ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 26 aprile 2020

Chiesa in Uscita o in Ritirata?

Barsotti, voce potente e non decadente del nostro tempo

La figura di don Divo Barsotti (nato il 25 aprile del 1914) si staglia netta nel panorama spirituale della Chiesa del ventesimo secolo. È stata una delle voci più potenti per interpretare il nostro tempo senza consegnarsi alle decadenze che ogni epoca porta con sé. Una delle opere che scaturirono da questa ricerca intensa fu la Comunità dei Figli di Dio, una congregazione monastica concepita però con intenti più moderni volti ad integrare le varie dimensioni della vita cristiana. Sulla Messa e sula Liturgia ha parole commoventi. Eccone alcune. 



La figura di Divo Barsotti si staglia netta nel panorama spirituale della Chiesa del ventesimo secolo, gettando il suo fascio potente anche nel secolo successivo, il nostro. Nato il 25 aprile 1914 a Palaia e morto a Settignano, vicino Firenze, il 15 febbraio 2006, egli è stato una delle voci più potenti per intepretare il nostro tempo senza consegnarsi alle decadenze che ogni epoca porta con sé, ma che la nostra diffonde in modo così potente da far temere non solo se il Figlio dell’uomo al suo ritorno troverà la fede sulla terra, ma se ancora avremo memoria della storia della redenzione fra qualche decennio.

Divo Barsotti ha cercato in modo tormentato il suo posto nel suo tempo, in che modo doveva corrispondere alla sua vocazione, e una delle opere che scaturirono da questa ricerca intensa fu la Comunità dei Figli di Dio, una congregazione monastica concepita però con intenti più moderni volti ad integrare le varie dimensioni della vita cristiana. Questa comunità, oggi presente in vari paesi, è una delle eredità più preziose di questo sacerdote, insieme alla mole enorme dei suoi scritti, libri oggi disponibili per assaporare un cristianesimo non assoggettato ai desideri del mondo, un cristianesimo che come diceva San Josemaria Escrivà de Balaguer, è nel mondo ma non è mondano.

Cristo è la vera realtà, nel pensiero di Barsotti, il mondo non è che apparenza. Per un corso di esercizi spirituali nel 1980 Il padre Barsotti diceva: “Noi ora viviamo una vita di alienazione: non solo le cose non sono presenti a noi, ma neppure fra noi siamo presenti, anzi non siamo nemmeno presenti a noi stessi. (…) Siamo mistero a noi stessi, non ci conosciamo, non ci possediamo. Nessuna presenza è possibile quaggiù; tutta la nostra vita è alienazione”. Belle parole, dense, profonde. Un poco come il linguaggio di padre Barsotti, a volte ostico e denso, a volte quasi come le acque dense e oscure, ma in cui bisogna di necessità immergersi per raggiungere le perle che sono sul fondo. 

Nella stessa meditazione egli dice: “Il libro sacro, per noi cristiani, non è un libro di dottrina, ma è il libro che ci parla di Cristo, che ci fa conoscere il Cristo, che ci mette in rapporto con Lui. E più ancora che nel Vangelo, il Cristianesimo ha il suo compimento nella liturgia e nella liturgia eucaristica, dove non si fa presente per noi che Cristo Signore. E non si fa presente che in quanto ci siamo noi, perché è sempre necessaria la presenza di una persona creata perché si faccia presente il sacerdozio di Cristo; ed è sempre necessaria la presenza anche del cristiano perché ci sia anche il Cristo vittima. Non c’è mai il Cristo indipendentemente da te, non ci sei mai tu come uomo veramente redento senza di Lui”. L’importanza della liturgia, della preghiera, si può percepire visitando casa San Sergio, a Settignano, dove il padre è vissuto con la sua comunità e dove è morto, dove la preghiera ci immerge in un silenzio che non è vuoto ma pienezza, dove ancora risuonano melodie gregoriane, parole arcaiche ma sempre necessarie. 

E parlando della Messa, nel 1984, ecco che ci consegna questa parole in fondo terribili, se comprese nel loro senso profondo: “Quando io nella Messa dico «Padre veramente santo», dovrei morire sull’istante se capissi qualcosa. È che non capisco nulla!… È una cosa enorme, più grande di quanto si possa immaginare, che noi, povere creature da nulla – ma fosse pure tutta la creazione, tutti gli angeli insieme – proprio noi entriamo nel movimento di amore eterno, infinito onde il Figlio unigenito si volge al Padre suo. Siamo sul piano della Trinità, non siamo sul piano della divinità una. Perché il rapporto con la divinità una è il rapporto della creatura, ma il rapporto con le Persone divine è proprio soltanto della Trinità. Noi entriamo a far parte di questo mistero. Vi entriamo a motivo dell’Incarnazione del Verbo, vi entriamo per il fatto che il Verbo, incarnandosi, ci ha assunti tutti nell’unità della sua natura umana. Ha fatto di noi tutti il suo stesso corpo e ora tutti ci coinvolge in quell’infinito movimento di amore che lo porta al Padre: «Padre veramente santo!»”.

