ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 23 aprile 2020

A quando i sacri Pannoloni?

Dare la comunione con una pinzetta? Esonerare gli over 65 dal precetto? La Chiesa di Milano alle prese con la Fase 2. Ecco le ipotesi in campo


Distribuire la comunione con una pinzetta; esonerare gli anziani al di sopra dei sessantacinque anni dall’obbligo della Messa; introdurre un numero chiuso; prevedere un incaricato che, munito di guanti monouso, si occupi del microfono all’ambone; consentire solo celebrazioni all’aperto; mettere a disposizione liquidi igienizzanti all’ingresso delle chiese; sanificare tutti gli oggetti sacri prima e dopo le celebrazioni.

In vista della cosiddetta Fase 2, dopo la grande quarantena, la Chiesa di Milano sta pensando a una serie di ipotesi sulle quali è in corso un confronto interno. Le ipotesi sono contenute in un documento di lavoro (che Duc in altum è in grado di presentarvi) firmato da don Mario Antonelli, vicario episcopale per l’Educazione e la celebrazione della fede.
Nel testo si pone una domanda generale: “A quali condizioni, con la Fase 2, si può riprendere la celebrazione della Messa domenicale con la partecipazione del popolo? Come modulare queste condizioni in concrete modalità che rendano ragionevolmente praticabile la celebrazione eucaristica domenicale?”.
Inoltre, “come assicurare distanziamento, protezioni, scaglionamento? Se il distanziamento sembra governabile, se la dotazione di dispositivi protettivi può essere imposta (e per non pochi assicurata), come pensiamo di articolare lo scaglionamento?
Le ipotesi emerse, al centro di una consultazione, sono numerose e compongono un ampio quadro di possibilità, elencate sotto forma di domande.
Spalmare il precetto festivo sulla settimana, invitando gli anziani alla Messa feriale, riservando quella festiva agli ‘altri’? Oppure esonerare gli anziani (gli over 65)?
Invitare ‘a categorie’ secondo gli orari delle Messe? Anziani? Famiglie dell’IC? Altri?
Aumentare il numero delle Messe (nella medesima comunità pastorale, anche 2/3 Messe in contemporanea)?
Numero chiuso, considerando la capienza ridotta a 1/5 (o anche meno) di quella normale?
Chiediamo la certificazione delle chiese da parte dell’ATS [Agenzia di tutela della salute, ndr], così da utilizzare gli spazi secondo la capienza da loro determinata?
Come gestire inevitabili risvolti spiacevoli del numero chiuso, pur certi che molto probabilmente non c’è da aspettarsi folle innumerevoli?
Puntare sulla celebrazione all’aperto (il sagrato? l’oratorio? il cimitero?), sempre con il massimo rigore circa distanziamento, protezioni, scaglionamento?
Comunque, chiedere alle autorità civili una qualche condivisione di responsabilità per la sicurezza (presenza della polizia locale, della protezione civile); evitando che il prete finisca per fare il vigile e considerando l’autorità ‘debole’ dei volontari”.
Circa lo svolgimento delle Sante Messe, nel documento si legge:
Quanto allo svolgimento della Messa (sia essa festiva o feriale o per le esequie), quali prassi introdurre? Rispetto alle attenzioni ormai consuete nelle concelebrazioni e nelle celebrazioni on-line, si tratta di aggiungere e precisare qualcosa rispetto agli orientamenti abbozzati qui sotto?
Assicurare l’accesso in sicurezza al luogo della celebrazione; così come l’uscita da esso.
Una distanza di sicurezza laterale e frontale di almeno 2 mt tra i fedeli. Lo stesso valga per i concelebranti e i ministranti.
Evitare spostamenti durante le celebrazioni.
La distribuzione dell’eucaristia è fatta dal presidente della celebrazione, che si reca ai banchi/sedie evitando che i fedeli si dispongano in fila davanti all’altare. La distribuzione dell’eucaristia avviene dopo che il presidente avrà curato l’igiene delle proprie mani. Egli avrà cura, nella distribuzione, di non venire a contatto con le mani dei fedeli. O immaginare una pinzetta sterilizzata?
