestemmia che si possa pronunciare: non ce n’è una maggiore, tranne il satanismo; essa equivale a divinizzare il creato e a svilire il ruolo del Creatore, invertendo il giusto rapporto tra le cose finite e la Causa Prima di esse. È anche, evidentemente, un grossolano errore filosofico; ma abbiamo già visto che Teilhard è stato immensamente sopravvalutato dai suoi estimatori, i quali ne hanno fatto addirittura un grande pensatore e un grande teologo, mentre le sue teorie sono un guazzabuglio di improvvisazione speculativa e di evoluzionismo biologico imprestato arbitrariamente a una vera e propria contraffazione della metafisica (cfr. i nostri articoli: Teilhard ha creato una gnosi cristiana in cui la scienza prende il posto della fede, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 02/01/14 e ripubblicato su quello dell’Accademia Nuova Italia il 24/05/18; e L’eresia di Teilhard, che esalta l’uomo e minimizza il peccato, sarà la futura ortodossia?, sul sito del’Accademia Nuova Italia il 31/01/18). L’abito mentale dello scienziato – Teilhard era un paleontologo, e perciò impregnato di evoluzionismo darwiniano – ha deformato la sua prospettiva religiosa e lo ha portato a elaborare una improbabile “mistica” evoluzionista, esaltando le forze cosmiche che convergono verso il punto finale, il Punto Omega, che è il Cristo cosmico, cadendo in una tipica eresia gnostica: fare di Dio non già la Persona perfettissima che ha creato liberamente e sapientemente ogni cosa, ma un ente in continua evoluzione, soggetto esso stesso alle leggi dell’evoluzione: uno schema nel quale viene vanificata anche la libertà umana e il peccato diventa una imperfezione destinata ad essere superata, non per un atto della volontà che cerca il Bene e rifiuta il Male, ma per una sorta di necessità intrinseca e inesorabile della materia.
Il pensiero di Teilhard, che solo in senso improprio si può definire teologico, perché non rispetta alcuna regola del pensare teologicamente, ma somiglia piuttosto a un’intuizione poetica verniciata di evoluzionismo biologico e soffusa di panteismo, è eretico e si pone sostanzialmente al di fuori del cattolicesimo!
Ma vediamo più da vicino fino a che punto Teilhard proclami apertamente la sua eresia e la sua apostasia, apparentemente senza rendersi conto di essersi spinto mille miglia fuori dall’ambito della fede cattolica e perciò dando gravissimo scandalo, lui sacerdote, alle anime dei credenti e anche a quelle dei non credenti, se è vero che un cristiano, e a maggior ragione un ministro di Dio, ha il dovere, e non la facoltà, di testimoniare sempre la Verità e di astenersi da qualsiasi atto o parola che possa distogliere il prossimo da essa.
Se in seguito a qualche sconvolgimento interiore, io finissi col perdere l’una dopo l’altra la mia fede nel Cristo, la mia fede in un Dio personale, la mia fede nello Spirito, penso che continuerei invincibilmente a CREDERE NEL MONDO. Basterebbe questa frase per porre Teilhard al di fuori della Chiesa. Notiamo fra l’altro che all’aperta dichiarazione di fede naturalista e panteista egli arriva, con sottile malizia, configurando una situazione ipotetica, nella quale egli dovesse perdere la fede cattolica, uno strato dopo l’altro, come si sfoglia una margherita: prima la fede nel Cristo, poi la fede in un Dio personale, infine la fede nello Spirito Santo. E si noti l’incoscienza con la quale un sacerdote, che si fa passare per teologo, dice tranquillamente a chi lo ascolta: Se in seguito a qualche sconvolgimento interiore, io finissi col perdere la fede… Ma questa è una situazione che non si mette in piazza, per il suo carattere estremamente intimo e delicato; una situazione, in ogni caso, alla quale un cristiano reagisce con la preghiera, con l’assistenza di una guida spirituale, con l’umiltà e l’abbandono a Dio: credo quia absurdum, come diceva Tertuliano e come sosteneva ancheKierkegaard quando parlava del paradosso della fede: e Kierkegaard, crediamo, era un filosofo e un teologo un tantino più grande di Teilhard. Invece il gesuita francese ci viene a dire, con la massima serenità, che se dovesse perdere la fede in Cristo e nell’idea stessa di Dio (ma l’idea di Dio non è la stessa cosa della fede: perché la fede in Dio è sempre la fede in un Dio personale) se ne farebbe una ragione e potrebbe andare avanti benissimo con un’altra fede, che gli resterebbe in ogni caso, e della quale è totalmente, incondizionatamente certo: la fede nel Mondo. Dal che si deduce che la “fede” di Teilhard è un processo a strati: ed è lo strato più profondo, per così dire lo zoccolo, quello al quale non si può rinunciare. Per qualsiasi cristiano, tale zoccolo è la fede in Gesù Cristo; ma per lui no: è la fede nel Mondo. Di conseguenza, egli capovolge l’ordine delle certezze e pone a fondamento della sua “fede” non Gesù, via, verità e vita, fonte inesauribile di vita eterna, ma il Mondo, cioè la cosa creata. Non stiamo forzando il pensiero di Teilhard, non lo stiamo alterando o deformando a fini polemici: lo prendiamo alla lettera. È lui stesso a fugare ogni dubbio insistendo, con eretica caparbietà: In un ultima analisi, la prima, l’ultima e la sola cosa in cui credo è il Mondo (il suo valore, la sua bontà, la sua indefettibilità). E ancora, per essere assolutamente certo che gli altri comprendano sino in fondo ciò che sta dicendo: È da questa fede che traggo la vita. Ed è a questa fede che – io lo sento – al momento di morire, mi abbandonerò al di sopra di tutti i dubbi.Dunque: il cristiano (ma Teilhard si ritiene ancora un cristiano?) trae la sua vita non dalla fede in Gesù Cristo, ma dalla fede nel Mondo; ed è animato da tale fede che si accinge ad esalare l’ultimo respiro e ad entrare nell’eternità.
L'eretico e blasfemo Teilhard de Chardin, con la sua falsa teologia del mondo, occupa, tra i cattivi maestri del Concilio Vaticano II, un posto d'onore!
La fede di Teilhard è nel Mondo, più che in Cristo
di Francesco Lamendola
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Vedi anche:
O con Cristo, o col mondo e la contro-chiesa - O CON CRISTO, O COL MONDO!
“Il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo” - PERCHE' IL MONDO ODIA CRISTO?
Teologia della responsabilità o della misericordia? - LA LIBERTA' PER IL CRISTIANO?
Teilhard ha creato una gnosi cristiana in cui la scienza prende il posto della fede - TEILHARD DE CHARDIN
L’eresia di Teilhard, che esalta l’uomo e minimizza il peccato, sarà la futura ortodossia? - IL NUOVO PARADIGMA ERETICO?
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