Quali altre parole ci dicono meglio della grandezza della Messa, che fa attuale la vera e sola Presenza al cui paragone tutto è nulla? “Vivere la Messa – aveva ragione san Vincenzo Ferreri – è molto più di qualsiasi contemplazione mistica, molto più di qualsiasi esperienza mistica. Nessuna esperienza mistica può essere paragonata alla Messa. Se la viviamo! È che nessuno la vive! Nemmeno san Lorenzo da Brindisi che ci metteva quattordici ore per dirla! Ma anche dicendola così, non la si vive lo stesso. Perché è vivere la stessa vita di Dio. Ora, quando si meditano certi testi della Messa si rimane senza fiato: che cosa avviene? Avviene che Dio, il Padre, riceve il suo Figlio da me: Offerimus. «Ti offriamo, Padre santo, questa vittima». Lo si dice in tutte le preghiere eucaristiche”. Nessuno la vive, ci dice padre Barsotti. E in questo tempo in cui tanto si è parlato di Messe, torniamo a riflettere sul loro senso profondo, su quanto abbiamo smesso di vivere negli ultimi decenni perché abbiamo abbandonato la vera Presenza per donarci anima e corpo alle tentazioni dell’apparenza.

Aurelio Porfiri
https://lanuovabq.it/it/barsotti-voce-potente-e-non-decadente-del-nostro-tempo

Chiesa in uscita o in ritirata? Conversazione tra Mons. Bux ed il Prof. S. Fontana ai tempi del Covid19

Con molto interesse e condivisione riportiamo il trascritto libero della conversazione tra Mons. Nicola Bux ed il prof. Stefano Fontana sul tema "Chiesa in Uscita o in Ritirata?". Si affrontano i temi fondamentali della fede cattolica. Qual è la missione della Chiesa? Essa è immanente e sociologica o  trascendente? I fedeli cattolici, dal più semplice all'alta gerarchia sono preparati a vivere secondo i giusti criteri cattolici la realtà in cui vivono? La epidemia di Covid19 ha portato alla luce una crisi di fede nel Clero? Gesù Cristo è diventata una "scusa per parlare d'altro" o è ancora la unica strada di Salvezza? Rahner e la sua teologia sono stati la causa o la valvola di sfogo di domande ancora senza risposta? 
Buona lettura e, alla fine della pagina, buona visione del video delle conversazioni.
Bux Ci concentreremo questa sera sul ruolo che sta giocando la Chiesa in questo tempo così eccezionale, tempo che è stato già definito del coronavirus e che comunque, come tutti i tempi della storia, non è sottratto all'azione di Dio che tutto vede e segue ; sappiamo che il Signore è onnipotente ed a Lui nulla è impossibile però nello stesso tempo non vuole assolutamente coartare la nostra libertà perché ci ha creati liberi come d'altronde lui è libero e quindi ci ha creati a sua immagine anche in questo senso, sebbene la nostra libertà sia una libertà un po’ ferita e quindi non in grado di scegliere quello che è bene in senso assoluto.
Il tema di questa sera è quasi un dilemma tra chiesa in uscita e chiesa in ritirata; certo c'è stata una punta d'ironia nella scelta di questo titolo su cui abbiamo convenuto insieme col professor Fontana, ma serve un po’ anche a renderci conto a volte della veridicità e sostenibilità di certi slogan; questa espressione “chiesa in uscita” è vera infatti da sempre, la Chiesa è sempre stata in uscita; basta cominciare dagli Atti degli Apostoli che sono usciti annunciando al mondo quello che avevano sperimentato con Gesù Cristo, per non parlare poi di tutte le altre ondate missionarie evangelizzatrici; soprattutto il secolo scorso e nella seconda metà dello stesso, la Enciclica di Paolo VI  Evangelii nuntiandi “divenne il manifesto della evangelizzazione, ma ancor prima anche Pio XII aveva addirittura introdotto i preti fidei donum cioè quei sacerdoti che avrebbero dovuto lasciare le diocesi e andare in soccorso delle chiese e dei più bisognosi di avere ministri; è vero quindi che nessuno dei papi del secolo scorso, giusto per rimanere a quelli più recenti, abbia immaginato una chiesa statica anche perché la Chiesa per sua natura, come diceva Giovanni Paolo II in un discorso del 1981, è una realtà che si muove e non è una realtà chiusa in sé stessa.
Senonché, professore, in questo tempo del Covid 19 stranamente la Chiesa è sparita o quantomeno è diventata diafana; le chiederei quindi come può essere accaduto tutto questo; si stanno moltiplicando i dibattiti e le analisi da parte di canonisti, giuristi circa questa sorta di sparizione o di remissione, di sottomissione, di resa della Chiesa di fronte a certe norme, ma quasi tutti dimenticando che tutto questo accade in Italia e che noi abbiamo dei patti, abbiamo un concordato.
