Impregnati della divina rugiada
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«Considera, o uomo, il piano di Dio, riconosci il piano della Sapienza, il piano della pietà. Prima di irrigare l’aia di celeste rugiada, la infuse tutta nel vello: quando si apprestava a redimere il genere umano, ne racchiuse l’intero prezzo in Maria. Perché questo? Forse perché Eva fosse scagionata mediante la figlia e l’accusa dell’uomo contro la donna fosse sopita una volta per sempre. Non dire più, o Adamo: “La donna che mi hai dato mi ha dato dell’albero proibito” [cf. Gen 3, 12]; di’ piuttosto: “La donna che mi hai dato mi ha cibato del frutto benedetto”» (san Bernardo di Chiaravalle, Sermone per la Natività della Beata Vergine Maria, 6). Tipico esempio di esegesi allegorica, quest’acutissima intuizione del Dottore mellifluo si presta a sua volta ad un’ulteriore interpretazione in rapporto con l’odierna congiuntura ecclesiale. Il nostro adorabile Maestro non smette di parlarci – attraverso la Scrittura, la Tradizione e gli stessi avvenimenti – per illuminare la situazione in cui viviamo e guidarci sulla via sicura dei Suoi disegni di soprannaturale sapienza, che si lasciano intravedere dagli umili e dai semplici.
Nel racconto biblico Gedeone, chiamato a porsi alla testa del popolo oppresso dai Madianiti a causa della propria infedeltà, prima di attaccar battaglia contro di loro chiede a Dio un duplice segno: deposto a terra un vello di lana, domanda dapprima che la rugiada notturna lo impregni lasciando secco il terreno intorno, poi che essa, viceversa, bagni il terreno lasciando asciutto il vello (cf. Gdc 6, 36-40). San Bernardo coglie in quest’episodio, al di là del senso letterale, un’oscura prefigurazione dell’Incarnazione: la grazia redentrice, prima di effondersi su tutta l’umanità, ha riempito la Vergine che ha portato in grembo il Prezzo del riscatto, ricolmandola a tal punto che – come il medesimo autore sostiene nel celebre Sermone dell’acquedotto – è da Lei ridondata sugli altri. L’Immacolata è dunque, in virtù della Sua cooperazione alla Redenzione (in una parola, in qualità di Corredentrice), Mediatrice di tutte le grazie. Questa è una verità di fede saldamente attestata dalla Tradizione e dal Magistero; pertanto non viene nemmeno scalfita da invettive sconnesse, per quanto apparentemente autorevoli: le realtà divine rimangono quello che sono, a prescindere dalle confuse idee di chi le conosce poco e male.
Ora, nel bagliore di questo lampo sui misteri dell’opera salvifica, possiamo anche noi penetrare un po’ nel modo di agire della Provvidenza nell’attuale momento storico, che ci prepara ad una svolta epocale. Prima di estendere universalmente la Sua azione di salvezza, Dio usa realizzare in piccolo ciò che intende poi fare in grande: comincia con pochi quel che vuole comunicare a molti. Avvenne così con la Chiesa nascente raccolta nel Cenacolo intorno alla Madre (cf. At 1, 13-14); fu così anche con tutti i grandi Ordini religiosi e con i movimenti di genuino rinnovamento della Chiesa: un nucleo iniziale, per quanto umanamente debole e ristretto, riceve una sovrabbondanza di grazia che dovrà poi riversare su tanti altri, ad ampio raggio. Questo avvio passa spesso inosservato, in quanto gli strumenti scelti dall’Alto, prima di lanciarsi nella missione ricevuta, devono essere accuratamente formati così da potersi impregnare di quella rugiada del Cielo che in seguito traboccherà all’esterno per irrigare tutto il campo. Dobbiamo quindi avere occhi capaci di scorgere quest’opera nascosta di fecondazione che, silenziosamente, procede indisturbata.
Sono sempre più sorpreso nel costatare quante persone, per le vie più diverse, riscoprono la Messa tradizionale. Anche chi vi capita “per caso” rimane positivamente colpito da qualcosa che non riesce subito a individuare, ma che gli parla al cuore con straordinaria efficacia. Non è semplicemente la nostalgia di quanti, ormai avanti con gli anni, sentono riaffiorare i dolci ricordi dell’infanzia, bensì una percezione più profonda che afferra pure i più giovani: l’inequivocabile sentimento di trovarsi alla santa presenza di Dio, nel corso di un evento che, pur trascendendo il mondo e la storia, si sta compiendo proprio là, in quel preciso istante. Hoc est enim corpus meum… Hic est enim calix sanguinis mei, novi et aeterni Testamenti… L’avvenimento centrale della vicenda umana, che la redime dal male e la dischiude alla vita dell’eternità, si attua qui e ora, trasportandoci sul Calvario, con Maria e Giovanni, all’immolazione della Vittima perfetta: hostiam puram, hostiam sanctam, hostiam immaculatam… Tutto, nel rito, calamita le anime verso questo momento così solenne in cui il Dio-uomo, nella sua povertà disarmante, si “materializza” tra le mani del sacerdote.
