Il Vaticano si consacra all'ecologismo anti-umano
Ieri grande coinvolgimento dei media vaticani e del Papa per la celebrazione della 50esima Giornata della Terra, dedicata peraltro all'enciclica Laudato Si'. Un evento che segna la saldatura definitiva tra la Santa Sede e le lobby ecologiste mondiali, malgrado le forze che stanno dietro la Giornata della Terra siano eredi delle Società Eugenetiche.
Quella vissuta ieri in Vaticano potrebbe essere archiviata come l’ennesima, grandiosa, manifestazione di un pensiero ecologista che è il tratto peculiare di questo pontificato. Il che sarebbe già abbastanza grave, ma quanto avvenuto ieri è molto di più, è la saldatura definitiva del pensiero e dell’azione tra Santa Sede e lobby ecologiste mondiali.
Ieri si celebrava infatti la 50esima Giornata della Terra, un anniversario importante, tondo come suol dirsi, che cade in un momento molto particolare, a causa della ben nota pandemia in corso. Dovendo evitare le piazze, si è puntato su una maratona multimediale di 12 ore, dal significativo titolo di #OnepeopleOneplanet (Un solo popolo, un solo pianeta), a cui hanno partecipato i media vaticani (Vatican News anzitutto) e Tv2000 (l’emittente della Conferenza Episcopale Italiana). Non solo: cadendo di mercoledì, papa Francesco ha dedicato alla Giornata della Terra la sua udienza, interrompendo per l’occasione il ciclo di catechesi che sta compiendo. Se a fare notizia è stata l’inedita e discutibile definizione dei “peccati contro la terra”, ancor più significativo è l’orizzonte religioso che ha prospettato, rifacendosi, pur senza citarla, all’Ipotesi Gaia (la dea greca della Terra): l’idea cioè della terra come di un organismo vivente che reagisce alle aggressioni, anzi si vendica.
Un motivo per tanta attenzione da parte del Papa e dei media vaticani era anche il fatto che la Giornata della Terra è stata dedicata all’enciclica Laudato Si’, di cui ricorre il quinto anniversario. Ed è qui che la questione diventa interessante, perché compie il processo di integrazione tra un certo catto-ecologismo, promosso dal Papa in persona, e i movimenti che stanno dietro alla Giornata della Terra.
Già, perché è interessante sapere come sia nata e cosa sia effettivamente la Giornata della Terra. Vatican News lo definisce come un movimento nato dal basso che all’indomani di un incidente petrolifero in mare, decise di unire tutte le forze che già protestavano contro il degrado ambientale. Il 22 aprile del 1970 si sarebbe quindi svolta la prima grande manifestazione per la difesa dell’ambiente con la partecipazione di 20 milioni di americani. Un movimento spontaneo, nato “dal basso”, come il Papa vorrebbe (lo ha detto ieri) che proseguisse anche oggi a livello mondiale.
Peccato che le cose non stiano affatto così. Se è vero che negli Stati Uniti erano già molto attivi diversi movimenti ambientalisti che reagivano soprattutto all’alto inquinamento atmosferico delle grandi città americane, la loro convergenza in un momento politico di forte impatto fu un’operazione “dall’alto”, che ebbe soprattutto due protagonisti: il senatore (democratico) del Wisconsin Gaylord Nelson e il miliardario Hugh Moore. Il primo era un ambientalista convinto, una sorta di progenitore di Al Gore, l’altro da sempre impegnato nell’indirizzare la politica americana verso il controllo delle nascite.
Era stato proprio Hugh Moore già negli anni ’50 del XX secolo a coniare l’immagine della “bomba demografica”, che poi divenne famosa universalmente per il libro che nel 1968 scrisse il biologo Paul Ehrlich. Ed è ancora Hugh Moore a coniare lo slogan che darà la prospettiva definitiva alla Giornata della Terra: “La popolazione inquina”. In questo modo si saldavano il movimento ecologista e il movimento per il controllo delle nascite (per un racconto più diffuso sull’origine della Giornata della Terra clicca qui), peraltro eredi entrambi delle Società Eugenetiche nate negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento.
Da quel momento movimenti antinatalisti e ambientalisti – da Sierra Club al Worldwatch Institute, da Planned Parenthood a Zero Population Growth - parlano la stessa lingua, e ovviamente si tratta di movimenti che si sono sviluppati grazie ai generosi finanziamenti delle grandi fondazioni americane.