Fontana. Prendendo spunto proprio dal titolo direi che il titolo di questa nostra conversazione, più che un indovinato slogan riporta una verità molto profonda, ovvero che più la Chiesa è concentrata sulle proprie profondità e più riesce ad uscire per salvare il mondo, al contrario più la Chiesa si fa primariamente estroversa e orientata al mondo, dimenticando e trascurando l'intimità con le proprie profondità meno riesce a servire il mondo e meno ancora riesce a salvare il mondo.
Quando oggi si dice “Chiesa in uscita” non si intende la Chiesa missionaria come è sempre stata nella sua essenza e come lei ha giustamente adesso richiamato ovvero quella Chiesa che esce per portare al mondo la Salvezza, ma si intende un'altra cosa. Vorrei ricordare che questa espressione non è di oggi ma fu coniata nel secolo scorso quando si diceva che la Chiesa deve uscire per raccordarsi con quanto lo spirito già faceva nel mondo e quindi uscire dalla Chiesa vuol dire uscire nel mondo per imparare dal mondo, per non trovarsi indietro rispetto a ciò che lo spirito dice nel mondo; ma questa affermazione è evidente implichi una concezione molto diversa del rapporto tra la Chiesa e il mondo rispetto a quella che anche lei ha richiamato parlando appunto di “missionarietà”, di slancio e di dinamismo; tanto è vero che oggi si tende a dire che la Chiesa non deve non deve più convertire e non deve più fare proseliti proprio perché non si intende più uscire verso il mondo nel senso della Tradizione che è quello di evangelizzare il mondo. Quindi la prospettiva oggi è cambiata ed in un certo senso anche una certa assenza della Chiesa in questa fase storica risponde a questa logica; in questa fase la Chiesa è infatti stata assente secondo me su due punti:
·         Il primo punto è stata la sudditanza al potere politico; il decreto dell’8 marzo è ingiustificato, illegittimo e contrario non solo alla Costituzione Italiana ma allo stesso Concordato tra Stato e Chiesa. La Chiesa sottoponendosi al potere politico ha pertanto rinunciato alla presenza pubblica di Dio
·         la questione ancora più importante e più preoccupante è la stata la carenza da parte della Chiesa e di chi guida la chiesa; naturalmente mi sto riferendo la carenza di una lettura della epidemia in corso in chiave teologica nell'ambito del rapporto tra caduta e redenzione in vista dell'obiettivo della salvezza delle anime.
Gli interventi che sono stati fatti sono stati prevalentemente orizzontali e, quando si è chiesto al cielo di intervenire, si è chiesto al cielo di intervenire ma prevalentemente per sostenere i medici, sostenere gli infermieri, sostenere tutti noi nella lotta naturale contro questo pericolo considerato solo naturale, ma è mancata l'interpretazione soprannaturale dal punto di vista di Dio
Bux. Nel bollettino dell'osservatorio Van Thuan, che lei presiede, è riportato l'intervento di Padre Arturo Ruiz Freites, molto interessante, in cui c’è un approfondimento sulla teologia della storia utile a capire e leggere questo nostro tempo; vorrei proprio riprendere un solo un piccolo punto di questo intervento del Padre Ruiz sulla lettura che la Chiesa sta dando del coronavirus che rivela due modi di intendere la Creazione stessa.
Sappiamo che Dio creò le cose dal nulla, quindi Dio è Signore assoluto della natura e della storia, quindi tutto ciò che accade anche nella natura accade perché Dio lo vuole o perché Dio lo permette; quindi sia che lo voglia, sia che lo permetta, tutto accade in vista della nostra della salvezza delle anime come fine ultimo della Provvidenza di Dio che la salvezza delle anime; quindi anche questa calamità naturale non solo può ma deve essere letto come intimazione a cambiare vita, come invito alla conversione, come invito agli esami di coscienza sia delle persone che delle comunità sociali.
Poi però c'è l'altra visione della Creazione che è quella che nasce con Theillard de Chardin e continua con Rahner ed è assolutamente diffusa direi preponderante oggi cioè Dio non creerebbe più dal nulla, dal di fuori o dal di sopra ma dall’interno della storia; secondo questi signori teologi bisognerebbe applicare al trascendente le categorie che noi applichiamo alla vita qua giù, facendo diventare impossibile uno sguardo trascendente; la visione della Creazione nella Tradizione cattolica, come brevemente già richiamata, impone di vedere anche i fatti naturali compresi i disastri naturali in vista del progetto sapiente di Dio, per la salvezza delle anime.
Bux. Quello che lei sta dicendo lo ha approfondito egregiamente nel suo libro “La nuova chiesa di Karl Rahner” e, come dire, questa sorta di riduzione dell'opera di Dio, di limitazione, è peraltro conseguenza di quella crisi di fede di cui Ratzinger ha parlato alcuni anni fa, a tal punto che lo portò a proclamare l'anno della fede; tutte le crisi della Chiesa mio modo di vedere sono prima di tutto e soprattutto crisi della Fede, ed anche della ragione; è indubbio che nella Chiesa oggi ci sia anche una crisi della ragione e la crisi della ragione non si può superare se non tramite una ripresa della fede perché la ragione non è in grado di salvare se stessa, come la natura non in grado di salvare sé stessa, ma ha bisogno della grazia per salvarsi.
