ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 7 dicembre 2019

Maculata

FEMMINICIDA È LA LEGGE





•    Dopo che la televisione usa la donna come esca per loschi affari proponendo da anni dosi massicce di filmati violenti e disgustosi come fossero normali esempi da imitare nel caso ci si volesse sbarazzare di qualcuno impunemente;
•    dopo che da oltre mezzo secolo alle madri è stata data licenza di ammazzare i loro figli con l’aborto a norma di legge, con milioni di bambini uccisi e un buco generazionale spaventoso;
•    dopo che la scuola fa violenza al cervello di bambini innocenti insegnando a dubitare della loro identità biologica attraverso teorie false e criminali come il “gender”, strada sicura verso la follia, nonostante il forte parere contrario del collegio americano dei pediatri del 2017 (1).
•    dopo che le statistiche dicono che ogni anno le donne assassinate per vari motivi sono circa 130, contro 400 di maschi uccisi, mentre nessuno osa dire che sono in forte aumento i suicidi soprattutto dei maschi: 3.200 all’anno contro 800 per le donne…ecc.



Dopo tutto questo programma luciferino e peggio ancora, forse si comincia a capire meglio per quale motivo l’opinione pubblica insista nel focalizzare la sua attenzione solo sui femminicidi con un martellare continuo, come se fosse l’unico crimine dell’umanità, con tutto il rispetto per queste povere donne ammazzate, ovviamente. Forse perché i femminicidi sono spesso legati alla famiglia dal momento che avvengono per lo più da parte del marito che ammazza la moglie o la compagna, anche se poi, per disperazione, finisce quasi sempre per suicidarsi.
E siccome c’è in atto da decenni un’azione di demolizione della famiglia cosiddetta naturale, cioè quella nata con la comparsa sulla terra dell’uomo e della donna, ecco che si vuol mettere la donna contro l’uomo, il marito contro la moglie, per dimostrare che quella tipologia di famiglia è un modello obsoleto e superato e favorire altre tipologie di unioni variegate o di ammucchiate sotto lo stesso tetto.

Donna strumentalizzata

E per raggiungere più in fretta questi obiettivi, la cosiddetta società “laicista”, soprattutto negli ultimi decenni, non ha fatto altro che strumentalizzare la donna, soprattutto la sposa e la madre, facendole credere di essere la “schiava della famiglia” e non la “regina della casa”, di antiquata memoria, dove a un certo punto la presenza del marito e dei figli rappresentano un peso insopportabile che impediscono la sua libertà e la sua realizzazione professionale ecc.
La stessa società, dopo aver presentato il divorzio, non come un istituto al quale ricorrere solo in casi gravi, ma come una tappa normale e auspicabile nel percorso matrimoniale dopo le prime inevitabili controversie di coppia, ha insinuato alla donna il suo diritto sacrosanto di “rifarsi una vita” a suo piacimento, offrendole tutte le “armi” legali per poter decidere liberamente da sola, quando e come sbarazzarsi del marito e della famiglia a “norma di legge”, cioè tacitando anche la sua coscienza.
Il Patto Coniugale

