L’infernale lobby gay che spadroneggia in Vaticano. Presentato come il pontefice "coraggioso" che cerca di far pulizia, in realtà Bergoglio si è circondato di una corte di "prelati gay" beneficiati tutti di incredibili carriere
di Francesco Lamendola
Il 6 giugno 2013, appena tre mesi dopo la sua elezione, Bergoglio, durante l’udienza privata concessa a rappresentanti della Confederazione latino-americana e dei Caraibi dei religiosi e delle religiose (Clar), ammetteva, secondo quanto riportato da un quotidiano cileno, l’esistenza di una potente lobby gay in Vaticano. Poi, a bordo dell’aereo che lo riportava in Italia dopo aver partecipato alla Giornata mondiale della gioventù, in Brasile, riprendeva il discorso, facendo un accenno anche alla massoneria (Matteo Matzuzzi in: https://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/01/14/news/il-cardinale-maradiaga-si-in-vaticano-c-e-una-lobby-gay-l-ha-detto-il-papa-91529/):
Si scrive tanto della lobby gay. Io finora non ho trovato in Vaticano chi ha scritto “gay” sulla carta di identità. Bisogna distinguere fra l’essere gay, avere questa tendenza, e fare lobby. Il problema non è avere questa tendenza, il problema è fare lobby, e questo vale per questo come per le lobby d’avari, per le lobby politiche, le lobby massoniche.
Bergoglio con il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga
E poco dopo il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, chiamato da Bergoglio a far parte del gruppo di studio per la riforma della Curia romana, il cosiddetto C9, ha ribadito che in Vaticano esiste una lobby gay pienamente operativa, e che il papa stava studiando il modo per risolvere il problema e “purificare” la detta lobby (https://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/01/14/news/il-cardinale-maradiaga-si-in-vaticano-c-e-una-lobby-gay-l-ha-detto-il-papa-91529/).
Come si è ridotta la Chiesa di Cristo: possibile che nessuno veda, che si tenga tutto nascosto? Una caratteristica della mente è rifiutare le cose che contrastano frontalmente col proprio paradigma, al punto di non vedere quel che si ha sotto gli occhi!
La questione stata ripresa da qualche giornalista e in particolare ne ha parlato Gianluigi Nuzzi, fra l’altro nel libro Via Crucis. Sia pure restando un po’ sul vago rispetto ad altre parti della sua ricerca, e senza offrire molti riferimenti precisi (colpisce l’assenza di nomi come quelli di monsignor Ricca e di monsignor Capozzi, entrambi ampiamente chiacchierati; per non parlare dello scandaloso cardinale McCarry) e nonostante la ricostruzione dei fatti sia apertamente favorevole a Bergoglio, presentato come il pontefice coraggioso che cerca di far pulizia in Vaticano ma deve affrontare mille sorde resistenze, quel che scrive il giornalista è già di per sé sufficiente a gettare una luce alquanto significativa sulla presenza dei prelati gay in Vaticano (da: Gianluigi Nuzzi, Via Crucis, Milano, Chiare Lettere, 2015, pp. 258-260):
Francesco per dei mesi combatte un silenzioso braccio di ferro con il decano dei cerimonieri papali, il potente Francesco Camaldo, ridotto a canonico della basilica vaticana. La sera del 13 marzo 2013, dopo la fumata bianca, è lui il prelato che si vede in seconda fila sulla destra del papa sulla loggia della basilica. Immagini che hanno fatto il giro del mondo e che imbarazzano Bergoglio. Per diversi motivi. Il nome di Camaldo è emerso, ma senza coinvolgerlo, durante le indagini sulla lobby affaristica di Diego Anemone e Angelo Balducci, l’ex gentiluomo di sua santità finito travolto dagli scandali di corruzione a Roma nel 2010, e che si vide poi confiscato un tesoro di case del valore di 13 milioni di euro. Non solo, Camaldo è stato per molti anni segretario dell’ex vicario di Roma, cardinale Ugo Poletti. Seppur mai indagati, i nomi di entrambi compaiono più volte nell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazza, figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia, sparita nel nulla a quindici anni, il 22 giugno 1983, dopo aver frequentato la scuola di musica di a Sant’Apollinare, a Roma.