In questi 50 anni le forze che stanno dietro la Giornata della Terra non solo non hanno annacquato la loro identità ma sono cresciuti enormemente occupando posizioni chiave in molti governi – a partire dagli Stati Uniti – e hanno assunto il controllo delle agenzie delle Nazioni Unite, assumendo una dimensione mondiale.
E negli ultimi anni, triste a dirsi, hanno di fatto occupato il Vaticano, come più volte abbiamo denunciato. Quando parlano di difesa dell’ambiente, questi personaggi non hanno affatto in mente la cura del Creato in un’ottica cristiana; hanno invece l’idea che l’uomo è il vero nemico della terra e quindi la sua presenza va limitata: sia quantitativamente (controllo delle nascite, soprattutto nei paesi poveri) sia qualitativamente (freno alla crescita economica fino alla teorizzazione della cosiddetta “decrescita felice”). Questi peraltro sono anche i pilastri delle politiche ambientali globali elaborate fin dagli anni ’90 del secolo scorso e che fanno da retroterra culturale anche agli accordi internazionali sui cambiamenti climatici.
Dunque se la prima Giornata della Terra segnò la saldatura delle diverse correnti eugenetiche, la 50esima Giornata della Terra, con la celebrazione dell’enciclica Laudato Si’ e l’entusiastica partecipazione vaticana, segna un’altra storica saldatura: quella tra questo movimento globale e la Santa Sede, ovvero l’unica forza che a cavallo tra il XX e il XXI secolo si opponeva, in nome della difesa della dignità umana, a questa omologazione del pensiero. Ovvero stiamo assistendo alla consegna della Chiesa al potere del mondo.
Riccardo Cascioli
https://lanuovabq.it/it/il-vaticano-si-consacra-allecologismo-anti-umano
Non siamo civili:dobbiamo smettere di essere cristiani e
tornare ad essere “ancestrali”
Il titolo è volutamente provocatorio, ma sintetizza bene il pensiero che Bergoglio ha manifestato in occasione della “50ª Giornata Mondiale della Terra”, il 22 aprile 2020.
In questi tempi “superecologici” si sono moltiplicate le celebrazioni “mondiali” a favore della terra, ma stupisce che nessuno si accorga che lungo questa strada ci si allontana sempre più dalle nostre radici culturali, per ancorarsi a novità che non hanno radicamento nel reale e che servono solo per creare artificiosamente una nuova coscienza collettiva sganciata da ciò che siamo intimamente e retta da una visione astratta e immaginaria dove i padroni del mondo innestano ciò che ci costringono a pensare e in ultima analisi ad essere.
Eppure, in tempi più normali, il 21 aprile si celebrava la “nascita di Roma”, che appariva certo molto lontana e avvolta in un’atmosfera leggendaria, ma comunque ci richiamava a ricordare da dove veniamo e quali sono i canoni di civiltà che ancora oggi informano in parte questo nuovo mondo sconquassato che ci ostiniamo a definire ancora “civile“.
E a proposito del “rispetto della terra”, in quella occasione si pensava proprio ad avere cura del territorio in cui viviamo: si invitavano, per esempio, i ragazzi a piantare degli alberi lungo i pendii brulli delle nostre montagna e colline. Ma queste cose sensate oggi non si fanno più, vengono perfino condannate come “gesti retorici”, perché concepiti in un contesto ancora “civile” che il mondo moderno e incivile oggi aborre.
Mentre un tempo i Papi benedivano iniziative come questa ricordata, oggi ne abbiamo uno che dice di essere “il Papa”, che scrive un’“enciclica” ecologica e che celebra una fumosa “giornata della terra”, di concerto con la nuova concezione mondialista, il cui scopo principale è tagliare le nostre radici e sradicare la nostra cultura.
Nel discorso pronunciato per l’occasione da Bergoglio, e presentato ampollosamente come “catechesi”,http://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/
2020/documents/papa-francesco_20200422_udienza-generale.html
si leggono gli slogan e le parole d’ordine dell’ecologismo imperante, a cui Bergoglio aggiunge il meglio, o il peggio, del suo: «La terra non perdona: se noi abbiamo deteriorato la terra, la risposta sarà molto brutta» … «Quando vediamo queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento».
Queste espressioni intendono affermare che l’attuale epidemia virale non sarebbe la conseguenza della sprovvedutezza degli uomini moderni – per non parlare delle ipotesi di uso strumentale di un virus elaborato in laboratorio -, ma la vendetta della “terra” per i maltrattamenti che noi le avremmo inflitto.
