Deep State e Deep Church
E’ fallito, almeno per il momento, l’obiettivo di continuare a segregare la popolazione con il virus che "naturalmente" e rapidamente sta scomparendo, come in tempi remoti aveva previsto il professor Giulio Tarro – le cui dichiarazioni avevano scatenato la “ribellione” degli scienziati da salotto - credibile per la sua onestà intellettuale, per la sua qualità di scienziato candidato al Premio Nobel e perchè allievo di uno dei più grandi scienziati del XX secolo, Albert Bruce Sabin, famoso per aver sviluppato il vaccino contro la poliomielite e certificate dalle dichiarazioni degli scorsi giorni del professor Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascorale del San Raffaele di Milano, che ha parlato di un “virus ora clinicamente inesistente”. Così come, a questo punto, devono essere ritenute credibili – nonostante l’opposizione della “scienza ufficiale” - le dichiarazioni di un altro Premio Nobel, Luc Montagnier, sull’origine da laboratorio del Covid-19, nella cui sequenza – secondo lo scienziato francese – vi sarebbero tracce del virus Hiv.
Il “terrorismo” mass-mediatico, psicologico e sanitario, però, non è finito e non finirà. Viene ancora fatto circolare ad arte – in previsione di un’ipotetica “seconda ondata” – e soprattutto riguarda i comportamenti che devono tenere le persone, avocati alla discrezionalità di un potere che ha inteso e così intende fare per il futuro, al fine di coprire le sue incapacità e la sua irresponsabilità (attinenti principalmente alle tardive misure conseguenziali alla dichiarazione dello stato di emergenza, alla mancata protezione dei luoghi più sensibili e a rischio, come le case di riposo per anziani e gli ospedali), che propone “misure” in palese contrasto con il buon senso e con elementari diritti di libertà (oggetto di assoluta riserva legale), come quella di costringere i bambini e i ragazzi che dovranno tornare a scuola, di rimanere rinchiusi nei loro banchi in strutture di plexigas e forse di di portare mascherine o visiere. Anche nei gulag di Stalin e nei campi di concentramento di Hitler, si prestava grande attenzione alle “misure di comportamento”. Furono istituiti persino i kapò, che le facevano ferocemente rispettare. Prigionieri che controllavano e comandavano altri prigionieri. Sarebbe ora, da questo punto di vista, che i padri e le madri – almeno coloro che tra questi hanno consapevolezza di quello che lo Stato vuole fare dei loro figli – li sottraessero da queste umiliazioni e vessazioni corporali, che si aggiungono a quelle ben più gravi di carattere ideologico, perpetrate dal pensiero dominante e li affidassero ad un percorso scolastico parentale, possibile e legalmente riconosciuto. Se esistessero in Italia organizzazioni e associazioni che non solo si dichiarano cattoliche, ma del cattolicesimo hanno serbato l’essenza, sarebbe questa l’unica battaglia da fare: salvare i bambini e i ragazzi, che rappresentano il futuro di qualsiasi società e dell’intera umanità.
Quindi, si ignorano le cure possibili e già in atto da parte dei clinici che hanno lavorato sul campo e che grazie alla loro scienza e coscienza hanno, da una parte, e solo grazie alle autopsie, corretto la diagnosi iniziale delle morti, dovute – si era detto – alle polmoniti interstiziali e, dall’altra, hanno praticato una cura antica, quella del plasma iperimmune da convalescente, fortemente osteggiata perchè a costo zero.
Il “terrorismo” non finirà perchè gli interessi economici in ballo in questa vicenda sono enormi. L'esigenza è quella di fabbricare un vaccino e di distribuirlo a miliardi di uomini, facendo credere che i tempi di questa produzione riguardino i prossimi mesi e ignorando dolosamente, da un lato, che da 25 anni si cerca di produrre un vaccino efficace per l’Hiv e, dall’altro tutti i dubbi che in molti sollevano sui principi etici su cui si fonda la produzione di un vaccino. Nel caso del Covid-19, la produzione di questo fantomatico vaccino è di fatto “coordinata” e finanziata soprattutto dalla Fondazione di Bill Gates (molto interessato anche alla tecnologia 5G), noto filantropo e benefattore dell’umanità, al pari di George Soros, che dell’umanità, soprattutto quella formata dagli immigrati che invadono la società occidentale, è un vero e proprio difensore. Il progetto Gavi della Fondazione Gates è a sua volta finanziato dai Governi, come quello italiano, che negli scorsi giorni ha aumentato di 80 milioni di euro il suo contributo di 140 milioni di euro deciso un mese fa.
