L’ABBÉ BARTHE A VIGANÒ SUL VATICANO II: IL SUO ESEMPIO CI AIUTA.
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’abbé Claude Barthe , autore di numerosi libri, fra in quali citiamo, Trouvera-t-il encore la foi sur la terre ? Une crise de l’Église, histoire et questions (François-Xavier de Guibert, 2006, 3ème édition) ; La Messe de Vatican II. Dossier historique (Via Romana, 2018), ha letto le dichiarazioni dell’arcivescovo Carlo maria Viganò in tema di Concilio Vaticano II, e ci ha inviato questa lettera aperta. L’originale è in francese, questa è la nostra traduzione. Buona lettura.
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Un evento storico: la critica di Mons Viganò al Vaticano II
Lettera aperta di Padre Claude Barthe
Mi permetto di reagire all’affermazione di Vostra Eccellenza “Excursus sul Vaticano II e le sue conseguenze” (Chiesa e post concilio, 9 giugno 2020), per sottolineare, in tutta modestia, il suo grande interesse per la Chiesa.
Permettetemi di riassumerlo in cinque punti:
1 – Il Vaticano II contiene testi “in chiara opposizione alla dottrina finora espressa nel Magistero”.
Il suo attacco al Vaticano II è mirato a:
– Ciò che è in diretto disaccordo con la dottrina precedente, come la libertà religiosa della dichiarazione Dignitatis humanae e i fondamenti del nuovo rapporto con le religioni non cristiane della dichiarazione Nostra aetate (si potrebbe aggiungere a questo il decreto sull’ecumenismo, Unitatis redintegratio, che introduce la novazione della “comunione imperfetta” che i separati da Cristo e dalla Chiesa avrebbero con Cristo e la Chiesa, n. 3);
– Le ambiguità che possono essere usate nel senso della verità o dell’errore, come il subsistito al n. 8 della Costituzione Lumen Gentium: “La Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica”, invece di : “La Chiesa di Cristo è la Chiesa cattolica.
- – Queste distorsioni dottrinali sono all’origine degli errori che ne sono seguiti – Prova dello “spirito del Concilio”.
Lei spiega che le deviazioni o gli elementi molto dannosi per la fede dei cristiani che hanno segnato il periodo post-conciliare (lei cita la Dichiarazione di Abu Dhabi, ma anche la Giornata di Assisi, la riforma liturgica, l’uso della collegialità) hanno la loro origine in queste distorsioni.
Inoltre, dal suo testo emerge chiaramente che il concetto di “spirito del Concilio” conferma la specificità innovativa di questa assemblea, perché “non c’è mai stato ‘lo spirito del Concilio di Nicea’, né ‘lo spirito del Concilio di Ferrara-Firenze’, né tanto meno ‘lo spirito del Concilio di Trento’, così come non c’è mai stato un ‘post Concilio’ dopo il Laterano IV o il Vaticano I”.
3 – Queste distorsioni non possono essere corrette
I tentativi di correggere gli eccessi del Concilio, lei dice, sono impotenti:
– A) O si prende la strada insufficiente dell'”ermeneutica della continuità”. Ciò è tanto meno possibile in quanto questa ermeneutica non è un ritorno al magistero precedente, ma rappresenta la ricerca di una terza via tra novazione e tradizione. Benedetto XVI, nel suo discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005, ha sostenuto una “ermeneutica del rinnovamento nella continuità” in contrapposizione all'”ermeneutica della discontinuità e della rottura”; ma attraverso quest’ultima, ha puntato sia sui “tradizionalisti” che sui “progressisti”, che entrambi ritengono che il Vaticano II abbia fatto certe rotture.
– B/ O incitando il Magistero a “correggere” gli errori del Vaticano II. Lei mostra giustamente che questo progetto, “anche con le migliori intenzioni, mina le fondamenta dell’edificio cattolico”: infatti, contrapporre il magistero di domani a quello di oggi, che contraddice quello di ieri, porterebbe al fatto che nessun atto magisteriale sarebbe mai definitivo.
Pertanto, in un supplemento del 15 giugno (Chiesa e post concilio), lei è del parere che un futuro papa “potrebbe annullare l’intero Concilio”.
Se mi fosse permesso di amplificare la sua analisi, direi che l’unica soluzione per contraddire un atto precedente con un atto magistrale è notare che l’atto in questione non è magistrale in tutta la sua forza. Ad esempio, il Pastor Æternus, del Concilio Vaticano I, nel 1870, annullò, di fatto, il decreto Frequens del Concilio di Costanza, nel 1417, che pretendeva di istituzionalizzare la superiorità del Concilio sul papa. Questo annullamento è stato possibile perché la Santa Sede non ha mai riconosciuto il valore dogmatico di Frequens. Allo stesso modo, con il Vaticano II, ci troviamo nella stessa situazione di Frequens, poiché gli organi del Concilio stesso (Dz 4351) e tutte le interpretazioni successive hanno fatto sì che questo Concilio fosse di natura meramente “pastorale”, cioè non dogmatica. Infatti, la grande via d’uscita dall’attuale crisi magisteriale è quella di uscire da ciò che si chiama “pastorale” ed entrare ancora una volta nella dogmatica: che il Papa da solo o il Papa e i vescovi uniti a lui si esprimano magistralmente e non più “pastoralmente”.
4 – Il presente pontificato è un chiarimento paradossale
Lei scrive: “Quello che sentiamo da anni, in modo vago e senza chiare connotazioni, dalla massima Cattedra, lo troviamo poi elaborato in un vero e proprio manifesto tra i sostenitori dell’attuale Pontificato”.
Questo è ciò che molti che hanno cercato di dare una pia interpretazione dei testi controversi del Vaticano II sentono: riconoscono che ciò non è possibile a causa dell’applicazione, in qualche modo autentica, che se ne sta facendo oggi. I testi di questo pontificato sono il culmine dei punti controversi del Concilio, come ad esempio l’erroneo riconoscimento dei diritti di coscienza nell’esortazione Amoris lætitia, il cui n. 301 afferma che in certe circostanze l’adulterio non è peccato.
- Un dovere di coscienza pesa quindi sui prelati della Chiesa che sono consapevoli di questa situazione.
Parlando di sé, lei dice: “Come sessant’anni fa ho obbedito con onestà e serenità a ordini dubbi, credendo che essi rappresentassero la voce amorosa della Chiesa, così oggi, con altrettanta serenità e onestà, ammetto di essere stato ingannato. Essere coerenti oggi perseverando nell’errore sarebbe una scelta infelice e mi renderebbe complice di questa frode”.
Alcuni prelati, soprattutto dopo le ultime assemblee sinodali, sono stati portati a far risalire le conseguenze della situazione odierna alle cause stabilite mezzo secolo fa. Il suo esempio e il suo incoraggiamento possono aiutarli ad esprimere, in coscienza, per il bene della Chiesa, il loro disaccordo con queste cause: i punti difettosi del Vaticano II.
Marco Tosatti
20 Giugno 2020 1 Commento --
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