ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 28 marzo 2020

Libera Chiesa in libero Stato?

IL DOCUMENTO
Se il governo nega il diritto di andare in chiesa
Si può andare in chiesa solo se si è sulla via per andare al lavoro, al supermercato, in farmacia. Così il ministero dell'Interno ha risposto alla richiesta di chiarimenti da parte della Cei: un criterio inaccettabile, contrario anche alla Costituzione.


                            Il Duomo di Monza (interno)


Non si finisce mai di stupirsi davanti alle assurdità della burocrazia ministeriale. E anche stavolta, sulla questione della possibilità di accesso alle chiese per pregare, non si sono smentiti. Scrive il ministero dell’Interno che si può andare ma solo se si è sulla strada per andare al lavoro, dal medico, in farmacia o al supermercato. Un criterio assolutamente inaccettabile che contrasta non solo con la lettera dei decreti fin qui pubblicati dal governo, ma anche con la Costituzione.

La questione è quella che abbiamo raccontato ieri: i decreti fin qui emanati, formalmente e in punta di diritto, concedono il libero accesso alle chiese da parte dei fedeli che vogliono pregare, ovviamente nel rispetto del criterio di “rarefazione sociale”, ovvero stando a distanza di sicurezza (clicca qui). Senonché polizia e carabinieri – abbiamo sentito molte questure e commissariati - sono convinti che invece in chiesa non ci si possa andare perché non espressamente previsto nelle autocertificazioni fin qui pubblicate; e quindi fermano o multano i fedeli che lo fanno. Prova ne sono le tante testimonianze che giungono da ogni parte d’Italia, per non parlare dei veri e propri abusi di cui vi abbiamo raccontato: Cerveteri (clicca qui) e l’ultimo, Giulianova (clicca qui).

Proprio per cercare di chiarire la questione, il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), monsignor Ivan Maffeis, aveva ripetutamente sollecitato il Ministero dell’Interno a dare una risposta precisa in merito. L’altro giorno aveva avuto un via libera verbale, ma solo ieri a tarda sera è arrivata la risposta scritta, trasmessa anche alle prefetture. Due pagine che lasciano a bocca aperta per le disposizioni che vengono date.

Monsignor Maffeis aveva posto tre domande: la prima riguardava la possibilità per un fedele di uscire di casa, munito di autocertificazione, per andare in chiesa; la seconda si riferiva ai riti pasquali: in sintesi, «per garantire un minimo di dignità alla celebrazione», si chiede che alla liturgia possano accedere oltre al celebrante, un diacono, lettore, accolito, organista, corista e operatori per la trasmissione; terzo quesito, sul perché siano permessi i matrimoni in comune e non in chiesa.

A quest’ultima domanda, la Direzione Centrale degli Affari dei Culti, parte del Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione, nella persona del capo dipartimento Michele Di Bari, risponde (clicca qui per il testo della lettera) che i matrimoni sono consentiti anche in chiesa «alla sola presenza del celebrante, dei nubendi e dei testimoni». Quanto alle liturgie pasquali via libera alle presenze minime per garantire una celebrazione dignitosa (anche se ci sarebbero questioni rilevanti da sollevare sulle affermazioni contenute nella lettera).

Ma è soprattutto sul primo punto toccato che dobbiamo soffermarci. Dice infatti la lettera del capo dipartimento, dopo aver considerato ovvio che «l’apertura delle chiese non può precludere alla preghiera dei fedeli» (ovvio cosa che fioccano multe e denunce?): «Al fine di limitare gli spostamenti dalla propria abitazione, è necessario che l’accesso alla chiesa avvenga solo in occasione di spostamenti determinati da “comprovate esigenze lavorative”, ovvero per “situazioni di necessità” e che la chiesa sia situata lungo il percorso, di modo che, in caso di controllo da parte delle forze di Polizia, possa esibirsi la prescritta autocertificazione o rendere dichiarazione in ordine alla sussistenza di tali specifici motivi».

