L’editore di un libro commissionato dai vescovi austriaci che sostiene la benedizione delle relazioni omosessuali ha indicato che l’obiettivo finale è far sì che la Chiesa “riconosca” il “carattere sacramentale” delle unioni omosessuali.
Ecco un articolo di Martin Bürger, pubblicato su Lifesitenews. Ve lo propongo nella mia traduzione.
Interrogato in un’intervista con il sito web di notizie dei vescovi tedeschi, sul perché non sostiene che gli omosessuali possano avere un matrimonio sacramentale, padre Ewald Volgger OT ha detto: “Dopo aver soppesato le argomentazioni e le opzioni, trovo tuttavia che un certo grado di moderazione sia appropriato in termini di progressi graduali”.
“Il punto cruciale della questione è, naturalmente, il riconoscimento del rapporto sessuale come un bene umano prezioso”, ha aggiunto lo studioso liturgico. “È quindi utile per la discussione descrivere questa approvazione come una benedizione e quindi come un sacramento, in modo da non impedire un progresso graduale fin dall’inizio, equiparandola al sacramento del matrimonio”.
A Volgger è stato poi chiesto esplicitamente se equiparare le relazioni omosessuali al matrimonio sacramentale fosse l’obiettivo finale.
“Quando il magistero della Chiesa riconosce una relazione omosessuale come sviluppo comune della vocazione battesimale, esprime che Dio è presente e attivo in Gesù Cristo”, ha detto Volgger. “Questo costituisce il carattere sacramentale della relazione. La designazione non è l’obiettivo primario; ciò che è essenziale è il riconoscimento dello stile di vita comune di due partner dello stesso sesso che Dio unisce”.
Pur sostenendo che questa “dimensione teologica della grazia non è sufficientemente considerata nella discussione”, non ha spiegato come la grazia entrerebbe in gioco nel contesto di una relazione basata sull’attività genitale tra due persone dello stesso sesso che la Chiesa insegna essere oggettivamente e gravemente peccaminosa.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”. (n. 2357)
Secondo Volgger, il catechismo semplicemente ha bisogno di essere cambiato. “Anche se il Catechismo lo formula ancora molto apoditticamente, ciò non significa che non possa essere rivisto”, ha affermato.
Senza spiegazioni, ha detto che papa Francesco ha “dato degli impulsi” a questo proposito con la sua Esortazione apostolica post-sinodale del 2016 Amoris Laetitia.
In realtà, l’omosessualità è menzionata solo nella sezione 251, dove il Papa afferma che, come hanno osservato i Padri sinodali, «circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».
Volgger si riferiva anche a “nuove intuizioni” nella teologia biblica, nella teologia morale e nell’etica.
Allo stesso tempo, ha ammesso che “abbiamo molta strada da fare”, date le differenze da paese a paese, così come nel dialogo ecumenico e interreligioso, aggiungendo che c’è una strada da seguire e che “la meta è in vista”.
“Benedicendo le relazioni omosessuali”, la Chiesa “mostrerebbe un apprezzamento per questa relazione” e “esprimerebbe simbolicamente l’amore di Dio per l’uomo”.
Volgger ha sottolineato che le persone attratte dallo stesso sesso sono già integrate nella vita della Chiesa, “dalla parrocchia ai livelli più alti della gerarchia ecclesiastica”. Sulla base di questa affermazione, egli ha sostenuto: “Se la Chiesa riconosce apertamente questo e riconosce il carattere di queste persone, allora la Chiesa aprirà anche la strada a una vita di convivenza tra persone dello stesso sesso”.
“Gli omosessuali hanno lo stesso diritto a una partnership responsabile degli eterosessuali”, ha concluso Volgger nell’intervista.
In un’altra intervista, in aprile, Volgger si è comunque preoccupato di distinguere la benedizione dal sacramento del matrimonio, pur sostenendo che l’omosessualità deve essere vista in una luce positiva.
“Come il matrimonio tra un uomo e una donna è un’immagine dell’amore creativo di Dio, così un rapporto omosessuale è un’immagine dell’attenzione di Dio per gli esseri umani”, ha detto. “Se i partner vivono il dono dell’amore reciproco nella fedeltà l’uno all’altro e vivono la loro vita con i doni spirituali di Dio, come la bontà, la sopportazione, la pazienza, la riconciliazione, etc., anche il loro rapporto è un’immagine della bontà di Dio e dell’umanità”.
La Sacra Scrittura, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, condanna la pratica dell’omosessualità.
Per esempio, San Paolo scriveva: “O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio”. (1Corinzi 6:9-10)
Di Sabino Paciolla
Sinodo tedesco, Bätzing continua la linea delle eresie
Malgrado il cambio alla guida della Conferenza episcopale, si conferma la deriva suicida della Chiesa in Germania. Il neo presidente, monsignor Georg Bätzing, è intenzionato a rilanciare i temi già emersi a febbraio: ordinazione femminile (magari per strappare il diaconato), benedizione delle coppie omosessuali e delle unioni irregolari, intercomunione. Intanto, mons. Schwaderlapp si ritira dal forum sulla sessualità. Il motivo? Il sinodo vorrebbe imporre una «sessualità polivalente».
Pare che il coronavirus provochi seri danni al cervello. E pare anche che fosse in giro già dall’autunno del 2019. In entrambi i casi, si potrebbero spiegare almeno parzialmente i recenti deliri della Chiesa tedesca. Sottolineo “parzialmente”, perché i problemi hanno radici ben più antiche.