Nell’attesa che questo “disegno” si realizzi, il potere globalista – spiazzato dal fatto che i piani diabolici si possono attuare solo con il permesso di Dio, che se vuole può eliminare dalla faccia della terra, con un batter di ciglia, il pericolo Covid-19, il che significa, per coloro che credono, attenuare l’avvertimento che ha inteso dare – sta rilanciando se stesso, tentando ora di incendiare il mondo con proteste violente di piazza, che hanno come bersaglio la polizia dopo i fatti che hanno provocato la morte dell'afro-americano George Floyd. Le proteste inscenate - che prendono spunto da un circoscritto atto irresponsabile - si tramutano genericamente in proteste contro il razzismo e si sviluppano a macchia d'olio, dagli Stati Uniti al resto del mondo, come se tutto il mondo si fosse scoperto all’improvviso razzista e xenofobo.
E' impossibile non "vedere" dietro queste proteste un "piano di destabilizzazione" - un’arma di distrazione di massa - condotto senza alcuno scrupolo e con precisi obiettivi, primo fra tutti la delegittimazione del Presidente americano, Donald Trump, il quale si appresta, nel prossimo autunno, ad affrontare le elezioni presidenziali e che viene attaccato su tutto: a cominciare, naturalmente, dal suo richiamo costante a Dio, dalla sua difesa della libertà religiosa, dalla sua contrarietà a quelle leggi, come l’aborto, che in base ai comandamenti dati da Dio agli uomini sono da considerare abomini. Persino dall’interno della Chiesa Cattolica giungono segnali inquietanti nei confronti di Trump. L'arcivescovo Wilton Gregory di Washington DC ha protestato vibramente contro la visita che il Presidente e la first lady hanno fatto negli scorsi giorni al Santuario dedicato a Giovanni Paolo II, per commemorare i 100 anni dalla sua nascita. Ha dichiarato l’Arcivescovo: “Trovo sconcertante e riprovevole che una struttura cattolica permetta di essere così vergognosamente abusata e strumentalizzata violando i nostri principi religiosi, che ci esortano a difendere i diritti di tutte le persone, anche quelle con cui potremmo non essere d'accordo. Giovanni Paolo II era un ardente difensore dei diritti e della dignità degli esseri umani. La sua eredità è la vivida testimonianza di quella verità. Certamente non perdonerebbe l'uso di gas lacrimogeni e altri deterrenti per zittirli, disperderli o intimidirli per farsi fotografare di fronte a un luogo di culto e di pace”.
E’ un dato di fatto che dichiarazioni parimenti sdegnate non si manifestino, da parte della gerarchia cattolica, nei confronti del Paese che al suo interno sta praticando una feroce rappresaglia contro i cristiani, oggetto in questi giorni di una campagna di persecuzione senza precedenti, che si fonda anche sull’invito esplicito alla popolazione di “segnalarli”, come se fossero degli untori. Sto parlando della Cina, che al suo interno opera attraverso i meccanismi propri di una feroce dittatura (fatta di campi di concentramento, di leggi inumane e di un meticoloso controllo della popolazione) e che esporta nel resto del mondo un “modello” economico e un’immagine in grado di attrarre e affascinare partiti – come il Movimento 5 Stelle – e interi schieramenti politici, oltre che il Capo della Chiesa Cattolica, firmatario con il Governo di Pechino di uno scellerato patto d’intesa e di collaborazione, che ha lo scopo di punire i martiri della Chiesa clandestina, assoggettando la libertà religiosa e l’autonomia della Chiesa di Roma ai desiderata dell’ideologia del Partito Comunista Cinese.
Due pesi e due misure? Si potrebbe anche dire cosi. Due modi diversi di concepire il mondo? Non ci sono dubbi, a questo proposito. Così come non ci sono dubbi che Trump nonostante i suoi errori – sul piano interno ed internazionale – rappresenti un baluardo all’assoggettamento ideologico che la Cina sta operando sul pianeta e che andrebbe duramente combattuto, a cominciare da una seria inchiesta internazionale sulle origini del virus e sull’occultamento, avvenuto per mesi, probabilmente, sulla sua possibile diffusione, con relative richieste di sanzioni economiche e risarcimenti pluri-miliardari. Sta di fatto che allo stato attuale, la Cina, invece di rispondere anche penalmente di quanto accaduto, ha la strada spianata per annettere al suo dominio economico gli asset strategici di quei Paese occidentali, come l’Italia, che sul piano economico non hanno alcuna possibilità di difendersi da quest’assalto.