In pratica possiamo andare in chiesa a pregare solo se siamo sulla strada per fare qualcos’altro di riconosciuto come necessario. Stando alla lettera di quanto afferma il ministero dell’Interno, quindi, non c’è un diritto a recarsi in chiesa per pregare, e non ci si può andare se non abbiamo la chiesa sulla strada per andare al lavoro o al supermercato. L’ingresso in chiesa è solo una pratica tollerata e pesantemente limitata. Viene cioè riconosciuto il diritto ad andarsi a comprare le sigarette, ma non quello di andare a pregare (malgrado le chiese siano vuote). Siamo di fronte ad affermazioni gravi che ledono pesantemente la libertà religiosa, così come garantita dalla Costituzione, e conseguenza di una concezione esclusivamente materialistica dell’uomo, per cui contano soltanto le necessità materiali.

È una questione che va ben oltre le restrizioni legate all’emergenza coronavirus e indica una linea di pensiero che si applica a ogni ambito della libertà religiosa e di culto, con conseguenze facilmente immaginabili.

Peraltro le argomentazioni del ministero dell’Interno sono anche contraddittorie: nel concedere infatti il via libera alle liturgie pasquali con un minimo di ministranti e ai matrimoni, si ribadisce che il senso del provvedimento restrittivo è quello di evitare assembramenti, per cui celebrazioni liturgiche con poche persone, distanziate fra loro, sono ammissibili. E allora perché, con lo stesso criterio, non ci può essere libero accesso alle chiese per pregare? Di più: perché non permettere le messe feriali che, mediamente, hanno lo stesso numero di partecipanti di un matrimonio limitato a nubendi e testimoni?

Siamo di fronte a direttive illogiche e discriminatorie nei confronti dei cattolici. E non è solo una questione circoscritta alle risposte del ministero dell’Interno. Lo stesso decreto legge del 25 marzo che abbiamo già commentato (qui e qui) presenta diversi punti problematici anche dal punto di vista della Costituzionalità, come fa rilevare una lettera dell’associazione Avvocatura in Missione (leggi qui) che fa appello ai parlamentari perché correggano il testo.

Per quanto possa sembrare assurdo, il testo del decreto, così come è scritto – sostiene l’avvocato Anna Egidia Catenaro, presidente dell’associazione - potrebbe consentire di bloccare anche le messe senza popolo e le celebrazioni trasmesse via social. Una possibilità che alla luce di quanto accaduto a Giulianova (parroco e sindaco denunciati per la cerimonia di affidamento della città alla Madonna trasmessa su Facebook) non è affatto peregrina.

Di fronte a questi soprusi che – ripetiamo – hanno conseguenze che vanno ben oltre la contingenza del virus, ci vuole una reazione decisa sia da parte dei vertici ecclesiastici sia da parte dei politici, chiamati a far rispettare le libertà costituzionali. Non bastano le pressioni del pur volenteroso portavoce della Cei, è lo stesso presidente dei vescovi, il cardinale Gualtiero Bassetti, che deve far sentire la sua voce forte e chiara. Non si chiede di creare pericoli per la salute pubblica, ma di riconoscere la libertà religiosa e l’uguaglianza dei cittadini così come garantita dalla Costituzione.

Ma qui ci scontriamo con un piccolo, o forse grande, problema: non solo in generale i vescovi sono stati finora zitti davanti ai soprusi che pure sono balzati agli onori della cronaca, ma ricordiamo che è stata la stessa presidenza della Cei a paventare unilateralmente la chiusura delle chiese lo scorso 12 marzo. Fu il giorno in cui furono effettivamente chiuse a Roma salvo poi riaprirle il giorno dopo per un ripensamento del Papa (clicca qui). Nella nota attribuibile al cardinale Bassetti (“Una Chiesa di terra e di cielo”) si diceva espressamente che si sarebbero potute chiudere le chiese «non perché lo Stato ce lo imponga, ma per un senso di appartenenza alla famiglia umana».

Si capisce allora la debolezza con cui la Cei sta affrontando il problema in questi giorni, quando ci sarebbe bisogno di una leadership autorevole. D’altra parte, visto che sono in gioco le libertà costituzionali dei cittadini, è importante che anche i politici intervengano con decisione, ammesso che qualcuno sia preoccupato della deriva totalitaria verso cui il nostro paese sta scivolando.