A farne le spese è stato soprattutto il matrimonio, la famiglia ovviamente, che ha subito veri sconquassi soprattutto da parte della moglie che nella misura dell’85% è la prima a volere la separazione contro il volere del marito, spesso per motivi futili o pretestuosi che ormai nessun giudice chiede più, perché è scontato che bisogna soddisfare la richiesta femminile senza tanti perché.
Comunque tra le varie motivazioni che vengono spesso addotte (da entrambe le parti in questo caso), c’è quella frase “mi sono innamorata/o di un altro o di un'altra!” come se questo giustificasse la rottura di un rapporto che dura magari da decenni e coronato da figli e anche da un certo benessere. Nella vita matrimoniale questa motivazione non ha senso, non vale, è un inganno da superare. Perché al di là dell’amore o attrattiva sessuale altalenante che si può provare, quando più quando meno per il coniuge nell’arco di una vita, l’aspetto “fondante” del matrimonio non è il sentimento, la sensazione, l’attrazione sessuale ma è IL PATTO CONIUGALE, LA PAROLA DATA, PATTO CHE I DUE SPOSI HANNO SANCITO LIBERAMENTE E FIRMATO DAVANTI A DIO E ALLA SOCIETA’ IN PIENA CONSAPEVOLEZZA.
E non si può tradire e calpestare un patto così importante per dei capricci, per dei malintesi, per vedute opposte, per diversità di carattere, per cocciutaggini o fissazioni, o per delle “passioni” passeggere e malandrine del collega di turno che ti rubano la pace e la felicità oltre che creare traumi irreversibili nei figli.
Qualunque virtù ha la sua parte di lotta personale contro il male, e anche nel campo della fedeltà matrimoniale, nulla è scontato, perché ci vuole impegno, costanza e lotta, contro le proprie cattive inclinazioni interne ed esterne, ma ne vale la pena perché la difesa del bene prezioso della famiglia supera qualunque altra prospettiva umana e qualunque sacrificio possa esigere (2).
Tutto ciò premesso, pur sapendo di tirarmi addosso urla minacciose delle donne che non vogliono capire la necessità di cambiare stile di vita se vogliono essere amate piuttosto che ammazzate, non posso far altro che interrogare la donna su questi argomenti che molti vorrebbero esporre ma sono troppo contro corrente e si rischia l’emarginazione:

1.    Vengo a chiedere a te, donna emancipata, che prima di sposarti, adocchi il pollo benestante da circuire per poi spennarlo andando a vivere nel suo elegante appartamento come una ricca signora, mettendogli al mondo uno o al massimo due figli perché ti servano da comodo “lasciapassare” per qualunque tua pretesa; non ultimo quella di cederti appartamento, figli e denaro, per vivere da libertina “a norma di legge” e davanti agli applausi del mondo che ti ha “liberata” finalmente dalle presunte “violenze” del marito, al quale si addossano tutti i doveri senza diritti. Ebbene, vengo a chiedere a te, donna emancipata e profittatrice, sei davvero felice, o devi ricorrere a psicofarmaci per andare avanti?

2.    Ti senti serena la notte quando dormi accanto a un uomo che non è tuo marito, sapendo che lui, cacciato dal suo letto matrimoniale e dal suo legittimo appartamento acquistato dai suoi genitori, deve tornare a dormire da mamma, o in macchina, o alla charitas se vuole sopravvivere perché, con la separazione, le spese aumentano sempre in modo esorbitante anche per le tue folli richieste di mantenimento?
Ti senti appagata davanti allo sfacelo che hai generato nella tua vita e in quella dei tuoi figli e parenti, a maggior ragione se vai a convivere con uno come te, pluridivorziato con figli i quali si trovano a dover convivere con i tuoi figli in un’ammucchiata di “famiglia allargata” senza identità, senza valori, senza morale?

3.    Si, perché poi si parla di violenza sessuale in famiglia, ma di quale famiglia si tratta? Di quella naturale che le leggi hanno distrutto, o di “famiglie allargate” cioè di persone promiscue che, per convenienza o divorzio o altro, vivono sotto lo stesso tetto e che spesso non sono né padri né madri, ma compagni o compagne occasionali di figli occasionali e spesso difficili o caratteriali?
D’altra parte con una legge come il “gender” che insegna il libertinaggio e la promiscuità a norma di legge fin dalla scuola primaria, pensiamo proprio di fornire alle nuove generazioni le “basi portanti” per formarsi una robusta personalità, sulla quale poi formare una famiglia? Come possono essere in grado i nostri giovani con queste premesse demenziali inculcate fin dalla più tenera età, a vivere poi la fedeltà, la lealtà, l’impegno, crescere i figli con sacrificio, mantenendo l’equilibrio psichico nelle varie avversità della vita, dopo che gli hanno insegnato a seguire le tendenze, gli istinti, le pulsioni? Ma dove sta la volontà, la ragione, il sentimento? Ma se i nostri giovani neppure conoscono la bellezza del primo innamoramento quando il cuore batte forte solo al vedere la persona amata, che è la base primaria del futuro impegno d’amore, come possono vivere poi la trepidazione dell’attesa, il rispetto per chi ami, rimandando anche i rapporti coniugali davanti a una malattia o a varie difficoltà, la rinuncia a desideri anche leciti per l’arrivo di un figlio ecc.?

