Martin ammette che le Scritture condannano senza riserve i rapporti omosessuali ma mette in dubbio che le Scritture contengano un giudizio corretto basandosi su un parallelo con l’accettazione della schiavitù, frutto di un contesto storico e culturale diverso da quello attuale. P. Dwight Longenecker, che lo ha già più volte corretto come riportato anche su questo blog, gli dedica un articolo assolutamente chiarificatore.
Padre James Martin, gesuita
Padre James Martin, gesuita
 “Jim l’ambiguo” c’è cascato di nuovo. Questo è il suo ultimo tweet controverso:


(trad: “Interessante: “Laddove la Bibbia menziona il comportamento [atti omosessuali], lo condanna chiaramente. Lo concedo apertamente. Il problema è precisamente se il giudizio biblico sia corretto. La Bibbia ha sancito anche la schiavitù e in nessun luogo l’ha attaccata come ingiusta ..”)

Questa domanda (e la linea di ragionamento) era emersa alcuni anni fa quando stavo scrivendo per CRUX. Margery Eagan, che scriveva di spiritualità sul sito web Crux del Boston Globe, ha posto una domanda sull’omosessualità in questa rubrica.
Ascoltando la lettura durante la Messa della settimana precedente tratta dalla Lettera agli  Efesini, Margery aveva sentito  San Paolo  dire: “Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore”. Il sacerdote aveva spiegato che allora i tempi erano diversi e che San Paolo non stava davvero approvando la schiavitù. La schiavitù era una realtà nel mondo antico e Paolo era un uomo del suo tempo. Ora capiamo meglio.
Margery aveva in mente la stessa domanda che ha fatto P. Martin.
Sentendo tutto ciò, ancora una volta, sono rimasta con la mia eterna domanda. In Romani, Corinzi e Timoteo 1, Paolo condanna anche l’omosessualità. E anche quelle Lettere sono state citate nel corso della storia cristiana per giustificare il trattamento di uomini e donne gay in modo diverso, persino per respingerli. Quindi, come mai non sentiamo gli stessi che parlano di “altri tempi” usare questa categoria riguardo Paolo e gli omosessuali? Come mai la Chiesa ha trovato un modo per attualizzare e respingere ciò che Paolo ha ripetutamente detto sugli schiavi, ma non per attualizzare e respingere quello che ha  detto più volte sugli omosessuali?
 Non ho la risposta. Faccio semplicemente la domanda.
Jim l’ambiguo e Margery devono usare lo stesso manuale: non attaccare apertamente l’insegnamento della Chiesa. Fai semplicemente una domanda. Una tattica che esiste da molto tempo. Controllate su Genesi 3.1.
Non raccontiamoci storie. Questa è una tattica per spostare l’opinione pubblica a favore dell’accettazione delle pratiche omosessuali. Come ho detto prima, questo post non riguarda la condizione omosessuale, né le azioni omosessuali in quanto taliNon ho opinioni su questi argomenti oltre all’insegnamento della Sacra Scrittura e del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Ma lasciamo i metodi subdoli di Jim l’Ambiguo da una parte e occupiamoci della domanda in quanto tale.
Presa così com’è, è una domanda lecita, è il tipo di domanda che  ogni studente di prima liceo un po’ dubbioso potrebbe porre.
Margery e padre Jim sembrano perplessi. Stanno “solo facendo una domanda!” Non hanno una risposta.
Forse posso essere d’aiuto.
Innanzitutto, molte persone sostengono l’argomento che erano “altri tempi”, e non solo riguardo l’omosessualità. L’arcivescovo di Canterbury, George Carey, ha usato questo argomento quando si discuteva l’ordinazione delle donne. In  1 Timoteo 2:12, San Paolo dice: “Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo”. Quando i contrari all’ordinazione delle donne usarono questo versetto per difendere la loro posizione, Carey la respinse, dicendo: “Ora sappiamo di più sui ruoli di genere di quanto non sapessero allora.”
Il problema di Carey era che voleva ignorare Palo e ordinare le donne, mentre allo stesso tempo resisteva alla lobby omosessuale. Gli attivisti LGBTQ hanno usato l’argomento “altri tempi” per sostenere l’ordinazione di omosessuali attivi e del matrimonio omosessuale. Carey e gli altri hanno obiettato? San Paolo era contro queste cose?  “Sappiamo di più sulla sessualità umana di quanto non ne sapessero allora”, fu la risposta.
