ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 15 dicembre 2019

La moltiplicazione dei pani e sardine

TOH, LE COINCIDENZE
Sardine, in piazza a Roma anche gli emissari di Papa Francesco: quello che era sfuggito

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Non c'era CasaPound, in piazza San Giovanni, ma i Papaboys sì. Gli ultrà di Papa Francesco per un giorno si trasformano in tifosi delle sardine, con entusiasmo. "La piazza è bellissima", spiega Daniele Venturi, presidente del movimento giovanile nato con Papa Giovanni Paolo II.


"Il bello del movimento è che dicono cose che la politica non è riuscita a dire ai giovani: sono per, ma non contro, ma mi pare che in tanti lo abbiano capito e guardino alle sardine con l'attenzione che meritano", sosteneva Venturi prima dell'evento romano, come ricordato anche dal Fatto quotidiano. La benedizione dei bergogliani ora è ufficiale: "In questi giorni le sardine stanno scrivendo una pagina di storia del nostro Paese e stanno risvegliando la coscienza popolare degli italiani".

Nel video di Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev, la piazza delle sardine a Roma


L'AVVENIRE IN SCATOLA, CATTO-SARDINA IN SALSA ROSSA TARTUFATA

Qualche considerazione sul recente percorso ittico del foglio della Conferenza episcopale italiana.
L’altro ieri al supermercato stavamo confrontando i prezzi delle confezioni  di tonno in scatola (in olio di oliva extra). Alziamo lo sguardo e… ma proprio…incredibile!... dallo scaffale occhieggiano scatole di sardine della ditta Avvenire (in azzurro). Ne prendiamo una per conoscere qualcosa di più della ditta in questione: sede a Milano, piazza dei Carbonari (con filiale a Roma, piazza Indipendenza) si fa vanto di produrre giornalmente (salvo il lunedì) sardine pregiate in salsa rossa tartufata, al costo di euro 1,50, con imprimatur della Conferenza episcopale italiana in accordo con la Santa Sede… Certo per noi quasi (perché sappiamo che non c’è limite al peggio) uno choc… tanto che ci scuotiamo bruscamente e, dopo una gomitata della moglie, ci svegliamo del tutto… sono le tre di notte… era solo un sogno…
Sogno, sì, ma in realtà emblematico di ciò che l’Avvenire cattofluido ci sta ‘offrendo’ in queste settimane in cui il potere cultural-mediatico  -sempre lo stesso, sempre e ancora sempre dominante (dai pulpiti televisivi alle scuole) - esalta l’aggregarsi di alcune migliaia di persone in diverse piazze d’Italia per contrastare “l’odio, la xenofobia e il razzismo” promossi nel Paese in funzione “reazionaria, oscurantista, fascista” soprattutto da Lega e Fratelli d’Italia. Bersaglio grosso naturalmente Matteo Salvini, davanti al quale i cattofluidi (ovvero cattosinistri) non possono che esclamare con orrore (declinando correttamente la ‘misericordia’ proclamata in Lettere, omelie, dichiarazioni): Vade retro!
Quasi superfluo notare che in tale disfida l’Avvenire e i suoi compari (ormai veterani del ‘politicamente corretto’) sgomitano per essere in prima fila, accanto ai compagni collaudati di Repubblica e satelliti vari, fianco a fianco dei  Saviano e degli Erri De Luca, dei Lerner e delle Gruber, dei Fabio Fazio e delle Concite di Gregorio, veri oracoli del gran tempio ‘progressista’ (nella realtà elettorale una grancassa piena di crepe e scricchiolii,  roba da rottamazione).