I microfoni dell’ambone siano posizionati in modo tale da non essere tenuti in mano e la loro asta non debba essere spostata o regolata in altezza da più persone; tali adempimenti saranno assicurati da un incaricato dotato di guanti monouso.
I cantori (non necessariamente presenti nel solito numero; anzi…) avranno riservata una apposita area e osserveranno tra loro la distanza prevista dalle indicazioni sanitarie.
Prima e dopo la celebrazione calici, pissidi e utensili liturgici dovranno essere sanificati e resteranno sempre coperti e a debita distanza dal celebrante.
All’ingresso dei luoghi di culto siano resi disponibili liquidi igienizzanti.
I luoghi di culto e i locali accessori siano igienizzati regolarmente, mediante pulizia delle superfici e degli arredi con idonei detergenti ad azione antisettica.
Al termine di ogni celebrazione si dovrà favorire il ricambio dell’aria”.
Ed ecco la conclusione del documento di lavoro.
Alcuni avvertono la situazione attuale ancora molto pericolosa, soprattutto in Lombardia, e si chiedono se non sia più opportuno accantonare l’ipotesi di ripresa delle Messe domenicali, puntando invece sulla celebrazione delle esequie. Questa celebrazione, profondamente desiderata da tante famiglie colpite da un lutto, si prospetta più gestibile, potendo più agevolmente prevedere o imporre un numero ristretto di partecipanti. Potrebbe avvenire in chiesa o al cimitero.
Ricordiamo però che non è compito nostro valutare l’opportunità o meno della ripresa delle Messe domenicali. Teniamo presente la puntuale e preziosa precisazione dell’Arcivescovo stesso: spetta all’autorità civile, per le sue varie competenze, riconoscere questo o quel livello di pericolosità che renderebbe praticabile o meno la ripresa delle celebrazioni da noi immaginata; e teniamo anche presente che, nella più azzardata delle ipotesi, il primo ritorno alla Messa domenicale ‘con il popolo’ avverrebbe il 10 maggio. Nostra la responsabilità di immaginare il ‘come’ di un’eventuale ripresa…”.
Nella parte iniziale il documento di lavoro dice: “Nel passaggio delicato verso la cosiddetta Fase 2, come Chiesa ambrosiana, in stretto raccordo con le Chiese lombarde e la Chiesa italiana tutta, intendiamo avanzare alle autorità civili l’immaginazione di modalità pratiche che rendano praticabile la ripresa di attività/servizi ecclesiali particolarmente rilevanti per la vita della Chiesa. Proprio in quanto particolarmente rilevanti per la vita della Chiesa, queste attività/servizi vantano ricadute benefiche apprezzabili a livello sociale, a maggior ragione in questo tempo di drammatico disagio. Insieme all’Arcivescovo, abbiamo riconosciuto un ordine di priorità nel quale spiccano due attività/servizi maggiori (a diverso titolo, evidentemente): le celebrazioni e gli oratori. Per entrambi gli ambiti si tratta di elaborare modalità plausibili di ripresa, consoni con orientamenti e disposizioni riguardanti tre attenzioni inderogabili: distanziamento, protezione, scaglionamento. Si tratta quindi di immaginare la ripresa; da un lato, raccogliendo le anticipazioni, ad oggi scarne ma promettenti, fornite dalle autorità civili (governo/prefettura, regione, comune di Milano, ATS); dall’altro, presentando alle stesse autorità civili ipotesi persuasive che, prevedendo misure e modalità ragionevoli delle attività in questione, possano aiutarle a normare la cosiddetta Fase 2”.
Il gruppo di lavoro, si sottolinea, è “rappresentativo della realtà diocesana”, e prende in considerazione “la ripresa delle celebrazioni ‘con il pane e con il popolo’, per dirla con Papa Francesco”.
L’Arcivescovo – si precisa – potrà recepire, valutare, avvalersi del confronto aperto con le autorità civili e trasmettere alla Cei”.
A.M.V.