4.    Ancora vengo a chiedere a te, donna che hai abortito una o più volte per dei motivi futili, se ti sei resa conto di aver ammazzato tuo figlio e non un grumo di cellule? Ti sei resa conto che questo rimorso ti accompagnerà tutta la vita nonostante l’incoraggiamento degli amici e magari anche l’assoluzione del sacerdote? Perché esiste una legge del “contrappasso” che spesso si vive qui sulla terra oltre che nell’aldilà. E il rimorso di coscienza è terribile se non si ricorre al perdono di Dio!

5.    Vengo a chiedere a te, donna adolescente o matura, che vesti in modo indecente, d’estate con squallide mutande e canottiera, senza eleganza né femminilità, né buon gusto, e d’inverno con “blugins” logori e stracciati da far venire il vomito, a te che sfidi l’uomo ostentando il tuo corpo seminudo con tanta disinvoltura, in ufficio, a scuola, in azienda, sull’autobus, perfino in chiesa…, con quale spudoratezza pretendi poi risarcimenti economici per violenza sessuale da coloro che tu stessa hai trascinato nel baratro dell’immoralità con le tue abili moine per poi denunciarli sempre “a norma di legge” quando cadono vittime dei tuoi loschi raggiri?
E quando esci dalla discoteca da sola e ubriaca alle due o tre di notte e accetti il passaggio in macchina da uno sconosciuto… pretendi poi che non ti tocchi? Ma se lo fa, sei pronta a denunciarlo spillandogli fior di quattrini. Perché tu puoi fare quello che vuoi sapendoti protetta dalla legge e sostenuta dall’opinione pubblica anche quando hai torto marcio! La legge iniqua è sempre con te, non ti rimprovera mai nessuno, anzi ti applaudono per le tue malefatte e mettono alla gogna quei poveri “malcapitati” che hanno stupidamente abboccato perché la donna ha sempre ragione, è sempre la povera vittima. Vittima spudorata e spregiudicata, falsa e ingannatrice, profittatrice ed egoista di quel meccanismo perverso che si chiama “legge”. Ma tu ci guazzi dentro con gioia grande, senza porti domande.

6.    Sta di fatto che l’uomo ha cominciato a non avere più nessuna considerazione di te, della tua persona, e ti usa, perché subentra una specie di meccanismo inconscio di odio e di repulsione nei tuoi confronti da quando sei diventata un modello-giocattolo sciocco e frivolo, una prostituta elegante per tutte le occasioni, inaffidabile e maligna, che mai dice di no davanti a proposte indecenti, anche quando sei impegnata con un marito o compagno.
Ed ecco il perché di tanta esplosione di omosessualità: l’uomo non si fida più di te, cara donna, e anche se a malincuore, cerca rifugio nelle persone dello stesso sesso. Dice il saggio “l’occasione fa l’uomo ladro” e in effetti l’aver dato alla donna la possibilità di vivere da libertina senza alcun dovere, restrizione né controllo, l’ha resa purtroppo complice di questa “legge femminicida” che le si è rivoltata contro come un “boomerang” facendola diventare vittima, ma anche contro l’uomo che talvolta si trova ad essere, pure lui, per folle disperazione, carnefice e vittima nello stesso tempo.

“Femmicida è la legge” perché incita facilmente al divorzio come rimedio assoluto davanti alle prime inevitabili difficoltà di coppia che si possono risolvere con un po’ di buona volontà reciproca e con l’aiuto di qualche esperto di coppia, ma non di divorzi facili come soluzione.
“Femmicida è la legge” perché concede alla donna tutte le agevolazioni possibili e anche i vantaggi di una separazione, mentre all’uomo non resta che la disperazione o la vendetta.
“Femmicida è la legge” perché se fosse giusta stabilirebbe questo: “Chi dei due chiede la separazione, a meno di motivi molto gravi e provati, deve pagare di persona!” cioè se ne va lui o lei di casa, mantiene i figli e si mantiene da solo/a senza nulla pretendere dal coniuge che ha voluto abbandonare in barba alle sue responsabilità.
“Femmicida è la legge” perché anziché insegnare alla donna, alla ragazzina il rispetto, il pudore per il proprio corpo, la lascia libera di ogni atteggiamento o abbigliamento lascivo e osceno, non la corregge mai, anzi chi osa farlo, viene tacciato di oscurantista e retrogrado e rischia la denuncia.