Fino a qualche anno fa, un concetto del genere sarebbe stato annoverato tra le battute da cabaret o tra le fissazioni maniacali, oggi invece abbiamo un “papa” che le usa per fare “catechesi” e usa perfino i richiami alla Sacra Scrittura per darsi un contegno religioso.
E lo fa con un piglio da imbonitore da strada, invitando i credenti a partecipare alle manifestazioni ecologiche organizzate da personaggi manovrati da coloro per i quali la «questione ecologica» è un grosso affare da cui intendono ricavare lauti e immeritati guadagni.
«Come possiamo ripristinare un rapporto armonioso con la terra e il resto dell’umanità?», si chiede Bergoglio; e la sua risposta è che bisogna rifarsi alla sua “esortazione apostolica” «Querita Amazonia», dove ricorda che occorre risvegliare «il senso estetico e contemplativo che Dio ha posto in noi». E questo lo si può fare imparando dai «popoli originari», i quali hanno «quella saggezza del “buon vivere”… del vivere in armonia con la terra».
Se traduciamo in parole concrete questa supposta «catechesi» di Bergoglio, ricaviamo che sarebbe necessario che noi si torni a vivere allo stato brado, magari vestiti di pelli e di foglie di palma, immersi nelle foreste e nei boschi da cui ricavare il cibo e i mezzi per sopravvivere. Uno stato che potremmo chiamare del “buon selvaggio”, il quale vive «in armonia con terra» e riserva agli spiriti della natura il culto che meritano per i benefici gratuiti che procurano agli uomini.
Certo che Bergoglio non ha detto questo, ma è questo che ha inteso suggerire concettualmente. Poiché, se è vero che il mondo moderno conduce un regime di vita che è decisamente innaturale e inumano, è altrettanto vero che l’«armonia con la terra» non può corrispondere ad un regime di “naturalità” che guarda in modo esemplare ai «popoli ancestrali».
Sono passati 2000 anni dall’avvento di Cristo e, dopo la Sua morte, la Chiesa ha inaugurato una nuova condotta di vita che è stata in grado di sostituire perfino la decadente civiltà romana e di instaurare una forma di civiltà fondata sui Vangeli e sostenuta dagli insegnamenti di Cristo; e questa forma di civiltà ha informato il mondo intero, al punto che non c’è angolo del mondo in cui essa non è presente, anche se in tanti posti non imperante.
Ebbene, a fronte di questo patrimonio informato dall’insegnamento divino, che ha avuto il suo centro di irraggiamento a Roma, oggi ci ritroviamo con un personaggio quanto meno eccentrico che per mala ventura siede nella stessa Roma e da qui suggerisce di instaurare una nuova civiltà «ancestrale», mandando alle ortiche la civiltà informata dal cristianesimo. E questo perché l’imperativo non sarebbe l’instaurazione del Regno sociale di Cristo, ma la pratica della armonia con la terra.
Secondo Bergoglio, non è il fondamento in Cristo che può promuovere il rinnovamento della sconquassata civilizzazione occidentale, ma la visione dei «popoli ancestrali» ultimamente scoperti da Bergoglio stesso, non per evangelizzarli e cristianizzarli, ma per farsi evangelizzare da essi.
Ci sembra che sia il caso di concludere che, contrariamente a quanto afferma Bergoglio: «Quando vediamo queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento», si possa meglio affermare che queste tragedie naturali sono quello che Dio permette in risposta al travisamento della vera religione perseguito con accanimento dalle attuali gerarchie vaticane con in testa il capo che hanno voluto diabolicamente darsi.
In questi tempi “superecologici” si sono moltiplicate le celebrazioni “mondiali” a favore della terra, ma stupisce che nessuno si accorga che lungo questa strada ci si allontana sempre più dalle nostre radici culturali, per ancorarsi a novità che non hanno radicamento nel reale e che servono solo per creare artificiosamente una nuova coscienza collettiva sganciata da ciò che siamo intimamente e retta da una visione astratta e immaginaria dove i padroni del mondo innestano ciò che ci costringono a pensare e in ultima analisi ad essere.
Eppure, in tempi più normali, il 21 aprile si celebrava la “nascita di Roma”, che appariva certo molto lontana e avvolta in un’atmosfera leggendaria, ma comunque ci richiamava a ricordare da dove veniamo e quali sono i canoni di civiltà che ancora oggi informano in parte questo nuovo mondo sconquassato che ci ostiniamo a definire ancora “civile“.