Fontana. Benedetto XVI lungo tutti gli anni del suo pontificato ci ha dato delle formidabili insegnamenti sul tema della Verità e sul tema di come la fede cristiana sia l'unica a chiedere alla ragione di essere vera fino in fondo senza diventare essa stessa fede, ma essendo fino in fondo ragione; in nessun’altra religione è possibile dire con sufficiente sicurezza che ci sia questo rapporto così forte con la ragione; tra l'altro, nel mondo arabo, la ragione viene intesa come una gabbia per cui non è affatto esaltata, anzi. Quando si parla oggi nella Chiesa di dialogo con l'islam, non è facile capire cosa si intenda e cosa si abbia a fondamento di questo dialogo, se sia un dialogo teologico o se sia posto su di un livello razionale.
Lo ha chiarito anche Benedetto XVI nella prefazione al famoso libro di Marcello Pera scrivendo che non è possibile un dialogo teologico con l'Islam; se parliamo di ambiente, parliamo di pace, parliamo di diritti umani è forse possibile aprire un canale comunicativo, ma su altri piani no, perché l'islamico tra ciò che gli dice la ragione naturale e ciò che gli dice il corano sceglierà sempre ciò che gli dice il corano; nell'Islam non c'è un diritto naturale, non c'è una legge morale naturale; per cui se io devo dialogare con un islamico sui diritti umani, sulla famiglia, sulla pace, sulla tutela dell'ambiente o mi appello a una legge morale naturale che tutti ci accomuna sul piano umano e natura e razionale, oppure a che cosa posso appellarmi?
Nell'islam non c'è questo passaggio, perché nell'Islam la ragione è separata dai dettami del corano e non esiste una base su cui sia possibile dialogare; allora faccio questa domanda; perché si insiste tanto su dialogo con l'islam se sembra che sia impossibile su tutti questi livelli?
Bux Negli ultimi anni, la Chiesa ha finito per intendere il dialogo non più come quello che Paolo VI chiamava il dialogo della salvezza, utilizzando il Vangelo di Cristo come un “vademecum” per dialogare, cioè per portare agli altri quella salvezza che Cristo ha portato naturalmente senza imporla, ma in maniera tale da renderlo vincente, da renderlo convincente ma, allontanandosi da questo principio, il dialogo è stato inteso nella Chiesa come cercare necessariamente i propri omologhi cioè quelli che facciano a “pendant”. Ad esempio, se noi cattolici abbiamo i vescovi, allora riportando questa idea in altre realtà, dobbiamo trovare nell'Islam il corrispettivo dei vescovi, ovvero il mufti o l'imam e così via perché noi, non conoscendo il mondo islamico o presumendo di conoscerlo, riteniamo che si possa da parte loro agire sullo stesso piano di parità ed operare un confronto esattamente come avviene al nostro interno del nostro mondo cristiano occidentale e via dicendo. Questo modo di procedere lo abbiamo inoltre sia nel dialogo ecumenico che nel dialogo interreligioso, ma i nostri interlocutori non hanno evidentemente la corrispondente rappresentatività che ha un Papa; per esempio molti avranno creduto che nella dichiarazione di Abu Dhabi, il grande imam di Al Azhar ed il Papa siano venuti a chissà quali accordo perché si pensa che il grande imam sia il “papa” del mondo islamico, ma evidentemente non è così perché egli è una autorità nella zona dell'università e non è nient'altro che un'autorità legislativa e forse anche morale, ma che non ha alcun potere di governare o di pilotare i comportamenti della grande comunità islamica; però ecco a noi questo sembra bastare perché apparentemente utilizziamo lo stesso modello di comunicazione ed è per questo che c’è questa frenesia del dialogo; ma, dopo alcuni decenni di dialogo, onestamente dovremmo dire che non ha portato a nulla perché in campo ecumenico non è avvenuta alcuna riunificazione o come dice il documento del Vaticano II sull'ecumenismo, una reintegrazione dell'unità non è avvenuta. Certo è avvenuto un buon vicinato, saluti, incontri, meeting qui e là, però nulla di più ed a maggior ragione dobbiamo dire per quanto riguarda il mondo islamico; quindi allora è l'interrogativo su cosa sia il dialogo rimane tutto intero perché se non si capisce che cosa sia il dialogo equali finalità abbia, esso a nulla serve.
Fontana. Il dialogo non può mai essere distaccato dall'annuncio perché, senza l'Annuncio, non è più un dialogo cristiano; il problema forse più grosso è questo che oggi la teologia pensa che la Verità non debba guidare il dialogo, ma debba emergere dal dialogo e quindi si dialoga e nel dialogare, nel percorrere una strada insieme, un percorso insieme, un tratto di strada insieme dovrebbe emergere poi la verità, ma questa è la visione mondana secondo la quale appunto Dio si autocomuunica nella storia umana. Ma Dio si è rivelato! Non si rivela, non si auto-comunica nel dialogo tra gli uomini!