Dalla santificazione alla sanificazione. Un anno fa scrivevo…

Cari amici di Duc in altum, una gentile lettrice mi ha ricordato quanto raccontavo più di un anno fa in una delle mie visioni del futuro. Era il 29 marzo 2019, il coronavirus era lontanissimo, eppure… Leggete qui.
A.M.V.
***
[…] Ecco perché durante le Sante Messe, su decreto della neonata Congregazione vaticana per la salute e l’igiene pubblica, saranno distribuiti guanti usa e getta che i fedeli dovranno infilarsi a vicenda prima di scambiarsi il famigerato gesto della pace. E ogni volta che qualcuno starnutirà o tossirà nel bel mezzo della celebrazione, il sacerdote interromperà la funzione e un chierichetto appositamente incaricato provvederà a irrorare i fedeli con uno spray sanificante (di nuovo: ho detto sanificante, non santificante), mentre colui che si sarà reso responsabile dell’emissione di sostanze contaminanti attraverso le cavità orali o nasali verrà prontamente allontanato e, volendo, potrà continuare a seguire la Messa dall’interno di una capsula di plexiglass a tenuta stagna. E nei casi più delicati sull’assemblea i chierichetti spruzzeranno anche prodotti anti-acari, anti-cimici e anti-carie, mentre dai turiboli al posto dell’incenso sarà sprigionata anidride solforosa con funzione antisettica.
E durante la Messa crismale niente più olii santi, bensì olii essenziali, efficaci contro germi e muffe. E durante la lavanda dei piedi, tanto cara al papa Francesco, nella caraffa dell’acqua saranno introdotte generose porzioni di un prodotto, ben noto alle casalinghe, contro i batteri, così da evitare l’orrenda prospettiva di favorire la proliferazione dei temibili microrganismi, i quali, si sa, adorano certi luoghi e certe situazioni.
E il prete che distribuisce l’ostia indosserà guanti chirurgici in lattice, mentre una suora, con guanti senza lattice, sarà a disposizione dei fedeli che soffrono a causa di allergie e sensibilizzazioni dovute a questo materiale.
E nelle acquasantiere saranno immessi additivi igienizzanti che il sacrestano potrà scegliere (liquidi o tabs) e la Cei fornirà grazie all’otto per mille. E un incaricato laico, dopo ogni lettura, si recherà all’ambone e igienizzerà il microfono mediante apposite salviette (al gusto di limone o menta). E anche nei confessionali, prima e dopo il sacramento, saranno distribuiti prodotti in grado di limitare le tipiche infezioni da luoghi pubblici e, in casi estremi, sia il prete sia il penitente indosseranno mascherine protettive le quali, per ciò che concerne il penitente, potranno coprire tutta la faccia, così da garantire, oltre alla salute, anche l’anonimato, un po’ come succedeva quando c’era la grata.
E con l’istruzione De salute corporum il Vaticano sconsiglierà il bacio di icone, croci e immagini sacre in generale. Lo slogan sarà “sacro è bene, ma sano è meglio” […].
A.M.V.
__________
Fonte: Duc in altum
 https://www.aldomariavalli.it/2020/04/23/dalla-santificazione-alla-sanificazione-un-anno-fa-scrivevo/

I medici AMPAS – La realtà della pandemia e la finzione ufficiale


Comunicato AMPAS del 21/4

Con serenità, ma anche con determinazione, i medici del gruppo della medicina di segnale (735 iscritti all’AMPAS, la nostra associazione, di cui tanti impegnati in prima linea), preoccupati per le possibili derive autoritarie in atto, desiderano fare chiarezza circa la possibilità che siano lesi dei diritti costituzionalmente garantiti per i cittadini.

