ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 27 aprile 2020

I mercanti del tempio

CONTE E BERGOGLIO: interessanti analogie

I parallelismi tra le vicende dello Stato e quelle della Chiesa iniziano in questi giorni a diventare molto significativi: non siamo più alla mera coincidenza, ma al ripresentarsi pedissequo di un preciso modello di azione che rivela su entrambi fronti una chiara strategia ed una tattica efficace: chi sia lo stratega che si cela dietro queste manovre sarà semplice comprenderlo (si veda a tal proposito I due stendardiqui), così come sarà facile capire qual è la vittima prescelta. 

Iniziamo quindi con l’Italia e guardiamo al caso del Primo Ministro Giuseppe Conte, personaggio sconosciuto alla politica sino al suo apparire sulla scena quando il suo anonimato fu ritenuto perfetto compromesso per l’eterogenea coalizione Lega-5Stelle. Alla caduta di quel Governo, determinata dall’impossibilità di perseguire una comune politica interna ed estera, il Presidente Conte è stato designato per un secondo mandato - senza elezioni - e il Movimento 5Stelle si è alleato con quel Partito Democratico che nella precedente compagine di governo era all’opposizione. Come giustamente alcuni avevano fatto notare sin dal suo nascere, il ruolo di gatekeeping dei 5Stelle si è poi confermato in un pactum sceleris col naturale referente ideologico, riportando al PD i voti dei delusi che questo considerava di sua pertinenza. Prono all’élite globalista e degli stati egemoni dell’Unione Europea, il gabinetto Conte ha collezionato fallimenti su tutti i fronti: l’immigrazione, l’economia, la politica estera; esso è giunto ad inquisire un Ministro del precedente Governo pur di dar prova della propria fedeltà al potere della sinistra. 

Abbiamo assistito ad una parodia grottesca delle Istituzioni della Nazione, nel silenzio del Quirinale che non è intervenuto nemmeno per stigmatizzare le scandalose violazioni della sovranità del Parlamento, specialmente in occasione dell’approvazione del MES e dei ridicoli proclami che hanno preceduto, accompagnato e seguito la sua ratifica. Abbiamo osservato sgomenti il dilettantismo e il protagonismo compromettere la stabilità economica e minare il prestigio internazionale del Paese. Abbiamo osservato increduli la gestione farsesca dell’emergenza del Coronavirus, in una fiction in cui un’accolita di personaggi tanto incompetenti quanto ideologicamente compromessi è stata affiancata da eminenze grigie ancor più inquietanti e da una stampa cortigiana oltre ogni decenza. 

Dinanzi al disastro dell’Italia costretta ad una quarantena tanto assurda quanto ingiustificata, l’imperizia di sedicenti esperti è giunta a rivaleggiare solo con la corruzione e con l’asservimento del Governo ad interessi di gruppi di potere pronti a spartirsi le spoglie della nostra Patria, già prostrata dalla crisi ed ora ulteriormente sfiancata da una falsa pandemia creata ad arte per distruggerci. 

Nella conferenza stampa di domenica sera (qui) il Premier Conte ha superato ogni ritegno, coniugando presunti e inesistenti successi a livello mondiale - «le Nazioni straniere ci ammirano per il modo in cui stiamo gestendo l’emergenza!» - con un confuso elenco di provvedimenti tanto assurdi sotto il profilo epidemiologico quanto incostituzionali sotto il profilo giuridico. In ultimo, il Primo Ministro è riuscito anche ad inimicarsi la Conferenza Episcopale, che pure si era dimostrata fin troppo acquiescente per il divieto delle celebrazioni imposto da mesi, in violazione delle norme concordatarie e in spregio al diritto fondamentale della libertà di culto. 

Ottusi dalla narrazione mediatica e dal clima di terrore, ci siamo ritrovati a vivere in un incubo distopico, in una versione silenziosa e spettrale della società orwelliana. Ma l’inadeguatezza ontologica di Conte e della sua accolita pareva smentire la percezione della dittatura, mentre ne abbiamo scoperto la declinazione iconica del venditore porta a porta di enciclopedie. La logiga di baggheddo e il bagghetto di vendagli sono assurti a compendio del nulla, dove l’autoreferenzialità sconfina nel disturbo della personalità. 

L’esterefatto elettore - fors’anche di sinistra, se ancora se ne può trovare uno - avrà inzialmente pensato che l’ultima performance domenicale di Conte fosse una riuscita imitazione del comico Guzzanti, prima di accorgersi della cruda realtà di un Primo Ministro concionante col plurale majestatis: «Abbiamo deciso, abbiamo ritenuto, vogliamo concedere, autorizziamo». Lo sproposito è stato tanto e tale, da suscitare le giuste ire dell’opposizione, ed ancor più dei comuni cittadini, degli imprenditori, dei lavoratori, degli anziani e di qualsiasi categoria - chierici compresi - che si sia sentita umiliata, offesa e derisa dall’oltracotanza incosciente del signor Nessuno. 