Quindi la prima risposta alla domanda di padre Jim è: “L’argomentazione che porti non è nuova. Gli Anglicani e altri Protestanti stanno usando l’argomento ‘altri tempi’ da anni”.
Il problema con l’argomento “altri tempi” è che si tratta di uno strumento brutale. Può essere usato per relativizzare del tutto la Scrittura, quindi se a qualcuno non piace questo o quello dice: “Beh dai, allora era così, ora è cosà.”
L’altro problema con l’argomento “altri tempi” (e la ragione per cui i Cattolici non lo usano) è che rivela una mentalità protestante nei confronti della Bibbia – come se la Bibbia fosse l’unica autorità, e non fosse niente di più che un libro di dottrine o un libro di regole.
La Bibbia non è semplicemente un elenco di regole e leggi da seguire, né è un elenco di dottrine in cui credere. È il resoconto del rapporto di Dio con il suo popolo. Mentre ci sono particolari comandi e regolamenti scritti in particolari culture e periodi storici, le cose principali che si ricercano sono i principi fondamentali e la teologia che li sottende. L’idea non è tanto quella di raccogliere particolari massime o dettami, ma di comprendere l’intera sapienza di Dio per l’umanità.
Dobbiamo considerare la questione della diversità delle culture e dei periodi storici, ma queste non sono le principali linee di ragionamento quando si interpretano le Scritture. Margery Egan come laica avrebbe potuto essere scusata per non aver compreso le linee guida per l’interpretazione biblica, ma per padre Martin usare un metodo di argomentazione così infantile è risibile.
Sebbene prendiamo in considerazione la diversità dei tempi storici e della cultura in cui la Bibbia è stata scritta, è un aspetto di basso livello dell’interpretazione biblica ed è bilanciato da altre regole fondamentali dell’interpretazione biblica. Le regole sono che non si prendono i versetti fuori dal contesto, né si sostiene una posizione partendo da un versetto o solo una manciata di versetti. La Scrittura interpreta la Scrittura. Vanno valutati non solo tutti gli scritti di un autore, ma ciò che insegna tutta la Scrittura.
Infine, i Cattolici non sono cristiani “Bibbia e basta”. Crediamo che le Sacre Scritture siano la annotazione ispirata delle azioni di Dio in Cristo, come sono vissute dalla sua Chiesa. Le Scritture provengono dalla Chiesa e sono interpretate dalla Chiesa. Pertanto è al Magistero della Chiesa che ci rivolgiamo per l’interpretazione finale.
Tenendo conto di queste regole di interpretazione, consideriamo la questione in esame: San Paolo sembra perdonare la schiavitù e condannare l’omosessualità. Respingiamo la sua accettazione della schiavitù a causa delle differenze storiche nella cultura, perché non respingere la sua condanna dell’omosessualità se i tempi sono cambiati?
Innanzitutto, se ci occupiamo del contesto storico, dovremmo informarci su com’era la schiavitù nell’antica Roma. Pensiamo alla schiavitù come quella degli Africani che indossano catene, raccolgono cotone, vengono sorvegliati da un uomo bianco con la frusta. Questo articolo spiega che la schiavitù in epoca romana era considerevolmente diversa. Vale la pena di leggerlo.
Sebbene leggiamo che San Paolo si aspetta che gli schiavi obbediscano ai loro padroni, la sua visione della questione è più complessa. Invece di approvare la schiavitù e passare oltre, dice ai padroni che dovrebbero considerare i loro schiavi come fratelli. Nella  Lettera a Filemone , istruisce Filemone a trattare lo schiavo Onesimo come un fratello in Cristo (Filemone 16). Paolo dice ai padroni di trattare gli schiavi con giustizia ed equità (Col. 4:1) e di non minacciarli (Ef 6:9). Tutte queste sono istruzioni pratiche per la vita cristiana, ma con la sua teologia, Paolo pone i semi  dell’abolizione della schiavitù. Attraverso il battesimo, siamo uguali agli occhi di Dio. In  Galati 3:28 egli insegna: “poiché quanti siete stati battezzati in Cristo….non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero… poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”.
La posizione sulla schiavitù secondo San Paolo, quindi, può essere sintetizzata così: “Gli schiavi dovrebbero obbedire ai loro padroni, ma i padroni devono trattarli come fratelli nel Signore, poiché in Cristo non c’è schiavo o libero”. Sebbene la schiavitù nella società fosse un fatto accettato, San Paolo vede che in Cristo si spezzano le catene della schiavitù. Alla base di questo c’è la storia degli Ebrei che vengono condotti dalla schiavitù alla libertà nella terra promessa. Il tema è quindi presente sin dall’inizio del racconto biblico nel quale la schiavitù è terribile e la libertà è cosa buona.