C’è poi un altro aspetto che deve aver convinto Francesco a rimuovere il decano, troppo in vista e con una nomea che imbarazza la Curia. Camaldo, infatti, in certi ambienti della capitale – come è emerso nel corso di indagini della magistratura – viene indicato con il soprannome di “Jessica”. Avere al proprio fianco un monsignore dal nomignolo femminile è impensabile.
Il cardinale Coccopalmerio
Insieme a lui anche altri prelati e cardinali hanno nomignoli singolari. C’è “la Beddazza”, monsignore siciliano con la passione per lo champagne e i novizi; c’è “il Pavone”, vanesio cardinale del Nord Italia che si fa “coccolare” da un giovane e bellissimo imprenditore che frequenta il Vaticano per motivi di lavoro; c’è “Monica Lewinsky” e molti altri ancora. I tanti esponenti della cosiddetta lobby gay hanno diminutivi, vezzeggiativi che li identificano a seconda dell’origine o dei gusti sessuali. Per loro si muovono pregiudicati laici che, dopo il lavoro di tutti i giorni, la sera vanno ad adescare giovani nei locali di Roma. Lo fanno per soddisfare i vizi degli alti prelati che li proteggono. In cambio ricevono mance, carriere protette negli enti vaticani o in aziende pubbliche dello Stato italiano, stipendi superiori a ruolo e capacità.
È però bene precisare che papa Francesco non trova in Vaticano una vera e propria lobby gay. O meglio, non esiste un’organizzazione omosessuale strutturata che determina le nomine, assegna appalti, controlla dicasteri, denari vite e carriere di persone. O quantomeno non in questo senso. In realtà, la situazione è peggiore di questa. L’omosessualità è vissuta come un tabù infranto, un segreto, una debolezza indicibile. Così diventa un formidabile perno per i ricatti. “Tanti cardinali coltivano segretamente un vizio – spiega un banchiere, consulente del Vaticano, che chiede l’anonimato -, chi vuole il ragazzo, chi la modella, chi è appassionato di cibi e vini, chi è avido di denaro. Se uno ha cattive intenzioni basta che individui la debolezza del porporato in questione e ha vinto. Lo fa contento, soddisfacendo le sue esigenze e sarà ricompensato a dovere, vivendo così di rendita.” Ma tutto questo non accade in ogni struttura di potere nel mondo? “No, in Vaticano si vive con l’ipocrita angoscia di destare scandalo, una paura che condiziona le scelte, le reazioni e che non si trova uguale in alcuna altra parte del mondo. Si teme che ogni verità allontani i credenti dalla fede e per questo si tiene tutto nascosto. A costi altissimi. Peccato che ogni segreto alimenti pressioni e ricatti. Francesco sta cercando di rompere questa situazione ma incontra fortissime resistenze.” E così si racconta di pedinamenti di monsignori che frequentano centri massaggi per gay in via Merulana o in zona Parioli. Qualche fotografia eloquente e il sacerdote è sistemato. Chi non vuole finire nella rete dei ricatti in genere cerca amicizie e contatti su particolari siti gay che garantiscono l’assoluto anonimato. Ma non basta. A volte questi incontri si trasformano in vere e proprie tragedie. Come nel caso del giovane amante di un cardinale curiale che si è buttato anni fa da un palazzo di Roma, dove lavorava, stanco delle pressioni e dei ricatti patiti dal suo amato porporato. Appena nominato, Francesco legge gli appunti lasciati da Benedetto XVI, la relazione sulla fuga dei documenti, e capisce che la situazione anche per quanto riguarda il costume e la moralità dei suoi collaboratori, è ormai fuori controllo Così si fa dare i tabulati con gli stipendi e le mensilità delle consulenze più importanti e scopre che ci sono segretari, semplici funzionari che percepiscono anche 15 mila euro al mese. “Queste somme – è il commento tra i collaboratori di Bergoglio – sono la prova di amicizia a sfondo sessuale”.
Monsignor Ricca con il suo mentore Josè Mario Bergoglio: presentato come il pontefice "coraggioso" che cerca di far pulizia in Vaticano, in realtà Bergoglio si è circondato di una corte di "prelati gay" beneficiati tutti di incredibili "carriere"!