ELOGIO ALLA DONNA FEDELE

Grazie a te donna fedele! A questo punto della questione diciamo pure penosa, ho anche il dovere di aprire una parentesi per ringraziare tutte quelle donne eroiche e meravigliose che hanno saputo rispondere al tradimento o abbandono del marito perdonandolo e vivendo la loro fedeltà matrimoniale anche davanti all’infedeltà del marito, sapendo che l’amore per il compagno della loro vita che avevano consapevolmente sposato davanti a Dio o alla legge civile dandogli anche dei figli, non può essere barattato con nessun altro amore improvvisato verso un altro uomo sconosciuto e magari “raccattato” per vendetta, o per disperazione, o per vincere la solitudine.

Devo ringraziare queste donne forti e coraggiose che, abbandonate dal marito, hanno saputo crescere i loro figli da sole, col loro lavoro e la loro intraprendenza, con la loro fede robusta nell’aiuto di Dio, hanno saputo creare un clima di distensione nonostante sofferenze interiori lancinanti, insegnando ai figli l’amore per Dio con la preghiera del “Padre nostro” e anche l’amore per il proprio papà, senza continuare a bersagliarlo di accuse, ma coprendo i suoi tradimenti con un’abbondanza di perdono e di amore che sono fonte di bene per tutti. Perché il bene che si compie, anche verso chi non lo merita, diventa fonte di grazia per chi lo compie e si diffonde oltre le mura domestiche avvolgendo di positività tutta la società, come pure, al contrario, il male.
Queste donne eroiche che sono moltissime, che avrebbero delle storie edificanti da raccontare ma delle quali nessuno parla perché vengono invece derise, messe a tacere e considerate dalla società laica come stupide masochiste, hanno tutta la nostra ammirazione e riceveranno da Dio il premio per la loro fedeltà nella prova.

Devo ringraziare anche quelle donne che, nel convento o nel mondo, hanno saputo custodire il loro cuore e il loro corpo nella castità e nella verginità in vista del “Regno dei Cieli” come dice Gesù, in un mondo che le deride e le mette alla prova continuamente; quelle donne che, pur non avendo conosciuto uomo per mettere al mondo dei figli, vivono intensamente la maternità spirituale e anche quella pratica, perché sono come fari di luce nella notte (vedi le claustrali), o si occupano di dare formazione cristiana ai ragazzi prima che si perdano, o cercano di alleviare tante miserie che la società purtroppo sforna ogni giorno: ragazzi e ragazze adolescenti rovinati per esperienze precoci, droga, alcool, sesso… in pratica povere vittime anch’essi della società di satana che li ha privati della educazione perché sono stati privati della vera, unica, insostituibile famiglia che è come l’ossigeno che si respira.