A Piazza San Giovanni in Laterano ieri erano in cinquantamila (secondo fonti della questura 35mila). Nel branco, tra giovani ardenti e brizzolati tardo-sessantottini, delle vere e proprie stranezze. Ad esempio, vere mummie fuoruscite a fatica dalle ragnatele decennali di spelonche polverose, sono emersi anche gli autodefiniti Papaboys (roba da far rivoltare nella tomba papa Wojtyla), il cui presidente – Avvenire lo chiama leader … chi si somiglia, si piglia – si è distinto con una dichiarazione di spessore biblico (e filosofico) ineguagliabile: “Sardine avanti tutta, andate e moltiplicatevi in ogni piazza, paese, città. Qualsiasi cosa pacifica venga dai giovani, fosse anche una vera rivoluzione, è la benvenuta”.
RIANDIAMO BREVEMENTE A CIO' CHE AVEVA SCRITTO AVVENIRE IN PREPARAZIONE SPIRITUALE ALL'EVENTO EPOCALE
Domenica 8 dicembre, festa dell’Immacolata, il quotidiano cattofluido dà notizia a pagina 8 - in un box corposo, in neretto – della presa di posizione epocale in favore delle ‘sardine’ di una riconosciuta studiosa di politica e filosofia come Francesca Pascale, “compagna del Cavaliere”.  Tiremm innanz.
Il sociologo Mauro Magatti - uno che (è il caso di dirlo) è sulla cresta dell’onda cattofluida- così definisce le sardine nell’editoriale del 10 dicembre: “Partito da un gruppo di giovani stanchi di vedere il Paese avvitarsi in una deriva pericolosa, questo fenomeno ha avuto uno sviluppo tanto inaspettato quanto veloce: come se si fosse buttato un fiammifero in un bosco secco a causa di una lunga aridità, facendo così divampare un incendio che si è poi propagato per l’intera foresta”. Quant’è poetico ed anche apocalittico il noto sociologo, improvvisata guardia forestale! Che così continua: “I migliaia di partecipanti (NdR: il Magatti è nato certamente in piena simbiosi con la lingua italiana) alle manifestazioni di questi giorni non costituiscono la risposta. Ma dicono solo della enorme ‘sete’ del terreno”. In ogni caso “l’urlo di questi giorni risuona fortissimamente (NdR: qui emerge che il Magatti ha dato un’occhiata all’Alfieri o forse a Vasco Rossi), dando voce al dolore e insieme alla speranza che attraversa la Penisola. Il nostro primo compito è quello di ascoltarlo”.
Lo stesso giorno, a pagina 9, si può gustare l’incipit di un altro articolo, non firmato, sulle sardine: “Alzano l’asticella le ‘Sardine’ in vista della grande manifestazione di sabato a Roma e in contemporanea in diverse capitali mondiali: Parigi, Dublino, Londra, Edimburgo, Amsterdam, Madrid, Helsinki, Bordeaux e San Francisco”. Insomma ‘ste sardine avrebbero dovuto mettere in subbuglio il mondo intero o quasi…
Ieri, sabato 14 dicembre, l’Avvenire a pagina 8 evidenzia nel titolo dell’articolo la “simpatia” del premier per le “sardine a Roma”. Un sentimento nobile, naturalmente da parte di un acclarato nobiluomo, come si evince dal fazzoletto nel taschino. Nel testo del turiferario parlamentare Angelo Picariello si legge che l’adunata sarà, secondo le rassicurazioni degli organizzatori “una festa contro l’odio e per i valori antifascisti e costituzionali” e si dà largo spazio agli “attestati di simpatia importanti”giunti da tale Patti Smith, definita “cantante di ‘People have the power’, e da Erri De Luca. Perfino “fioccano (che capacità meravigliosa di intonarsi al clima ha il Picariello!) simpatie e sostegni, anche da Forza Italia” (dev’essere quello della compagna del Cavaliere).