E a proposito del “rispetto della terra”, in quella occasione si pensava proprio ad avere cura del territorio in cui viviamo: si invitavano, per esempio, i ragazzi a piantare degli alberi lungo i pendii brulli delle nostre montagna e colline. Ma queste cose sensate oggi non si fanno più, vengono perfino condannate come “gesti retorici”, perché concepiti in un contesto ancora “civile” che il mondo moderno e incivile oggi aborre.
Mentre un tempo i Papi benedivano iniziative come questa ricordata, oggi ne abbiamo uno che dice di essere “il Papa”, che scrive un’“enciclica” ecologica e che celebra una fumosa “giornata della terra”, di concerto con la nuova concezione mondialista, il cui scopo principale è tagliare le nostre radici e sradicare la nostra cultura.
Nel discorso pronunciato per l’occasione da Bergoglio, e presentato ampollosamente come “catechesi”,http://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/
2020/documents/papa-francesco_20200422_udienza-generale.html
si leggono gli slogan e le parole d’ordine dell’ecologismo imperante, a cui Bergoglio aggiunge il meglio, o il peggio, del suo: «La terra non perdona: se noi abbiamo deteriorato la terra, la risposta sarà molto brutta» … «Quando vediamo queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento».
Queste espressioni intendono affermare che l’attuale epidemia virale non sarebbe la conseguenza della sprovvedutezza degli uomini moderni – per non parlare delle ipotesi di uso strumentale di un virus elaborato in laboratorio -, ma la vendetta della “terra” per i maltrattamenti che noi le avremmo inflitto.
Fino a qualche anno fa, un concetto del genere sarebbe stato annoverato tra le battute da cabaret o tra le fissazioni maniacali, oggi invece abbiamo un “papa” che le usa per fare “catechesi” e usa perfino i richiami alla Sacra Scrittura per darsi un contegno religioso.
E lo fa con un piglio da imbonitore da strada, invitando i credenti a partecipare alle manifestazioni ecologiche organizzate da personaggi manovrati da coloro per i quali la «questione ecologica» è un grosso affare da cui intendono ricavare lauti e immeritati guadagni.
«Come possiamo ripristinare un rapporto armonioso con la terra e il resto dell’umanità?», si chiede Bergoglio; e la sua risposta è che bisogna rifarsi alla sua “esortazione apostolica” «Querita Amazonia», dove ricorda che occorre risvegliare «il senso estetico e contemplativo che Dio ha posto in noi». E questo lo si può fare imparando dai «popoli originari», i quali hanno «quella saggezza del “buon vivere”… del vivere in armonia con la terra».
Se traduciamo in parole concrete questa supposta «catechesi» di Bergoglio, ricaviamo che sarebbe necessario che noi si torni a vivere allo stato brado, magari vestiti di pelli e di foglie di palma, immersi nelle foreste e nei boschi da cui ricavare il cibo e i mezzi per sopravvivere. Uno stato che potremmo chiamare del “buon selvaggio”, il quale vive «in armonia con terra» e riserva agli spiriti della natura il culto che meritano per i benefici gratuiti che procurano agli uomini.
Certo che Bergoglio non ha detto questo, ma è questo che ha inteso suggerire concettualmente. Poiché, se è vero che il mondo moderno conduce un regime di vita che è decisamente innaturale e inumano, è altrettanto vero che l’«armonia con la terra» non può corrispondere ad un regime di “naturalità” che guarda in modo esemplare ai «popoli ancestrali».
Sono passati 2000 anni dall’avvento di Cristo e, dopo la Sua morte, la Chiesa ha inaugurato una nuova condotta di vita che è stata in grado di sostituire perfino la decadente civiltà romana e di instaurare una forma di civiltà fondata sui Vangeli e sostenuta dagli insegnamenti di Cristo; e questa forma di civiltà ha informato il mondo intero, al punto che non c’è angolo del mondo in cui essa non è presente, anche se in tanti posti non imperante.
Ebbene, a fronte di questo patrimonio informato dall’insegnamento divino, che ha avuto il suo centro di irraggiamento a Roma, oggi ci ritroviamo con un personaggio quanto meno eccentrico che per mala ventura siede nella stessa Roma e da qui suggerisce di instaurare una nuova civiltà «ancestrale», mandando alle ortiche la civiltà informata dal cristianesimo. E questo perché l’imperativo non sarebbe l’instaurazione del Regno sociale di Cristo, ma la pratica della armonia con la terra.
