ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 30 dicembre 2019

La strategia del regime

McCarrick e i soldi al Vaticano. Non è più tempo di “no comment”


La notizia diffusa dal Washington Post, secondo la quale l’ex cardinale Theodore McCarrick, riconosciuto colpevole di abusi sessuali ai danni di adolescenti e adulti, avrebbe inviato molto denaro a diversi prelati vaticani, e direttamente anche a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, induce ad alcune riflessioni.

La prima è che il Vaticano, se vuole davvero essere credibile, deve fare totale trasparenza sui conti e dunque anche sulle donazioni che riceve. Va bene, come ha fatto papa Francesco, togliere il segreto pontificio sui processi per abusi sessuali commessi da chierici, ma occorre anche rendere pubblici i conti e farlo nel dettaglio, fino all’ultimo centesimo. Un’istituzione come la Santa Sede non può permettersi nemmeno la minima ombra.
La seconda riflessione riguarda più da vicino il caso McCarrick. Che l’ex cardinale fosse un grande finanziatore del Vaticano non è una sorpresa. Già all’inizio del settembre 2018 scrivevo su Duc in altum un articolo intitolato La verità su McCarrick? Follow the money. In quell’occasione parlavo di altri soldi, quelli inviati da McCarrick attraverso la Papal Foundation, ma “seguire il denaro”, la formula resa popolare dalla “gola profonda” del caso Watergate, in questa vicenda resta di fondamentale importanza. McCarrick, noto come grande procacciatore di donazioni, inviava molte ma molte migliaia di dollari nei sacri palazzi. È anche così che si è assicurato coperture e complicità? Un’inchiesta seria dovrebbe stabilirlo. Il Washington Post sostiene  che gli assegni inviati da McCarrick (per un totale di circa 600 mila dollari) a un centinaio di destinatari in Vaticano sarebbero finiti anche a prelati coinvolti nella valutazione delle accuse contro l’ex cardinale.
La terza riflessione riguarda i due papi che hanno preceduto Francesco. Il Washington Post sostiene che  McCarrick avrebbe inviato 90 mila dollari a Giovanni Paolo II dal 2001 al 2005, mentre papa Ratzinger avrebbe ricevuto 291 mila dollari, di cui 250 mila con un unico assegno nel maggio 2005, un mese dopo la sua elezione. È vero, non è vero? Se è vero, chi ha materialmente ricevuto il denaro? I pontefici ne sono stati messi al corrente? E che uso è stato fatto dei soldi? Urgono risposte. “I rappresentanti degli ex papi – afferma il quotidiano americano – hanno rifiutato di commentare o hanno affermato di non avere informazioni su tali controlli specifici”. Rifiutato di commentare? Non è ammissibile.
Poi c’è il caso Sodano. Un ex segretario personale di Giovanni Paolo II, scrive il Washington Post, avrebbe riferito che le donazioni a papa Wojtyla furono trasferite al Segretario di Stato dell’epoca, appunto il cardinale Angelo Sodano, che ha lasciato il ruolo di decano del collegio cardinalizio il 21 dicembre scorso. C’è un nesso tra il fatto che Sodano abbia lasciato, o sia stato indotto a lasciare, il ruolo di decano del collegio e le rivelazioni del Washington Post? Anche in questo caso la Santa Sede non può rifugiarsi dietro un no comment.