1. Lesione libertà costituzionalmente garantite

In questo periodo sono stati gravemente lesi alcuni diritti costituzionali (la libertà di movimento, il diritto allo studio, la possibilità di lavorare, la possibilità di accedere alle cure per tutti i malati non-Coronavirus) e si profila all’orizzonte una grave lesione al nostro diritto alla scelta di cura. Tutto questo in assenza di una vera discussione parlamentare, e a colpi di decreti d’urgenza. Ci siamo svegliati in un incubo senza più poter uscire di casa se non firmando autocertificazioni sulla cui costituzionalità diversi giuristi hanno espresso perplessità, inseguiti da elicotteri, droni e mezzi delle forze dell’ordine con uno spiegamento di forze mai visto neppure nei momenti eversivi più gravi della storia del nostro paese.
Ora sta entrando in vigore un’app per il tracciamento degli spostamenti degli individui, in patente violazione del nostro diritto alla privacy, e che già qualcuno pensa di utilizzare per scopi extrasanitari.
Ma tra le lesioni più gravi ai nostri diritti costituzionali spicca quella legata al diritto di scelta di cura, ben definito sia nella costituzione che nel documento europeo di Oviedo. Noi medici siamo colpevoli di non aver adeguatamente contrastato, due anni fa, una legge che toglieva al pediatra di fatto ogni dignità e autonomia decisionale.
Ricordiamoci che una lesione di diritti non giustificata è sempre la premessa ad altre possibili lesioni.

2. Conflitti di interesse

Gli attori “scientifici” della redazione e della promozione della citata legge Lorenzin non sembrano essere molto diversi dai “consulenti” dell’emergenza di oggi.
Ci chiediamo se le informazioni provenienti dalle figure che operano come consulenti del Ministero della Salute siano diffuse con la comunicazione dei conflitti di interesse che essi possano avere con aziende del settore. Non sarebbe etico né lecito avere consiglieri che collaborano con grandi aziende farmaceutiche.
Sempre in tema di conflitto di interessi: è stato il Parlamento a stabilire i componenti della Task force costituita recentemente per affrontare la cosiddetta fase2? Sono presenti possibili conflitti di interesse? Tali soggetti pare abbiano chiesto l’immunità dalle conseguenze delle loro azioni. Ma non dovrebbero essere figure istituzionali a prendere “decisioni” sul futuro del nostro paese? Una cosa è la consulenza, altro è decidere “in nome e per conto”. Con quale autorità?

3. Libertà di espressione e contraddittorio

Il giornalismo dovrebbe essere confronto di idee, discussione, valutazione di punti di vista diversi. Ci chiediamo quanto sia garantita la libertà di espressione anche di professionisti che non la pensano come noi. Vediamo invece giornalisti che festeggiano la “cattura” di un povero runner sulla spiaggia da parte di un massiccio spiegamento di forze, e la sistematica cancellazione di ogni accenno a diversi sistemi di cura rispetto alla “narrazione ufficiale” del salvifico vaccino, si tratti di vitamina C o di eparina, in totale assenza di contraddittorio.
In questo quadro intossicato, le reti e i giornali maggiori mandano in onda continuamente uno spot, offensivo per l’intelligenza comune, in cui si ribadisce a chiare lettere che la loro è l’unica informazione seria e affidabile: il resto solo fake. Viene così creata l’atmosfera grazie alla quale si interviene su qualunque filmato, profilo social, sito internet che non si reputi in linea con la narrazione ufficiale. Nessuna dittatura può sopravvivere se non ha il supporto di una informazione asservita.

4. Vaccino: soluzione a tutti i mali?

Tutti aspettano come una liberazione il nuovo vaccino (che giornalisti e virologi a senso unico continuano a vantare come l’unica possibile soluzione), dimenticando alcuni fatti. Il primo è che il vaccino viene sviluppato sulla base delle proiezioni teoriche sui virus in circolo l’anno precedente, e dunque è una “scommessa” (è esperienza comune ad ogni inverno che molte persone vaccinate si ammalino comunque). Il secondo è la continua forte variabilità di un virus a RNA come il Coronavirus, di cui pare esistano già diverse varianti. Ciononostante, in dispregio anche del rischio di interferenza virale (per cui il vaccino per un virus diverso può esacerbare la risposta ad un altro virus) la regione Lazio propone l’obbligatorietà per tutti i sanitari e tutti gli over65 di effettuare vaccinazione antinfluenzale ordinaria, violando ancora una volta (se l’obbligo fosse reale) il diritto costituzionale alla scelta di cura. E i difensori della costituzione, muti. Facile immaginare cosa succederà non appena sarà reso disponibile, con iter accelerati e prove di sicurezza minimali, il nuovo vaccino salvavita. Da medici vogliamo ribadire l’importanza del rispetto della libertà di scelta di cura così come costituzionalmente definita.