Qualsiasi persona perbene, dinanzi a tanto scandalo, ha provato un incontenibile voglia di andare davanti a Palazzo Chigi munita di un forcone per manifestare il proprio sdegno all’avvocato di Volturara Appula. 

Eppure, in questo nostro ritrovarci legittimati a dar sfogo alla santa collera che portò pure Nostro Signore ad intrecciare un flagello con cui scacciare i mercanti dal tempio, sentiamo un rumore di fondo, un qualcosa di poco chiaro e fastidioso. E questo qualcosa è la trappola preparata da chi, all’interno della maggioranza, ritiene esaurito il compito di Giuseppi e si appresta a scaricarlo, senza però volersene assumere la responsabilità sfiduciandolo. 

Per giungere a questo scopo i congiurati lo hanno lasciato fare, gli hanno allungato un discorso farraginoso (o lo hanno lasciato scrivere a Casalino, ch’è forse peggio), gli hanno presentato come ineluttabili i rimedi dei Dulcamara del comitato scientifico. In questo modo, essi hanno fatto sì che oltre all’ira dell’opposizione parlamentare - già esasperata dalle sopraffazioni cui è quotidianamente sottoposta - Conte avrebbe provocato la furia del popolo, la rivolta di piazza, il disordine da sedare coi manganelli delle forze dell’ordine, anch’esse giunte al limite della sopportazione. 

Signori: ecco servito lo scenario perfetto per far intervenire il Quirinale, che con l’imparzialità che ne contraddistingue l’alto ufficio eserciterà la sua moral suasion per indurre il Primo Ministro a fare «un passo indietro», facendo intervenire chi -casualmente - incontrerà l’immediata approvazione della sinistra e fors’anche di qualche eccentrico dell’opposizione: un Colao a caso, un Draghi forse. Così la “colpa” della caduta del Governo sarà fatta ricadere su Salvini e sulla Meloni, legittimando le misure draconiane di austerità, accompagnate ovviamente da un prolungamento sine die del controllo della popolazione, magari anche solo con le app di tracciamento, in vista della somministrazione universale del vaccino. Si chiederà di ricorrere ai fondi del MES, e di lì a breve interverrà la Troika ad imporre riduzioni di stipendi e pensioni, vendita di asset strategici, messa all’asta del nostro patrimonio. La Grecia, al confronto, sembrerà il paese delle meraviglie. E sulle macerie delle nostre aziende, delle piccole imprese, delle botteghe artigiane, degli hotel e dei ristoranti che rendono unica la nostra Nazione pasteggeranno le nullità di partiti mai eletti, i vanesi di Italia Viva, i micròscopi di Più Europa e, naturalmente, il Partito Democratico: premiati per aver venduto l’Italia alla Germania e alla Cina, compromettendo così gli equilibri geopolitici e creando irresponsabilmente i presupposti per un conflitto mondiale. E la cosa surreale è che costoro sono convinti che, pur di uscire da questo empasse devastante, saremo disposti ad accettare imposizioni che mai avremmo tollerato; e che per questo li ringrazieremo, considerandoli salvatori della Patria. 

Veniamo ora alla Chiesa, che si trova in una situazione significativamente molto, molto simile. Il parallelo è sin troppo facile: anche in Vaticano c’è un homo novusJorge Mario Bergoglio, fatto eleggere in Conclave con un’elezione pilotata dalla Mafia di San Gallo, l’ala ultraprogressista dei Cardinali e Vescovi, sostenuta da accoliti di varia provenienza ma tutti accomunati dall’incontenibile volontà di asservire la Chiesa all’élite globalista. Anche Bergoglio è un personaggio palesemente inadeguato al ruolo di Pontefice, così come Conte è inadeguato come Primo Ministro: entrambi sono stati designati ad un ruolo di altissima responsabilità - fatte le dovute differenze, s’intende - ma con il compito di demolire l’uno il Papato, l’altro l’Italia. Un compito di discredito che con la loro sola presenza, con l’eloquio inadeguato e sconclusionato, con l’atteggiamento di persone irrimediabilmente fuori posto essi hanno portato a termine egregiamente: nessuno era riuscito ad umiliare a tal segno le istituzioni, a coprirle di ridicolo prima e di discredito poi. Un discredito che ha sconcertato anche gli osservatori esterni, che pure nell’autorevolezza di Roma vedevano una sorta di κατέχον alla dittatura del pensiero unico.

E come Conte ha ricevuto l’ordine di dare il colpo di grazia alla nostra economia, così a Bergoglio è stato ordinato di demolire gli ultimi capisaldi morali e dottrinali con Amoris laetitia, la Dichiarazione di Abu Dhabi, il Sinodo per l’Amazzonia e la Pachamama. 