Bux. Quindi ritorniamo ancora una volta a questioni teologiche di fondo perché per trovare le spiegazioni di quello che sta accadendo nella Chiesa solo facendo riferimento ad aspetti contingenti o personali non risolve il problema. Bisogna ricondurre alle questioni teologiche di fondo perché sono sempre quelle che alla fine spiegano anche poi i comportamenti concreti; io potrei e semplificare ulteriormente riprendendo la domanda “Perché Dio si è fatto uomo?” che oggi rimane tutta. Oggi molti nella Chiesa ignorano la ragione per cui nel mondo è venuto Gesù Cristo e quindi la ragione per cui Cristo ha fatto la Chiesa, la ragione per cui la ha mandata in giro per il mondo e così via. Alla fine ritorniamo alla crisi della fede: se Gesù Cristo è colui che salva il mondo oppure se c'è un altro modo all'interno del mondo per salvarsi.
In una copia della rivista di una facoltà teologica dell'Italia settentrionale un teologo scrive che nemmeno Gesù Cristo sapeva di essere Dio ed ha scoperto progressivamente, cioè dall'interno della sua esperienza di fede, di essere Dio. Questo implica che il paradigma ermeneutico si conosce sempre, per costoro, da un contesto proveniente dall'interno di una storia, da una vicenda che ci condiziona e relativizza progressivamente le nostre conoscenze. Questi teologi applicano lo stesso principio anche a Gesù Cristo  ma, applicando questo a Gesù Cristo si nega la doppia natura di Gesù Cristo.
Le questioni sono profonde e sono molto articolate perché sono insegnate nelle istituzioni accademiche cattoliche. L'allontanamento da quello che è l'insegnamento cattolico della grande tradizione per coniare una nuova cristologia spesso non viene nemmeno notata da vescovi e pastori a motivo magari di una formazione non adeguata sui fondamentali e succede poi che il messaggio di Cristo finisca per essere o ignorato del tutto o cercato altrove in altre forme non corrette.
Ho letto per esempio il documento dei vescovi italiani per il primo maggio, festa del lavoro, ma Gesù Cristo non viene mai nominato e neanche San Giuseppe, patrono dei lavoratori. Quindi si rimane un po’ sbalorditi di fronte a questi a questi comportamenti, a questi atteggiamenti che c'è tutta una dottrina penso da recuperare un pensiero da recuperare, perché queste nuove impostazioni navigano facilmente nella prassi; cioè la nuova teologia oggi si impone facendo sì che nelle parrocchie ai fedeli si faccia fare certe attività, accade che durante la celebrazione liturgica domenicale si assumano certi atteggiamenti attraverso la prassi più che attraverso la dottrina, che poi è la cosa anche comprensibile perché c'è oggi un pastoralismo per cui si pensa che la pastorale addirittura preceda la dottrina per cui lo sforzo di risalire alle loro origini teologiche e agli errori di impostazioni di logica diventa faticoso perché è più facile dire a un fedele facciamo in una tal maniera piuttosto che farlo interrogare e fargli approfondire le motivazioni ideologiche del perché fare in una tal maniera possa essere giusto piuttosto che sbagliato.
Di contro però, c'è una reazione spontanea di una parte di popolo cristiano come abbiamo visto proprio in queste settimane che semplicemente crede alla Grazia divina che passa attraverso i Sacramenti che gesù cristo ha istituito come strumenti ordinari di salvezza, ovvero come farmaci salvavita; soprattutto l'Eucaristia è definita il farmaco dell'immortalità. Se Cristo ha istituito i sacramenti come modalità ordinaria per vivere dalla nascita alla morte perché sappiamo i sacramenti accompagnano la nostra vita dalla nascita alla morte e allora è chiaro che la gente ha cominciato a reagire alla sottrazione degli stessi che si è avuta nel corso di questa epidemia.
La gerarchia episcopale sta cercando in varie maniere di rimediare, motivandolo col fatto che altrimenti si mette in pericolo la coesione sociale e quindi c'è una riduzione sociologica e non trascendente degli avvenimenti.
La crisi della fede diventa perciò macroscopica quando si riporta lo slogan “insieme ce la faremo” ripetuto da numerosi vescovi durante la epidemia; ma questo può dirlo il presidente della repubblica , non un Vescovo.
Occorre riconoscere che purtroppo la situazione della Chiesa dei nostri tempi è certamente questa, è però altrettanto evidente che questo movimento di fedeli che ha cominciato a far presente queste incongruenze sottoponendo a Roma una valanga di petizioni che vanno da quelle per la consacrazione alla Madonna dell'Italia a quelle per la riapertura delle chiese, ed alla fine i vescovi si sono dovuti industriare per canalizzare lo scontento. Si moltiplica altrimenti il numero dei fedeli che autonomamente, grazie anche ai social, si dota di strumenti per approfondire, per capire, per leggere, studiare e così via.
