Secondo l’abortista Colleen McNicholas della Planned Parenthood di St. Louis, l’aborto è una scelta morale (leggi qui).
È solo una provocazione?
Si tratta solo della rivendicazione di una scelta, di una auto-determinazione, di una proprietà sul corpo, si una tutela medica?
Si potrebbe contestualizzare il discorso su sei fronti: 1) quello scientifico che riconduce l’uomo alla zigote, in virtù del DNA; 2) quello biblico del peccato contro l’innocente che grida vendetta al cospetto di Dio; 3) quello ambientalista che vede nella pianificazione negativa delle nascite un programma etico di salvaguardia ambientale; 4) quello satanico, in cui si esprime il desiderio di distruggere l’uomo, in odio a Dio; 5) quello femminista di rivendicazione arbitraria e proprietaria da parte della donna su se stessa; 6) quello giuridico, che riconduce la possibilità di dare la morte ad una scelta e ad un diritto, a tal punto da presentare come immorale la scelta opposta.
Io credo che la rivendicazione dell’omicidio a diritto e a scelta etica sia invece assoluta. Sullo stile di Calvino.
A) Calvino è quel protestante originale che raddoppia la predestinazione divina. Lutero è convinto che l’uomo possa solo compiere il male; che Dio arbitrariamente e anarchicamente predestina alcuni alla salvezza; che non “rende” giusti questi predestinati, ma si limita solo a “considerarli” tali. Calvino va oltre: Dio predestina sia alla salvezza, sia alla dannazione. Dio è talmente onnipotente che la sua volontà esula da qualsiasi ragionevolezza. È Arbitrio assoluto. Volontà incondizionata. Alcuni secoli prima dell’Oltre-Uomo di Nietzsche! A tal punto, continua Calvino, che se Dio avesse disposto nei Comandamenti una sorta di anti-decalogo (Uccidere; Rubare; dare falsa testimonianza, ecc.) noi dovremmo ammettere buone (quindi “moralmente” da compiere) queste indicazioni. Inutile dire che per san Tommaso questa teologia è semplicemente assurda. Dio agisce secondo ragione; c’è un rapporto di analogia tra la sua bontà e la bontà umana; Dio non procede mai in modo illogico e non procede mai in contraddizione con se stesso. Dio è Logos (Gv 1,1).
B) Il volontarismo teologico arbitrario, anarchico e assoluto viene secolarizzato nella modernità. Nell’atto di fondazione del diritto moderno. Il diritto moderno si divide in due grandi scuole: il giusnaturalismo e il positivismo giuridico.
Nel positivismo giuridico (Hobbes) lo Stato determina – come un dio mortale – il diritto assoluto, crea la legge e la giustizia, il criterio ultimo di bene e male. Il presupposto è che non ci sia nessuna legge morale naturale. Unica legge è quella dello Stato. Unica giustizia è l’applicazione di questa legge. Gli uomini accettano di sottomettersi a tale potere sovrano, per l’utilità di aver garantita la protezione della vita.
La riflessione giusnaturalista nasce con l’obiettivo di contenere le prerogative illimitate della sovranità assoluta: Grozio e Locke affermano che prima del diritto posto dallo Stato esistono dei diritti naturali, cioè reale e riconosciuti a tutti, indipendentemente dallo Stato, validi anche in una ipotetica condizione non politica, in una sorta di “stato di natura”.
C) Come è possibile allora che il diritto alla vita non venga riconosciuto al nascituro? Soprattutto da Organizzazione internazionali che si arrogano Carte dei diritti dell’uomo.
La risposta si basa su due punti complementari.
c.1) Il primo punto consiste nel ritenere il diritto all’auto-determinazione della madre superiore al diritto alla vita del nascituro.
c.2) Il secondo punto consiste nel non riconoscere affatto il diritto alla vita al nascituro.
Il secondo punto è più complesso: se dico che tutti gli uomini hanno, in quanto uomini, il diritto alla vita, come insegna il giusnaturalismo moderno, non posso negare tale diritto a nessuno. A nessun…uomo.
Questo non significa, però, che potrei negare indirettamente il diritto alla vita. Nego l’umanità. In questo modo, il diritto naturale alla vita di colui a cui ho preventivamente negato l’umanità viene automaticamente a decadere. Conservo l’assunto che tutti gli uomini hanno il diritto alla vita. Nego però che tutti siano uomini.
D) Da qui due domande: in base a quale criterio posso negare ad alcuni l’umanità? Quale diritto ho di assumere dei criteri per riconoscere o meno l’umanità di alcuni?
Quanto alla prima domanda, i criteri sono infiniti: per i nazisti il criterio era l’appartenenza razziale al popolo ariano; per il comune sentire contemporaneo un criterio potrebbe essere lo sviluppo degli organi. Ma potremmo vivere, con la medesima logica, in un mondo che assume come criterio la statura di 100 cm, oppure la capacità di camminare in posizione eretta. Tutti coloro che sono inferiori per altezza a 100 cm non sono pienamente uomini. Ergo, il diritto alla vita non è riconosciuto. E così via. In fondo – nella bella democrazia – siamo tutti sopravvissuti. Perché chiunque – senza limite alcuno – potrebbe vincere le elezioni e inventarsi un criterio arbitrario, in base al quale accreditare (come lo stipendio a fine mese sul conto corrente) l’umanità. Non distribuisce diritti. Perché la giurisprudenza moderna – come l’ONU – si gloria dei diritti naturali dell’uomo. Fa di più. Rivendica un potere ancora superiore. Distribuisce umanità. Distribuisce l’essenza stessa dell’uomo. L’uomo, allora, è nulla. Fino a prova contraria. Il potere deve mostrare la prova contraria – in base ai suoi criteri – se quel nulla è “considerabile come” un uomo. Allora avrà dei diritti. Oppure no.
E) Questo è qualcosa di molto simile al potere arbitrario del Dio dei protestanti. Volontarismo assoluto e illimitato: Dio distribuisce arbitrariamente – senza criterio alcuno per di più – salvezza o dannazione. Senza neanche rendere “giusto” il salvato. Colui a cui è stata data – anonimamente e inconsapevolmente – la salvezza, è “considerato”, da Dio, giusto. Ma peccatore rimane. Così come l’uomo democratico rimane nulla. E considerato (forse) “uomo”, dal potere.
F) Morale allora può diventare – come per Calvino sul piano religioso – qualsiasi norma. L’Homo faber fortunae suae diviene il creatore di un potere che prima ancora di dispensare vita, morte o diritti, dispensa umanità. Sopprimere il nulla (l’uomo riconosciuto come tale) può allora anche essere un dovere morale. Tutelare la donna, dal nulla che sopprime con l’aborto, può allora essere assistenza sanitaria.
Il punto non sta nel controbattere alle espressioni usate dalla McNicholas. Sta nel valutare l’abisso giuridico e religioso da cui quelle espressioni derivano. Il punto di non ritorno dell’uomo considerato come essenza indeterminata. Come umanità non data.
Da costruire. Da essere riconosciuta dal potere. Da essere predestinata. L’Umanesimo gnostico è il primo imputato! A seguire la Riforma.
di Pierluigi Pavone
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