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Se volete la misura di quanto possa essere gravissimamente liberticida e pericoloso per ognuno di noi, per le famiglie, per i bambini, per la società tutta, il progetto di legge Zan-Scalfarotto, la trovate nel fatto che perfino la CEI ha osato protestare pubblicamente!
Niente più di questo, per l’appunto, ci dimostra che siamo sull’orlo della peggiore delle dittature mai concepite.
Chi la porta avanti?
Il partito che da decenni la CEI, molti vescovi, vari cardinali e altro ancora, un esercito di parroci e suore, i professionisti moderati, i docenti illuminati, gli intellettuali à la page, i giornalisti di Avvenire, TVSat 2000, L’Osservatore Romano, Famiglia Cristiana e tutta la moltitudine di periodici e giornaletti parrocchiali, riviste e agenzie di informazione “cattoliche”, ci dicono di votare e che tutta l’immensa legione dei loro seguaci vota.
Ovvero, il PD.
Sostenuto da coloro che dovevano distruggere il “sistema” del PD con i “vaffa”: i Cinquestelle.
Ecco, ora coloro che da decenni ci dicono di votare questo partito sono preoccupati. Come se Zan e Scalfarotto dicessero ora qualcosa di differente da quello che il PD ha sempre detto e predicato!
Quanta immensa ipocrisia…
Mentre quelli come noi che per decenni hanno denunciato tutto questo e molto altro, compresa la complicità del clero e di tutti costoro, erano “esagerati”, “estremisti”, “non frequentabili”.
Nella storia, come nella vita, tutti i nodi vengono al pettine.
Anche quelli dell’insipienza e dell’ipocrisia più intollerabili,
anche quelli del tradimento più vergognoso.
Come se non fosse il PD a volere, da sempre, l’aborto libero, la droga libera, l’omosessualismo imposto, la genderizzazione della società e dei bambini a scuola, e molto altro ancora.
Come se non fosse il PD l’antitesi di tutto l’insegnamento evangelico ed ecclesiastico sulla morale umana.
Ora fanno i “sorpresi” e preoccupati.
E non entriamo nemmeno in una disamina specifica del testo della CEI.. A partire dal loro concetto di “discriminazione”, che dimostra la loro piena adesione alla neolingua e quindi alla sovversione. Meglio non farlo. Prendiamo solo il principio della denuncia del pericolo. Almeno questo, c’è.
Ora invece è il tempo di una reazione unitaria e generale di tutto il mondo cattolico vero (una piccola minoranza) e di quello venduto alla Rivoluzione (la grande moltitudine), insieme al mondo laico che ama ancora la libertà.
Il pericolo ci impone a tutti l’unità e l’azione.
Avverrà questo?
Sicuramente ora la CEI starà tentando una mediazione con il governo. Ma se questa mediazione dovesse fallire, la CEI metterà a disposizione di una pacifica e legale ma fermissima opposizione tutti il suo incalcolabile potere di mobilitazione generale del mondo cattolico italiano?
La CEI organizzerà un Circo Massimo o lo ostacolerà come avvenne nel 2016?
Darà “ordine” ai movimenti e alle parrocchie di manifestare pacificamente e legalmente ma massicciamente contro il pericolo della fine della nostra civiltà oppure spegnerà ogni tentativo di resistenza al totalitarismo sovversivo anticattolico e antiumano?
Siamo al passaggio più drammatico della storia della nostra civiltà. Stiamo per perdere la libertà di parlare, di denunciare, di pensare, di scrivere, di educare i nostri figli.
La libertà di dire che uno più uno fa due.
Forse perfino la nostra stessa libertà sessuale.
Chi lo capisce?
Beh, svegliatevi tutti! Laici compresi. Perfino la CEI se n’è accorta!
Cos’altro può mai servirvi in più per capire?
by Massimo Viglione
https://www.confederazionetriarii.it/perfino-la-cei-ora-e-preoccupata-e-che-fara-adesso/
La Cei boccia la legge sull'omofobia: "È inutile e apre a derive liberticide"
La dura presa di posizione dei vescovi italiani sulle proposte di legge contro l'omofobia in discussione alla Camera: "Non servono e rischiano di aprire a derive liberticide"
La dura presa di posizione dei vescovi italiani sulle proposte di legge contro l'omofobia in discussione alla Camera: "Non servono e rischiano di aprire a derive liberticide"
Una nuova legge contro l’omofobia non serve. A dirlo sono i vescovi italiani, che con un comunicato diramato stamane entrano nel dibattito politico sui testi di legge contro l’omobitransfobia in discussione in questi giorni alla Camera.
Un tema, quello al centro delle proposte di legge che dovrebbero essere votate il mese prossimo, su cui la presidenza della Cei non si riscontra "alcun vuoto normativo" e "nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni".