Comunque sia, il cambio della guardia alla presidenza della Conferenza episcopale tedesca, dopo le dimissioni del cardinale Marx, conferma in sostanza la deriva suicida della Chiesa in Germania. Anzi, il neo eletto monsignor Georg Bätzing, vescovo di Limburgo, che in qualità di presidente della DBK è anche presidente, insieme al professor Sternberg, del “cammino sinodale”, pare dare nuova vita alle follie già emerse a febbraio (vedi qui).
In un’intervista rilasciata il 29 maggio scorso al periodico Publik-Forum (vedi qui e qui), Bätzing si è detto «molto favorevole di portare a Roma le conoscenze e le decisioni che stiamo raccogliendo nel corso del Cammino sinodale, anche in relazione ai temi donne e ministero». Già, perché nel frattempo a Roma c’è una commissione che, per l’ennesima volta, si deve occupare delle diaconesse. E così i tedeschi vanno a dare manforte, puntando a cento per ottenere cinquanta: puntare al sacerdozio per avere il diaconato.
Una volta si chiamavano eresie, oggi invece si preferisce chiamarle provocazioni, suggestioni, spunti per la riflessione. «Diversi papi hanno sottolineato che la questione dell’ammissione delle donne al sacerdozio è una questione chiusa. Papa Francesco non fa eccezione» spiega il vescovo di Limburgo. Dal che si dovrebbe dedurre che se una questione è chiusa è inutile stare a parlarne in continuazione. Ma non per lui: «Nella Chiesa cattolica esiste un’autorità decisionale, con il collegio dei vescovi “cum Petro e sub Petro”. Ma ciò non significa che non si possa continuare a discutere la questione dell’ordinazione femminile».
Bätzing afferma poi che «la questione è presente, nel bel mezzo della Chiesa», e che «tra il popolo di Dio, gli argomenti per il ‘no’ all’ordinazione femminile spesso non sono più accettati. Per questo sono molto favorevole a trasportare le intuizioni e le decisioni che raccogliamo nel cammino sinodale - anche per quanto riguarda le donne e gli uffici - a Roma, al livello della Chiesa universale». In sintesi, la questione è chiusa: perché non riaprirla?
Se dunque la linea è di rimettere in discussione cose che sono state definitivamente risolte anche nel presente pontificato, figuriamoci per le altre. Per il secondo round del cammino sinodale, il cui inizio è previsto per il prossimo 4 settembre, il presidente della DBK mette sul tavolo anche benedizione delle unioni omosessuali e delle unioni irregolari, intercomunione e sessualità.
Sul primo tema, proprio la Diocesi di Limburgo aveva già aperto la strada (vedi qui). Ma se monsignor Bätzing rassicura che non si sta cercando una soluzione “alla Limburgo”, d’altra parte fa capire che qualcosa, da questo sinodo, bisognerà portare a casa: «Abbiamo parlato con la gente. Non pochi soffrono per il fatto che la loro relazione non riceva il pieno riconoscimento ecclesiale, per esempio perché sono persone civilmente divorziate e risposate o perché vivono in un rapporto di convivenza tra persone dello stesso sesso. Aspettano dei segni».
Sull’intercomunione, il neo presidente della DBK sembra molto sicuro di sé: «Sono co-firmatario della dichiarazione del Gruppo di lavoro ecumenico dei teologi protestanti e cattolici, e ne sono convinto: i cristiani possono decidere, con buoni argomenti e secondo la propria coscienza, di partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia - o dell’Ultima Cena - dell’altra confessione. Perché c’è ormai tanta corrispondenza rispetto a ciò in cui crediamo e a ciò che celebriamo». Sarà, però è bene ricordare che “tanta” corrispondenza non equivale a “tutta”. Ed evidentemente la frenata del cardinal Ladaria Ferrer prima e del Papa poi (vedi qui) nell’estate del 2018 non sembravano lasciar intendere che tutti i problemi fossero risolti.
Anche sull’ambito della sessualità ci dev’essere qualche problemino se il vescovo ausiliare di Colonia, monsignor Dominikus Schwaderlapp, lo scorso 28 maggio (vedi qui), ha deciso di non partecipare più al forum sinodale sulla sessualità. È il secondo illustre ritiro, dopo quella della teologa Marianne Schlosser (vedi qui). La ragione? All’interno del sinodo si vuole imporre l’idea di una «sessualità polivalente», facendo spallucce all’insegnamento di tutte le Scritture e di tutta la Tradizione: «Un ulteriore sviluppo non può mai significare la distruzione di ciò che c’è, ma dovrebbe piuttosto costruirci sopra. In particolare, i Santi Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno affermato in modo vincolante che la sessualità, dal punto di vista della creazione, comprende due significati che sono indissolubilmente legati: la trasmissione della vita e la comunicazione dell’amore». Non c’è polivalenza di sorta che possa prescindere da ciò. «Il crescente divario tra l’insegnamento della Chiesa e la vita dei fedeli - ha precisato ancora Schwaderlapp - ci dice anche che l’impegnativa comprensione della sessualità come dono di Dio è stata negli ultimi anni, almeno in Germania, criminalmente trascurata. Questo deve cambiare, e con urgenza».
Anche monsignor Rudolf Voderholzer, vescovo di Ratisbona, ha manifestato il proprio disappunto per quella che egli definisce una «fuga in avanti autoritaria»: «Sono convinto che non si concilia con lo spirito del Cammino sinodale, se i suoi vertici, senza consultazione generale, praticano fughe in avanti autoritarie, mettendo tutti gli altri davanti al fatto compiuto».
Luisella Scrosati
https://lanuovabq.it/it/sinodo-tedesco-baetzing-continua-la-linea-delle-eresie
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