I segnali di eventi decisivi per la storia dell’umanità ci sono tutti ed appare certo che nelle prossime settimane e mesi, alle attuali proteste di piazza si aggiungano quelle ben più pericolose che si preannunciano a causa della crisi economica che è stata provocata da tutti quei Governi che, cavalcando l'emergenza, stanno perseguendo la creazione di un Nuovo Ordine Mondiale, fondato su due pilastri: la riduzione della popolazione e la sua riduzione in schiavitù, che passa attraverso la chiusura delle attività economiche e quindi la mancanza di risorse per la sopravvivenza. E’ assai probabile che il potere globalista, quello che si fonda sulle consorterie massoniche, fameliche e senza scrupoli, non si accontenti di quanto realizzato, ma vada oltre: scatenando una vera e propria guerra per distruggere l'umanità. Ve ne sono tutti i presupposti, ideologici e materiali, che riguardano la condizione di vita e di sopravvivenza di miliardi di persone.
“Deep State” e “Deep Church”; “Figli della Luce e “Figli delle Tenebre”, scrive mons. Carlo Maria Viganò nella lettera pubblica che ha indirizzato a Trump. Come dargli torto?
“Deep State” e “Deep Church”; “Figli della Luce e “Figli delle Tenebre”, scrive mons. Carlo Maria Viganò nella lettera pubblica che ha indirizzato a Trump. Come dargli torto?
Il piano che la generazione a cui apparteniamo deve affrontare è sostanzialmente, inequivocabilmente ed inesorabilmente diabolico. Una “variabile” di questo piano è rappresentata dalla Russia di Vladimir Putin ed è attualissimo, nello scenario che stiamo vivendo, l’invito che la Santa Vergine Maria fece a Fatima 103 anni fa: la consacrazione di quel Paese al Suo Cuore Immacolato, da compiersi da parte del papa e di tutti i Vescovi del mondo. La Madre di Dio profetizzò i tempi che stiamo oggi vivendo e quel Suo appello-invito è rimasto, dopo oltre un secolo, ignorato. Le conseguenze le stiamo pagando e ne vediamo soltanto i prodromi. E’ immaginabile che terribili saranno i giorni, le settimane, i mesi che verranno. Forze oscure stanno mobilitando tutte le loro energie per far precipitare gli uomini negli abissi dell’angoscia, della paura, della disperazione. E’ molto tenue e fragile il “filo” che può tenere gli uomini ancora legati a Colui che scelse la Croce per salvare le loro anime ed è un “filo” fatto di purezza e di durezza come il cristallo, di candore, di nessun tipo di cooperazione con il Male, che si può insinuare dappertutto e può risucchiare tutti, in qualsiasi momento.
Non sembri, questa, una previsione funesta. E’ solo un umile appello alla coscienza di coloro che leggono queste righe, perchè combattano con coraggio, senza alcuna paura degli uomini, testimoniando la Verità, che è la fonte di ogni bene, a cui abbeverarsi sempre. E’ questa l’unica strada che ciascuno di noi ha a disposizione per tentare di dare una “cornice” di riferimento e una risposta a quell’immenso e, in quanto tale, misterioso amore che Dio nutre per ogni Sua creatura.
- Danilo Quinto - 7 giugno 2020
https://gloria.tv/post/A9xgq9fo8Mgg6jP13hXFUAu3F
"Destra assassina? Allora dimentica quando lui era in rianimazione". Sallusti imbarazza Bersani: il ricordo che getta la maschera della sinistra
LA LISTA SI ALLUNGA
A riempire veramente i cimiteri infatti è stata la Cina comunista, da dove è dilagata nel mondo la pandemia. Non a caso Trump chiama il Covid-19 "il virus di Wuhan". Bersani dovrebbe sapere che a Wuhan non comandano né Salvini, né la Meloni, né Tajani: comanda il Partito comunista cinese. Bisognerebbe chiedersi dunque se i 33mila morti italiani e i quasi 400mila morti complessivi nel mondo, a causa del Covid, non si aggiungano alla lunghissima lista delle vittime del comunismo, che si contano a milioni. Proprio questo ha affermato a chiare lettere, giorni fa, il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, nel Myanmar. Già il titolo della sua dichiarazione è eloquente: «Il regime cinese e la sua colpevolezza morale sul contagio globale».
Il prelato ha ricordato la ricerca dell'Università di Southampton, in Gran Bretagna, secondo la quale, se la Cina fosse stata corretta, cioè se - invece di imbavagliare e reprimere chi aveva scoperto l'epidemia - avesse agito tre settimane prima rispetto al 23 gennaio, il numero di casi totali di Covid 19 si sarebbe potuto ridurre del 95 per cento. E anche agendo una settimana prima, la pandemia sarebbe stata ridotta del 66 per cento. Anche la recente inchiesta dell'Associated Press sui rapporti intercorsi fra regime cinese e Organizzazione mondiale della sanità, nelle prime settimane dell'epidemia, conferma i problemi. A causa di questi ritardi del regime, che per giorni scelse il negazionismo e addirittura organizzò manifestazioni di massa a Wuhan, si è «scatenato un contagio globale che ha ucciso migliaia di persone», ha affermato il porporato.