DOMENICA 15 DICEMBRE: LA SARDINITA' E' UNA VIRTU'
Veniamo a stamattina, domenica 15 dicembre. Il foglio cattofluido ‘apre’ in prima pagina con una grande foto di piazza san Giovanni (che, a ben guardare, non è così piena come ci vorrebbero far credere), sormontata dal titolone: Doppia scossa (il riferimento è anche alla questione della Banca Popolare di Bari)Con un occhiello tutto dedicato alle sardine: “Il movimento contro l’intolleranza sfila anche all’estero. Oggi primo vertice dei coordinatori” e un sommario che nella prima riga così suona: “A Roma decine di migliaia di Sardine in piazza per il sì a una politica nuova”. Sempre in prima un breve testo accompagnatorio trionfalistico, di solidarietà sardina… : “ Un mare di persone a San Giovanni in Laterano. Le Sardine centrano l’obiettivo e riempiono la piazza dei comizi più grande d’Italia. Con una manifestazione apartitica, ma che manda forti segnali politici. Per dire no al sovranismo e al populismo costruiti sul marketing, sui like, sulle parole di odio e di intolleranza. Oltre 100mila, secondo gli organizzatori, una stima ritenuta più realistica da chi era presente, rispetto ai 35mila di ‘fonti della Questura’ “.
A pagina 11 la pagina è aperta dal titoloSardine, obiettivo raggiunto, che sovrasta il testo di Luca Liverani: l’incipit è quello del breve testo di prima pagina… ma poi c’è altro. L’entusiasmo del turiferario sardino trabocca: “E’ una marea di sardine artigianali di cartone, di ogni colore e dimensione. A grandezza naturale, da appuntare sui vestiti o quella lunga 10 metri issata dalle sardine di Orvieto”. La sardina è un pesce dal pensiero sommamente autonomo, di acutezza impareggiabile, come prova quanto scrive ancora il Liverani: “Che dietro alle Sardine non ci siano organizzazioni di partito o sindacato lo si capisce subito. Il palco è un camion, troppo basso per essere visibile già a metà piazza”. Cgil, Fiom, Pd, ecc… noooo! (basta non farsi scoprire!).
Oggi 150 sardine si riuniscono presso un centro sociale occupato (ma no? … e proprio quello teatro delle gesta del cardinale Krajewski) per decidere come proseguire la lotta. Intanto si può notare che nella Piazza – che manifestava, come scrive l’Avvenire, contro l’intolleranza – non sono mancati i cori del tipo “Odio la Lega”. Poi l’enfasi che lo stesso Avvenire ha posto sulla manifestazione sardina contrasta con l’indifferenza apparente e l’ostilità reale con cui il foglio cattofluido ha ‘preparato’ e seguito manifestazioni ben più imponenti e ben più cattoliche come quelle dei Family Day. Qualcuno si meraviglia ancora? Non stupitevi allora se da martedì 17 dicembre troverete Avvenire in pescheria. Ottimo per incartare i merluzzi.
L’AVVENIRE IN SCATOLA, CATTO-SARDINA IN SALSA ROSSA TARTUFATA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 15 dicembre 2019

ARRIVANO “LE SARDINE” A ROMA: PER DARE UNA SVOLTA ALLA POLITICA O PER DISTRARRE IL PUBBLICO?



di Luciano Lago
Nel contesto di una grande operazione mediatica arrivano a Roma le “sardine”, un movimento creato dal nulla per distrarre dai drammatici problemi del sistema Italia e dirottare il consenso crescente verso la destra populista in una forma di contestazione vaga e senza proposte.
Non è un caso che tutte le tv, i media e le grandi catene di comunicazione stiano corteggiando le “sardine”, persino in prof. Monti, l’uomo dei poteri finanziari, le ha apertamente sponsorizzate, lo stesso ha fatto la “Repubblica” di Scalfari e del gruppo De Benedetti, senza contare la benedizione dei referenti dell’Unione Europa.
Nessuna bandiera è ammessa all’interno delle loro manifestazioni, tranne quelle dell’Unione Europea, loro “le sardine” vogliono dare l’impressione di essere apartitiche ma hanno manifestato contro la destra sovranista e populista ed a favore delle oligarchie europee sempre e comunque. Uno strano caso di “apartitismo”.
Inoltre non si contano i tanti e le tante “Vip” che hanno già annunciato la loro presenza, da Alba Parietti, alla cantante Paola Turci, al politologo Cecchi Paone, persino la Pascale, la “fidanzata di Berlusconi” sembra voglia essere presente. Romano Prodi, l’ex premier e grande privatizzatore, ex Golman Sachs, ha voluto dare il suo messaggio personale di appoggio al movimento. D’altra parte uno o più fondatori del movimento, risulta che collaborano con la rivista fondata da Prodi, “Energia”.
Lui, Mattia Santori, cerca di negare e parla di “fake news” ma gli indizi sono piuttosto evidenti e non è un caso che gli sponsor del movimento sono tutti appartenenti a quell’area della sinistra globalista e filo finanziaria a cui appartengono Prodi e il prof. Monti.
Dalle “sardine” nessuna parola sull’annientamento dei diritti sociali che si sta verificando in Italia, da loro che sono in maggioranza giovani, ti aspetteresti una voce contro il precariato che obbliga tanti giovani italiani ad emigrare all’estero in cerca di un futuro che viene negato in Italia, invece niente, solo frasi generiche e slogan contro Salvini e i sovranisti. Tanto meno ti puoi aspettare dalle “sardine” una denuncia sulla spoliazione delle imprese nazionali ad opera delle multinazionali di rapina che si giovano delle privatizzazioni per poi delocalizzare fuori dall’Italia lasciando per strada migliaia di lavoratori.



