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lunedì 6 gennaio 2020

Presepofobia

L'Italia si scopre "presepofoba": epidemia di vandalismi

L'ultimo, grave, caso a Ivrea il 4 gennaio: due presepi incendiati in chiese del centro. Ma il periodo natalizio ha visto un numero senza precedenti di attacchi ai presepi in tutta Italia: statue distrutte, Bambinelli impiccati, incendi, vandalismi di ogni genere. Caratteristica comune: ad essere colpiti sono soprattutto i piccoli centri. Nessuna rivendicazione, nessuna spiegazione esplicita dei gesti. A Ivrea il vescovo chiede ai fedeli atti di riparazione.


Ci sono paesi in cui i cristiani celebrano il Natale protetti da misure di sicurezza perché, come a Pasqua, per loro aumenta il rischio di subire attentati. Ci sono cristiani senza chiese e che anche a Natale pregano a casa di qualche fedele. Le comunità cristiane di due villaggi indonesiani per anni non avevano potuto fare neanche questo e solo il 24 dicembre hanno ottenuto l’autorizzazione a celebrare la nascita di Gesù in alcune abitazioni in attesa di ottenere finalmente il permesso di costruire delle chiese. In Vietnam invece, a Ho Chi Minh City, la polizia, aiutata da dei teppisti, ha impedito ai fedeli della parrocchia Loc Hung di fare il presepio. La mattina dell’Immacolata li ha dispersi e ha demolito la base di legno su cui intendevano installare la Natività. Quando i fedeli sono tornati nel pomeriggio per tentare di riprendere i lavori, la polizia allertata si è ripresentata e, dopo una colluttazione, ha arrestato tre persone e ha distrutto le statue di Maria e San Giuseppe.    


In Italia a impedire che si facciano i presepi sono i dirigenti scolastici, certo non tutti, e persino qualche sacerdote. Molte parrocchie, amministrazioni pubbliche e istituzioni private continuano tuttavia ad allestirli, incuranti dei rimproveri di chi considera la Natività una provocazione o almeno una mancanza di riguardo nei confronti di chi non è cristiano.

Quest’anno però decine di presepi sono stati danneggiati e distrutti. Il blog “Cristiani perseguitati” della Nuova Bussola Quotidiana il 27 e il 31 dicembre aveva riportato alcuni casi: di totale distruzione di presepi, come nella notte di Natale a Martinengo, in provincia di Bergamo, e a Palau, in Gallura; di Bambinelli rubati, come a Mondovì, in provincia di Cuneo; o fatti a pezzi come a San Benedetto Po, provincia di Mantova, dove la sera del 29 dicembre dei ragazzi sono entrati nell’abbazia del Polirone, hanno scagliato contro il tetto della capanna il bambolotto che rappresentava Gesù Bambino; non contenti, tornati più tardi l’hanno fatto a pezzi e hanno appeso testa e busto a un palo di ferro in una piazza.  

Notizie di atti vandalici hanno continuato ad arrivare. A Ovada, provincia di Alessandria, alla vigilia di Natale un presepio di polistirolo realizzato da bambini è stato ridotto in briciole e gettato in un laghetto. A Lizzanello, Lecce, sono state danneggiate le statue del presepio artistico di piazza della Libertà. A Mogliano Veneto, Treviso, il Bambino Gesù del presepio a grandezza naturale di piazza Berto è stato tolto dalla culla e impiccato. A Villa Musone, frazione di Loreto, sono state rubate le statuette della Sacra Famiglia del presepio da alcuni anni realizzato da commercianti e residenti di una via davanti a una scuola materna. Sempre in provincia di Ancona, a Fabriano è stata rubata la statua di Gesù Bambino custodita in un confessionale in attesa di essere deposta nella mangiatoia, e a Senigallia è stato danneggiato un presepio di sabbia appena realizzato e la “prodezza” è stata pubblicata su Instagram.

L’elenco potrebbe continuare. Ultimo episodio in ordine di tempo, e tra i più gravi, è quello registrato a Ivrea dove nella tarda mattinata di sabato 4 gennaio qualcuno ha dato fuoco ai presepi allestiti in due chiese – San Maurizio e San Salvatore – entrambe affacciate su vie a traffico limitato, le principali e più frequentate del centro storico cittadino. La chiesa di San Maurizio ha rischiato di andare tutta a fuoco, si è reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco e si sono persi un quadro e degli affreschi dell’Alamanni. Limitati quasi solo al presepio sono i danni alla seconda chiesa. 

C’è un particolare che accomuna quasi tutti i casi di vandalismo documentati: il fatto che si sono verificati in centri di piccole dimensioni – Arbus con 6.000 abitanti, Palau, 4.000, Ovada, 11.000, Ivrea, 23.000… – nei quali la notizia è corsa in fretta e tutti, all’udire dell’oltraggio inflitto, si sono sentiti feriti, in quanto comunità; anche i non credenti o assai poco praticanti. La reazione unanime si sintetizza in una domanda: “Chi mai può fare una cosa del genere?”. La risposta, non espressa: “Gente profondamente diversa per sentire, valori, fede e radici, ‘estranei’ benché non stranieri (solo in un caso gli autori sono di accertata origine marocchina), e insensibili al senso del Natale che per qualche giorno accomuna tutti e si manifesta nelle decorazioni luminose di strade, piazze, balconi, nei presepi e negli alberi di Natale, nei banchetti, nello scambio di doni, negli auguri di Buon Natale pronunciati mille volte".

Lasciamo la parola ai vescovi di due comunità ferite. “Perché tanta acredine sul Bambinello? – ha commentato il vescovo di Vittorio Veneto, monsignor Corrado Pizziolo, riferendosi a quanto accaduto a Mogliano – spero sia un atto di vandalismo gratuito, nato più da noia e incoscienza che dalla volontà di arrecare un danno vero ai nostri simboli. La gravità di questo fatto, però, non è tanto o soltanto che venga sfregiato Gesù, ma che alcuni balordi impicchino un bimbo inerme in una culla”.  