"Un'iperbole, capita", doppia vergogna dalla sinistra: il piddino Cuperlo in difesa di Bersani fa pure peggio
Dunque, ha proseguito, per «il danno arrecato a tante vite umane nel mondo intero c'è un governo che ha la responsabilità primaria ed è il regime del Partito comunista cinese di Pechino». Ovviamente «non il popolo cinese. I cinesi sono stati le prime vittime di questo virus e sono state a lungo le principali vittime del loro regime repressivo. Ma sono la repressione e le bugie del PCC a essere responsabili».
GESTIONE DISUMANA
Il cardinale citava coloro che avevano capito per tempo e sono stati messi a tacere, dal dottor Li Wenliang dell'ospedale centrale di Wuhan a due giovani giornalisti della città. E ricordava i comportamenti del regime «dopo che la verità era diventata di dominio pubblico» («il Centro americano per il controllo e la prevenzione delle malattie è stato ignorato da Pechino per oltre un mese»). Di fatto «bugie e propaganda hanno messo in pericolo milioni di vite in tutto il mondo». E ciò è accaduto, afferma il cardinale, perché in Cina sono abituali «la repressione della libertà di espressione» e la violazione dei diritti umani.
La conclusione del cardinale Bo è durissima: «Con la sua gestione disumana e irresponsabile del coronavirus, il PCC ha dimostrato ciò che molti pensavano in precedenza: che è una minaccia per il mondo questo regime è responsabile, attraverso la sua negligenza e repressione, della pandemia che oggi dilaga nelle nostre strade». Che ne pensa Bersani? Non sarebbe il caso di parlare di questo? A dire il vero il suo compagno di partito Massimo D'Alema, nel libro che ha appena pubblicato, "Grande è la confusione sotto il cielo", arriva addirittura a elogiare la Cina e perfino per come ha gestito il dramma del coronavirus («ha saputo fronteggiare questa prova in modo più efficace rispetto a noi», in quanto «ha fatto la differenza un grado minore di individualismo, una maggior coesione sociale e l'esistenza di reti comunitarie»). In una recente conferenza poi D'Alema si è addirittura scagliato contro quello che ha chiamato «il partito anti-cinese» che - a suo dire - «è già all'opera anche in Europa in un clima di nuova guerra fredda». Quindi guai ad attaccare la Cina.
Nelle prossime settimane però potrebbe perfino aggravarsi la responsabilità del regime di Pechino, visto quello che un personaggio di rilievo come sir Richard Dearlove, ex capo dei servizi segreti inglesi, ha dichiarato al "Telegraph": citando una ricerca di prossima pubblicazione, Dearlove ha spiegato che il virus sarebbe stato creato in laboratorio e ne sarebbe uscito per un incidente dando il via alla pandemia. Sarà interessante sentire cosa diranno Bersani e D'Alema. Nel frattempo va detto che un altro autogol è stato fatto dallo stesso Bersani quando ha cercato di mettere una toppa alla sua incredibile dichiarazione. Ha infatti spiegato di aver usato «un'iperbole» e ha aggiunto che ce l'aveva con Salvini che, alla manifestazione del 2 giugno, non avrebbe tenuto sempre la mascherina e non avrebbe osservato il distanziamento.
Sembra un altro autogol perché proprio un esponente di Leu, il suo partito, occupa quel ministero della Salute che - come informazione sanitaria - a febbraio spiegava che «non è necessario indossare la mascherina per la popolazione generale in assenza di sintomi di malattie respiratorie». È lo stesso ministero che mandava in onda il famoso spot in cui si affermava che «non è affatto facile il contagio». Con tutto questo Bersani punta il dito sugli altri.
"Lo vogliono morto". Choc dalla Merlino: da chi proviene la "carica d'odio" contro Salvini
liberoquotidiano.it
Antonio Socci, la replica a Pier Luigi Bresani: "Anche i morti di coronavirus sono vittime del comunismo"
Venendo da una storia comunista, Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd, ha sempre la propensione alla demonizzazione dell'avversario tipica della casa.
Lo si è visto nei giorni scorsi, quando, in un programma tv, si è lanciato a testa bassa contro il centrodestra: «Il messaggio che in Parlamento e fuori sta dando il centrodestra è una coltellata al Paese Questa gente qua mi viene il dubbio che se avessero governato loro non sarebbero bastati i cimiteri».
