La Vergine degli innocenti e la realtà dei bambini non nati
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Lei si chiama Daphné du Barry, è una scultrice olandese ed è finita al centro delle cronache per aver realizzato una grande statua della Vergine ai cui piedi ci sono sette bambini non nati. Notre Dame des innocents, così si chiama l’opera, sarebbe “anti-aborto” hanno sostenuto alcune persone chiedendone la rimozione immediata, ma Daphné ha risposto che la statua sorge su un’area privata e nessuno può pretendere che sia tolta.
Il tutto succede a Mentone, in Costa Azzurra, dove la scultrice ha collocato la sua opera su richiesta di Liana Marabini, proprietaria del Grand Hôtel des Ambassadeurs. E proprio perché l’opera è stata eretta nell’area dell’albergo le autorità non la possono rimuovere.
Ancora più aspre, di conseguenza, le proteste dei gruppi femministi, che hanno organizzato una manifestazione durante la quale (alla presenza di una donna in topless con il corpo dipinto di viola) hanno inscenato una finta inaugurazione della statua, ribattezzata polemicamente Nostra Signora della libertà di scelta.
“L’arte viene usata per far sentire le donne in colpa”, ha denunciato un’associazione locale per la pianificazione familiare, ma Daphné ha respinto le accuse. La statua, ha spiegato, vuole solo accrescere la consapevolezza sulla bellezza della vita e la tristezza di perdere un bambino prima della nascita, qualunque sia il motivo: “Ho voluto dunque trasmettere compassione e consolazione”.
Nota per le sculture in bronzo e i disegni in stile classico, che includono opere di argomento profano che celebrano la bellezza del corpo umano, Daphne du Barry, che ha la sua fonderia in Italia, in Toscana, col passare degli anni si è sempre più orientata verso temi religiosi, realizzando monumentali crocifissi e opere per celebrare, fra gli altri, san Giovanni Battista, Ildegarda di Bingen e Charles de Foucauld.
Il suo Battesimo del re Clodoveo fu presentato a Giovanni Paolo II durante la visita del papa a Reims nel 1996 e all’epoca la scultrice ricevette una benedizione personale dal pontefice.
“Avevo in mente il progetto della statua – spiega Daphné – da circa dieci anni. Avevo già realizzato un modello e l’anno scorso ho ricevuto dalla Vergine Maria una locuzione interiore che mi ha esortato a fare il monumento. Ho risposto: fiat voluntas tua e sono andata avanti. Per caso o per destino, mi è capitato di parlarne con Liana Marabini [mecenate delle arti, promotrice di mostre e regista di film, ndr] che possiede un grande albergo a Mentone e stava organizzando la prima Biennale d’arte sacra contemporanea. Subito si è dimostrata interessata al mio progetto e si è proposta come sponsor. Ero elettrizzata. Ho incominciato immediatamente, e ora la Notre Dame des innocents è lì, di fronte al Grand Hôtel des Ambassadeurs di Mentone, su proprietà privata”.
“I bambini non nati, che hanno ancora i cordoni ombelicali attaccati, sono sette perché si tratta di un numero simbolico e sacro. Sono bambini che per un motivo o per un altro non sono venuti alla luce, una realtà difficile da vedere e da accettare, ma realtà a tutti gli effetti”.
“Quando ho realizzato questa statua – spiega Dphné – ho pregato tanto la Vergine: mentre ero in ginocchio, ho pianto davvero per ogni bambino che stavo modellando, ho versato lacrime di impotenza perché sapevo che questi bambini non avrebbero mai visto la luce del giorno. Questa statua è stata creata per rendere le donne, ma anche gli uomini, consapevoli che la vita è preziosa e sacra. Non ho voluto giudicare nessuno. L’opera rappresenta l’omaggio della Vergine agli innocenti che non sono mai nati. La Madonna li abbraccia, li accoglie nella sua misericordia. Perché la Vergine è solo amore: lei non giudica, non condanna, ma soffre e piange. Ho voluto trasmettere un senso di misericordia, compassione e consolazione attraverso l’immagine della Vergine che si prende cura di questi piccoli”.
“Alcune madri – continua Daphné – non hanno voluto il loro bambino, altre vi hanno rinunciato perché sotto pressione o perché non erano pronte. Non voglio sapere i motivi. Penso che le madri, in ogni caso, quanto compiono questo gesto non prendano in considerazione le conseguenze. Ho conosciuto giovani donne che hanno abortito e si sono pentite amaramente. Sosteniamo che un bambino così piccolo non è niente, che non è ancora persona, ma non è vero. Così ho voluto mettere tutti di fronte alla realtà. Senza giudicare, ma con grande chiarezza”.
Quanto alle polemiche suscitate dalla statua, Daphné dice: “La gente pensa che questa mia opera sia contro l’aborto, ma non è così. Per me, il monumento deve sensibilizzare affinché le donne comprendano che la vita è un dono di Dio, che la vita è sacra. Ovviamente come cattolica posso non essere d’accordo con la legge, ma il mio obiettivo non è contestare la legge sull’aborto. Ho realizzato la statua come atto d’amore verso i bambini e anche per le loro madri”.
Conclude Daphné: “Vorrei poter fare di più. Vorrei anche, a Dio piacendo, fare una statua ancora più grande, in modo che diventi qualcosa di molto importante, un luogo di pellegrinaggio. Dio farà ciò che vuole e la Vergine mi aiuterà”.
A.M.V.
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