Cara donna, sposa, madre, vergine, nessuno ti ha detto che il Padre Eterno ha dotato la donna, qualunque donna di qualunque razza e colore, di “un punto in più” rispetto all’uomo? Cosa ti raccontano nei corsi prematrimoniali in parrocchia o nei vari convegni? Si, Dio ti ha dotata di un bel “punto in più” rispetto all’uomo proprio perché prevedendo nella sua lungimiranza divina, quanto tu avresti dovuto tribolare di più, lavorare di più, sopportare di più, MOLTO DI PIU’ dell’uomo, ti ha dotato di doni speciali, particolari, esclusivi, come una specie di corazza interiore con la quale far fronte a tutte le difficoltà possibili e immaginabili che passano nel cammino della tua vita e che TU PER PRIMA E SPESSO DA SOLA, DEVI AFFRONTARE E SUPERARE.
Perché tu, volente o no, rappresenti sempre il perno fondante di tutta l’umanità, e perciò devi sentirti anche molto orgogliosa ma nello stesso tempo responsabile davanti a Dio e agli uomini, e riflettere bene prima di fare passi falsi che rischiano di buttare nel baratro la vita di molte persone che ti circondano.
Perché il divorzio non riguarda solo la vita egoista di due persone che se la fanno e se la sbrigano per conto loro, ma ci sono i figli che ci vanno di mezzo, i nonni, gli zii, gli amici che spesso si perdono ed è assai difficile a una certa età poterli recuperare. La famiglia riguarda infine tutta la società perché è una “piccola società” che regge tutta l’umanità.  
Per questo non devi misurarti con l’uomo perché tu ne usciresti sempre vincente, per via di quel punto in più, e per questo devi dare di più, molto di più di lui, gratuitamente e vedrai che riceverai sempre di più! Soprattutto attraverso quell’arma che ti è propria, quella che costituisce la sintesi di QUEL PUNTO IN PIU’, CHE E’ L’AMORE!    Se ami, supererai tutte le difficoltà con gioia, ottimismo e sarai fiera di te, la nuova Giovanna d’Arco che ha salvato la sua famiglia dalle orde laiciste che la vorrebbero annientare, e con la tua famiglia, hai contribuito a salvare la società che si appoggia sulle colonne della famiglia.
E’ per questo che sta crollando tutto, l’Italia che crolla sotto l’acqua e il fango è solo il simbolo di quello che sta accadendo nel cuore inaridito e nell’anima calcificata delle persone che hanno voltato le spalle a Dio e alla sua legge puntando solo sul proprio delirio di onnipotenza senza cuore, né regole, né confini, né responsabilità, né ancor meno amore.
Ciechi che guidano altri ciechi e finiranno tutti nella fossa.

Cara donna, sposa, madre, vergine, c’è una sola ricetta valida: se vuoi essere felice, AMA E PREGA!  Chiedi alla Madonna di saper amare come ha saputo amare lei e vai a fare qualche pellegrinaggio in santuari mariani anche vicini a casa tua, recitando ogni giorno il Rosario per l’unità della tua famiglia, e vedrai che ottimi risultati. Eventuali soluzioni “laiche” cercatele da sola, io non le conosco, perché so che solo Gesù è il garante della nostra vita e felicità se lo invochiamo.
E poi la vita passa in fretta, le tribolazioni passano in fretta e ci aspetta il Paradiso per sempre dove porteremo solo due cose, diceva la mia santa mamma: “Le opere buone e quelle cattive”. Perciò non buttare via il dono prezioso che è la tua famiglia, per superficialità, disimpegno, moda, faciloneria, delusione, insidioso corteggiamento del capo ufficio o perfido suggerimento di amiche frivole.
La tua famiglia è preziosa, è come l’aria che respiri, mai mollarla, le soluzioni si trovano sempre, difendila con le unghie e con i denti, vale a dire col coraggio della tua femminilità e con l’aiuto che Dio sempre elargisce in abbondanza a chi Lo cerca con cuore sincero.

NOTE

1 - Nota del “American College of Pediatricians” che esorta gli operatori sanitari, politici, legislatori ecc. a rifiutare tutte le politiche che condizionano i bambini attraverso l’ideologia di genere. Sono i fatti, non l’ideologia, a determinare la realtà.
2 -  Ferdinando Rancan, Ricevi questo anello, riflessioni sul matrimonio e la famiglia, ed. Fede & Cultura.





di Patrizia Stella

Le immagini sono nostre


http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3271_Stella_Femminicida_e_la_legge.html