Sardine a Bologna Promotori

Guarda la coincidenza, il movimento delle “sardine” è venuto fuori mentre in Italia si discuteva del MES e del meccanismo di regolamento europeo che, in realtà è un fondo privato di diritto lussemburghese che, in concreto, servirà a salvare le banche tedesche in crisi, attingendo al denaro pubblico di stati come l’Italia, saccheggiando il risparmio italiano e facendo aumentare le tasse e il debito del nostro paese.
Di questi problemi, di dominio finanziario delle oligarchie europee, le “sardine” non si sognano di parlare preferendo trincerarsi dietro una generica “lotta contro l’odio” e contro “i populismi”.
Il fondatore e presunto capo delle sardine, Mattia Santori, quando compare in TV, corteggiato come una star politica, sempre composto e con il suo sorriso scolpito in volto, ripete i consueti slogans ed evita qualsiasi domanda scomoda, trincerandosi dietro il “siamo contro il populismo e vogliamo contrastare la deriva leghista che l’Italia sta prendendo”, oppure affermando che “il nostro movimento è il segnale che c’è voglia di tornare a dire qualcosa”, dice con la sua aria da bravo ragazzo sempre sopra le righe.
Il qualcosa che vogliono dire è un messaggio simile a quello della Bonino e della Boldrini: più Europa e più mercati aperti.
A questo punto, dopo essere stati invitati da tutte le reti TV e dai grandi giornali, ci si può aspettare un invito anche da Papa Bergoglio , il quale, sempre sensibile ai problemi del cambio climatico, come della lotta ai sovranismi, non mancherà di dare la sua benedizione al Movimento delle “Sardine”.
In sostanza la manifestazione a Roma delle “sardine”, come ci si può aspettare, sarà una manifestazione in favore degli attuali centri di potere, promossa dall’establishment e voluta dalle stesse centrali che controllano il governo e il sistema dei grandi media. Niente di nuovo: dopo “i girotondi”, “il popolo viola” e i “5 stelle”, arriva l’ennesima operazione mediatica della sinistra globalista.
https://www.controinformazione.info/arrivano-le-sardine-a-roma-per-dare-una-svolta-alla-politica-o-per-distrarre-il-pubblico/

La moltiplicazione dei pesci



E arrivò il gran giorno delle Sardine. Erano in centomila in piazza. Ma che dico centomila: duecentomila, forse anche mezzo milione. Sono stati abbattuti edifici per farcele stare in Piazza San Giovanni. E ci raccontano che, strada facendo, sarà sempre meglio (per loro) e peggio (per noi). Se ne stanno ovunque strette strette, ma ogni strettezza ha i suoi limiti, proprio come la santa pazienza. E quindi dilagheranno per ogni dove, gremiranno le vie e le rotonde di ogni città, straboccheranno da tutti i balconi. Dato alle sarde ciò che è delle sarde, qualche domanda dovremmo però cominciare a porcela.