Secondo Bergoglio, non è il fondamento in Cristo che può promuovere il rinnovamento della sconquassata civilizzazione occidentale, ma la visione dei «popoli ancestrali» ultimamente scoperti da Bergoglio stesso, non per evangelizzarli e cristianizzarli, ma per farsi evangelizzare da essi.
Ci sembra che sia il caso di concludere che, contrariamente a quanto afferma Bergoglio: «Quando vediamo queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento», si possa meglio affermare che queste tragedie naturali sono quello che Dio permette in risposta al travisamento della vera religione perseguito con accanimento dalle attuali gerarchie vaticane con in testa il capo che hanno voluto diabolicamente darsi.
di Belvecchio
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3512_Belvecchio_Non_siamo_civili.html
"Abbiamo peccato contro la terra. La natura non perdona mai"
L'umanità ha peccato contro la terra, dunque ora è costretta a pagare gli effetti dello sfruttamento. Il pensiero del Papa per l'Earth Day
L'umanità ha peccato contro la terra, dunque ora è costretta a pagare gli effetti dello sfruttamento. Il pensiero del Papa per l'Earth Day
Avendo peccato contro la natura e quindi contro la terra, adesso l'umanità interi deve fare i conti con le conseguenze dirette del suo comportamento: Papa Francesco ne è certo.
Il messaggio è stato ribadito ieri, durante la ricorrenza mondiale che ricorda a tutti come la terra debba essere tutelata, il cosiddetto Earth Day. Il pensiero del Santo Padre è noto. L'enclica Laudato Sì è piuttosto chiara. E il vescovo di Roma in questi sei anni ha anche sostenuto la causa di Greta Thunberg. Sono molte le volte in cui il pontefice argentino ha pubblicamente espresso la necessità di proteggere l'ambiente. L'"ecologia integrale" è entrata di diritto nella pastorale della Chiesa cattolica. Certo, non tutti i cattolici sono d'accordo sul punto, ma l'atteggiamento di Francesco non è cambiato nel tempo. Anche la pandemia dovuta al Covid-19 è divenuta un'occasione buona per porre un accento sulle istanze ambientaliste. Ieri, poi, non era un anniversario qualunque: l'Earth Day è arrivato alla sua cinquantesima edizione.
Il discorso del Papa è stato ripercorso anche da La Stampa, in un articolo che è stato riportato da Dagospia. Buona parte del ragionamento dell'ex arcivescovo di Buenos Aires ruota attorno al concetto di "perdono": "C’è un detto spagnolo che è molto chiaro – ha dichiarato Jorge Mario Bergoglio – e dice così: Dio perdona sempre, noi uomini perdoniamo alcune volte sì alcune volte no, la natura perdona mai: non perdona, se noi abbiamo deteriorato la terra, la risposta sarà molto brutta". Il modo che abbiamo di rapportarci al globo terrestre, insomma, non è neutrale. Anzi: il conto può essere molto salato, La chiave per il "ripristino" di un situazione accettabile, una che riesca a rendere compatibili le nostre esigenze con quelle della terra, è modificare il modo di pensare: "Intendiamoci: essa - ha proseguito il pontefice argentino, riferendosi alla terra - non è un deposito di risorse da sfruttare. Per noi credenti il mondo naturale è il “Vangelo della Creazione”, che esprime la potenza creatrice di Dio nel plasmare la vita umana e nel far esistere il mondo insieme a quanto contiene per sostenere l’umanità". Quello che abbiamo a disposizione è parte del dono di Dio. E questo è l'assunto da cui bisognerebbe partire, quando si tratta di avere a che fare per esempio con il suolo terrestre e con i suoi frutti.
Una parte del monito è stato riservato alla necessità di interventi posti in essere dai governanti. La politica è chiamata a fare la sua parte. Per quanto ogni singolo cittadino, per il Papa, possa dare il suo "contributo". Anche Greta Thunberg è stata in qualche modo citata: nel corso del parlato, Jorge Mario Bergoglio ha voluto dedicare una riflessione ai movimenti che "si sono formati", tanto quelli "internazionali", quanto quelli "locali". Il Papa apprezza quindi la spinta idealistica che muove giovani generazioni e non durante questa fase storica.