Un altro cardinale di curia che avrebbe beneficiato delle donazioni di McCarrick, ovvero Leonardo Sandri, sostituto alla Segreteria di Stato tra il 2000 e il 2007, secondo il Washington Post avrebbe fatto sapere che i soldi ricevuti non influenzarono le sue decisioni come funzionario della Santa Sede. Benissimo. Ma occorre specificare, e lo deve fare il diretto interessato.
Sempre secondo il Washington Post, il denaro ricevuto dalla Santa Sede veniva poi speso in uno dei fondi di beneficenza del Vaticano, l’Obolo di San Pietro. Di recente il Wall Street Journal ha scritto che solo il dieci per cento dell’Obolo va davvero in beneficenza, mentre il resto è impiegato per coprire spese relative all’attività della Santa Sede e per ripianare il deficit. Come stanno le cose? Si possono vedere i conti e le percentuali, con le destinazioni dei fondi?
Da rimarcare è che nessuna donazione risulta essere stata fatta da McCarrick a papa Francesco, mentre l’attuale segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, ne avrebbe ricevuta una di mille dollari dopo la sua nomina.
All’assemblea autunnale dei vescovi americani il cardinale Sean O’Malley annunciò che il Vaticano avrebbe potuto pubblicare il report completo su Theodore McCarrick entro Natale o, al più, all’inizio del nuovo anno. Poiché entro Natale non è stato pubblicato nulla, l’auspicio è che nel giro di qualche settimana arrivino finalmente spiegazioni chiare. “Abbiamo detto al segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, che i sacerdoti e il popolo del nostro Paese sono ansiosi di ricevere i chiarimenti della Santa Sede su questa tragica situazione”, ha dichiarato O’Malley.
Il sito Il Sismografo, molto vicino al Vaticano, ricorda che la vicenda McCarrick ha inquietanti analogie con quella del vescovo emerito di Wheeling-Charleston, Michael Joseph Bransfield, e soprattutto con quella del messicano Marcial Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo. Tutti e tre, scrive il sito, “in epoche diverse e in circostanze differenti, hanno messo in atto un metodo a dir poco ripugnante poiché chiaramente concepito per corrompere, e cioè offrire, donare e consegnare, in modo periodico e molto generoso, ingenti somme di denaro (dollari) ad altri loro confratelli nella gerarchia, a membri in servizio della nomenklatura vaticana, senza una precisa e puntuale giustificazione, e tutte operazioni non trasparenti, occulte, sulle quali oggi sappiamo qualcosa per via delle indagini giornalistiche”.
“I cristiani – rileva ancora Il Sismografo – sanno molto bene che la Chiesa non è perfetta e non lo sarà mai poiché, seppure è santa come santo il suo Fondatore, è sempre una comunità di essere umani, di peccatori. Ce lo ricorda sovente il Santo Padre. Tutto ciò però non ha nulla a che fare con la giustificazione di ogni peccato o crimine al suo interno. Si ama la Chiesa con la verità, la lealtà e la severità. Non si ama la Chiesa con il buonismo da quattro soldi o con il permissivismo irresponsabile. Anche nella comunità ecclesiale è vero che un vizio non punito si replica all’infinito […]. Cosa cercava chi dava denaro senza motivo e cosa dava chi intascava questo denaro?”.
Questa volta i no comment non saranno tollerati. E nemmeno le spiegazioni generiche.
A.M.V.