Per esempio: perché le sardine rifiutano risolutamente ogni bandiera? Non solo non manifestano una identità apparente, e precisa, ma rifiutano addirittura qualsiasi identità apparente e precisa. Sono terrorizzate dalla presenza di bandiere e simboli, al punto da cacciarli dalle piazze. Soprattutto se si tratta di bandiere e simboli di chi un’identità precisa, di destra o di sinistra, ce l’ha. Ci sono due motivi, uno più semplice, l’altro più complesso.
In primo luogo, le sardine non manifestano una identità, e rifiutano qualsiasi identità, perché non hanno nessuna identità. Non sono nate, infatti, in contrapposizione al potere costituito – per contestarlo con l’ambizione di cambiarlo –, ma in sovrapposizione allo stesso, per imbellettarlo con una maschera cosmetica di lotta all’odio e cazzate di contorno; tipo, testuale, “leggi che non mettano al centro la paura”. Per farla breve, le sardine sono (molte di esse a propria insaputa) la voce del padrone; e uno strumento di conservazione. Vogliono mantenere lo status quo. Gli va bene tutto (anche perché, stando agli interventi e ai programmi, ignorano un po’ tutto): l’Unione europea, il MES, il fiscal compact, il ricatto dei mercati, i compiti per casa, la retorica del debito pubblico, il moralismo dello spread, il pareggio di bilancio, il vincolo esterno, l’immigrazione incontrollata.
Lo diciamo, forse, perché loro lo hanno detto? Giammai. Le sardine non dicono mai niente, sono mute per definizione. Ma lo ricaviamo da ciò che non hanno detto –   e non diranno mai – contro le vere storture dell’attuale stato di cose. Le sardine sono genericamente antifasciste, democratiche, civili, per bene. Immerse in una beata, e beota, accettazione del meraviglioso mondo che c’è. E la loro pseudo-ingenuità pelosa, tardo-adolescenziale, è silente quanto il simbolo: c’è qualcosa di più superfluo, innocuo, pasturabile di un banco di pesci con l’acqua in bocca? Non a caso, a favore delle sardine si sono già pronunciati alcuni grossi nomi di recenti governi dell’austerity e del giornalismo politicamente corretto. Non ci stupiremmo nel trovare costoro, a breve, tra i guru del movimento. Del resto, ogni “rivoluzione” ha i Che Guevara che si merita.
Detto del perché le sardine non si identificano in niente, vediamo perché le sardine “non vogliono” identificarsi con niente. È semplice: sono in gran parte elettori di sinistra sotto mentite spoglie (non vogliono si sappia in giro, insomma). Di quella sinistra tipicamente italiana ma antinazionale, “liberal”, “progressista”, europeista, globalista e assai snob tutta diritti “civili” e niente diritti “sociali”. I suoi esponenti, spogliandosi dei simboli di partito, confidano di moltiplicare i loro numeri, e magari i loro voti, proprio come Cristo moltiplicò i pani e, non a caso, i pesci.  Insomma, un gigantesco esperimento di illusionismo collettivo. Vogliono convincerci che – oltre al venti per cento di elettori dem – c’è un altro venti per cento di italiani (ma che dico venti, quaranta, forse di più) sdraiato sulle stesse posizioni filo establishment dei vertici PD. Vanno fatti moltiplicare in santa pace. A contarli, poi, ci penseranno le urne.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com

Le 5 proposte delle Sardine sono il vuoto cosmico. Tutto come Orwell aveva previsto (di Giuseppe PALMA)