"Al riguardo – si legge nella nota - un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio". La preoccupazione dei vescovi, al contrario, è che "un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui, più che sanzionare la discriminazione, si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte".
Insomma, con misure come quelle che verrebbero introdotte dai ddl Boldrini, Scalfarotto e Zan, si rischia, continua la Cei, di "sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma, e non la duplicazione della stessa figura, significherebbe introdurre un reato di opinione". "Ciò – prosegue il comunicato - limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso".
Ricordando l’importanza del contrasto a tutte le discriminazioni, "comprese quelle basate sull’orientamento sessuale", che "costituiscono una violazione della dignità umana", i vescovi sottolineano la necessità di "promuovere l’impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione, che contribuisca a scongiurare e contrastare ogni offesa alla persona", "oltre ad applicare in maniera oculata le disposizioni già in vigore".
"Su questo – aggiunge la Cei - non servono polemiche o scomuniche reciproche, ma disponibilità a un confronto autentico e intellettualmente onesto". Ne va, scrivono i vescovi italiani, del "rispetto della persona" e della "democraticità del Paese". Ma le reazioni politiche, dopo la dura presa di posizione della Chiesa, non si sono fatte attendere.
La replica di Pd e M5S: "Legge approdo di civiltà"
La grillina Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera, si dice "sorpresa". "Affermare, come fanno i vescovi italiani, che esistono già adeguati presidi per contrastare questo fenomeno significa non voler prendere atto di una dura realtà di discriminazione nei confronti della quale noi sentiamo la responsabilità politica ed etica di intervenire", attacca la deputata del M5S.
Dello stesso avviso anche il collega e compagno di partito Mario Perantoni. "Quella alla quale stiamo lavorando - ha detto il deputato pentastellato - è una legge che si propone di offrire maggiori tutele e rappresenta un approdo di civiltà, non qualcosa da temere o da guardare con sospetto". I "presidi con cui prevenire comportamenti violenti o persecutori", aggiunge, esistono già, "ma sono ben lontani dall'essere del tutto adeguati, come dimostrano i fatti". Per questo secondo Perantoni "intervenire" è necessario.
Alessandro Zan, deputato del Pd e relatore di uno dei ddl, assicura che "non verrà esteso all'orientamento sessuale e all'identità di genere il reato di propaganda di idee come per l'odio etnico e razziale". "Dunque - continua - nessuna limitazione della libertà di espressione o censura". "Il testo base contro l'omotransfobia che tra pochi giorni verrà adottato in Commissione Giustizia della Camera - spiega Zan - interviene sui reati di istigazione a commettere atti discriminatori o violenti e sul compimento di quei medesimi atti per condotte motivate dal genere, dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere e estende ai reati comuni commessi per le stesse ragioni l'aggravante prevista dall'articolo 604-ter".
Le associazioni Lgbt all'attacco: "Oscurantismo sui temi civili"
Sulle barricate anche le associazioni per i diritti degli omosessuali."La Conferenza Episcopale Italiana si ostina a non voler riconoscere i cittadini Lgbt nè come beneficiari di diritti civili e nemmeno come vittime di violenza, l'entrata a gamba tesa dei vescovi nel dibattito parlamentare in corso in Italia sulla legge contro l'omotransfobia è latrice del solito oscurantismo clericale che permane nonostante le aperture mediatiche di Papa Francesco", è l'attacco di Daniele Priori, segretario nazionale di GayLib, punto di riferimento degli omosessuali di centrodestra. I testi di legge al vaglio dei parlamentari, ribadisce, "non toccano minimamente questioni come la libertà di opinione ma cercano al massimo di prevenire l'istigazione all'odio".
Esultano Lega e Fdi: "La Cei coglie nel segno"
A plaudere all’intervento dei vescovi è invece il senatore leghista Simone Pillon che chiede al governo di tenere conto “della preoccupazione dei vescovi sulla deriva liberticida in corso. "Non serve nessuna legge – incalza - già oggi il codice penale punisce atti di violenza e discriminazione". "È molto pericoloso e discriminatorio – aggiunge- limitare la libertà di tutti per privilegiare le ideologie di pochi".
Anche la capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Giustizia, Carolina Varchi, concorda nell'affermare che "le osservazioni della Cei colgono nel segno". "Piuttosto - attacca - sorprende che ancora una volta la collega Businarolo abbandoni il suo ruolo istituzionale di presidente della commissione per scendere in campo con la maglia della sua squadra, non garantendo il necessario ruolo di imparzialità".
ci troviamo nel mezzo di una crisi sociale ed economica senza precedenti. Eppure, una delle priorità del Governo sembra essere l'approvazione di una legge inutile, pericolosa e ideologica...
Ci riferiamo alla legge contro l'omotransfobia.