- LA NOTA DEL MINISTERO DELL'INTERNO SULLE CHIESE

Riccardo Cascioli
https://lanuovabq.it/it/se-il-governo-nega-il-diritto-di-andare-in-chiesa

APPELLO AI PASTORI DELLA CHIESA CATTOLICA ITALIANA

All’attenzione di:
S.E.R. Card. Gualtiero Bassetti Presidente della CEI
S.E.R. Mons. Stefano Russo Segretario Generale della CEI
S.E.R. Mons. Vincenzo Pisanello Presidente Consiglio per gli affari giuridici della CEI
S.E.R. Mons. Gino Reali Vescovo di Porto – Santa Rufina
Siamo un gruppo di cittadini italiani di fede cattolica e intendiamo denunciare il gravissimo abuso
perpetrato dalla polizia locale di Marina di Cerveteri (RM) lo scorso 15 marzo (III domenica di
Quaresima).
Di seguito i fatti, a dimostrazione dei quali esiste anche documentazione video.
Domenica 15 marzo nella parrocchia di San Francesco a Marina di Cerveteri (RM, diocesi di Porto
Santa Rufina) il parroco celebrava la Santa Messa senza concorso di fedeli, in piena ottemperanza al
DPCM dell’11 marzo 2020 (Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6,
recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da
COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale).
La Chiesa era vuota e la celebrazione veniva trasmessa in streaming.
Nel corso della funzione uno sparuto gruppo di fedeli era in ginocchio sul sagrato esterno, in attesa che
si concludesse la S. Messa celebrata senza popolo dal solo sacerdote secondo le prescrizioni della CEI,
aspettando l’apertura della chiesa ai fedeli per la preghiera personale e mantenendosi a distanza di
sicurezza conformemente al DPCM.

Mentre era in corso la celebrazione è intervenuta una volante della polizia locale.
Due agenti, senza alcun rispetto per il luogo di culto e col berretto in testa hanno fatto irruzione
nell’edificio sacro, interrompendo la Santa Messa nel momento più solenne, sono saliti sull’altare,
ponendosi dietro lo stesso e dando le spalle al tabernacolo, si sono impossessati del microfono e hanno
intimato l’immediata sospensione della funzione costringendo quei pochi fedeli che si trovavano fuori
sul sagrato ad allontanarsi.
A tal proposito evidenziamo che l’atto compiuto dalla polizia locale:
– è un reato gravissimo che infrange anche il vigente Accordo tra lo Stato Italiano e la Santa
Sede che all’art. 5, 2 stabilisce che «Salvo i casi di urgente necessità, la forza pubblica non potrà
entrare, per l’esercizio delle sue funzioni, negli edifici aperti al culto, senza averne dato previo
avviso all’autorità ecclesiastica»;
– comporta una evidente lesione del diritto di libertà di culto e religiosa dei cittadini, tutelati
dall’art. 19 della cost. e punita dall’art. 405 c.p., che stabilisce «Chiunque impedisce o turba
l’esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa, le
quali si compiano con l’assistenza di un ministro del culto medesimo o in un luogo destinato al
culto, o in un luogo pubblico o aperto al pubblico, è punito con la reclusione fino a due anni»;
– è in violazione dello stesso DPCM dell’11 marzo 2020, che, all’art. 2, lett. v, stabilisce che i
luoghi di culto rimangono aperti con le dovute cautele;
– non rientra nella fattispecie della “urgente necessità” la celebrazione di una Santa Messa con le
porte aperte sul sagrato (parte integrante il luogo di culto e sacro ancorché ad esso “esterno”),
alla distanza prevista e senza recar danno o pericolo ad alcuno.
I luoghi di culto sono destinati al culto pubblico e non a quello privato o domestico e, dunque, la loro
apertura comporta esercizio legittimo delle attività religiose garantito dagli accordi tra Stato e Chiesa,
dalla stessa Costituzione nonché da tutta la legislazione italiana che tutela la partecipazione
spirituale e la preghiera in ogni sua forma quale espressione della libertà religiosa.
Da cittadini italiani e cattolici riteniamo che l’abuso perpetratosi a Marina di Cerveteri costituisca un
grave precedente di attacco alla libertà di tutti, non solo a quella di culto, e il moltiplicarsi di episodi
analoghi è la tragica prova che ci impone di agire e non può più lasciarci indifferenti.
Ci rivolgiamo pertanto fiduciosi a Voi responsabili della Chiesa Italiana affinchè, consapevoli di
quanto successo, interveniate immediatamente con le dovute azioni legali a tutela e garanzia della
libertà di tutti ed a protezione del libero esercizio della fede dei cattolici italiani.
Il comitato degli Ápoti:
seguono 250 firme

BY SILVANA DE MARI

https://www.silvanademaricommunity.it/2020/03/27/appello-ai-pastori-della-chiesa-cattolica-italiana/

Santi della peste, dove sono i vostri eredi?