È chiaro che non è facile difendere l'operato del governo Conte, ma cercare di farlo rovesciando la frittata così è davvero un modo sgangherato di far politica. Oltretutto dopo che il presidente Mattarella aveva invitato tutti all'unità morale e alla collaborazione. È la vecchia demonizzazione dell'avversario. A cui però Bersani aggiunge una sua personale tendenza all'autogol. Il primo dei quali è proprio l'evocazione di chi riempie i cimiteri."Destra assassina? Allora dimentica quando lui era in rianimazione". Sallusti imbarazza Bersani: il ricordo che getta la maschera della sinistra
LA LISTA SI ALLUNGA
A riempire veramente i cimiteri infatti è stata la Cina comunista, da dove è dilagata nel mondo la pandemia. Non a caso Trump chiama il Covid-19 "il virus di Wuhan". Bersani dovrebbe sapere che a Wuhan non comandano né Salvini, né la Meloni, né Tajani: comanda il Partito comunista cinese. Bisognerebbe chiedersi dunque se i 33mila morti italiani e i quasi 400mila morti complessivi nel mondo, a causa del Covid, non si aggiungano alla lunghissima lista delle vittime del comunismo, che si contano a milioni. Proprio questo ha affermato a chiare lettere, giorni fa, il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, nel Myanmar. Già il titolo della sua dichiarazione è eloquente: «Il regime cinese e la sua colpevolezza morale sul contagio globale».
Il prelato ha ricordato la ricerca dell'Università di Southampton, in Gran Bretagna, secondo la quale, se la Cina fosse stata corretta, cioè se - invece di imbavagliare e reprimere chi aveva scoperto l'epidemia - avesse agito tre settimane prima rispetto al 23 gennaio, il numero di casi totali di Covid 19 si sarebbe potuto ridurre del 95 per cento. E anche agendo una settimana prima, la pandemia sarebbe stata ridotta del 66 per cento. Anche la recente inchiesta dell'Associated Press sui rapporti intercorsi fra regime cinese e Organizzazione mondiale della sanità, nelle prime settimane dell'epidemia, conferma i problemi. A causa di questi ritardi del regime, che per giorni scelse il negazionismo e addirittura organizzò manifestazioni di massa a Wuhan, si è «scatenato un contagio globale che ha ucciso migliaia di persone», ha affermato il porporato.
"Un'iperbole, capita", doppia vergogna dalla sinistra: il piddino Cuperlo in difesa di Bersani fa pure peggio
Dunque, ha proseguito, per «il danno arrecato a tante vite umane nel mondo intero c'è un governo che ha la responsabilità primaria ed è il regime del Partito comunista cinese di Pechino». Ovviamente «non il popolo cinese. I cinesi sono stati le prime vittime di questo virus e sono state a lungo le principali vittime del loro regime repressivo. Ma sono la repressione e le bugie del PCC a essere responsabili».
GESTIONE DISUMANA
Il cardinale citava coloro che avevano capito per tempo e sono stati messi a tacere, dal dottor Li Wenliang dell'ospedale centrale di Wuhan a due giovani giornalisti della città. E ricordava i comportamenti del regime «dopo che la verità era diventata di dominio pubblico» («il Centro americano per il controllo e la prevenzione delle malattie è stato ignorato da Pechino per oltre un mese»). Di fatto «bugie e propaganda hanno messo in pericolo milioni di vite in tutto il mondo». E ciò è accaduto, afferma il cardinale, perché in Cina sono abituali «la repressione della libertà di espressione» e la violazione dei diritti umani.
La conclusione del cardinale Bo è durissima: «Con la sua gestione disumana e irresponsabile del coronavirus, il PCC ha dimostrato ciò che molti pensavano in precedenza: che è una minaccia per il mondo questo regime è responsabile, attraverso la sua negligenza e repressione, della pandemia che oggi dilaga nelle nostre strade». Che ne pensa Bersani? Non sarebbe il caso di parlare di questo? A dire il vero il suo compagno di partito Massimo D'Alema, nel libro che ha appena pubblicato, "Grande è la confusione sotto il cielo", arriva addirittura a elogiare la Cina e perfino per come ha gestito il dramma del coronavirus («ha saputo fronteggiare questa prova in modo più efficace rispetto a noi», in quanto «ha fatto la differenza un grado minore di individualismo, una maggior coesione sociale e l'esistenza di reti comunitarie»). In una recente conferenza poi D'Alema si è addirittura scagliato contro quello che ha chiamato «il partito anti-cinese» che - a suo dire - «è già all'opera anche in Europa in un clima di nuova guerra fredda». Quindi guai ad attaccare la Cina.