“Chi lo ha fatto? – si domanda monsignor Edoardo Cerrato, vescovo di Ivrea – più importante è capire che cosa si è inteso fare distruggendo col fuoco i Presepi nelle chiese cittadine. Una risposta non è impossibile se si tiene conto di quanto è accaduto in questi giorni di festa natalizia anche altrove, dove abbiamo visto decapitate statuine del Bambino di Betlemme e della sua Madre Santissima. L’indagine arriverà forse a individuare i responsabili e a comprendere il movente. Per ora, trattandosi di profanazione delle immagini sacre e delle chiese, chiedo ai fedeli della città qualche atto di riparazione”.

Monsignor Cerrato ha fatto un primo gesto la sera stessa del 4 gennaio offrendo la statuetta del Bambino Gesù al bacio dei fedeli riuniti nella chiesa di S. Ulderico, per riparare l’offesa recata al Signore.

Anna Bono
https://lanuovabq.it/it/litalia-si-scopre-presepofoba-epidemia-di-vandalismi
Attacchi ai presepi, una sfida alla nostra fede

Qualsiasi siano i motivi prossimi che spingono tante persone a vandalizzare i presepi in tutta Italia, il significato più profondo di questa avversione è nel significato stesso del presepe: il Mistero dell'Incarnazione, che il mondo rifiuta. È una provocazione per la nostra fede, che ha bisogno di crescere in un rapporto più stretto con il Signore.
                                      La grotta del presepe originale a Greccio

Non possiamo non interrogarci davanti a questa volontà di distruggere i presepi che ha colpito l’Italia. Da nord a sud fino alle isole, sono decine e decine i presepi nelle chiese, nelle piazze e in altri luoghi pubblici che sono stati vandalizzati in questo periodo natalizio, a volte con un accanimento e un sadismo che lascia sconcertati. In quasi tutti i casi gli autori di questi gesti non sono stati identificati, per cui riguardo ai motivi si possono fare solo supposizioni. Certo è che stiamo assistendo a un ulteriore passaggio nel processo di secolarizzazione della nostra società: rispetto ai segni della presenza cristiana, l'indifferenza si sta tramutando in ostilità, più o meno manifesta.

Che poi si tratti di bravata, avversione per la religione, antipatia o vendetta contro il parroco o il vescovo, si tratterebbe in ogni caso di spiegazioni parziali. Perché qualunque sia il motivo prossimo che spinge tante persone a prendersela con il presepe, non può sfuggire il significato più profondo di tale avversione: «Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio», ha scritto papa Francesco nella lettera apostolica “Admirabile signum” dedicata proprio al significato e al valore del presepe. Per questo San Francesco aveva voluto ricreare a Greccio la scena della nascita di Gesù; voleva rivivere quel momento unico nella storia in cui Dio si è fatto uomo in una grotta a Betlemme. Ed è proprio questa immagine visibile dell’Incarnazione che è insopportabile per il mondo.

«Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo», dice l’evangelista Giovanni nel Prologo che abbiamo ascoltato nella liturgia di ieri. «Ma le tenebre non l’hanno accolta». L’accanimento contro i presepi ci dice che oggi le tenebre stanno guadagnando sempre più terreno, e a volte con la complicità degli uomini di Chiesa.

Non è questione di cambiamento d’epoca, come viene spesso ripetuto, perché quello che oggi accade da noi, in altri paesi sarebbe già un progresso rispetto alla persecuzione aperta che i cristiani devono sopportare. Di fronte a un mondo che non solo non è più cristiano ma irride e disprezza gli stessi segni della fede cristiana, la tentazione oggi dominante è quella di imbastire un dialogo con il mondo, per farsi capire. Come se il Mistero dell’Incarnazione, Passione e Risurrezione di Gesù Cristo sia un problema di comprensione intellettuale. E come se l’avversione che il mondo ha per Cristo dipendesse da una mancata efficace spiegazione.

Non è di maggiore dialogo con il mondo che abbiamo bisogno, ma di un maggiore dialogo con Dio. Guardare al mondo, aprirci al mondo, ci fa perdere nelle tenebre. È di luce che invece abbiamo bisogno, di quella luce «che illumina ogni uomo». «Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce», esorta San Paolo nella Lettera ai Romani, ovvero «rivestitevi del Signore Gesù Cristo». Se davvero ci teniamo alle persone che conosciamo, al bene delle nostre società, dobbiamo desiderare di essere noi stessi riflesso di quella luce che viene nel mondo.

Rileggere l’origine del presepe, rileggere le Fonti francescane che ci raccontano come San Francesco l’ha pensato e vissuto in quella grotta di Greccio nel Natale del 1223, è una domanda sul valore che noi diamo a questo gesto. Davanti a questo crescendo di vandalismi, di Madonne decapitate, Bambinelli impiccati, statue bruciate siamo chiamati anzitutto a prendere sul serio il presepe, non come semplice bella tradizione che ci strappa qualche lacrima tra un piatto di arrosto e una fetta di panettone. Siamo chiamati a rivivere noi quell’evento unico nella storia, che ha portato la luce nel mondo.

Non importa quanto vaste siano le tenebre; anzi, più le tenebre sono fitte più c’è bisogno di luce. La festività odierna, l’Epifania del Signore, sia occasione per rivolgere lo sguardo a quella grotta di Betlemme, che rivive nei nostri presepi.

Riccardo Cascioli
https://lanuovabq.it/it/attacchi-ai-presepi-una-sfida-alla-nostra-fede

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