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mercoledì 23 ottobre 2019

Un papa “senza misericordia”

SUPER EX: POVERO BENEDETTO-RATZINGER, IL “SENZA MISERICORDIA”…

Cari Stilumcuriali, Super Ex (Ex di Avvenire, meno male per lui, Ex di Movimento per la Vita, ed Ex di altre cose cattoliche non negli specificate, ma ancora, sbalorditivamente, non Ex cattolico) ci ha inviato il seguito del primo articolo su Benedetto XVI – Joseph Ratzinger – apparso qualche giorno fa, e che ha provocato una così ampia discussione nella nostra piccola comunità. Buona lettura.

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Torniamo all’attività di prefetto della Congregazione della Fede di Joseph Ratzinger, per capire meglio il “cambio di paradigma” bergogliano.
Il libro da cui siamo partiti la volta scorsa, a cura di uomini di Chiesa fan della teologia della liberazione nascosti sotto lo pseudonimo “Discepoli di verità”, è intitolato, come abbiamo già visto, “Senza misericordia”.
Occorre ricordare che appena eletto Bergoglio elogiò pubblicamente il libro intitolato, al contrario, “Misercordia”, a firma del cardinale tedesco Walter Kasper, il nemico numero uno di Ratzinger.
Era già chiaro quale fosse l’idea di misericordia che il ben poco caritatevole argentino avrebbe cercato di imporre, con ogni mezzo ed apposite purghe, alla Chiesa cattolica!
Infatti nel liber accusatorio, dopo i paragrafi “Contro la teologia della liberazione”, “Contro il ‘relativismo’ di padre Boff” ecc., dedicati alla difesa dell’immanentismo politico dei teologi combattuti da Ratzinger, comincia l’elenco degli “eroi” del relativismo etico, ingiustamente avversati dal “mastino” tedesco.
Il primo della lista è il belga padre Schillebeeckx, “contrario al celibato ecclesiastico e favorevole all’ordinazione sacerdotale delle donne”. L’eretico belga, rammentano i suoi fan, era molto attivo anche su altri fronti, e nel giugno del 1983 aveva firmato un documento, insieme a Küng e Boff, in segno di “solidarietà con la ‘Chiesa dei poveri’ in Nicaragua, documento che dissentiva da quanto aveva affermato Giovanni Paolo II a Managua circa l’inammissibilità di una ‘Chiesa popolare’ contrapposta ai vescovi locali”.
Vediamo già qui il saldarsi delle eresie: quella politica, caldeggiata soprattutto da brasiliani e latini, e quella etica, sostenuta in particolare da europei del nord, belgi, tedeschi e americani.
La Chiesa belga, come si sa, ha seguito la strada del padre Schillebeeckx, dei cardinali Suenens e Danneels uno dei grandi elettori di Bergoglio nonostante i numerosi scandali legati alla sua copertura di crimini sessuali a carico dei prelati predatori.
Durante il suo pontificato, Benedetto XVI ha provato almeno un poco a ribaltare la linea Schillebeeckx-Danneels, mettendo a capo della diocesi di Bruxelles, al posto di Danneels, l’ottimo André-Joseph Léonard, subito emarginato da Bergoglio, evidentemente solidale con le femen e i militanti LGBT che ne avevano fatto il loro bersaglio preferito (riccorrendo a violenza, insulti… senza mai un cenno di disapprovazione vaticana).
Dopo il belga, l’americano, padre Curran – teologo morale favorevole ad omosessualità, contraccezione, eutanasia e divorzio, costretto a subire nel 1983, poverino, “gli strali del cardinale prefetto Ratzinger”- e l’americano monsignor Raymond Hunthausen, arcivescovo di Seattle, richiamato da Ratzinger nel 1985 per la sua vicinanza ai movimenti gay, e per la promozione di seconde nozze anche senza dichiarazione di nullità.
Il documento di Ratzinger ricordava che “l’Arcidiocesi dovrebbe evitare ogni genere di sostegno a qualunque gruppo che non accetti inequivocabilmente l’insegnamento del magistero concernente il male intrinseco dell’attività omosessuale”. Aggiungeva che “la malaugurata accoglienza nella sua cattedrale di un gruppo pro omosessuale ha contribuito a rendere ambigua la posizione della Chiesa su questa delicata ma importante questione”.
