I politici brasiliani hanno convocato il servizio di streaming online Netflix per spiegare al congresso brasiliano la pubblicazione di un video che ritrae Gesù Cristo come omosessuale non dichiarato, video deplorato dai cristiani di tutto il mondo. Almeno sette cause legali sono state intentate contro Netflix per danni.
Ce ce parla Martin M. Barillas nel suo articolo pubblicato su Lifesitenews. Eccolo nella mia traduzione.
I politici brasiliani hanno convocato il servizio di streaming online Netflix per spiegare al congresso brasiliano la pubblicazione di un video che ritrae Gesù Cristo come omosessuale non dichiarato, deplorato dai cristiani di tutto il mondo.
Basandosi sull’articolo 208 del codice penale brasiliano, la Commissione per la Scienza, la Tecnologia, la Comunicazione e la Tecnologia della Camera dei Deputati del Brasile, la Camera dei Deputati, la Camera bassa del Congresso, ha denunciato il video di Netflix, La prima tentazione di Cristo, come una “vilipendio del culto religioso” e una “aggressione ai valori cristiani”.
Martedì, il comitato ha votato per convocare i dirigenti di Netflix e chiedere una risposta in un’audizione davanti al Congresso.
I deputati nazionali Cezinha de Madureira, Julio Cesar Ribeiro e Roberto Alves sono stati tra [i deputati] di spicco a spingere per la convocazione, che è stata approvata dalla maggioranza del comitato nonostante le grida di disapprovazione da parte di progressisti come l’ex sindaco di San Paolo Luiza Erundina e Samia Bomfim.
Finora non è stata fissata una data per l’udienza. I legislatori sono in pausa di fine anno e torneranno dopo Capodanno, quando l’udienza potrà essere fissata.
Il deputato nazionale Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente Jair Bolsonaro, ha dichiarato sui social media che il film è “spazzatura”, i cui creatori “non rappresentano la società brasiliana”.
A @NetflixBrasil acaba de lançar um "Especial de Natal" onde Jesus Cristo (@gduvivier) é gay e tem relações com @FabioPorchat, além de se recusar a pregar a palavra de Deus
Somos a favor da liberdade de expressão, mas vale a pena atacar a fé de 86% da população? Fica a reflexão.
18.400 utenti ne stanno parlando
Su Twitter, ha scritto: “Siamo a favore della libertà di espressione, ma vale la pena di assalire la fede dell’86% della popolazione?” Lo stesso Presidente Bolsonaro è stato un critico dell’agenda LGBTQ, ed è stato schietto nel difendere la sua fede cristiana.
Il Brasile è un Paese in gran parte cattolico e ha anche un numero considerevole e crescente di cristiani evangelici. Secondo l’organizzazione Pew Research, nel 2010, il 65% dei brasiliani si è identificato come cattolico e il 22% è cristiano evangelico. Attualmente, ci sono circa 211 milioni di residenti in Brasile.
Netflix ha pubblicato il video di 46 minuti il 3 dicembre come speciale natalizio. Prodotto dalla troupe comica Porta das Fundos (“La porta sul retro”), ritrae Gesù Cristo come un omosessuale che torna a casa per la festa del suo trentesimo compleanno per presentare ai genitori il suo amante maschio. Il video ritrae la Vergine Maria come una prostituta e San Giuseppe come cornuto, e gli apostoli come ubriaconi.
La produzione in lingua portoghese è sottotitolata in inglese, francese, tedesco e spagnolo. Porta dos Fundos ha ricevuto un premio Emmy International per lo speciale natalizio dell’anno scorso, altrettanto offensivo.
L’attore Gregorio Duvivier, che interpreta il ruolo di Gesù, ha detto al quotidiano brasiliano Folha de Sao Paulo che mentre il “contenuto dello spettacolo può essere offensivo“, chiunque si offenda utilizza “criteri soggettivi”. Ha aggiunto: “Al contrario della calunnia, il governo non ha il diritto di decidere cosa è offensivo, perché non esiste”.
C’è stata una forte reazione contro La Prima Tentazione di Cristo in Brasile e altrove. Per esempio, più di 2 milioni di firme sono apparse su Change.org, un sito web che permette ai visitatori di creare petizioni online, chiedendo una sosta allo speciale Netflix perché “offende gravemente i cristiani”.
Inoltre, il vescovo Henrique Soares da Costa di Palmares, Pernambuco, Brasile, invita i cristiani a cancellare l’abbonamento al servizio di streaming online. “Esorto vivamente i cristiani – ha scritto il vescovo da Costa sui social media – a proclamare questo Natale il vostro amore, la vostra fede, il vostro rispetto per Nostro Signore Gesù Cristo; mostrate che il vostro amore per Lui è reale e attivo: cancellate l’abbonamento a Netflix e, nell’apposito menu, spiegate il motivo: ‘mancanza di rispetto per Gesù Cristo’, ‘mancanza di rispetto per il cristianesimo’, ecc. Se davvero credi e ami il Signore, non c’è altro da fare … “
Il vescovo Joseph Strickland di Tyler, Texas, ha deplorato il film e ha cancellato il suo abbonamento a Netflix. In un post sui social media, il vescovo Strickland ha scritto: “Il rispetto è l’ultima cosa a cui pensano, ogni cristiano dovrebbe denunciare questo film, è una bestemmia contro il Figlio di Dio che ha sofferto ed è morto anche per tutti coloro che negano che Egli sia il Signore dell’Universo”. La sua preghiera per loro … “Padre perdonali, non sanno quello che fanno””.