Nelle prossime settimane però potrebbe perfino aggravarsi la responsabilità del regime di Pechino, visto quello che un personaggio di rilievo come sir Richard Dearlove, ex capo dei servizi segreti inglesi, ha dichiarato al "Telegraph": citando una ricerca di prossima pubblicazione, Dearlove ha spiegato che il virus sarebbe stato creato in laboratorio e ne sarebbe uscito per un incidente dando il via alla pandemia. Sarà interessante sentire cosa diranno Bersani e D'Alema. Nel frattempo va detto che un altro autogol è stato fatto dallo stesso Bersani quando ha cercato di mettere una toppa alla sua incredibile dichiarazione. Ha infatti spiegato di aver usato «un'iperbole» e ha aggiunto che ce l'aveva con Salvini che, alla manifestazione del 2 giugno, non avrebbe tenuto sempre la mascherina e non avrebbe osservato il distanziamento.
Sembra un altro autogol perché proprio un esponente di Leu, il suo partito, occupa quel ministero della Salute che - come informazione sanitaria - a febbraio spiegava che «non è necessario indossare la mascherina per la popolazione generale in assenza di sintomi di malattie respiratorie». È lo stesso ministero che mandava in onda il famoso spot in cui si affermava che «non è affatto facile il contagio». Con tutto questo Bersani punta il dito sugli altri.
"Lo vogliono morto". Choc dalla Merlino: da chi proviene la "carica d'odio" contro Salvini
liberoquotidiano.it
Bersani, l'odio ideologico della sinistra
«Se al governo ci fosse stato il centro-destra non sarebbero bastati i cimiteri». Parole choccanti e ingiustificabili quelle di Pierluigi Bersani, ma incredibilmente ignorate dalla grande stampa che, fossero state pronunciate da un esponente del centro-destra, si sarebbe stracciata le vesti.
Sia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte hanno auspicato un clima di condivisione tra maggioranza e opposizione per affrontare insieme le drammatiche difficoltà del momento. In particolare il premier ha chiesto collaborazione e condivisione al centrodestra visto che il Paese ha bisogno di uscire prima possibile dalla recessione conseguente alla pandemia.
Forse però Conte dovrebbe in primo luogo tirare le orecchie ai suoi alleati e richiamarli a non gettare benzina sul fuoco quando partecipano a talk show televisivi. Rischiano, infatti, di compromettere in modo irreparabile lo spirito di solidarietà nazionale che qualcuno, anche Silvio Berlusconi, sta faticosamente cercando di alimentare.
L’uscita di Pierluigi Bersani martedì sera nel salotto di Bianca Berlinguer su Rai 3 (trasmissione Cartabianca) è indegna di un leader politico e conferma che il lupo perde il pelo ma non il vizio e che l’odio ideologico della sinistra verso il nemico è qualcosa di invincibile, anche quando abilmente mascherato da perbenismo istituzionale e senso delle istituzioni e del bene comune.
Le parole del leader di Leu si commentano da sole: «Il messaggio che il centrodestra sta dando da fuori e da dentro il Parlamento è una coltellata al Paese. E questa gente qua, lo lasci dire a uno di Piacenza, viene il dubbio che se avessero governato loro non sarebbero bastati i cimiteri».
Affermazioni macabre che non possono in alcun modo giustificarsi con l’attitudine di Bersani a parlare in modo iperbolico e per metafore. Qui si gioca con le vittime del Covid-19 e si insinua il dubbio che i governatori del centrodestra siano in qualche modo assassini e, di conseguenza, i loro leader politici abbiano l’incapacità di governare. Uno schiaffo anche alla Lombardia, che è stata particolarmente colpita dalla pandemia e che non può certamente essere giudicata dalla sinistra. Chi ha dimenticato le fotografie di Giorgio Gori al ristorante a febbraio o gli hashtag di Beppe Sala (“Milano non si ferma”) o le reazioni di alcuni rappresentanti della sinistra che ironizzavano quando il governatore della Lombardia, Attilio Fontana indossava la mascherina durante le interviste televisive? Chi è senza peccato, verrebbe da dire, scagli la prima pietra. Anche per queste ragioni Bersani non aveva alcun motivo di attaccare in modo così frontale gli avversari di sempre. Definire le sue parole una caduta di stile è financo riduttivo.