ALCUNE ELEMENTARI CONSIDERAZIONI

SULL’EUTANASIA





ERRORE PER DIFETTO: L’UOMO AMMALATO È UNA COSA

La persona umana è un “soggetto che sussiste in una natura razionale” (S. TOMMASO D’AQUINO, S. Th., I, q. 29, aa. 1-2). Essa è quindi diversa dal sasso, che è un soggetto sussistente in una natura minerale, senza alcuna vita; da un albero, che sussiste in una natura vegetale, provvista di vita vegetativa: mangiare, crescere e riprodursi per impollinazione o seminazione asessuale; da un cane, che sussiste in una natura animale/bruto, il quale oltre mangiare, crescere e riprodursi (in maniera sessuale), ha anche una conoscenza sensibile esterna (vista, tatto, gusto, olfatto, udito) e interna (memoria); inoltre è provvisto di appetito o desiderio sensibile (ama la bistecca, odia il gatto).
L’uomo è come tutti questi enti un soggetto o una sostanza completa, ma ciò che lo differenzia da tutti loro è la natura razionale in cui sussiste, ossia l’uomo ha in più di tutti questi altri enti la conoscenza non solo sensibile (comune anche agli animali bruti), ma pure la conoscenza e l’appetito razionale (intelletto e volontà), che hanno per oggetto la verità e il bene universale o razionale, astratto, spirituale, il quale per essere raggiunto (conosciuto o voluto) presuppone delle facoltà conoscitive e volitive spirituali, razionali, astrattive e universali: l’intelligenza e la volontà razionale.
Queste due facoltà sono accidenti (qualità) i quali sussistono in una sostanza, che è l’anima razionale (ARISTOTELE, De Anima, II, 2, 414a; Etica Nicomachea, VI, II), la quale facendo da supporto a una facoltà spirituale deve essere a sua volta spirituale (S. TOMMASO D’AQUINO, S. Th., I, qq. 75-77; De Anima, 1, ad 6; 1, ad 7; 1, ad 9; 1, ad 12; 1, ad 14; 14, ad 18; In I De Anima Aristotelis, lect., II, n. 19). Ora ciò che è spirituale non è materiale, quindi non è esteso, perciò non è corruttibile e dunque è immortale. Ecco la questione capitale che riguarda la persona umana: la sua natura, che essendo razionale, è spirituale, immortale ed eterna.

Ogni uomo è, dunque, composto di corpo e di anima spirituale e immortale. La sua anima non muore mai, è immortale, quando muore il corpo umano, l’anima si separa da esso: sin qui ci arriviamo con la ragione umana come ha insegnato Aristotele nel De Anima; tuttavia l’anima umana attende di riunirsi con il corpo, col quale formava l’uomo (il solo corpo sarebbe un cadavere, la sola anima un fantasma o uno spirito). Qui, però, deve intervenire la Rivelazione divina e la Virtù soprannaturale di Fede, le quali ci dicono che l’anima si riunirà al proprio corpo il giorno del Giudizio universale, dopo la fine del mondo, quando i corpi saranno risuscitati dall’Onnipotenza divina e si riuniranno all’anima che li aveva informati durante la vita terrena (S. TOMMASO D’AQUINO, S. Th., Suppl., q. 88; S. c. Gent., lib. IV, cap. 91).

Da ciò ne segue che la malattia non distrugge la natura umana, l’anima umana, la razionalità e spiritualità della natura umana, la quale è incorruttibile ed eterna, anche se il corpo si guasta, si corrompe e può compromettere, così, l’uso delle facoltà razionali (intelletto e volontà); l’uomo resta sempre un soggetto sussistente in una natura razionale, spirituale e immortale. Pure la malattia neurovegetativa o mentale, che impedisce all’anima di porre in atto la capacità o potenzialità di conoscere e volere razionalmente, non distrugge l’uomo, il quale resta sempre un soggetto razionale almeno in potenza, anche se non è più capace di conoscere e volere in atto. Proprio come quando l’uomo dorme, non conosce in atto, ma è ancora uomo e come tale ha diritto alla vita, che non gli può essere tolta.

Ora i fautori dell’eutanasia (dal greco “éu / buono” e “tànathos / morte”, ossia morte buona, dolce, indolore, tranquilla, rapida (1)  ...) pretendono che la malattia grave distruggerebbe l’uomo sino al punto dal renderlo non più soggetto sussistente in una natura razionale, ma lo ridurrebbe allo stato animale/bruto o vegetale. Quindi sarebbe lecito togliere la vita a un ammalato grave come lo è sopprimere un cane o tagliare un albero che sono ammalati. Per questo motivo la soppressione di un ammalato grave o di un feto non ancora partorito, non sarebbero omicidio (eutanasico o abortivo).

Questo primo errore riguardo alla vita della persona umana pecca per difetto, rendendola un semplice animale o vegetale. Vi è tuttavia un secondo errore per eccesso, che fa dell’uomo una Divinità con potere assoluto sopra ogni cosa.