Respect is the last thing they are thinking about, every Christian should denounce this film, it is blasphemy against the Son of God who suffered & died even for all who deny that He is Lord of the Universe. His prayer for them....”Father forgive them they know not what they do” twitter.com/GrahamAllen_1/ …
484 utenti ne stanno parlando
Almeno sette cause sono state intentate contro Netflix in Brasile per il video. Una denuncia è stata presentata dal sindaco di San Paolo Eduardo Tuma e un’altra dal Centro di Fede e Cultura dell’Associazione Don Bosco. Tuma chiede quasi 245.000 dollari di risarcimento danni.
Un’altra è stata presentata da Robson Rodovalho, che ha fondato la comunità evangelica Sara Nossa Terra. L’avvocato Ricardo Hasson Saye ha detto al quotidiano Folha de São Paulo che spera che ogni cristiano offeso dal film chieda almeno l’equivalente di 245 dollari di risarcimento, il che potrebbe significare che Netflix potrebbe affrontare una possibile perdita di $ 1,2 miliardi.
Di Sabino Paciolla
NETFLIX, “I DUE PAPI”. UN’OPERA AGIOGRAFICA PER PAPA BERGOGLIO.
Carissimi amici e nemici di Stilum Curiae, Troll e Sbircioni vari, questa ve la devo raccontare. Ieri un lettore di Stilum Curiae ha chiesto che qualcuno guardasse su Netflix il film “I due papi”, appena uscito, per dare qualche informazione e magari un giudizio. Non ho Netflix, e in genere ormai guardo poco i film (la televisione proprio per nulla, o quasi, visto il livello….).
Sono andato nel pomeriggio in una casa amica e che cosa ti trovo? La fanciulla di casa (anni quindici) stava guardando, su Netflix, “i due papi”. Non so nemmeno perché, dal momento che pur essendo battezzata e forse cattolica non è certo praticante.
Allora –era cominciato non da molto- buono buono mi sono messo a seguirlo anch’io, spinto dal senso del dovere verso lo sconosciuto Stilumcurialista che aveva fatto la richiesta. Naturalmente ho interpretato questa coincidenza come un segno del destino e ho continuato sino alla fine in spirito di servizio, per poter e scrivere per voi, cari Stilumcuriali.
Se devo essere sincero, mi è sembrato un polpettone mieloso. Se fossi complottista, direi che è un’opera messa in piedi dal Bergoglio Press Gang per fornire una specie di “investitura” provvidenziale a quello che si sta rivelando come uno dei pontificati più divisivi, problematici e disastrosi (almeno in epoca moderna) della lunga e travagliata storia della Chiesa.
Il film propone l’idea che esistesse, e forse esista ancora, parecchia amicizia e familiarità fra i due.
Vediamo Benedetto che suona il pianoforte per il cardinale Bergoglio, e gli parla dei Beatles, e Abbey Road. E già questo…
Poi i due vanno a sedersi nella Sistina e Benedetto si fa confessare da Bergoglio. Gli confida che vuole dimettersi. Gli predice che lui, Bergoglio, sarà papa e che la Chiesa ha bisogno che lui la rinnovi. Lo accompagna nel cortile Vaticano dove una berlina attende il cardinale, e di fronte a tutti Bergoglio gli prende le mani e comincia a insegnargli il tango…ma vi pare accettabile, anche se vogliamo estenderci nel surreale e nella metafora?
C’è un ampio flash back ai tempi della dittatura in Argentina, in cui Bergoglio, allora provinciale dei gesuiti, non sembra fare una gran bella figura nei confronti di due suoi confratelli…
Mentre il regista ha avuto fortuna nella scelta degli attori per Bergoglio giovane e meno giovane – somiglianti e credibili – invece non è stato così felice per quanto riguarda Joseph Ratzinger.
E poi tenetevi: è stato usato come sottofondo Bella ciao. In un punto è stata arrangiata come una specie di canto gregoriano.
Benedetto se non ho capito male, parlando del suo rapporto con Cristo, dice a Bergoglio di aver riconosciuto nelle sue parole (di Bergoglio) la voce di Gesù…E va be’…
Il problema però, al di là delle qualità estetiche e artistiche dell’opera, risiede nella veridicità dei messaggi che trasmette a un pubblico certamente in gran parte non abbastanza al corrente per esercitare un controllo sulla veridicità dei contenuti. Vi citiamo a mo’ di esempio qualche riga di una recensione: “Fernando Meirelles sicuramente ha scelto un cammino semplificato, poco spinoso e critico per raccontare la storia di questo incontro papale, cimentandosi in quella che si può tranquillamente considerare come un’agiografia semplicistica di due Papi che hanno avuto problemi considerevoli con la propria leadership, il primo bramandola fortemente e dovendoci rinunciare, il secondo ottenendola senza averla mai cercata“. Il neretto è nostro. E qui, per esempio, abbiamo un capovolgimento totale della realtà. Il “primo” sarebbe Ratzinger; e di sicuro se c’è qualcuno che non ha voluto diventare papa (stava organizzando, finalmente, la sua pensione, nel rifugio dei Castelli…) è proprio lui. Il secondo sarebbe Jorge Mario Bergoglio; e a sentire che l’ha conosciuto e lo conosce, se c’è qualcuno che ha cercato tutta la vita il potere questi è proprio lui. Ma se il recensore, che non è certamente un esperto di cose vaticane, questo ha percepito, lo stesso accadrà agli ignari spettatori. E una grande, chiamiamola così, imprecisione, diventerà verità assodata.
Non credo che andrò a rivederlo.
Marco Tosatti
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