Bersani, in verità, non è nuovo ad attacchi ad esponenti del centrodestra. Celebre la sua espressione “Smacchieremo il giaguaro”, usata in campagna elettorale nel 2013 contro Silvio Berlusconi. Ma quello era uno slogan a effetto per galvanizzare l’elettorato. Poi sappiamo come andò a finire. Il giaguaro non fu affatto smacchiato, ma dalle urne uscirono tre schieramenti equivalenti in termini numerici e lo stesso candidato premier di centrosinistra, cioè Bersani, non riuscì ad andare a Palazzo Chigi, anzi fu umiliato in diretta streaming da Beppe Grillo e i suoi.
Ma a stupire non è solo la frase di Bersani. Fa rabbrividire il silenzio di certa stampa, che ben altra reazione avrebbe avuto se a parti invertite fosse stato un leader del centrodestra a pronunciare quelle parole sui cimiteri.
In verità la conduttrice Bianca Berlinguer non ha nascosto, lì per lì, un certo imbarazzo. Nessun organo di informazione ha biasimato il linguaggio inopportuno utilizzato dall’esponente di Leu, nessun editorialista ha censurato le sue parole, tanto più in un momento come questo in cui si invoca da più parti una riappacificazione nazionale.
Le opposizioni sono giustamente indignate. «L'odio ideologico della sinistra non si ferma nemmeno di fronte ai morti», tuona Giorgia Meloni, che parla di parole «vergognose». Anche Matteo Salvini ha reagito con veemenza: «Dichiarazioni disgustose, a me sembra un cretino, scherza con 30mila morti? Qui c’è gente che non sta bene…». E il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, nell’invitare Bersani a chiedere scusa, ha aggiunto: «Non c’è limite al peggio, non c’è limite alla decenza e alla vergogna».
Le parole di Bersani hanno scatenato una vera e propria bufera politica. È mancata, invece, la reazione del mondo dell’informazione. Ma quando un rappresentante del popolo esagera nei toni è giusto che la stampa, in quanto cane da guardia dei potenti, lo ravvisi e lo segnali all’attenzione dell’opinione pubblica.
Peraltro il deputato di Leu non ha fatto marcia indietro: «Chiaro che ho usato un'iperbole. Ma un ex ministro dell'interno che ridicolizza mascherine e distanziamento dopo che a pochi giorni dalla prima zona rossa chiedeva di aprire tutto si espone a un giudizio che, ripeto, per iperbole, confermo assolutamente».
Il leader di Articolo Uno, Gianni Cuperlo, è andato in suo soccorso e ha provato a giustificarlo durante un’altra trasmissione televisiva.
Silenzio, invece, da grillini, dem e altri esponenti di governo. Forse lo stesso premier, proprio perché cerca di porsi in questo momento come federatore di mondi di destra e di sinistra in nome di una rinascita nazionale, avrebbe potuto censurare la frase di Bersani, richiamando tutti a una maggiore sobrietà nei toni.
E i giornalisti avrebbero dovuto sottolineare che il linguaggio d’odio non è solo quello a sfondo razzista o sessista, ma anche quello che offende e demonizza l’avversario politico, scherzando perfino sulle vittime del Covid-19. Davvero uno stile comunicativo esecrando che ci lascia sgomenti.
Ruben Razzante
https://lanuovabq.it/it/bersani-lodio-ideologico-della-sinistra
«Se al governo ci fosse stato il centro-destra non sarebbero bastati i cimiteri». Parole choccanti e ingiustificabili quelle di Pierluigi Bersani, ma incredibilmente ignorate dalla grande stampa che, fossero state pronunciate da un esponente del centro-destra, si sarebbe stracciata le vesti.
Sia il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte hanno auspicato un clima di condivisione tra maggioranza e opposizione per affrontare insieme le drammatiche difficoltà del momento. In particolare il premier ha chiesto collaborazione e condivisione al centrodestra visto che il Paese ha bisogno di uscire prima possibile dalla recessione conseguente alla pandemia.
Forse però Conte dovrebbe in primo luogo tirare le orecchie ai suoi alleati e richiamarli a non gettare benzina sul fuoco quando partecipano a talk show televisivi. Rischiano, infatti, di compromettere in modo irreparabile lo spirito di solidarietà nazionale che qualcuno, anche Silvio Berlusconi, sta faticosamente cercando di alimentare.
L’uscita di Pierluigi Bersani martedì sera nel salotto di Bianca Berlinguer su Rai 3 (trasmissione Cartabianca) è indegna di un leader politico e conferma che il lupo perde il pelo ma non il vizio e che l’odio ideologico della sinistra verso il nemico è qualcosa di invincibile, anche quando abilmente mascherato da perbenismo istituzionale e senso delle istituzioni e del bene comune.