A parte, ripetiamo, il fatto di presentare Bergoglio come un intrepido moralizzatore, mentre è chiaro che anche in questo campo, ossia la lotta contro la pederastia degli alti prelati, egli ha fatto ben poco, anzi ha perfino coperto le malefatte di pezzi grossi come McCarrick negli Stai Uniti e Barros nel Cile, quel che emerge da questi quadro è uno scenario abbastanza squallido e desolante di vizi e turpitudini consumate fra le mura discrete e ben ovattate dei sacri palazzi. E non si tratta solo di allegro sesso gay, magari condito con piccole orge a base di droga, come è accaduto a monsignor Capozzi, segretario personale del cardinale Coccopalmerio, bergogliano di ferro la cui carriera non ha risentito minimamente di un tale scandalo (cfr. https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/05 francesco/3708967/), o come nel caso di monsignor Ricca, il quale, quand’era nunzio apostolico a Montevideo, conviveva disinvoltamente con un aitante capitano dell’esercito svizzero e dava scandalo per tutta la città (vedi http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350561.html). No, c’è qualcosa di più e di peggio che i singoli scandali in cui sono incappati personaggi illustri e potenti, e che quasi sempre ne sono usciti immacolati, se non addirittura promossi a un grado superiore (Coccopalmerio ha conservato la carica di presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi fino alla scadenza naturale, mentre Ricca è avanzato di grado, divenendo prelato dello I.O.R., oltre che direttore di Casa Santa Marta).
Bergoglio con il cardinale McCarry
Vale a dire, benché Nuzzi lo neghi esplicitamente, che c’è una vera e propria struttura di potere dei cardinali e dei vescovi gay; e come se ciò non bastasse, tale struttura, o lobby che dir si voglia, è implicata in faccende ancor più losche e tenebrose della sodomia, della pederastia e degli abusi sessuali ai danni di seminaristi e giovani preti, come del resto la vicenda di monsignor Camaldo, rievocata dallo stesso Nuzzi, mostra. Alludiamo al caso di Emanuela Orlandi, la figlia quindicenne di un commesso pontificio, scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983, scomparsa che la magistratura inquirente ha collegato alla Banda della Magliana e più precisamente a Enrico De Pedis, i cui resti mortali sono stati misteriosamente tumulati nella basilica di Sant’Apollinare a Roma. Ebbene, a essere sospettato di aver concesso l’anomala sepoltura a un siffatto personaggio è stato proprio monsignor Camaldo, il quale peraltro si è difeso asserendo la sua estraneità alla vicenda (https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2015/11/08/news/camaldo-io-coinvolto-senza-colpa-nel-caso-orlandi-1.35206000), mentre la versione ufficiale del Vaticano è che il benestare fosse venuto, su richiesta del rettore della basilica, don Pietro Vergari, dal cardinale Ugo Poletti, morto poi improvvisamente, per un arresto cardiaco, il 25 febbraio 1997. Ad accorgersi di quelle strane circostanze è stata la giornalista della R.A.I. Raffaella Notarile, coautrice, insieme a Sabrina Minardi, del libro inchiesta Segreto criminale. La vera storia della banda della Magliana che ha avuto ben dieci edizioni in pochi mesi, e poi, da sola, di un secondo libro, Il boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis. Ora, il nome di Ugo Poletti era già comparso fra quelli degli ecclesiastici che, stando alle rivelazioni del giornalista Mino Pecorelli - assassinato da ignoti sicari legati alla Banda della Magliana e con il coinvolgimento, come si disse allora ma fu poi smentito in sede processuale - di Giulio Andreotti - risultavano iscritti alla massoneria.
Il legame più inquietante fra ambienti gay del Vaticano e ambienti massonici, vicini, o comunque non tanto lontani, dalla criminalità organizzata, è quello con il satanismo!
L’infernale lobby gay che spadroneggia in Vaticano
di Francesco Lamendola
continua su: http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/8483-infernale-lobby-vaticana
Vedi anche:
Satanisti in Vaticano - SATANISTI IN VATICANO
Nel 1963 Satana è stato intronizzato in Vaticano? - 1963 SATANA IN VATICANO?
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