La lettura delle vite di San Carlo Borromeo, Santa Caterina da Genova, San Francesco Maria da Camporosso, San Luigi Gonzaga, San Rocco mi esalta prima e mi sconforta poi

Giovanni Battista Tiepolo, San Carlo Borromeo, 1767-69 (Wikipedia Commons)
San Carlo Borromeo, Santa Caterina da Genova, San Francesco Maria da Camporosso, San Luigi Gonzaga, San Rocco, Santi della peste, del colera, del tifo, delle peggiori malattie infettive, la lettura delle vostre vite mi esalta. Tu San Carlo che a Sesto San Giovanni desti la comunione, personalmente e sulla lingua, a stuoli di appestati. Tu Santa Caterina che a Genova, in un mistico slancio, baciasti sulla bocca una morente di peste. Tu San Francesco Maria che, sempre a Genova, moristi di colera per aver continuato ad assistere gli infetti. Tu San Luigi che a Roma prendesti il tifo trasportando a spalla un malato raccolto per strada. Tu San Rocco che ad Acquapendente e a Roma e sulla via Emilia da Rimini a Piacenza guaristi gli ammorbati col segno della croce sulla fronte. La lettura delle vostre vite mi esalta prima e mi sconforta poi. Dove sono i vostri eredi? Perché non sorgono più taumaturghi? Colpa della nostra poca fede? Del Papa che anziché elogiare voi elogia Fabio Fazio? Dell’arcivescovo Delpini che pratica il distanziamento religioso, pregando la Madonna da molti metri e all’ombra dell’indifferentismo, anziché abbracciare Cristo crocefisso come voi facevate? Di Radio Vaticana che trasmette il massonico Inno di Mameli? Lo Spirito Santo, grazie al quale si compiono guarigioni e miracoli, ha davvero abbandonato la Chiesa? Santi della peste, mandate Santi!

di Camillo Langone

https://www.ilfoglio.it/preghiera/2020/03/20/news/santi-della-peste-del-colera-delle-peggiori-malattie-invettive-dove-sono-i-vostri-eredi-306790/

Il ritmo della mia settimana: giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trippa
Ora che che i giorni si susseguono indifferenziati e vuoti come in carcere, è più facile percepire come la settimana piatta rappresenti un avanzare nel nulla. Occorre ridare una forma al tempo

Giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trippa. Si ridia alla settimana il ritmo perduto: a un certo punto (approfittando dell’ambigua, decadente “Paenitenimi” di Paolo VI) un clero abbandonato dallo Spirito Santo ha abbandonato il venerdì di magro, la trippa ha cominciato a fare schifo, gli gnocchi si sono sparpagliati nel calendario dove sono stati sconfitti dalla pasta industriale. E non ho voglia di dilungarmi sulla distruzione della domenica, giorno del Signore e delle pasterelle, così evidente in questo marzo tragico. Ora che tutto è compiuto, che i giorni si susseguono indifferenziati e vuoti come in carcere, è più facile percepire come la settimana piatta rappresenti un avanzare nel nulla. Per ridare una forma al tempo si provi a fare come da ieri provo a fare io: giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trippa (a trovarla).

di Camillo Langone

https://www.ilfoglio.it/preghiera/2020/03/27/news/il-ritmo-della-mia-settimana-giovedi-gnocchi-venerdi-pesce-sabato-trippa-307227/

1 commento:

  1. Non vedo dove sorga il problema visto che le chiese(intese come edifici)di questa"falsa chiesa"sono chiuse per "coronavirus"grazie a preti indegni devoti del falso papa bergoglio(sempre e comunque minuscolo)!

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