Egli solo è capace di abbassarsi tanto per puro amore, come nella sua prima venuta: Et Verbum caro factum est, et habitavit in nobis: et vidimus gloriam eius… Le parole di san Giovanni riecheggiano alla fine a suggellare il rinnovarsi dell’inaudito mistero, abisso senza fondo che risucchia dolcemente i cuori per riempirli di sé. Anche chi ha poca familiarità con il latino, una volta superate le comprensibili difficoltà iniziali, a poco a poco si abbandona a questo vortice di insondabile misericordia, che non richiede da parte dell’uomo particolari prestazioni pratiche o intellettuali, bensì soltanto fede viva e umiltà profonda. Che sollievo rendersi conto che l’agente principale è un Altro, la cui azione porta frutto nella misura non dell’agitarsi nella liturgia, ma delle disposizioni interiori e dell’adesione alla Sua volontà! Svanisce di colpo ogni velleità di apparire o di dimostrare le proprie capacità creative, che risultano ridicole di fronte a un fatto di tale dignità e importanza. Come vuole il Signore, si ritorna bambini che, rapiti dallo stupore, si lasciano imboccare senza accampare pretese di sorta, che son del tutto fuori luogo nel ricevere un dono così sublime.
Ecco dunque in qual modo la Provvidenza sta silenziosamente impregnando il campo devastato della Chiesa per farlo rifiorire a tempo debito. Questo non significa di certo che si debba smettere di punto in bianco di frequentare la Messa nuova, qualora la distanza o la situazione familiare non consenta di partecipare sempre a quella antica. Ognuno farà quel che può, sapendo che il Padre conosce i desideri genuini e li accoglie come un olocausto, concedendo le stesse grazie a chi lo serve con tutto il cuore nella forma che gli è consentita. È inammissibile indurre i fedeli a violare il terzo comandamento e a privarsi della comunione, quando oltretutto le sfide da affrontare e le croci da portare sono così dure. Certi sillogismi nascono da quella superbia intellettuale che è una delle armi preferite dal demonio per far deviare anche i buoni, che non riesce a sedurre con i mezzi ordinari. D’altra parte, le modifiche annunciate per la terza edizione del Messale italiano non sono tali da invalidare la Messa, anche se vanno ulteriormente, da quanto è dato dedurre, nella direzione di un naturalismo panteistico che è già largamente presente, ma contro il quale, grazie a Dio, siamo ormai vaccinati.
Chiediamo all’Avvocata di Eva, in questa novena di Natale, di cibarci del Frutto benedetto che ha portato in grembo e dato alla luce allo scopo di offrirlo un giorno per noi sul Calvario, di quel Pane del cielo che porta in sé ogni dolcezza e sazia ogni fame di verità, di bene, di amore e di bellezza. Più il deserto che siamo si lascia impregnare dalla divina rugiada, più si avvicina la sua mirabile fioritura. Lo ripeto ancora una volta: fissiamo lo sguardo non sul marciume, lasciandoci divorare dalla rabbia o dallo sconforto, ma sull’opera nascosta del Salvatore, il quale pure ora, come quando si incarnò nel grembo della Vergine, intride in silenzio il vello che formiamo, per quanto dispersi. Così ci prepara alla Sua ultima venuta, quella gloriosa e sfolgorante che preluderà al Giudizio universale. Avete mai pensato alla grazia di trovarsi fin d’ora dalla parte giusta e di essere strumenti della conversione di quanti sono lontani? Non guardate indietro, verso un passato idealizzato che non è mai esistito, ma tendete lo sguardo in avanti, vivendo il presente con fiducia e gratitudine e pregando per rimanere perseveranti, succeda quel che succeda.
Intuere, o homo, consilium Dei, agnosce consilium Sapientiae, consilium pietatis. Caelesti rore aream rigaturus, totum velleri prius infudit: redempturus humanum genus, pretium universum contulit in Mariam. Ut quid hoc? Forte ut excusaretur Eva per filiam, et querela viri adversus feminam deinceps sopiretur. Ne dixeris ultra, o Adam: Mulier quam dedisti mihi, dedit mihi de ligno vetito; dic potius: Mulier quam dedisti mihi, me cibavit fructu benedicto.
Pubblicato da Elia
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