E oggi? Negli Usa Bergoglio nomina cardinali e promuove in posizioni di massima visibilità i prelati americani che accolgono pubblicamente i gruppi LGBT in vescovado, che negano l’esistenza del “male intrinseco” e che fanno dell’ambiguità il loro grimaldello abituale per scardinare la dottrina della Chiesa in questa “delicata ma importante questione”. Bastino i nomi di Farrell, Cupich, Tobin e Martin.
Aggiungiamo un aneddoto significativo: Ratzinger nel 1986 esautorò monsignor Raymond Hunthausen, che fu sostituito per molte questioni, dal suo vice, il vescovo ausiliario Donald Wuerl, che sarebbe poi divenuto cardinale, grande elettore di Bergoglio, e che, come poi si è saputo, era intimo amico del cardinale progressista ed abusatore seriale McCarrick.
Se monsignor Raymond Hunthausen era stata esautorato da Ratzinger, il suo vice, Wuerl (scelto per meriti?) sarà costretto alle dimissioni dalla giustizia laica come copertore di abusi!
A schierarsi in difesa del povero monsignor Raymond Hunthausen, lo ricordano con profonda partecipazione “I discepoli di verità”, monsignor Rembert Weakland, che lanciò i suoi strali contro il “fanatismo” e la “crudeltà” del Vaticano (un po’ come fa ora, con il bollino papale, padre Martin)
Weakland, questo “I discepoli di verità” non lo ricordano, anni più tardi, prima cercherà di minimizzare la questione abusi, poi verrà accusato di violenza sessuale da un suo studente di teologia (con il quale aveva, per sua ammissione, una relazione sessuale), infine pagherà di nascosto 45mila dollari, con i soldi della diocesi, per prevenire una causa ai suoi danni!
Tornando al misericordioso atto di accusa intitolato “Senza misericordia”, a Ratzinger è dedicato un’altro paragrafo, intitolato “Il dogma antigay del prefetto omofobo” e poi è la volta della trasformazione in martiri dei teologi tedeschi ribelli in materia di morale: oltre a Bernhard Haring, i monsignori Karl Lehmann, Walter Kasper e Oskar Saier.
Di loro si ricorda che “nell’estate 1993 firmarono una lettera pastorale ‘per accompagnamento delle persone con matrimoni falliti e dei divorziati risposati’. Conteneva una interpretazione innovativa, aperturista, del divieto di accedere all’eucaristia da parte delle persone divorziate e risposate: ipotizzava l’accesso individuale e soggettivo, in determinati casi…”. Ma Ratzinger rispose il 14 settembre 1994 opponendosi.
1993-94: Kasper è dunque costretto alla ritirata da Ratzinger e Giovanni Paolo II; 2015: Bergoglio convoca un sinodo sulla famiglia che deve arrivare, è già deciso a priori, alle conclusioni di Kasper, il quale viene additato da principio come punto di riferimento della nuova dottrina!
Concludo prendendo qua e là alcune chicche contenute in un libro scritto proprio per l’elezione di Benedetto XVI, nel 2005, attestante la volontà di un gruppo di ecclesiastici a fargli quella guerra che effettivamente ci fu, per tutti gli 8 anni: Ratzinger, oltre che tacciato di “filonazismo”, “omofobia”, “sessuofobia” (oggi al potere ci sono invece i sessuomani!), viene accusato di “fobia filomassonica” (che ruolo ha oggi la corrente filomassonica del cardinal Silvestrini?), di essere attaccato alla poltrona (smentirà l’accusa dimettendosi), di opporsi alle unioni tra persone omosessuali (Bergoglio non ha mai detto nulla, invece, su legge Cirinnà, matrimonio gay in Irlanda e Germania…), di aver ripreso il povero McCarrik riguardo alla comunione ai candidati pro aborto…
Il libro si conclude con una citazione di Leonardo Boff, uno degli amici, oggi lo sappiamo bene, di Bergoglio: “l’elezione di Benedetto XVI potrebbe essere un flagello per tutta la Chiesa”, essendo egli guidato nella sua difesa della dottrina “da una logica crudele e senza misericordia”.
Il mite, colto, inerme Benedetto, è stato dunque un papa “senza misericordia”. Ora, con il truce, vendicativo, eretico Bergoglio, vivremmo, a sentire alcuni, il tempo della misericordia. Sempre più cattolici, però, sperano che questo tempo finisca quanto prima…
Nel frattempo pregano, studiano, e hanno smesso di versare l’8 per mille e l’obolo di san Pietro: visto lo strame che i “misericordiosi fannno della misericordia, della fede, dela morale e del denaro!

Marco Tosatti
23 Ottobre 2019 Pubblicato da  16 Commenti --

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