Professore, lei è un esperto di dottrina sociale, materia che fino a qualche decennio fa era auspicata da tutte le diocesi, istituti e Vescovi; è plausibile affermare che oggi siadiventata una merce rara la Dottrina Sociale? Essa non è stata esaltata innanzi a queste affermazioni sul nuovo ordine mondiale, sulla la globalizzazione, sul nuovo umanesimo, su questi slogan di fraternità e di tale progetto di educazione mondiale.
Gesù Cristo è venuto per la fratellanza universale, però molti si dovrebbero domandare; ma a che prezzo? Questa fratellanza nasce, secondo San Paolo quando cadde il muro di inimicizia che ci separa questo muro lo ha fatto crollare solamente Cristo il quale però ha potuto fare ciò perché ha rivelato che Dio è padre; solo se Lui è padre noi diventiamo fratelli, siamo figli prima, siamo figli adottati da Lui e poi fratelli. Quindi la fratellanza universale si realizza quando gli uomini scoprono di essere figli perché arrivano a conoscere che il padre, che non possiamo conoscere senza Gesù Cristo, perché solo lui ha potuto rivelarlo.
Pensare che il piano umano sia il piano definitivo è errato perché esso è soltanto un piano naturale e il piano naturale non può salvare sé stesso perché non è dotato di quella assolutezza a cui aspira equindi anche il livello naturale della fratellanza umana è insufficiente senza il livello di Grazia, il livello meritato dalla morte e dalla Risurrezione di Gesù Cristo
Fontana. Il voler coinvolgere tutte le religioni in questo progetto di fratellanza universale èinsostenibile ovvero inconcepibile prima di tutto perché non tutte le religioni concordano sul piano naturale con il diritto naturale, con la legge morale naturale cioè su quel primo gradino “virtuale” di fratellanza universale e poi soprattutto perché le altre religioni non ci sono e non possono esserci sul gradino definitivo che è quello della Grazia meritataci da Gesù Cristo. Ci sono stati altri casi simili nella storia, anche i giacobini volevano qualcosa del genere parlando di una religione universale, anche la rivoluzione francese, anche il marxismo e anche la massoneria. In questi casi però entriamo in una logica diversa di fratellanza universale che non è più la fratellanza cattolica.
La causa è la grande carenza di dottrina ed anche della dottrina sociale della Chiesa.
Bisogna chiedersi se l’esistenza di un'autorità politica mondiale con potere di governo è una cosa contraria alla dottrina della Chiesa oppure una cosa lecita.
Bux. Un aiuto importante può venirci dal concetto di Grazia, oggi una delle parole più neglette nel
Catechismo. Il termine Grazia fa il paio con Verità dice San Giovanni e nel primo capitolo del suo Vangelo dice infatti che sono venute per mezzo di Gesù Cristo la Grazia e la Verità e quindi sono strettamente legate al riconoscimento del fatto centrale del cristianesimo che è l'incarnazione del Verbo allora il problema, torniamo all'origine, è tutto qui cioè e iniziamo il tradimento o il disconoscimento di ciò che è essenziale nel cristianesimo perché come si diceva nei “dialoghi dell'Anticristo” “noi non abbiamo nulla di più caro che Gesù Cristo”. Probabilmente però negli ultimi decenni la figura di Cristo è stata data per scontata e quindi non è che la si è voluta “abolire” perché è molto difficile e anche ingombrante ma, per ora, si è svuotata della sua portata di Grazia, ove la Grazia è quella energia divina gratuita che permette all'uomo di fare quello che non può fare secondo natura e quindi tutto questo appartiene alla linea all'insegnamento basico del cristianesimo che però purtroppo, partendo dal catechismo dei piccoli ed arrivando fino a agli insegnamenti che si dava gli adulti è totalmente dimenticato.
Fontana. Stasera abbiamo toccato due punti di dottrina di formidabile importanza: la Creazione e adesso la Grazia. Nei seminari un corso sulla Creazione non esiste più ed un corso sulla Grazia non esiste più e non esiste più neanche l'insegnamento filosofico di ordine metafisico per poter comprendere la creazione e la grazia. Stiamo qui toccando alcune carenze formidabili che riguardano la comprensione della fede e poi anche il vivere la fede perché se non si comprende qualcosa poi è difficile viverla adeguatamente.
Bux. Dobbiamo però essere fiduciosi perché già Ratzinger queste cose le diceva alcuni anni fa sulla teologia della creazione alla pari della grazia ed il fatto stesso che noi e tanti altri s'accorgono di queste mancanze di queste lacune e le ripropongano  dopo che “le avevano buttate a mare” perché speravano di essersene liberati , ma Lui invece dopo tre giorni riappare di nuovo, stupendo un po’tutti quanti ed è quello che sta avvenendo.
Grazie a Dio, grazie anche a questa rete di incontri di amicizia che si è creato viene quasi un riconoscimento spontaneo perché non è che i nostri incontri i nostri rapporti obbediscano ad una regia, perché ci siamo riconosciuti dentro uno stesso giudizio, una stessa esigenza di fede e, pur nella diversità di apporti, ci dirigiamo verso una diagnosi per tutto e del tutto condivisibile.