La preghiera contro la pandemia - quella che Papa Francesco ha officiato ad inizio pandemia in una piazza San Pietro isolata ed interessata da un forte diluvio - era già servita a circoscrivere la visione pastorale del gesuita: Bergoglio, in quella circostanza, ha ammonito l'umanità per aver pensato di poter rimanere sana all'interno di un contesto malato, come quello del mondo. Il virgolettato più esemplificativo dell'udienza generale di ieri, invece, è quello in cui Bergoglio ha detto quanto segue: "Abbiamo peccato contro la terra, contro il nostro prossimo e, in definitiva, contro il Creatore".
Prologo di "Lettera aperta a Don Bergoglio".Siccome mi hanno riferito che lei oltre ad essere "il misericordioso"sia anche una persona"molto umile"credo che le faccia particolarmente piacere che io non le atribuisca quei titoli odiosi che ha, fin dal principio in cui è apparso su quel balcone,disdegnato e che ancora oggi dopo 7 anni,la spingono a presentarsi in pubblico con la tenuta del gelataio più che del sommo pontefice!
RispondiEliminaCarissimo don Bergoglio,quando intendo carissimo faccio mente a quanto sia costato e stia costando in termini di vite umana,in questi giorni di pandemia, caro all'Italia l'aver abbandonato da parte dei cattolici italiani il Santo Padre Benedetto XVI, e aver accettato che fosse sostituito da chi non ha titolo per farlo!
Ho cercato in questi giorni nelle sacre scritture un qualcosa che potesse vagamente assomigliare al nuovo peccato a cui lei fa riferimento ma non ho travoto nulla!Nel vangelo si parla di un figlio che ritorna al padre e dice:"Padre,ho peccato contro il Cielo e contro di te..."quindi anche in questo caso non c'è alcun rifermento al peccato contro la natura(intesa come flora e fauna)e contro la terra(intesa come pianeta Gaia).Ora mi permetto di indicarle, cosa mai lei decidesse di diventar cattolico e di credere nella Trinità,quali siano i peccati che sono stati fatti in questi ultimi sette anni,e che stanno determinando l'inizio di una pioggia di castighi!Per primo si è peccato contro Dio Padre con i peccati che gridano vendetta al suo cospetto come rinnegare le Verità rivelate e approvare il peccato contronatura attribuendo una sorta di tolleranza se non di compiacimento da parte di Dio stesso;ma come se la cosa non bastasse e nonostante il duro ammonimento che si conosce dai libri sacri (IO SONO UN DIO GELOSO)si è introdotto in vaticano un idolo pagano e ci si è prostrati davanti a lui(non so se lei è stato informato di questo).Andando poi per ordine Trinitario si è peccato contro Dio Figlio,prima sostenendo che fosse solo un profeta che a causa della sua mancanza di comunicabilità,si ritrovò apesso ad una croce e lì ci morì!.Poi soprattutto in questi ultimi anni si è oltraggiato fino al limite della blasfemia la Santissima Eucarestia,dove DIO FIGLIO E'PRESENTE IN ANIMA E CORPO,consentendo a tutti,divorziati,risposati,lussuriosi invertiti e pervertiti di riceverla indegnamente e in peccato mortale,grazie ad un documento dal titolo AMORIS LAETITIA;mi risulta addirittura caro don,che un tale,quando era arcivescovo a Buenos Aires abbia fatto murare una ostia consacrata che miracolosamente e riconosciuta come tale anche della scienza umana,aveva preso forma di carne (fibre muscolari di un cuore umano inspiegabilmente vive)per evitarne l'adorazione(ma credo che lei non sia a conoscenza di questo misfatto)!Il peccato contro lo Spirito Santo è stato fatto quando sì e voluto negare i novissimi(se decidesse mai di diventar cattolico,venga da me che glieli spiego)affermando ,nonostante sia esattamente scritto il contrario,che al momento del Giudizio Finale tutto si risolverà con un grande abbraccio,negando di fatto che l'impenitenza finale è uno dei peccati contro lo Spirito e che non possono essere perdonati!Infine si è offesa la TRINITA' tutta intera,quando attribuendogli dei difetti puramenti umani,si è dichiarato che vanno falsamente d'accordo in pubblico,ma che privatamente litigano tra di loro....roba da allucinati!!
Ci sarebbero tanto altri oltraggi da segnalare,ma credo che questi siano sufficienti per giustificare qualsiasi tipo di punizione che venga dal Cielo!
Ora la saluto e non le chiedo la sua benedizione perchè so che non la da ai cattolici!