5. Bambini e movimento fisico

Una nota è necessaria per capire la gravità della situazione anche per quanto concerne movimento fisico e chiusura in casa dei nostri bambini. La stessa OMS si è pronunciata nel merito raccomandando l’uscita all’aria aperta e il movimento fisico come indispensabili presidi di salute e di sostegno immunitario. Quasi tutti gli altri paesi europei hanno consentito l’uscita in solitaria per fare sport e la passeggiata con i bambini. Noi no. Con una regola di incredibile durezza, venata di un inaccettabile paternalismo (“se li lasciamo liberi poi non sono capaci di stare distanti”) abbiamo creato disagi psicologici e fisici (obesità e sedentarietà) e costretto a salti mortali i pochi obbligati al lavoro (sanitari, agricoltori, trasportatori, negozi alimentari).
Non possiamo inoltre non rimarcare la totale disattenzione di questi draconiani provvedimenti nei confronti delle famiglie con figli disabili (e in particolare autistici) per i quali il momento quotidiano di uscita all’aria aperta rappresenta un indispensabile supporto alla propria difficile condizione. I più fragili, come sempre, pagano il pedaggio più duro.
Tutto ciò non bastasse è stata scatenata la guerra del sospetto e della delazione tra gli invidiosi delle libertà altrui.
Come lucidamente scrive Noam Chomsky, mettere i propri sudditi uno contro l’altro è uno splendido sistema per qualunque dittatura per distrarre il popolo da quello che veramente il potere sta perpetrando a suo danno.
L’intervento di squadre di polizia con quad ed elicotteri ad inseguire vecchietti isolati sui sentieri non fa che rafforzare l’idea di poter essere tutti sceriffi, a dimostrazione della perfetta riuscita di induzione della psicosi da parte del potere.

6. Danni economici del lockdown: un disastro epocale

Alcuni comparti, come quello del turismo, della ristorazione o automobilistico hanno avuto riduzioni di fatturato vicine al 100%. Questo significherà, come dicono le prime stime, una decina di milioni di disoccupati. Che smetteranno di pagare i mutui in corso. Smetteranno di acquistare beni di consumo. Perderanno le loro attività o le loro aziende costruite in decenni di sacrifici. Noi medici sappiamo cosa significhi questo a livello sanitario: migliaia e migliaia di nuovi decessi. Persone che si ammaleranno, si suicideranno (le prime avvisaglie sono già visibili), ritireranno i propri risparmi in banca. Serve ripartire subito, tutti, senza tentennamenti. Per ridurre i danni, che comunque, anche si ripartisse oggi, saranno epocali. Se domani si dovesse scoprire che qualcuno ha surrettiziamente prolungato il lockdown italiano (ad oggi il più duro d’Europa) per mantenere alto il panico e trovare un ambiente più pronto all’obbligo vaccinale, ci auguriamo solo che la giustizia possa fare il suo corso con la massima durezza. La gente perde il lavoro e muore di fame, e lorsignori pontificano.