Alla Camera dei deputati la discussione in Assemblea è stata fissata per il mese di luglio e sono in corso i lavori alla Commissione Giustizia.
Pro Vita & Famiglia ha preparato un video che spiega in tre minuti i problemi e i pericoli principali dell'approvazione di una legge contro l'omotransfobia...Alcuni pensano che questa legge intenda solo proteggere le persone omosessuali e transessuali dalla violenza. Ma queste persone sono già protette dalla legge - come tutti gli altri cittadini - da atti violenti ed offensivi...
A cosa serve davvero una legge del genere?
Punire le persone in base agli ambigui e imprecisi reati di "istigazione alla discriminazione omofobica o transfobica" rappresenta una minaccia per la libertà di pensiero, di religione e di associazione di tutti i cittadini...
Nella logica di coloro che promuovono i progetti di legge anti omotransfobia, potrebbe essere "omofobia" insegnare ai bambini che tutti hanno una mamma e un papà o manifestare la propria contrarietà alle adozioni gay.
"Transfobia" potrebbe essere rifiutare l'ingresso di un transgender maschio in uno spogliatoio femminile o insegnare che i sessi sono due, non fluidi né intercambiabili.
Sono molti gli esempi di persone perseguitate o condannate per le loro idee in paesi dove queste leggi esistono già:
- Nel Regno Unito, Caroline Farrow, madre di cinque figli, è accusata di transfobia per essersi rifiutata usare pronomi transgender.
- Il Cardinale Antonio Cañizares Llovera, è stato accusato di omofobia per aver preso posizione contro la diffusione dell'ideologia di genere.
- Negli Stati Uniti, il pasticcere Jack Phillips è stato processato più volte perché, in ragione della sua fede, non voleva preparare torte per matrimoni gay.
Madri e padri di famiglia, associazioni e cittadini rischierebbero la reclusione o la denuncia a causa delle proprie convinzioni.
In sostanza di, si tratta di una legge voluta dalle lobby LGBT per silenziare le critiche e mettere in galera gli oppositori. Perciò, bisogna opporsi all'approvazione di una legge "bavaglio". Ma c'è poco tempo!
http://crm.notizieprovita.it/index.php?entryPoint=campaign_trackerv2&track=94c75fed-e093-9623-800f-5ee0adab0568&identifier=d0be2cb3-3155-0495-d562-5ee0bce658d4
DDL OMOFOBIA, CONTRO LA COSTITUZIONE E LA LIBERTÀ. LA CEI.
10 Giugno 2020 1 Commento --Marco Tosatti
Il tentativo di far passare una legge-bavaglio, dalle caratteristiche probabilmente incostituzionali – contro l’art. 21 sulla libertà di opinione ed espressione – sotto la mascheratura della discriminazione contro omosessuali e altre forme di preferenza sessuale, ha trovato l’opposizione della Conferenza Episcopale Italiana. Oggi è stato diramato questo comunicato, in cui il neretto è nostro:
I Vescovi contro ogni discriminazione
Omofobia, non serve una nuova legge
“Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde”, sottolinea Papa Francesco, mettendo fuorigioco ogni tipo di razzismo o di esclusione come pure ogni reazione violenta, destinata a rivelarsi a sua volta autodistruttiva.
Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità umana, che – in quanto tale – deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Trattamenti pregiudizievoli, minacce, aggressioni, lesioni, atti di bullismo, stalking… sono altrettante forme di attentato alla sacralità della vita umana e vanno perciò contrastate senza mezzi termini.
Al riguardo, un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio.
Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni.
Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso.
Crediamo fermamente che, oltre ad applicare in maniera oculata le disposizioni già in vigore, si debba innanzitutto promuovere l’impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione, che contribuisca a scongiurare e contrastare ogni offesa alla persona. Su questo non servono polemiche o scomuniche reciproche, ma disponibilità a un confronto autentico e intellettualmente onesto.
Nella misura in cui tale dialogo avviene nella libertà, ne trarranno beneficio tanto il rispetto della persona quanto la democraticità del Paese.
