Il coronavirus, secondo il “Corriere della Sera” dell’8 giugno, avrebbe fatto, fino a questa data, 400.000 vittime nel mondo e un totale di 7 milioni di contagiati. Una cifra impressionante se si tiene conto che ci si è arrivati in tre mesi, e non in uno o più anni. C’è però un altro dato di fatto da tenere sempre presente. Secondo il sito Worldometers, le vittime dell’aborto nel mondo, sono 125.000 al giorno, cioè più o meno undici milioni e quattrocentomila ogni tre mesi. Quasi trenta volte di più delle vittime del coronavirus.
L’aborto però non è una malattia infettiva, ma l’interruzione violenta di una gravidanza ottenuta con un atto omicida. Contro il coronavirus si sono impegnati a fondo tutti i governi e sono scesi in campo battaglioni di scienziati e di medici, sostenuti da una massiccia campagna mediatica. Ma gran parte degli stessi politici, medici e giornalisti sono schierati a favore dell’aborto e coinvolti, direttamente o indirettamente, con la parola o con l’azione, nella distruzione di massa di esseri umani innocenti. E se del coronavirus, è ancora ignota l’origine e la natura, dell’aborto sono chiari i mandanti e gli esecutori. Nessuno esalta il coronavirus come un bene per l’umanità, mentre l’aborto è ancora considerato da tanti come un “diritto civile”.
I governi hanno reagito al coronavirus attraverso misure di distanziamento sociale, che hanno comportato un’oggettiva restrizione della libertà fisica dei cittadini. Contro questi “arresti domiciliari” si è sviluppata una protesta ampia e trasversale, che ha unito, in tutti paesi, uomini di destra e di sinistra, cattolici e laici, che hanno percepito il confinamento come la prova generale di un regime totalitario in fieri, o già in atto. Però una protesta altrettanto massiccia non si è ancora sviluppata contro l’aborto e soprattutto manca nei confronti di misure politiche e legislative, come quelle previste in Italia per sanzionare il cosiddetto delitto di omofobia. I veri regimi totalitari non si limitano infatti a sopprimere la libertà fisica dei cittadini. Essi vogliono distruggere la libertà morale, ben più importante di quella fisica. Ciò che rende totalitario un regime non è la negazione della libertà, ma la negazione dell’ordine di valori su cui quella libertà si fonda. E poiché non c’è ordine di valori autentico al di fuori di quello naturale e cristiano, l’unica vera libertà, e la prima negata dai regimi totalitari, è quella di vivere in conformità a quest’ordine e di difenderlo pubblicamente.
Nelle prossime settimane si discuterà in Italia un progetto di legge contro l’omofobia che prevede il carcere per chiunque diffonda l’insegnamento della morale naturale e cristiana in tema di sessualità, condannando, ad esempio l’omosessualità, o sodomia. I progetti di legge presentati in Parlamento dalle forze politiche di sinistra e di ultrasinistra, ma avallati anche da qualche esponente del centro-destra, si propongono di reprimere ogni voce che affermi la verità assoluta della legge naturale.
La cultura secolarista, che nega il diritto alla parola, è la stessa cultura di morte che esalta l’aborto. E, date le premesse, si può immaginare che, dopo l’eliminazione fisica dell’essere umano innocente nel grembo materno, qualcuno arrivi a chiedere punizioni esemplari per l’”omofobo”, o “fondamentalista”, che si ostini a difendere la legge naturale e divina, rifiutando ogni forma di rieducazione.
Contro questo processo rivoluzionario che sta arrivando alle sue ultime conseguenze, noi non rivendichiamo il diritto alla libertà di espressione; rivendichiamo il diritto irrinunciabile che ha la verità a manifestarsi, perché solo la verità ha dei diritti, il male non ne ha e va sempre combattuto e represso.
Questa è la vera battaglia di oggi. Tutto il resto è un diversivo.
di Antonello Iapicca
Ognuno si inginocchia dinanzi a ciò che crede o a chi crede, oppure a ciò che gli hanno fatto credere. Ho visto gente che si inginocchia in tutto il mondo e mi sono venute in mente le parole del Vangelo delle tentazioni dove il demonio cerca di indurre Gesù a inginocchiarsi dinanzi a lui per diventare il padrone del mondo.