7. Le cure

Anche qui l’argomento è imbarazzante. È comprensibile che un virus nuovo possa spiazzare anche i migliori medici per qualche tempo. Ma via via che le informazioni si accumulano occorrerebbe ascoltare coloro che sul campo hanno potuto meglio capire. Un gruppo Facebook di cui molti di noi fanno parte, nato spontaneamente come autoaiuto, e che conta circa 100.000 iscritti, ha elaborato delle raccomandazioni di cura efficaci poi inviate al ministero.
Oggi che pare chiaro e assodato che il decesso avvenga a causa di una forte coagulazione intravascolare molte vite possono essere salvate con l’uso della semplice eparina. Ma non basta: servono anche attenzioni specifiche a seconda del timing della malattia: ai primi sintomi, ai primi aggravamenti, o in fase procoagulativa. In particolare a noi medici di segnale risulta difficile comprendere l’uso massivo di paracetamolo o di altri antipiretici una volta acclarato che la febbre è un potente antivirale per l’organismo. È in preparazione un documento interassociativo anche su questo delicato argomento che merita più ampia trattazione.
Ove qualcuno, tuttavia, si permetta di ritardare l’adozione di sistemi di cura efficaci, per motivi meno che chiari (e alcuni interventi televisivi volti a screditare l’eparina sembrano andare in quella direzione) si aspetti reazioni forti da chi ha rischiato la propria vita in prima linea.
La magistratura sta ora indagando sui gravi errori commessi in alcune regioni nella gestione delle residenze per anziani, veri e propri focolai d’infezione con purtroppo un numero elevatissimo di decessi, stante la fragilità e la polimorbilità degli ospiti, quasi sempre in trattamento con statine, antipertensivi, analgesici, antidiabetici. Al di là delle responsabilità regionali, che la magistratura valuterà, preme fare dei numeri: dei 22000 decessi totali nazionali ben 7000 (il 30%!) sono di degenti in RSA. Un dato sconvolgente, ma che deve farci riflettere sull’incremento importante dei decessi in alcune province.
Gli errori fatti, in buona o cattiva fede, sono costati la vita a più di 100 medici e ad un alto numero di altri operatori sanitari che sono stati mandati allo sbaraglio senza un piano preciso e senza i necessari dispositivi di protezione. A loro va la nostra più profonda gratitudine.

8. Test sierologici ritardati o non autorizzati

Uno dei modi per capire quante persone hanno già incontrato il virus (smettiamo di chiamarli “contagiati”, perché talvolta hanno avuto solo lievi sintomi influenzali e prodotto splendidi anticorpi) è quello di effettuare un test sierologico, che è di costo contenuto e che evidenzia malattia in corso (IgM+) o malattia superata e presenza di anticorpi memoria (IgG+). Chi sia IgG+ potrebbe già serenamente ricominciare a muoversi senza particolari cautele né per sé né per gli altri. Sensibilità e specificità di questi test sono altissime a differenza di quelle dei tamponi. Perché tanta ostilità da parte di governo e istituzioni sanitarie tanto da vietarne l’uso “fino ad approvazione di un test affidabile”? I casi di Ortisei (45% di positivi) e di Vò Euganeo (75%) ci dicono che probabilmente il virus si è già diffuso molto più di quanto pensiamo e che le misure in essere potrebbero non essere poi così necessarie, almeno in alcune zone d’Italia.

9. Qualche numero

Vi prego risparmiateci il teatrino delle 18. Quei numeri non sono affidabili e fanno parte di una consumata regia. A fianco di Borrelli sfilano talvolta alcune figure i cui potenziali conflitti d’interesse non vengono mai dichiarati.
Il numero dei “contagiati” è privo di senso, visto che dipende dal numero di tamponi effettuato. E la stragrande maggioranza della popolazione potrebbe già avere incontrato il virus senza saperlo. Stime della Oxford University parlano di 11 milioni di potenziali positivi già ora. Se questo dato fosse vero la letalità di Sars-Cov2 sarebbe veramente irrisoria: lo 0,05%, anche prendendo per veri i dati di mortalità. Ma anche su questi permane il terribile dubbio sui decessi PER e CON Coronavirus. Diverse testimonianze mettono in forte dubbio il dato, visto che ogni giorno in Italia ci lasciano circa 1900 persone (dati ISTAT) e non si fa fatica ad estrarne 400, tra questi, che siano anche positivi al virus. Tuttavia è dato chiaro a chi lavori in prima linea che la grave coagulazione intravascolare indotta dall’incontro tra il virus e un terreno per lui fertile (età media decessi 78 anni, media 3,3 patologie presenti) possa portare rapidamente alla morte individui fragili che tuttavia avrebbero volentieri vissuto qualche anno ancora. In Inghilterra hanno rilevato che che il 73% dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva per CoronaVirus è sovrappeso o obeso. Come dice il dr. Lustig: “Il virus non distingue chi infetta ma distingue benissimo chi uccide”.
Questi pazienti fragili comunque avrebbero preferito morire tra le braccia dei loro cari piuttosto che da soli in questo modo terribile.
In altri paesi hanno usato modalità di calcolo diverse. Non potremmo chiedere dati più precisi e affidabili evitando di diffondere panico e preoccupazione?