Le parole del leader di Leu si commentano da sole: «Il messaggio che il centrodestra sta dando da fuori e da dentro il Parlamento è una coltellata al Paese. E questa gente qua, lo lasci dire a uno di Piacenza, viene il dubbio che se avessero governato loro non sarebbero bastati i cimiteri».
Affermazioni macabre che non possono in alcun modo giustificarsi con l’attitudine di Bersani a parlare in modo iperbolico e per metafore. Qui si gioca con le vittime del Covid-19 e si insinua il dubbio che i governatori del centrodestra siano in qualche modo assassini e, di conseguenza, i loro leader politici abbiano l’incapacità di governare. Uno schiaffo anche alla Lombardia, che è stata particolarmente colpita dalla pandemia e che non può certamente essere giudicata dalla sinistra. Chi ha dimenticato le fotografie di Giorgio Gori al ristorante a febbraio o gli hashtag di Beppe Sala (“Milano non si ferma”) o le reazioni di alcuni rappresentanti della sinistra che ironizzavano quando il governatore della Lombardia, Attilio Fontana indossava la mascherina durante le interviste televisive? Chi è senza peccato, verrebbe da dire, scagli la prima pietra. Anche per queste ragioni Bersani non aveva alcun motivo di attaccare in modo così frontale gli avversari di sempre. Definire le sue parole una caduta di stile è financo riduttivo.
Bersani, in verità, non è nuovo ad attacchi ad esponenti del centrodestra. Celebre la sua espressione “Smacchieremo il giaguaro”, usata in campagna elettorale nel 2013 contro Silvio Berlusconi. Ma quello era uno slogan a effetto per galvanizzare l’elettorato. Poi sappiamo come andò a finire. Il giaguaro non fu affatto smacchiato, ma dalle urne uscirono tre schieramenti equivalenti in termini numerici e lo stesso candidato premier di centrosinistra, cioè Bersani, non riuscì ad andare a Palazzo Chigi, anzi fu umiliato in diretta streaming da Beppe Grillo e i suoi.
Ma a stupire non è solo la frase di Bersani. Fa rabbrividire il silenzio di certa stampa, che ben altra reazione avrebbe avuto se a parti invertite fosse stato un leader del centrodestra a pronunciare quelle parole sui cimiteri.
In verità la conduttrice Bianca Berlinguer non ha nascosto, lì per lì, un certo imbarazzo. Nessun organo di informazione ha biasimato il linguaggio inopportuno utilizzato dall’esponente di Leu, nessun editorialista ha censurato le sue parole, tanto più in un momento come questo in cui si invoca da più parti una riappacificazione nazionale.
Le opposizioni sono giustamente indignate. «L'odio ideologico della sinistra non si ferma nemmeno di fronte ai morti», tuona Giorgia Meloni, che parla di parole «vergognose». Anche Matteo Salvini ha reagito con veemenza: «Dichiarazioni disgustose, a me sembra un cretino, scherza con 30mila morti? Qui c’è gente che non sta bene…». E il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, nell’invitare Bersani a chiedere scusa, ha aggiunto: «Non c’è limite al peggio, non c’è limite alla decenza e alla vergogna».
Le parole di Bersani hanno scatenato una vera e propria bufera politica. È mancata, invece, la reazione del mondo dell’informazione. Ma quando un rappresentante del popolo esagera nei toni è giusto che la stampa, in quanto cane da guardia dei potenti, lo ravvisi e lo segnali all’attenzione dell’opinione pubblica.
Peraltro il deputato di Leu non ha fatto marcia indietro: «Chiaro che ho usato un'iperbole. Ma un ex ministro dell'interno che ridicolizza mascherine e distanziamento dopo che a pochi giorni dalla prima zona rossa chiedeva di aprire tutto si espone a un giudizio che, ripeto, per iperbole, confermo assolutamente».
Il leader di Articolo Uno, Gianni Cuperlo, è andato in suo soccorso e ha provato a giustificarlo durante un’altra trasmissione televisiva.
Silenzio, invece, da grillini, dem e altri esponenti di governo. Forse lo stesso premier, proprio perché cerca di porsi in questo momento come federatore di mondi di destra e di sinistra in nome di una rinascita nazionale, avrebbe potuto censurare la frase di Bersani, richiamando tutti a una maggiore sobrietà nei toni.
E i giornalisti avrebbero dovuto sottolineare che il linguaggio d’odio non è solo quello a sfondo razzista o sessista, ma anche quello che offende e demonizza l’avversario politico, scherzando perfino sulle vittime del Covid-19. Davvero uno stile comunicativo esecrando che ci lascia sgomenti.
Ruben Razzante
https://lanuovabq.it/it/bersani-lodio-ideologico-della-sinistra
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