LA PRESIDENZA DELLA CEI
Roma, 10 giugno 2020
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Si tratta di una presa di posizione importante, che dovrebbe essere valutata con attenzione dalle forze di maggioranza, in particolare da parte di quei parlamentari che vantano radici ecclesiali o sostengono di rifarsi, almeno talvolta, all’insegnamento della Chiesa. Vi offriamo qui un video molto interessante, che in tre minuti sintetizza la questione:
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Ed è interessante leggere l’opinione di un vescovo, mons. Suetta, pubblicata dal SIR, su questo argomento:
“Una legge di questo tipo introdurrebbe nel sistema normativo uno squilibrio nel rapporto tra la libertà di opinione e il rispetto della dignità umana, che può dar luogo a derive liberticide”. Lo scrive il vescovo di Ventimiglia-San Remo, mons. Antonio Suetta, presentando alcune “riflessioni e preoccupazioni pastorali” sulla proposta di legge contro i reati di omo e transfobia, nota come ddl Zan-Scalfarotto. La sua attenzione si concentra in particolare nel punto in cui il testo prevede di punire “l’istigazione a commettere atti di discriminazione o di violenza, non mere opinioni”. “Ma il problema sta proprio nell’individuare la differenza tra una opinione e una reale discriminazione – osserva il presule -, il che verrebbe affidato a una serie di valutazioni in capo a un giudice”. Alla luce di ciò il rischio evidenziato dal vescovo è che “un genitore, un vescovo, un parroco, un catechista, che, nell’adempimento della loro naturale missione, abbiano esposto secondo la propria coscienza e le proprie convinzioni una valutazione educativa circa determinate condotte o promozioni di costume, possano essere sottoposti a un procedimento penale, in cui sarà da dimostrare che l’opinione o intervento formativo non conteneva in sé intento discriminatorio, per stabilire di volta in volta se sia stato superato il confine fra ‘opinione’ e discriminazione”.
Infine, da mons. Suetta un appello a tutti politici cattolici e a coloro che si ispirano a principi cristiani, affinché “facciano sentire la loro voce e nel dibattito politico in corso rivendichino la libertà di pensiero di tutti e dei cristiani”. “Mi spaventa, come pastore, pensare che articoli stessi del Catechismo e passi della Bibbia possano da un giorno all’altro diventare perseguibili per legge”, afferma mons. Suetta. Che conclude: “Non si può accettare che una legge metta a rischio la possibilità di annunciare con libertà la verità dell’uomo, sia pur con l’obiettivo di prevenire forme di discriminazione contro le quali è sufficiente applicare le disposizioni già in vigore, unitamente a una seria prevenzione, non necessariamente penale, per scongiurare l’offesa alla persona, chiunque essa sia”.
Infine, da mons. Suetta un appello a tutti politici cattolici e a coloro che si ispirano a principi cristiani, affinché “facciano sentire la loro voce e nel dibattito politico in corso rivendichino la libertà di pensiero di tutti e dei cristiani”. “Mi spaventa, come pastore, pensare che articoli stessi del Catechismo e passi della Bibbia possano da un giorno all’altro diventare perseguibili per legge”, afferma mons. Suetta. Che conclude: “Non si può accettare che una legge metta a rischio la possibilità di annunciare con libertà la verità dell’uomo, sia pur con l’obiettivo di prevenire forme di discriminazione contro le quali è sufficiente applicare le disposizioni già in vigore, unitamente a una seria prevenzione, non necessariamente penale, per scongiurare l’offesa alla persona, chiunque essa sia”.
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Fra le diverse prese di posizione ci sembra interessante riportare quello che dice Massimo Gandolfini, del Family Day, che pone in relazione il ddl San-Scalfarotto con la pratica dell’utero in affitto, che qualcuno – per esempio Cirinnà – vorrebbe sdoganare con il pretesto della “regolamentazione”. A dispetto del fatto che sia giustamente considerato un crimine in molti Paesi e in Europa.
Gandolfini (Family Day): grati ai Vescovi per il “No” alla legge sull’omofobia
“Siamo grati ai Vescovi italiani per aver ribadito che non serve una nuova legge sull’omotrans-fobia poiché esistono già le adeguate misure legislative per reprimere tutte le forme di discriminazione e violenza mosse sulla base dell’orientamento sessuale della persona. I presuli hanno chiarito che non esiste alcun vuoto normativo e che una misura ad hoc aprirebbe a derive liberticide. Si tratta di una posizione di buon senso che condividiamo pienamente”. Così Massimo Gandolfini, presidente del Family Day.
“Siamo altresì conviti, come ribadisce la Cei, che il dialogo e la promozione del rispetto reciproco devono essere promossi nella cornice della libertà d’espressione e che sia un diritto inalienabile della persona poter sostenere che ogni bambino ha diritto a un padre e una madre, che si nasce maschio e femmina e che l’utero in affitto è un abominio che va combattuto. Questi principi non possono diventare formulazioni perseguibili per legge o essere scambiati per posizioni omofobiche” prosegue Gandolfini.
“Il parlamento rifletta quindi sul sentire del popolo italiano ben interpretato dai Vescovi e blocchi la discissione del ddl Zan in corso alla Commissione Giustizia della Camera”, conclude Gandolfini.
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Inoltre mi sembra interessante riportare un paio di tweet di persone democratiche e rispettose della libertà di opinione altrui, relative alla presa di posizione della CEI. Mi sembra che almeno una di queste dovrebbe risvegliare l’attenzione della Polizia Postale; non mi sembra che bruciare edifici di culto sia un’attività legittima, in Italia. Ancora.
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