10. Altri Paesi europei e non: lockdown molto diversi

Altri paesi sia in Europa che nel mondo stanno adottando lockdown parziali molto meno rigidi di quello italiano, tanto che il lockdown completo viene ormai tristemente chiamato “all’italiana”. Eppure abbiamo il problema da prima di tutti gli altri e ci stanno facendo credere che lo chiuderemo buoni ultimi. Per colpa dei runner e dei bimbi a passeggio, ovviamente. Peccato che in molti paesi europei la passeggiata di adulti e bambini, la gita al mare, l’accesso alle seconde case sia quasi ovunque consentito, a patto di mantenere il distanziamento sociale. Ma non eravamo nell’Europa unita? Perché questa crudeltà nella sola Italia? Siamo ancora il paese cavia? Richiediamo con forza di allinearci al più presto alle direttive in essere nella maggior parte dei paesi europei.

11. Sostegno al sistema immunitario: i sani proteggono

Un punto chiave, che è sfuggito totalmente ai nostri governanti e ai nostri media è che i sani (quell’85% delle persone che ha incontrato il virus e nemmeno se ne é accorto, o ha subito lievi sintomi, costruendo presto gli anticorpi necessari) conducono uno stile di vita più sano che ne ha irrobustito e forgiato il sistema immunitario. Mangiare sano, fare sport quotidiano, condurre una vita meno stressante (magari abitando fuori città), assumere vitamine e integratori naturali, fare a meno di farmaci inutili, rinunciare a fumare, a drogarsi o a bere senza controllo, rappresenta un impegno che si vorrebbe vedere in qualche modo valorizzato come comportamento virtuoso quantomeno in relazione al risparmio che consente al sistema sanitario nazionale e, in questo caso, alla protezione dalla diffusione del virus e alla non occupazione di un posto letto, lasciato così libero per un altro.
Invece se accendiamo la TV vediamo solo pubblicità di farmaci e di dolciumi. E tra i pochissimi negozi aperti, in pieno lockdown, lo stato ha pensato bene di lasciare le tabaccherie. Fuma, riempiti di dolci, stai sedentario e ingozzati di farmaci: questo il messaggio che lo stato ci ha dato in questo periodo. Tanto, presto, arriverà il vaccino.