Noi cerchiamo di aiutare i tanti che prima a livello intuitivo e poi via via sperimentale dicono: ma dove stiamo andando? Tanti hanno bisogno di questo tipo di  aiuto e noi dobbiamo esserne consapevoli.
Fontana. Sì, questo raccordarci credo sia veramente importante; il nostro osservatorio per esempio ha creato un coordinamento per la dottrina sociale della chiesa a cui aderiscono 30 associazioni e centri culturali di tutta Italia. Abbiamo trovato in queste trenta realtà una sensibilità e necessità di intendere correttamente la dottrina sociale della Chiesa e stiamo aiutandoci l'un l'altro per mantenere fede a questa tradizione. Come dice lei queste realtà ci sono e vanno coltivate incrementate e anzi colgo l'occasione per invitare tanti a seguire l'attività e gli approfondimenti dell'osservatorio Van Thuan.
Regia. Una domanda su Rahner: come ha potuto affermarsi una teologia così assolutamente contraria alla teologia tradizionale della Chiesa e come ha potuto un solo uomo soppiantare gli scritti di dottori, santi e teologi confermati per secoli
Fontana. La filosofia di Rahner si inseriva e quasi dava compimento a un processo di revisione teologica che era precedente a Rahner stesso; essa comincia con il modernismo all'inizio del secolo scorso e con la nouvelle theologie, dando una sistematicità definitiva a questa nuova teologia che intende in modo diverso i rapporti con il mondo.
In questo modo egli ha partecipato al Concilio Vaticano II e, nel pluralismo culturale sfrenato post conciliare è diventato il maestro o un maestro così che per esempio Paolo VI nel 64 lo ha convocato e, siccome dopo il concilio è il tema centrale è diventato il rapporto tra le chiese il mondo e Rahner sembrava aver creato una nuova Scolastica, cioè una nuova interpretazione sistematica adatta ai tempi ed al rinnovamento, egli è stato accolto sostanzialmente dai teologi e dagli addetti ai lavori, cosicché l'autorità ecclesiastica non lo hai mai censurato; ma dopo il Concilio le autorità ecclesiastica ha censurato pochissimi teologi perché nel frattempo anche l'idea del pluralismo teologico era penetrata nella chiesa oltre a quella del pluralismo filosofico e quindi Rahner non solo non fu condannato ma fu esaltato ma anche i suoi seguaci ed i suoi discepoli sono diventati i vescovi di oggi ed i cardinali di oggi. Quindi è un processo piuttosto lungo e complesso che attraversa così le vicende della Chiesa
A lui parallelamente si opponeva Von Balthasar, che non era stato convocato come perito ma tuttavia egli dopo portò avanti un'opera potrei dire uguale e contraria di contestazione del Rahnerismo che naturalmente poi fu documentata con le riviste Concilium e Communio.
Bux La Chiesa alla fine trova sempre al suo interno le energie e le risorse per reagire di fronte alle deviazioni. Pensiamo per esempio alla teologia di Ratzinger che ha costruito grandi cose proprio in alternativa alla posizione rahneriana.
Papa Giovanni, nell'apertura del Concilio ha detto che il Concilio non voleva distribuire condanne; questo era uno stile che pensava di predicare il Vangelo in chiave più buona, ma non dimentichiamo che si aprono gli anni sessanta e quando c'era la l'illusione che il mondo doveva andare verso il progresso senza soluzione di continuità.
Regia. Il dialogo ecumenico necessita di due soggetti che scambiano idee che scambiano idee. A fronte dell'attivismo cattolico per promuovere il dialogo nelle altre chiese cristiane nelle altre religioni è presente altrettanto interesse?
Bux. Da osservatore, a me sembra che le altre confessioni cristiane, la luterana insomma la protestante, la ortodossa non abbiano per il dialogo ecumenico la stessa passione, chiamiamola così, della Chiesa Cattolica e credo che questa sia una delle cause per cui lo stesso dialogo ecumenico alla fine non ha prodotto grandi risultati.
Le faccio solo un esempio, ma ripeto che non è un terreno in cui sono competente fino in fondo: la chiesa ortodossa ribattezza i fedeli cattolici che hanno ricevuto il battesimo cattolico quando entrano nella chiesa ortodossa cioè non considerano, non accettano enon considerano valido il battesimo cattolico. Ecco un esempio un esempio di arroccamento sulle proprie posizioni di non apertura e di non disponibilità a cui si possono poi aggiungere tanti altri tanti altri esempi
Tutta l'area protestante per esempio è poco disponibile nei confronti del dialogo con i cattolici in tutto ciò che riguarda la morale per esempio ambito in cui loro sono molto più “progressisti” , ad esempio l'aborto o la omosessualità. Se i cattolici volessero essere veramente ligi alle proprie posizioni morali su questi temi, lì il dialogo sarebbe già finito all'inizio per la intransigenza della dell'area protestante su queste tematiche.
Quindi la mia idea è che il progresso del dialogo ecumenico sia più che altro una passione cattolica, spiegabile ma non pienamente condivisibile fino in fondo più che una un'attenzione pari e adeguata da parte delle altre due confessioni.