A ben vedere, Conte e Bergoglio hanno in comune anche l’aver saputo abusare del proprio potere - nelle vesti di Presidente del Consiglio e di Romano Pontefice - per demolire l’uno la Patria alla quale aveva prestato giuramento e l’altro la Chiesa affidatagli. Entrambi hanno reso evidente la frattura tra governanti e governati, tra Gerarchi e fedeli, tra funzionari dello Stato e cittadini; e l’hanno fatto in un momento in cui tanto gli elettori dimostravano di preferire partiti conservatori quanto i fedeli di volere una Chiesa tradizionale: ai primi un Governo non eletto ha imposto riforme ideologicamente volute da una sinistra ampiamente minoritaria; ai secondi la Gerarchia ha imposto sovvertimenti voluti da progressisti ed eretici altrettanto minoritari. 

Conte è ormai giudicato inutile al perseguimento di scopi più impegnativi dettati dall’agenda mondialista, che richiedono mezzi più drastici. Parimenti Jorge Mario è sentito nei circoli del progressismo cattolico come non più funzionale all’instaurazione di una neochiesa ecumenica e ambientalista. Ma per toglierselo di mezzo, spingendolo alle dimissioni, i novatori pensano di poter ricorrere esattamente alla stessa strategia adottata in ambito politico con l’attuale Primo Ministro: portare cioè l’opposizione conservatrice interna alla Chiesa a reagire all’ultimo, inaudito sproposito di Francesco (donne prete? Messa ecumenica?), tatticamente provocato proprio per ottenere questo risultato da parte dei Presuli fedeli all’ortodossia cattolica. Così facendo, essi potranno giubilare «l’ottantatreenne vescovo di Roma» addossandone la responsabilità ai conservatori, e giungeranno al Conclave con un Sacro Collegio nominato da Bergoglio in cui prevalgono gli ultraprogressisti, facendo in modo di eleggere un Papa che porti a compimento le riforme più impegnative dettate dall’agenda mondialista. In cima alla piramide ci sono le stesse persone senza volto che muovono (o credono di muovere) le sorti delle Nazioni, della Chiesa, del mondo. 

Le persone perbene - poiché in fondo si tratta essenzialmente di questo - non sono inclini né alle rivoluzioni nelle piazze, né agli scismi nella Chiesa: poiché è connaturato all’esser «perbene» anche il senso della gerarchia e il rispetto della legge, sia essa canonica o civile. Ma è proprio per questo che ci siamo lasciati traviare da un’autorità corrotta che ha abusato del proprio potere sapendo benissimo che avremmo ubbidito pazientemente, senza accorgerci della frode colossale compiuta contro di noi, cittadini e credenti. 

Come uscirne? Certamente non rovesciando le istituzioni: Stato e Chiesa sono parte della nostra civiltà millenaria e cancellare l’uno o l’altra sarebbe una sciagura immane. Ma il semplice comprendere che siamo stati ingannati, che c’è chi ha usurpato l’autorità per demolire la società ed asservirla ad un potere senza volto che ci vuole schiavi è il primo, necessario passo da compiere per far crollare il castello di imposture finora presentatoci come ineluttabile. 

Non è detto che in questo scenario disastroso ed inquietante - anche per le implicazioni internazionali che la dissoluzione della Chiesa e dell’Italia comporterebbero - gli Stati Uniti e la Russia rimarranno ad osservarci sbranare. In occasione del LXXV anniversario dello storico incontro tra le truppe sovietiche e quelle americane in Germania durante gli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale, le due grandi potenze hanno fatto una dichiarazione molto esplicita: «Questa lotta comune richiese enormi sacrifici da parte di milioni di soldati, marinai e cittadini in numerosi teatri di guerra. Riconosciamo anche i contributi da parte di milioni di uomini e donne sul fronte domestico. […] Lo “Spirito dell'Elba” è un esempio di come le nazioni possano mettere da parte le differenze e cooperare nel perseguire una causa più grande». Bene ha fatto quindi chi, in seno al Parlamento e alla Chiesa, ha denunciato la congiura ordita da una minoranza organizzatissima di traditori: la protesta non può limitarsi né ai farneticamenti di Conte né alle deviazioni estemporanee di Bergoglio, ma deve avere come suo obiettivo proprio il piano dei congiurati. 

Intanto, riprendiamo coscienza del senso di parole quali onestà, onore, fedeltà, eroismo, abnegazione, sacrificio. Se sapremo educare a questi valori nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, potremo sperare che da esse escano un giorno persone oneste, con senso dell’onore, fedeli, eroiche, disposte al sacrificio. A loro affideremo le sorti della Nazione e della Chiesa, e nel frattempo cercheremo quanti, in questo mondo corrotto e senza ideali, si sono salvati dalla corruzione e hanno saputo preservare l’ideale. 

Forse ce ne sono più di quanti immaginiamo. Non siamo pochi: siamo solo disorganizzati. Pensiamoci.

BY CESARE BARONIO - LUNEDÌ, APRILE 27, 2020

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