12. Le richieste

Consapevoli del fatto che il futuro sarà nuovo e diverso solo se capiremo che la nostra biologia non ci consente di vivere in città superaffollate, inquinate, fumando, drogandoci e mangiando solo cibi industriali e raffinati in completa sedentarietà, vogliamo sperare che il “dopo emergenza” possa essere migliore del “prima”. Ma questo potrà avvenire solo se avverranno molte delle cose che siamo qui a richiedere, alcune immediate, altre a breve.
Richiediamo dunque con forza, a nome dell’associazione AMPAS e dei 735 medici che ne fanno oggi parte (nonché dei numerosi simpatizzanti non medici):
  • L’immediato ripristino della legalità istituzionale e costituzionale, richiamando il parlamento alle sue funzioni democratiche e al dibattito che necessariamente deve scaturirne.
  • L’immediata cancellazione di task force e di consulenti esterni i cui conflitti di interesse potrebbero essere letti, nel momento in cui si affidino loro responsabilità non previste istituzionalmente, come un aggiramento delle regole democratiche.
  • L’immediato ripristino del diritto al lavoro per milioni di italiani, che se non possono avere il proprio stipendio saranno presto alla fame con conseguenze prevedibili di ordine pubblico (nel rispetto delle nuove regole di distanziamento fino a che sarà necessario)
  • L’immediato ripristino del diritto allo studio per milioni di bambini, ragazzi, studenti universitari che sono stati da un giorno all’altro privati di uno dei loro diritti fondamentali (nel rispetto delle nuove regole, fino a che sarà necessario)
  • La protezione del diritto alla scelta di cura, già violato da precedenti leggi, per impedire l’obbligatorietà di ogni possibile nuovo trattamento sanitario. Ogni nuovo provvedimento emesso in emergenza dovrà obbligatoriamente prevedere una data di fine del provvedimento, al fine di non “tentare” alcuni a rendere le restrizioni alle libertà una regola.
  • Il blocco di qualunque “app” o altro dispositivo informatico volto al controllo dei movimenti delle persone in palese violazione della nostra privacy.
  • L’immediata riapertura della possibilità per adulti e bambini di uscire all’aperto a praticare sport, passeggio, vita sociale, seppur nel rispetto delle regole necessarie.
  • Il ripristino immediato di una par condicio televisiva o mediatica, con ospitalità nelle trasmissioni di esponenti, ovviamente qualificati, di diversi punti di vista, con allontanamento immediato (o retrocessione a mansioni diverse) di conduttori che non abbiano saputo tener fede al loro dovere di giornalisti.
  • Dichiarazione dei propri conflitti di interesse da parte di qualunque professionista sanitario che esprima un parere televisivo o partecipi a un dibattito. L’omissione deve essere punita con un allontanamento mediatico proporzionato. Lo spettatore deve sapere se chi sta parlando riceve milioni di euro da un’azienda, o meno.
  • Il divieto di chiudere o cancellare siti o profili social in assenza di gravi violazioni di legge. Eventuali cancellazioni dovranno comunque essere tempestivamente notificate e giustificate. La rimozione di idee ed opinioni solo perché diverse dal mainstream ufficiale non è degna di un paese civile.
  • Il divieto per le forze dell’ordine di interpretare a propria discrezione le regole di ordine pubblico fissate dai decreti. Qualunque abuso, anche minimo, dovrà essere perseguito.
  • Il divieto di radiazione di medici per la sola espressione di idee diverse da quelle della medicina ordinaria. Da sempre il dialogo e il confronto tra idee diverse ha arricchito la scienza, che cambia e si evolve. Non sopravvalutiamo le nostre attuali misere conoscenze.
  • L’attivazione tempestiva di nuovi protocolli di cura in tutti gli ospedali Covid19 che, oltre a garantire la salute del personale sanitario, prevedano l’utilizzo di vitamine, minerali, ozonoterapia e tutte le cure naturali e di basso costo efficaci e documentate, accompagnando via via con farmaci più a rischio di effetti collaterali solo in caso di aggravamento, e attivando solo per la fase di crisi o pre-crisi l’utilizzo dei farmaci immunosoppressori e dell’eparina.
  • La disponibilità immediata e per tutta la popolazione di test sierologici IgM e IgG che possano consentire da subito sia di monitorare lo stato di diffusione del virus nelle diverse aree, sia dare la possibilità a chi sia IgG+ di riprendere la propria vita senza alcuna limitazione.
  • In una ipotesi di graduale diffusione dell’immunità virale, particolare attenzione dovrà essere riservata alla popolazione fragile: anziani, obesi, ipertesi, diabetici, infartuati (le categorie più colpite). Nel rispetto del diritto di scelta di cura nessun obbligo potrà essere dato se non temporaneamente, ma solo forti raccomandazioni e informazioni dettagliate sui rischi di infezione. Un individuo fragile deve poter scegliere se rischiare di morire abbracciando il suo nipotino, o restare vivo recluso in casa senza vedere nessuno.
  • Una forte campagna informativa sui rischi legati ad un cattivo stile di vita e su come tale stile aumenti il rischio di essere infettati. O vogliamo essere costretti a tenere le mascherine tutta la vita e a non poterci più abbracciare per consentire a qualcuno di fumare e di gonfiarsi di farmaci e di merendine zuccherate, disdegnando qualsiasi tipo di movimento fisico? Ciascuno resterà libero di farsi del male ma almeno lo stato non potrà dirsi complice.
  • Il divieto, almeno in questo periodo, di pubblicizzare sulle reti televisive e sui giornali farmaci e prodotti dolciari ingrassanti, al pari di come già in atto con il fumo.
  • Un aiuto immediato alle tante famiglie in crisi che a causa di questo lockdown totale hanno smesso di lavorare e di produrre reddito, con modalità molto semplici (ad esempio ticket a valore per acquisti di derrate alimentari). L’aiuto migliore per le aziende, invece dell’elemosina, sarà una tempestiva riapertura.
Medici migliori, in un paese migliore

AMPAS
www.medicinadisegnale.it


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