MCCARRICK, TRE PAPI, I SOLDI, IL POTERE. IL WASHINGTON POST.

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, ho letto con attenzione l’articolo che il Washington Post ha dedicato ai soldi che l’ex cardinale McCarrick elargiva a prelati, nunzi e anche – a quanto sembra – a pontefici. Vi consiglio di leggerlo nell’originale; se non padroneggiate bene l’inglese provate a tradurlo con uno dei sistemi di traduzione automatica della rete. Va letto nella sua interezza; altrimenti si rischia di non capire.
E soprattutto bisogna capire che immediatamente alcuni fra i giornalisti bergoglisti più sfegatati hanno profittato dell’occasione per vantare il fatto che mentre McCarrick avrebbe inviato denaro a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI, non c’è nessun assegno a nome di Jorge Mario Bergoglio. Cioè, hanno cercato di gettare un po’ – o tanto – fango su Wojtyla e Ratzinger.
E non si accorgono che in questo modo rafforzano la convinzione di uno stretto legame fra i due: McCarrick manda soldi per guadagnarsi la simpatia di chi non gli è amico, o non lo è ancora. Un tentativo di conquistare benevolenza. McCarrick non ha bisogno di conquistarsi la benevolenza di papa Bergoglio, che subito dopo l’elezione lo libera dai legami imposti da Benedetto XVI. E che si sdebita certamente facendo sì che la Papal Foundation di cui è fondatore e presidente risponda positivamente alla richiesta personale del Pontefice di un finanziamento gigantesco (25 milioni di dollari richiesti, poi ridotti sensibilmente) per finanziare l’IDI, l’Istituto in fallimento.
La lettura dell’articolo è interessante, e mi ha suggerito alcune riflessioni.
La prima è che McCarrick ha ricevuto sul suo conto personale e gestito solo da lui nell’arco di una quindicina di anni oltre sei milioni di dollari da numerosi donatori. E che la maggior parte di questi soldi sono stati devoluti a opere caritative. Senza voler prendere le difese di nessun, e tantomeno di McCarrick, non c’è dubbio che questo testimonia a suo favore.
Circa seicentomila dollari sempre in quell’arco di tempo sono invece andati a prelati a Roma e altrove.
Sarei curioso di sapere chi ha preso quelli destinati a Giovanni Paolo II, che non ha mai posseduto un conto in banca: né quando era vescovo a Cracovia, e nemmeno da papa, come è risultato evidente dalle sue ultime volontà.
È molto probabile che quei soldi siano confluiti nell’Obolo di San Pietro, gestito, come sappiamo, dalla Sezione Economica della Segreteria di Stato. E credo – visto il tenore di vita che conduceva da papa, e ora da papa emerito, che una sorte analoga abbiano avuto le donazioni a Benedetto XVI.
Una cosa è sicura. Se McCarrick aveva cercato di rendersi amico papa Ratzinger, non ha avuto successo. Non bisogna dimenticare – cosa che i colleghi super-bergoglisti fanno volentieri – che è stato proprio Benedetto XVI, a chiedere, con una lettera privata ma ufficiale inviata non solo a lui ma anche all’arcidiocesi di Washington, di abbandonare il seminario dove viveva, di condurre una vita ritirata di preghiera, e fuori dall’attività pubblica, e di non viaggiare. Che McCarrick, con la complicità dell’allora arcivescovo, Wuerl, e probabilmente della Segreteria di Stato vaticana, abbia spesso eluso questi obblighi, è un altro discorso. Ma resta il fatto che Benedetto XVI ha agito nei suoi confronti, e che papa Bergoglio lo ha liberato da quei legacci mandandolo come suo rappresentante personale in giro per il mondo.
Nonostante che nel famoso colloquio del 23 giugno 2013 mons. Viganò, su sua esplicita richiesta, gli avesse detto chiaramente con chi aveva a che fare. E sottolineiamo: su sua esplicita richiesta, non per iniziativa dell’allora nunzio a Washington. È un peccato che la centralina di registrazione che il Pontefice si porta addosso da agosto scorso non fosse già operativa all’epoca…potremmo avere un verbale dell’incontro.
E questo nella storia di McCarrick, resta il punto nodale. Perché un’azione di limitazione dei danni, tardiva (il Washington Post ricorda gli allarmi lanciati precedentemente, e in particolare l’azione di Viganò, allora in Segreteria di Stato) ma comunque adottata è stata nei fatti sconfessata dal papa successiva a quello che l’aveva presa.
Resta, ovviamente, la sorpresa nel vedere che – secondo quanto ha dichiarato il card. James Harvey – è abituale che fra prelati ci si facciano doni in denaro. E che indipendentemente dal caso McCarrick questa sia, o fosse, una prassi. Devo dire che l’unica, piccola consolazione, in questa vicenda miserevole, è che la maggior parte dei soldi ricevuti privatamente da McCarrick sono andati in reali opere di bene. E che probabilmente anche i 380mila dollari che sarebbe stati inviati ai papi hanno fatto una fine analoga, nell’Obolo di San Pietro.
Nei prossimi mesi dovrebbe uscire il rapporto della Santa Sede sul card. McCarrick. Questa anticipazione, uscita non si sa da dove (ma i documenti sul conto corrente fanno parte del materiale inviato alla Santa Sede) fa capire quale sarà, probabilmente, la strategia del regime. Una chiamata di correo così estesa che alla fine nessuno sarà colpevole, o al massimo un qualche capro espiatorio…ma il nodo resta sempre quello: qualcuno aveva agito, contro il colpevole, e qualcun altro ha disfatto la tela. Perché? Vecchie amicizie? Un debito elettorale (peraltro rivendicato da McCarrick)? Appartenenza alla stessa lobby che ha portato al Soglio di Pietro Jorge Mario Bergoglio?

Marco Tosatti
28 Dicembre 2019 Pubblicato da  50 Commenti --

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.