ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 5 maggio 2020

Noli me tangere?

Messa solo con guanti e mascherine

Protocollo Cei: due persone a banco, niente scambio della pace e eucarestia senza contatto

«Spero di riaprire il Santuario il prima possibile, stiamo studiando le misure anti-contagio.












La situazione economica è catastrofica, ma continuiamo la preghiera incessante. Ci sentiamo come un polmone che prega per tutto il mondo». A parlare al Giornale è monsignor Olivier Ribadeau Dumas, rettore del Santuario di Lourdes, che ogni anno accoglie tre milioni di fedeli da tutto il mondo. La riapertura potrebbe avvenire prima di quella delle chiese in Francia. Fu lui, con un drammatico tweet, ad annunciare al mondo intero la chiusura, dopo secoli, del santuario mariano più famoso al mondo. «Dal 17 marzo il nostro Santuario è chiuso. Ma la vita continua. Riceviamo ogni giorno 2mila intenzioni di preghiera e di miracoli da tutto il mondo e in tutte le lingue. Portiamo davanti alla Madonna le sofferenze del Pianeta intero e ci sentiamo come un polmone orante. E poi Lourdes è un luogo di accoglienza dei malati e ho deciso in questo tempo di creare delle foresterie per ospitare dei malati da Covid. E visto che i pellegrini non possono venire da noi, siamo noi che andiamo da loro: una sorta di pellegrinaggio spirituale tramite i mezzi di comunicazione».

Quando riaprirà il santuario?
«Non dipende da noi, ma dal prefetto. Siamo in colloquio costante con lui; per me dobbiamo riaprire il prima possibile. È molto importante anche per la nostra cittadina, per gli albergatori, per l'economia. Di sicuro la riapertura avverrà prima della concessione di celebrare le messe in Francia»
Quali misure anti-contagio state pensando di attuare?
«Abbiamo proposto al prefetto un piano di sicurezza: gruppi di 10 persone al massimo davanti alla grotta di Bernadette, misure di distanziamento per le confessioni. Per le piscine ci vorrà tempo perché in quel caso il contatto tra l'ammalato e i nostri volontari è inevitabile».
Lourdes chiuso non significa la fine dei miracoli...
«La Madonna non va di certo in quarantena. In Italia ci seguono oltre 2 milioni di persone grazie alla tv; c'è una comunione nella preghiera. Per me il più grande miracolo è vedere che la gente, in questo periodo così drammatico, continua ad affidarsi alla Madonna».
Teme un crollo dei pellegrinaggi dopo la riapertura?
«La situazione economica del santuario è gravissima, drammatica. Noi viviamo solo grazie alle offerte dei pellegrini e per noi è una catastrofe. Ma, da sempre, Lourdes è stato visitato principalmente dagli italiani e sono sicuro che la vostra generosità, ma anche quella dei francesi, spagnoli e americani, sarà grande e potremo rialzarci».

DEL POZZO. SANTIFICARE LA FESTA, O SANIFICARLA? UN EMENDAMENTO…


Marco Tosatti

Carissimi amici e nemici di Stilum Curiae, domani in Parlamento si discuteranno gli emendamenti al decreto legge su lockdown.
E fra i vari provvedimenti si parlerà anche di religione. Vogliamo in un post veloce veloce offrirvi due elementi. Il primo è una lettera al Direttore del Foglio, uscita oggi sul giornale, e scritta da Luca Del Pozzo, che i lettori di Stilum Curiae conoscono bene, e che riguarda quello che viene descritto come un “accordo” fra Cei e governo. Vediamo che cosa scrive Del Pozzo.

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Al direttore – C’è ben poco di cui essere soddisfatti per un accordo che se tutto va bene si concretizzerà entro fine mese, quando nel frattempo è stato fissato un calendario per la ripartenza di tante altre attività. Perché per le messe con il popolo dovrebbe essere più complicato? O c’è chi ritiene il culto un qualcosa di meno importante rispetto ad altri ambiti? Dunque altre settimane per approfondire cosa, esattamente?
Il Concordato del 1985 dice chiaramente che “è assicurata alla chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero…”; e non, si badi, all’insegna del cavouriano “libera chiesa in libero stato” – che alla prima riconosce la stessa libertà che può avere un uccellino dentro una gabbia – bensì del principio “libera chiesa e libero stato”, che pone invece stato e chiesa su un piano di assoluta parità. Basterebbe che la chiesa dicesse “il culto è affar mio, garantisco io il pieno rispetto delle norme sanitarie e di sicurezza”, e tutto si potrebbe risolvere in poco tempo. Oppure la chiesa non è libera. Tertium non datur. Chiudo con una modesta proposta: se proprio non si vuole ripartire subito, lo si faccia almeno domenica 17 maggio. Sarebbe un bel modo per onorare la memoria di san Giovanni Paolo II, il cui centenario della nascita cade in quei giorni, che tanto si batté per la libertà religiosa (e sottolineo: libertà religiosa). Tenendo comunque a mente che il terzo comandamento dice di santificare le feste, non di sanificarle.
Luca Del Pozzo

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E poi riportiamo un agenzia ADN-Kronos di oggi, che legge:
“Domani nell’Aula della Camera si discuteranno gli emendamenti al decreto-legge sul lockdown, che come sappiamo limita pesantemente le libertà e i diritti fondamentali degli italiani. Tra queste libertà c’è quella di culto, che il decreto calpesta impedendo la celebrazione delle messe con i fedeli. Fratelli d’Italia ha presentato un emendamento dice una cosa molto semplice: le celebrazioni religiose si possono svolgere, nel rispetto delle norme anti-contagio. In tanti, anche nel governo e nella maggioranza, hanno contestato l’ultimo dpcm di Conte e il no alle Messe. Domani vedremo, in Parlamento, chi sarà coerente e voterà insieme a noi l’emendamento di Fdi”. Lo annuncia Giorgia Meloni, presidente del partito.
A domani allora, e vediamo che cosa accadrà a Montecitorio…E dopo. Se passasse, che cosa farebbe la Cei?

E' necessaria una separazione

 
Omelia di don Alberto Secci per la III Domenica dopo Pasqua (Vocogno, Domenica 3 Maggio 2020) - radicatinellafede.com 

Francesco prende per il naso i suoi ascoltatori: "Cristo ha giustificato tutti"





“Il Signore è morto per tutti, anche per le persone che non credono in Lui o che sono di altre religioni", questo ha detto Francesco, inducendo in errore chi lo ascoltava, durante la sua omelia del 4 maggio.

Usando espressioni ambigue, ha aggiunto: "Cristo è morto per tutti, ha giustificato tutti".

Il Concilio di Trento chiarisce queste dichiarazioni fuorvianti: "Anche se Cristo è morto per tutti, tuttavia non tutti ricevono il beneficio della Sua morte, ma solo coloro a cui il merito della sua passione è stato comunicato [tramite i sacramenti]." (Primo decreto sulla giustificazione, 3)

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