Alla manifestazione di Roma, organizzata dalle cosiddette Sardine e ben accolta dal mainstream e dai politici di “sinistra” (ma anche da alcuni personaggi dello spettacolo), si è assistito alla concretizzazione della società che George Orwell aveva immaginato nel suo romanzo “1984“.
Andiamo per gradi. In un’Europa devastata dalle politiche neoliberiste che hanno di fatto sottomesso gli Stati nazionali agli interessi privati delle multinazionali, e che già da almeno un decennio hanno smantellato i diritti sociali, il leader delle Sardine, Mattia Santori, ha dato lettura delle 5 proposte di questo fantomatico movimento di protesta:
1) “Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a fare politica, invece che fare campagna elettorale permanentemente“;
2) “Pretendiamo che chi ricopre la carica di ministro, comunichi solamente sui canali istituzionali“;
3) “Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social-network“;
4) “Pretendiamo che il mondo dell’informazione protegga, difenda e si avvicini alla verità, e traduca tutto questo sforzo in messaggi fedeli ai fatti“;
5) “Pretendiamo che la violenza venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica, in ogni sua forma. Che la violenza verbale venga equiparata alla violenza fisica“.
Insomma, a parte l’uso continuo del verbo “pretendere”, siamo di fronte a 5 proposte totalmente estranee al disagio reale in cui versa un intero popolo. Non una parola sulla precarietà dei rapporti lavorativi, sulle difficoltà per giovani e meno giovani di trovare lavoro e mettere su famiglia, sulla devastazione dei diritti sociali, sulle folli regole di bilancio che ci vengono imposte dall’Unione europea, su quelli che sono gli effetti devastanti causati dal regime dei cambi sui diritti sociali e sui redditi, nulla sul Fiscal Compact, nulla sul Mes, nulla sul pareggio di bilancio in Costituzione. Nulla di tutto questo. Nemmeno una parola. E non una parola sull’Europa delle banche che ha sottomesso la politica e il diritto all’economia e alla finanza. Per le Sardine il problema è “la trasparenza della politica nell’uso dei social-network” o l’uso poco accorto dei social da parte di qualche ministro. Davvero imbarazzante. Siamo di fronte al vuoto cosmico di una generazione di schiavi, privi di una visione corretta dei problemi generali e reali. Una generazione del tutto perduta.
Ma non è una novità. Nel suo romanzo “1984“, lo scrittore britannico George Orwell aveva previsto tutto. Ecco cosa scriveva: “Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento (il che, talvolta, pure accadeva), questo scontento non aveva sbocchi perché, privi com’erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi“.
In queste parole sembra di rivedere proprio le Sardine. George Orwell, all’anagrafe Eric Arthur Blair, aveva dunque previsto tutto – Sardine comprese – già nel 1948, anno in cui scrisse il romanzo.
Ma v’è di più. Non ci sono solo le 5 proposte, il vuoto cosmico delle Sardine riguarda anche il loro manifesto politico. Al vuoto si aggiungono ignoranza e pericolo. Lavandosi la bocca con le parole “Costituzione” e “antifascismo” (peraltro in assenza di fascismo), scrivono (rivolgendosi a “populisti” non meglio specificati) : “Perché grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare“. Insomma, una forma di fascismo (vero!) a tutti gli effetti.
Dispiace dirlo, ma le Sardine sono l’unico esperimento politico del mondo occidentale in cui una generazione di ragazzi – oltre a non focalizzare le cause reali del proprio disagio sociale – protestano contro l’opposizione parlamentare. Una contraddizione in termini che spiega l’essenza stessa di questo movimento.
In conclusione le Sardine sono – a mio modesto parere – uno dei tanti strumenti nelle mani delle élite, politiche e finanziarie, utili allo scopo di canalizzare il dissenso verso una cornice di problemi secondari o marginali, e dissolverlo con soluzioni del tutto ininfluenti.
Giuseppe Palma

Dove si riuniscono le sardine? Nel palazzo occupato dagli abusivi

Dopo piazza San Giovanni, ora le sardine pensano al futuro del movimento. 150 delegati provenienti da tutta Italia sono riuniti nel palazzo occupato dove l’elemosiniere del Papa riattaccò la corrente elettrica


