Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato
Jérôme Fourquet, analista politico autore de L’Archipel français (Seuil, 2019), descrive ne Le Figaro del 30 agosto 2019 ciò che egli chiama «cambio di matrice»: il cattolicesimo, che ha fondato la Francia e le ha dato la sua cultura, nel senso più vasto del termine, è progressivamente rimpiazzato da una nuova «matrice»: l’ecologia.
Una nuova religione
L’analisi non manca di pertinenza. Essa descrive i nuovi profeti di quella che bisogna chiamare “nuova religione”, profeti come Greta Thunberg, che ha ricevuto «una rivelazione che lei deve annunciare attualmente ai potenti di questo mondo e all’opinione pubblica mondiale».
Jérôme Fourquet nota che «il movimento ecologico accorda una grande importanza agli adolescenti, come fossero una sorta di chierichetti della religione climatica», i quali devono propagare «la buona novella nelle case».
Lo stesso vocabolario è rivelatore: non si parla forse di «santuario» della biodiversità o della «conversione» degli agricoltori al biologico? In più, vi sono regolarmente «nell’ecologismo degli annunci apocalittici»: gli scritti che annunciano la fine dell’era industriale fanno fortuna. Così è nata la “collassologia”, neologismo recente che designa lo studio del crollo della civiltà industriale.
Come constata ancora Jérôme Fourquet: «per gli ecologisti e anche per i cristiani la fine del mondo è provocata dalla colpevolezza degli uomini, che quindi devono espiare le loro colpe». Questo porta all’opposizione del Bene e del Male: i ricchi paesi del Nord opposti ai poveri paesi del Sud; le multinazionali contro le ONG che difendono i meno fortunati, «nuovi missionari del nostro tempo».
L’Autore termina sottolineando la profonda influenza di questa nuova matrice sulla vita delle persone, cosa che «è propria del religioso». Si ritrova «la Buona Azione degli scouts»: la differenziazione dei rifiuti, il risparmio energetico; al pari dei precetti alimentari ben precisi: «l’ecologista fa quaresima tutti i giorni (…) poiché deve evitare numerosi alimenti (frutta fuori stagione, carne, olio di palma».
L’ecologia di Papa Francesco
E’ sorprendente constatare come questo quadro esplicativo faccia luce sull’ultimo messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, del 1 settembre 2019. In esso sono presenti tutti gli ingredienti, accompagnati da alcune specificità proprie dell’autore e della sua funzione.
Il Papa traccia subito un quadro apocalittico: «l’inquinamento costante, l’uso incessante di combustibili fossili, lo sfruttamento agricolo intensivo, la pratica di radere al suolo le foreste stanno innalzando le temperature globali a livelli di guardia. (…) Lo scioglimento dei ghiacciai, la scarsità d’acqua, (…) sono fatti altrettanto preoccupanti, che confermano l’urgenza di interventi non più rimandabili. Abbiamo creato un’emergenza climatica, che minaccia gravemente la natura e la vita, inclusa la nostra».
Poi una spiegazione: «E’ l’ora di riscoprire la nostra vocazione di figli di Dio, di fratelli tra noi, di custodi del creato. È tempo di pentirsi e convertirsi, di tornare alle radici».
Ma di quale peccato e di quale conversione si tratta?
Ed ecco il colpetto ecumenico: «Perciò invito fortemente i fedeli a dedicarsi alla preghiera in questo tempo [dal 1 settembre al 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi], che da un’opportuna iniziativa nata in ambito ecumenico si è configurato come Tempo del creato» Questa preghiera ci deve permettere di ascoltare nel silenzio «la voce sinfonica del creato» e di portarci «a elevare un canto di lode cosmica al Creatore».
Questo deve portare alla nostra conversione: «E’ questo il tempo per riflettere sui nostri stili di vita e su come le nostre scelte quotidiane in fatto di cibo, consumi, spostamenti, utilizzo dell’acqua, dell’energia e di tanti beni materiali siano spesso sconsiderate e dannose. (…) Scegliamo di cambiare, di assumere stili di vita più semplici e rispettosi!»
Ma anche «di abbandonare la dipendenza dai combustibili fossili e di intraprendere, in modo celere e deciso, transizioni verso forme di energia pulita».
Il Papa conclude questa parte con un cenno al prossimo Sinodo sull’Amazzonia: «E non dimentichiamoci di ascoltare le popolazioni indigene, la cui saggezza secolare può insegnarci a vivere meglio il rapporto con l’ambiente».
Il Papa passa poi ad un’altra caratteristica della matrice ecologica: «E’ questo il tempo per intraprendere azioni profetiche. Molti giovani stanno alzando la voce in tutto il mondo, invocando scelte coraggiose. (…) I giovani ci ricordano che la Terra non è un bene da sciupare, ma un’eredità da trasmettere».
Questo messaggio mira soprattutto a «sensibilizzare i responsabili politici e civili». E Francesco aggiunge: «Diciamo no all’ingordigia dei consumi e alle pretese di onnipotenza, vie di morte; imbocchiamo percorsi lungimiranti, fatti di rinunce responsabili».
Infine, egli dà degli obiettivi alle Nazioni Unite: «mostrare la volontà politica di accelerare drasticamente i provvedimenti per raggiungere quanto prima emissioni nette di gas serra pari a zero e di contenere l’aumento medio della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nel prossimo mese di ottobre, poi, l’Amazzonia, la cui integrità è gravemente minacciata, sarà al centro di un’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi».
Nel messaggio papale, la conversione appare come rivolta verso la natura: non si tratta più di ottenere la salvezza, di approfondire le virtù teologali o di praticare le virtù morali. Ci troviamo nella più totale orizzontalità. Siamo al cospetto di un vero MASDU
Questa sigla venne utilizzata nel 1965 dall’abbé de Nantes per designare il “Mouvement d’Animation Spirituelle de la Démocratie Universelle” [Movimento di Animazione Spirituale della Democrazia Universale], che egli definì come «il progetto di una nuova e universale religiosità, di cui la Chiesa si faceva strumento al servizio della “città umana” da edificare». L’idea gli venne suggerita da una citazione di Paolo VI (Discorso ai dirigenti e collaboratori dei Comitati Civici, 30 gennaio 1965).
«…la Chiesa … non può disinteressarsi dell’animazione ideologica, morale e spirituale della vita pubblica (…), Lavorate con fiducia; sì, con fiducia verso gli ordinamenti, che formano la norma e la storia della nostra società, e che sono oggi quelli democratici»
Il MASDU realizza il vecchio sogno dei cattolici liberali: unire la Chiesa e la rivoluzione, ma in un senso ancora più esteso e più profondo di come questi stessi lo immaginavano.
Concludiamo con una domanda: il cristianesimo di Francesco in che si distingue dalla nuova matrice ecologica? In altre parole: che resta di cattolico in un tale messaggio?
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