San Tommaso dice che quando si dialoga bisogna tener presente sempre tra le altre cose se sia presente al dialogo qualcuno di inesperto o di non preparato che potrebbe essere confuso dal dialogo stesso.
Regia. Come si può attuare la ripresa della fede?
Fontana. Per quello non bastiamo noi, quindi anche se noi facciamo tutto quello che possiamo fare questo non basta, ma ci vogliono altri interventi. Io posso aggiungere però che la ripresa della fede è già in atto perché se il corpo ecclesiale vede queste reazioni diffuse a vari livelli esso reagisce per Grazia di Dio, suscitando all'interno della sua Chiesa le energie necessarie per contrastare tutto quello che sappiamo.
Perciò dobbiamo noi incentivare, ciascuno per la propria parte, questo risveglio perché in fin dei conti è sempre un fermento. La Chiesa è Sua e noi non siamo i salvatori della chiesa.
Regia. Perché non si condannano le eresie?
Fontana. Se Dio si auto comunica nella storia come sostiene la nuova teologia contemporanea, cioè egli non si è auto comunicato dal di sopra e definitivamente ma si manifesta nella storia dell'umanità, nell'esistenza dell'umanità, anche un eresia può essere stimolo per procedere dialetticamente verso il meglio. La eresia oggi non tende più ad essere considerata un pericolo per la dottrina per la fede e per la salvezza ma tende ad essere considerata come dire la contraddizione che è utile affinché la coscienza della chiesa circa la verità cristiana aumenti .
Da Lutero è pertanto nata una sfida che ha permesso alla Chiesa di fare un salto in avanti e in alto nella comprensione della fede perché la teologia contemporanea pensa che i dogmi siano storici e pensa che la fede sia l'autocoscienza che la chiesa matura nel tempo. Di conseguenza la conoscenza di tutti coloro che stanno dialogando fa un passo in avanti; ma questa posizione dimentica che la Chiesa non è un talk show non è una discussione tra amici al bar o è una discussione di carattere politico o filosofico o ideologico. Anche le motivazioni sono tante e mi soffermo solo su una: il pastoralismo. Esso spinge a andare subito ad operare in situazione scavalcando completamente i quadri concettuali e dottrinali della dottrina sociale della Chiesa. L'abbiamo vista di questi temi che la Chiesa ha affrontato in questi ultimo periodo: gli immigrati, l'ambiente ed altro. Ebbene, non posso io come cattolico operare nell'ambito complesso delle migrazioni senza l'apparato concettuali di riflessioni e criteri di giudizio della dottrina sociale della Chiesa.
La carità non può essere cieca, ma l'operato e sociale politico economico dei cattolici deve essere guidato dalla dottrina della Chiesa; se però prevale la posizione pastoralista, ciò che conta è la pastorale e non la dottrina è chiaro che si scavalca completamente la dottrina sociale della Chiesa e questo è stato fatto sistematicamente.
Recentemente la povertà dei popoli amazzonici non è stata per niente affrontata con le categorie della dottrina sociale della Chiesa; il problema ambientale oggi ci dice che si può così deve collaborare con tutti, ma non è vero si debba collaborare con tutti; collaboro anche con forze sociali politiche ed economiche anticristiane oppure disumane?
Regia Perché non ammettere che dai documenti conciliari Nostra Aetate e Dignitatis Humanae sulla libertà religiosa sono cominciati i problemi della chiesa?
Fontana. La mia idea è che quei due documenti conciliari abbiano aperto una problematica che il magistero non ha ancora chiuso ma che dovrà chiudere primo dopo cioè quei due documenti anno hanno posto delle problematiche che hanno aperto problemi nuovi che sono tuttora sul tappeto e credo che il magistero non so quando e qui entriamo nei campi i tempi lunghi della chiesa ma chiedo credo che il magistero su questi due documenti dovrà ritornare e dovrà precisare. E’ vero che ci sono stati ulteriori precisazioni, pensiamo per esempio alla Dominus Jesus del 2000 a proposito dell'unicità salvifica di Cristo e anche altri insomma che qui adesso non ricordo per brevità però sono state tutte precisazioni che non hanno risolto o non hanno fatto quadrare il cerchio. Si tratta inoltre di due dichiarazioni non sono tra i documenti più importanti siamo ma lo sono stati di fatto
Bux. Come ebbe Ratzinger a dire nel suo ultimo discorso al clero di roma il 14 febbraio del 2013 nel fare la rassegna della sua esperienza conciliare disse sostanzialmente quello che lei ha detto che sono delle dichiarazioni avvenute 50 anni fa quindi in un contesto assolutamente diverso dall'attuale attendono ancora ulteriori maturazioni e quindi nessuno deve pensare che i documenti dei concili siano come fossero vangeli o sacre scritture. Sono documenti spesso anche datati che necessitano anche del tempo per essere esplicitati ma soprattutto per essere messi alla prova dei fatti.
Di seguito il video della Conversazione.

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