Dopo aver riempito piazza San Giovanni a Roma, ora le sardine pensano al loro futuro.
Nessuno fino ad ora si era preoccupato del "cosa faremo da grandi?", ma il giorno dopo la grande manifestazione nella Capitale (secondo la Questura i partecipanti erano circa 35mila) si sente la necessità di prendere una direzione ben definita. E così, i 150 delegati che hanno promosso i flash mob in diverse città di tutta Italia, hanno deciso di riunirsi questa mattina. Dove? Nel palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme 55 a Roma.
Sì, si tratta proprio del palazzo occupato da un centinaio di famiglie dove lo scorso 12 maggio l'elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, entrò per togliere i sigilli ai contatori e riattivare la luce. Un blitz che provocò molte polemiche. Il cardinale si calò nella centralina elettrica e ripristinò così la corrente nell'immobile abitato da 450 persone. Nell'ex sede dell'Inpdap di via Santa Croce in Gerusalemme, occupata abusivamente nel 2013, ci sono anche un centinaio di ragazzini minorenni. Nel corso degli anni, gli occupanti hanno accumulato un debito di circa 300 mila euro. Una cifra che nessuno voleva pagare tanto che la società che eroga l'energia aveva deciso di mettere i sigilli al contatore e staccare la corrente.
Così era intervenuto il cardinale Konrad Krajewski. "È arrivato nel pomeriggio, ha portato regali a tutti i bambini e ha promesso che se entro le 20 non fosse stata ripristinata la corrente nello stabile l'avrebbe riallacciata lui stesso. E così è stato. Padre Konrad si è calato nel pozzo, ha staccato i sigilli e ha riacceso la luce. E si è preso, a nome del Vaticano, la piena responsabilità dell'azione con Prefettura e Acea", avevano raccontato i testimoni. "È stato un gesto disperato - aveva dichiarato lo stesso porporato -. Sono intervenuto personalmente. C'erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini, senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi".
E ora, in quel palazzo occupato, ci sono tutti i 150 rappresentanti delle sardine. Capitanati da Mattia Santori, i delegati stanno discutendo del futuro dei pesciolini che, dalla prima manifestazione in piazza Maggiore a Bologna, hanno riempito numerose città da Nord a Sud. Ora è arrivato il momento di pensare a qualcosa che vada oltre le piazze, una fase 2 che partirà proprio dal palazzo occupato. Secondo le prime indiscrezioni, il dialogo con la politica è previsto solo nella fase 3. Per le 14 è prevista la lettura di un comunicato: inizierà così il futuro delle sardine.
Giorgia Baroncini 

Il veleno della sardina col velo "Salvini? Stupido e ignorante"

Dal palco di piazza San Giovanni, Nibras, 25enne di origini arabe, fa il verso a Giorgia Meloni: "Sono una donna, sono musulmana, sono figlia di palestinesi". E al Giornale.it dice: "Salvini? Stupido e ignorante, i leghisti mi fanno pena"


"Sono una donna, sono musulmana, sono figlia di palestinesi". A fare il verso dell’ormai celebre parodia dance dei comizi di Giorgia Meloni, al raduno nazionale delle sardine di piazza San Giovanni, a Roma, è Nibras, una ragazza milanese di 25 anni.
Porta l’hijab con fierezza e vuole dimostrare che le donne musulmane non sono affatto discriminate o sottomesse, anzi. Sale sul palco e come se nulla fosse si rivolge alle 35mila sardine presenti in piazza. "A Salvini e Meloni non piacerà la mia presenza", esordisce. L’accusa nei loro confronti è quella di voler riportare la “dittatura” nel nostro Paese. "Non vi permetteremo di aprire le pagine nere del passato, questo è uno Stato di diritto", li avverte Nibras. La folla la applaude.
"Siamo qui per denunciare le politiche di odio messe in atto da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, perché anche lei non è da meno", spiega ai microfoni del Giornale.it. Si riferisce in particolare alla "discriminazione contro i musulmani". "Ormai in Italia siamo diventati un capro espiatorio - denuncia – soprattutto noi donne, che siamo viste come sottomesse, senza un’istruzione o una carriera". Di donne come lei, con la testa avvolta nell’hijab, ce ne sono molte in piazza San Giovanni. Segno che il programma delle sardine contro l’odio, la violenza e il razzismo fa presa anche sulla comunità islamica presente nel nostro Paese.
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"Siamo come le donne italiane – garantisce - lavoriamo, siamo madri, facciamo la stessa identica vita e siamo parte integrante di questa società". Con il suo leggero accento milanese ci assicura di non sentirsi affatto discriminata. "Però - precisa subito dopo - so che la mia comunità, al contrario, è continuamente sotto i riflettori ed è accusata di qualsiasi cosa". Per questo ha scelto di tuffarsi anche lei nel mare dei pesciolini anti-leghisti. "Quello delle sardine – ci spiega - è un movimento che promuove la libertà contro il clima di odio che si sta diffondendo e che è veramente preoccupante".
Ma quando la conversazione vira sul destinatario delle accuse, la tolleranza viene subito messa da parte per lasciare spazio agli insulti. "Salvini? È un ignorante perché non conosce la Costituzione", attacca dopo aver letto uno degli articoli della Carta dal palco della manifestazione. "Chiede pieni poteri? Ma dove crede di essere? Le pagine nere della storia italiana sono morte e sepolte, non gli permetteremo di riaprirle", afferma perentoria.
Eppure, alle ultime tornate elettorali, quasi un cittadino su tre ha scelto di votare per il Carroccio. Ma Nibras è convinta: "I suoi elettori mi fanno pena". "Lui è ignorante, è stupido – ribadisce - cerca di convincere queste persone facendo leva sulle loro paure e preoccupazioni, che sono anche le nostre". Poi si rivolge direttamente ai leghisti: "Mi fate pena, spero che un giorno vi svegliate". Nel frattempo il consiglio di questa giovane musulmana è di "leggere e studiare la Storia". "Noi siamo tutti uguali", ricorda. "Siamo qui per difendere la libertà, contro l’odio di Salvini e contro l’odio che avete nei vostri cuori". La sua è una promessa. Ma suona più come una minaccia.
Alessandra Benignetti 