Tentazione subdola per Gesù. Mica è fesso il demonio, sa che Gesu è Dio e non ha bisogno di ricchezze e onori. La tentazione è sulla sua missione crocifissa, di servo e agnello per salvare ogni uomo. Vorrebbe indurlo ad essere re di questo mondo, strappando Lui e gli uomini dal Regno di Dio. È da questa via di umiliazione e offerta di sé che vuole distorglielo, inducendolo al potere e alla ricchezza con cui potrebbe cambiare le sorti dell’umanità. Una via umana invece della via divina, dalla quale il Figlio non scappa inginocchiandosi e obbedendo alla volontà del Padre. La via umana simile e avvelenata dalla stessa menzogna di quella con cui ci si illude di debellare il razzismo con altro razzismo. Per questo le masse che oggi si inginocchiano, e in questo anche noi con loro, non passano la vita inginocchiati, ma per le nostre colpe e i nostri peccati, incominciando a farlo dinanzi a chi ci è accanto e feriamo mille volte. Per arrivare alle vittime di tutti i razzismi, di tutte le ideologie, di tutto il male che non ha colore, e non è iniziato ieri a Minneapolis. Perché ci illudiamo che i metodi umani violentemente pacifici, intollerantemente tolleranti e razzisticamente antirazzisti cambino il cuore dell’uomo. Per questo, in un baleno, nel mondo intero ci si inginocchia. E ci sento puzza di zolfo, di indottrinamento e di sfruttamento delle ginocchia per fini diversi da quelli che questo gesto vorrebbe significare. Osservo un fenomeno di massa dilagato in un baleno, cerco di discernere, e vi scorgo la firma del serpente antico in tutto ciò che si indigna a bacchetta, selezionando rigorosamente e politicamente l’oggetto dell’indignazione e dell’inginocchiamento. E chi si inginocchia è la prima vittima di questa menzogna collettiva che conferisce patenti di inginocchiabilità a una causa piuttosto che a un’altra, come è sotto gli occhi di tutti. Nel mondo oggi vengono trucidati migliaia di cristiani, molti di essi sono neri uccisi da altri neri, ma non ho visto media parlarne e comandare un inginocchiamento mondiale. Perché il demonio fa guerra ai discepoli dell’Agnello, e purché cristiani non si inginocchiano per chiedere giustizia ma per pregare e poter perdonare e chiedere perdono.
Don Antonello Iapicca è missionario da 30 anni in Giappone. Ora opera nella città di Takamatsu.
Dichiarazione sostitutiva di atto notorio.
Sono un cattolico, italiano, maschio, bianco. Della prima di queste cose mi glorio, pur senza averne alcun merito. Come diciamo durante il rito del battesimo e della cresima, dopo aver fatto la professione di fede: «Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla». Per quanto mi riguarda, inoltre, faccio mie le parole di Evelyn Waugh il quale un giorno, ad un amico che lo rimproverava per essere, lui cattolico, così cattivo, rispose: «Taci: non hai idea di come sarei se non fossi cattolico. Se non fossi cattolico non sarei nemmeno un essere umano».
Delle altre tre cose sono semplicemente contento (come immagino e spero che lo sarei se fossi di altra nazione, sesso e colore). L’essere italofono, tuttavia, mi dà l’indiscutibile privilegio di poter leggere la Commedia nella mia lingua materna, il che non ha prezzo; per cui anche qui un po’ di immeritata gloria ci sta.
Considero l’odio e il disprezzo di se stessi come il peggiore dei mali, anzi la fonte e il culmine di tutti i peccati. Temo e detesto con tutte le mie forze chi insegna agli uomini a odiare se stessi, a disprezzare la propria storia e cultura e ad inginocchiarsi e prostrarsi ad altri che a Dio.
«Ciò che sono, proprio quello voglio essere» (Quod sum, ipsud volo esse): così rispose una donna cristiana di nome Seconda, nel luglio del 180, al magistrato romano che le chiedeva di rinnegare la sua identità. Prego che questa sia anche la mia divisa.
Posted by leonardolugaresi
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