La futura abolizione della schiavitù è quindi presente come un seme dall’Esodo fino all’insegnamento di San Paolo. Questo è un chiaro esempio del giusto tipo di sviluppo della dottrina – in cui una comprensione finale sboccia da un seme che è stato piantato in primo luogo nell’Antico e nel Nuovo Testamento.
Per un predicatore dire “Non abbiamo schiavitù ora perché sappiamo più di quanto sapesse allora Paolo”, non è molto approfondito. Non abbiamo abolito la schiavitù perché “sappiamo più di quanto sapesse allora Paolo”, ma perché l’abolizione della schiavitù era già presente nell’Esodo e nell’atteggiamento di Paolo verso la schiavitù sin dall’inizio. La nostra posizione attuale non è quindi una contraddizione di San Paolo o un rifiuto dei suoi insegnamenti, ma un loro adempimento.
Ora confrontiamo l’insegnamento di Paolo sulla schiavitù e il suo insegnamento sull’omosessualità.
Nel caso della schiavitù, Paolo stava condonando lo status quo. Nel caso dell’omosessualità stava condannando lo status quo. C’è una grande differenza. Il primo è un’accettazione passiva di un male. Il secondo è una condanna attiva.
Per dirla semplicemente, il suo atteggiamento verso la schiavitù è: “La accettiamo come una realtà, ma gli schiavi dovrebbero essere trattati in modo equo perché nel profondo sono nostri fratelli, e in Cristo non c’è schiavo o libero”. Il compimento di tutto l’insegnamento di Paolo è che la schiavitù è stata abolita. Se il suo atteggiamento nei confronti dell’omosessualità fosse simile, direbbe: “L’omosessualità è una realtà in questa società. La condanniamo, ma sappiamo che un giorno le relazioni amorose omosessuali durature saranno accettate come un tipo alternativo di matrimonio.”
Tuttavia, la teologia di San Paolo da nessuna parte suggerisce un’eventuale accettazione di azioni omosessuali. La sua condanna è assoluta. In 1 Corinzi 6:9-10  e  1 Timoteo 1: 8-11 , le azioni omosessuali sono condannate con la massima fermezza.
Come nel caso della schiavitù, dobbiamo considerare il sostrato teologico nell’insegnamento di Paolo. Nel caso della schiavitù, lo sfondo teologico sottostante di Paolo pianta il seme per l’abolizione della schiavitù. Il substrato teologico di Paolo per il suo giudizio sulle azioni omosessuali si trova in Romani 1, dove vede le azioni omosessuali come il frutto di una profonda ribellione contro Dio e l’ordine naturale. Dice che è una forma di idolatria sensuale, di orgoglio e di amore per se stessi.
In altre parole, la teologia di base di San Paolo porta a una grande avversione per le azioni omosessuali per una ragione davvero profonda – non vi è alcun seme piantato che possa portare ad una futura accettazione di azioni omosessuali; invece è vero il contrario: l’attività omosessuale è vista come il risultato di un profondo rifiuto di Dio e dell’ordine naturale.
Infine, l’insegnamento della Chiesa Cattolica dipende sempre non solo dalla Scrittura, ma da un’integrazione della verità Cattolica con la legge naturale. Da Agostino ad Aquino, i teologi hanno sostenuto che la legge naturale è contro la schiavitù perché, sia nella creazione che in Cristo, tutti sono uguali. Lo stesso ragionamento ha sempre e ovunque sostenuto che le azioni omosessuali sono contrarie alla legge naturale e non possono essere condonate o accettate.
Gli attivisti omosessuali come p. Martin potrebbero non essere d’accordo con San Paolo e la Chiesa cattolica, e potrebbero esporre le proprie ragioni, ma la risposta breve alla domanda di p. Jim è: no, noi non stiamo andando “contro” San Paolo. Anzi, una comprensione più completa dell’insegnamento di San Paolo porta all’abolizione della schiavitù e alla condanna dell’attività omosessuale.
Il principio alla base di San Paolo secondo cui “in Cristo tutti sono fratelli” e “nel battesimo sono tutti uguali” dovrebbe essere applicato alle persone omosessuali?
Dovrebbero essere trattati con rispetto e accolti con dignità?
Certamente. E il Catechismo  già lo insegna. Le persone omosessuali “devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione.”
Di Annarosa Rossetto