La sardina contro Il Giornale: "Fa male alla democrazia"

Nel mirino delle sardine anti-leghiste di piazza San Giovanni finisce anche Il Giornale: "Fa male alla democrazia italiana"

E meno male che le sardine si erano date appuntamento in piazza San Giovanni per darci lezioni di libertà e diritti.

Dal palco allestito all’ombra della basilica hanno letto e riletto gli articoli della nostra Costituzione esaltandone le virtù. Raccontandoci che quel prezioso patrimonio di valori sta andando perduto a causa della deriva fascio-leghista del Paese. Una piega brutta contro cui bisogna resistere con le unghie e con i denti, nel nome di chi, quella Costituzione, l’ha scritta con il proprio sangue.
Sono tutti eroi in questa piazza. Si definiscono “partigiani del 2020”. I partigiani immaginari che non hanno né una guerra né un invasore da combattere sono alla disperata ricerca di un nemico, di una ragione d’essere. E allora l’avversario può essere chiunque. Matteo Salvini, leader di un partito di opposizione, viene dipinto come il dittatore da rovesciare. Chi lo ha sostenuto esercitando un sacrosanto diritto è un pazzo che farebbe meglio a prendere ripetizioni prima di presentarsi alle urne. E nel grande calderone dei nemici d’occasione, naturalmente, ci finiscono anche i media non allineati alla visione della piazza.
Già da qualche giorno Mattia Santori e i suoi hanno fatto sapere che avrebbero accuratamente evitato quei salotti televisivi che offrono ai propri spettatori “un dibattito sterile, parziale e demagogico”. Una specie di lista di proscrizione che ha la pretesa di distinguere l’informazione buona da quella cattiva. Guarda caso, quest’ultima, è proprio quella dove il rischio di vedersi rivolgere una domanda scomoda o una critica è più elevato. Alla faccia del pluralismo, sancito anch’esso da una sentenza della Corte Costituzionale.
Nel mare magum dei media dove le sardine non vogliono sguazzare c’è anche il nostro giornale. Non tutte le sardine di piazza San Giovanni, infatti, accettano di parlare ai nostri microfoni. Questo perché Il Giornale è considerato una minaccia per la democrazia italiana. A spiegarcelo senza troppi giri di parole è una donna sulla sessantina: “Siamo in piazza per dire che non ci riconosciamo nella politiche di odio e di mancata inclusione di Salvini e che molto spesso il vostro giornale rilancia con dei servizi che sono quantomeno discutibili”. “Il Giornale e Libero – prosegue la signora – fanno un giornalismo che non è rappresentativo della tradizione dei giornali italiani”.
Quindi? Chi non la pensa come i pesciolini dovrebbe starsene zitto? Le domandiamo. “Lei ha lo stesso diritto che ho io di parlare – risponde la sardina – ma credo che Il Giornale e Libero siano due testate che non fanno bene alla democrazia italiana”. Viene spontaneo domandarsi a quale modello di democrazia facciano riferimento la signora e questa piazza. E se davvero conoscano a fondo la nostra Costituzione che tanto vanno sbandierando. Che non è un catalogo da cui prendere solo ciò che piace a loro. Allora il consiglio è quello di leggere e rileggere anche l’articolo 21.

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