ERRORE PER ECCESSO: L’UOMO È IL PADRONE ASSOLUTO DELLA SUA VITA

Ecco spiegata la seconda obiezione che viene mossa dai fautori dell’aborto e dell’eutanasia contro il diritto alla vita anche per gli ammalati o in non ancora nati, esso è il seguente: l’uomo è il padrone assoluto del suo corpo (difficilmente si parla di anima, quando si sostiene l’assolutezza dell’uomo, innalzandolo al livello di Dio) come ha un diritto di proprietà sulle cose, le piante e gli animali, delle quali può disporre a suo totale piacimento. Quindi può usarne e abusarne come vuole, ne ha diritto di vita e di morte come se il suo corpo fosse una cosa, su cui si può disporre totalmente e finanche arrivare alla sua consumazione completa o distruzione.    

La risposta è semplice, l’uomo è una creatura, non è il Creatore, il quale solo è il Padrone assoluto della vita umana. L’uomo è l’amministratore di se stesso e dei suoi beni e deve rendere conto del suo operato al Padrone assoluto del cielo e della terra, che è soltanto Iddio onnipotente. Nella procreazione se i genitori (non solo la madre, come vorrebbero le femministe, secondo le quali: “l’utero è mio e me lo gestisco io”) generano il corpo del figliolo, Dio infonde l’anima razionale nel feto non appena formato (Gen., II, 7). Quindi non è vero che il nascituro sia tutto e solo dei genitori, i quali non possono sopprimerlo come se fossero i suoi Padroni assoluti.

Conclusione

 «L’uccisione di persone vecchie e decrepite, di bambini deformi o deboli, in uso presso popoli più o meno barbari, era una forma di eutanasia. Il Cristianesimo ha fatto sparire anche questa usanza inumana. Nella morale e nel diritto, durante l’era cristiana, l’eutanasia fu universalmente trattata come omicidio o suicidio. Oggi dobbiamo costatare un triste ritorno ai barbari costumi che si manifestano in proposte di leggi, le quali autorizzano i medici a uccidere placidamente gli ammalati che vogliono la morte o che dispongano l’uccisione di persone inutili a causa di malattie o vecchiaia avanzata. […]. L’eutanasia è un atto intrinsecamente cattivo. È suicidio o omicidio a seconda del caso. […]. L’eutanasia è direttamente contraria al fine proprio della medicina e del medico, che deve mederi, ossia guarire e quindi salvare la vita degli uomini, usando tutte le risorse a sua disposizione. L’eutanasia è uccidere. […]. Le leggi che premettono o impongono un tale atto sono leggi cattive. Obbedire a tali leggi è commettere peccato di omicidio» (F. ROBERTI – P. PALAZZINI, Dizionario di Teologia morale, Roma, Studium, 1955, p. 506, voce “Eutanasia”, ristampa, Proceno – Viterbo, Effedieffe, 2019 (2)).


NOTE

1
 - Si noti la equivocità diabolica del termine “morte / buona”. Infatti una volta la “buona morte” era la “grazia delle grazie”, ossia la “perseveranza finale” (cfr. S. TOMMASO D’AQUINO, S. Th., II-II, q. 137; I-II, q. 109, aa. 9-10; I-II, q. 114, a. 9) e consisteva nel morire in grazia di Dio, anche tra dolori atroci (v. il Martirio o la morte di Gesù sulla Croce) per poter andare così in Paradiso; mentre la “morte cattiva” o “mala morte” era quella “improvvisa” o “imprevista”, in disgrazia di Dio, magari senza accorgersene, ma foriera della dannazione eterna. Ora l’eutanasia o suicidio assistito è esattamente la “mala morte” in disgrazia di Dio, poiché fatta violando il V Comandamento: “Non uccidere”, che è un peccato mortale e spalanca le porte dell’Inferno eterno. Cfr. S. TOMMASO D’AQUINO, Summa contra Gentiles, lib. IV, cap. 95.
2 - Cfr. A. ODDONE, L’uccisione pietosa, in “La Civiltà Cattolica”, 1950, I, pp. 245-257; L. BENDER, Eutanasia, in “Medicina e morale”, n. 18, 1943, articolo V.





di
 Don Curzio Nitoglia



Gli articoli di Don Curzio Nitoglia sono reperibili nel suo sito




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