Che cosa si insegna in tema di morale nelle facoltà di teologia della Chiesa cattolica italiana? Per rispondere a questa domanda ho dato un’occhiata all’Annuario Accademico 2019 – 2020 di uno dei più prestigiosi di questi atenei: la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Si tratta di un’università della Chiesa cattolica che ha sede a Milano nei chiostri annessi alla basilica di San Simpliciano, e che è affidata all’episcopato delle tre regioni ecclesiastiche interessate: Lombardia, Piemonte e Liguria.
L’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, è Gran Cancelliere e Presidente della Commissione episcopale, attualmente composta per la Liguria dal vescovo di Albenga Imperia e da quello di Chiavari, per la Lombardia dal vescovo di Crema e dal vescovo di Pavia, per il Piemonte dal vescovo di Novara e da quello di Pinerolo, che riveste anche il ruolo di Vicepresidente.
Come si vede, quindi, un importante ateneo universitario di tutto rispetto.
Torniamo all’Annuario Accademico 2019-2020. Sfogliandolo, mi è capitato di soffermarmi nella sezione dedicata al ciclo di specializzazione, ed in particolare al corso tenuto dal sacerdote Prof. don Aristide Fumagalli nella materia di Morale Speciale I, intitolato L’amore omosessuale e fede cristiana. Si tratta di un corso semestrale di 24 ore. Lo stesso prof. Fumagalli, nell’annuario, lo introduce così: «L’evoluzione dei costumi, della cultura sociale e del diritto civile, il progresso delle scienze umane e della riflessione antropologica, hanno rivoluzionato il vissuto e la mentalità sessuale. Ciò che vale globalmente per la realtà sessuale contemporanea, vale specialmente per il fenomeno omosessuale, di fatto sempre ricorrente nella storia, ma solo di recente divenuto una questione di diritto, diffusamente rivendicato in ambito civile ed emergente anche in ambito ecclesiale». Fatta la premessa, Fumagalli esplicita le finalità del ciclo delle sue lezioni: «Il corso intende assumere la questione omosessuale in ambito teologico, indagando il rapporto tra l’amore omosessuale e la fede cristiana, al fine di promuovere una rinnovata interpretazione antropologica ed offrire criteri per la sua valutazione morale». E qui cominciano i primi problemi. Come fa ad esistere un «amore omosessuale» se lo stesso Catechismo della Chiesa cattolica, al punto 2357, denuncia espressamente l’impossibilità per la condizione omosessuale di integrare «una vera complementarità affettiva»? E che cosa significa «promuovere una rinnovata interpretazione antropologica» se non cambiare la visione antropologica della Tradizione? Lo stesso docente, poi,
precisa che «il corso prenderà avvio dall’ascolto dell’esperienza omosessuale ricorrendo alla copiosa letteratura sul tema, al fine di conoscere la realtà, ascoltare le istanze, raccogliere gli interrogativi nei confronti della fede cristiana», e chiarisce che «l’indagine dell’esperienza omosessuale verrà poi approfondita considerando le variegate interpretazioni delle scienze umane allo scopo di pervenire a una comprensione il più possibile accorta e complessiva».
Ma come la mettiamo con quanto finora insegnato dal Magistero? Il prof. Fumagalli promette di tenerne conto ma in questa maniera: «La successiva ripresa dell’insegnamento tradizionale della Chiesa circa l’omosessualità, indotto da alcuni testi della Scrittura, argomentato lungo il corso della Tradizione e formulato dal Magistero, permetterà di chiarire quanto esso intercetti effettivamente e quanto invece non colga adeguatamente l’attuale esperienza omosessuale di persone credenti». E una volta verificato quanto possa apparire “inadeguato” l’insegnamento del Magistero, cosa occorrerebbe fare? È ancora Fumagalli nell’Annuario a spiegarlo: «L’eventuale incomprensione tra l’insegnamento tradizionale della Chiesa e l’attuale esperienza omosessuale di persone credenti solleciterà il tentativo di favorire il dialogo, approfondendo criticamente il rapporto tra l’amore vissuto da persone omosessuali e l’amore comandato da Cristo, alla luce dello stesso rinnovamento dell’insegnamento della Chiesa in epoca contemporanea». La parola d’ordine resta sempre la stessa: rinnovamento per rispondere alla contemporaneità. Lo sdoganamento dell’omosessualità e il suo pieno riconoscimento in ambito ecclesiale diventa chiaro in quest’altro passaggio di Fumagalli: «Sulla scorta di una rinnovata interpretazione e valutazione cristiana dell’amore omosessuale si provvederà a indicare i criteri morali che debbono orientare la vita amorosa di persone omosessuali affinché anch’essa corrisponda al comandamento nuovo dell’amore di Cristo. La criteriologia morale permetterà di delineare successivamente l’azione pastorale della Chiesa verso le persone omosessuali, specialmente in età giovanile, e considerare il loro riconoscimento in ambito ecclesiale».
Nella presentazione del corso pubblicata dall’annuario, Fumagalli dedica anche un paragrafo alla legge Cirinnà: «Un ultimo sviluppo del corso riguarderà la questione del riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso in ambito civile, nella differenza e analogia con quello delle relazioni coniugali tra uomo e donna». Ma quale diavolo di analogia ci può mai essere tra la convivenza di due omosessuali e la relazione coniugale di un uomo e una donna? Se qualcuno, comunque, avesse avuto dei dubbi sulla natura e le finalità del corso del prof. Fumagalli, i libri di testo adottati sono in grado di dissipare qualunque incertezza. Prendiamo per esempio il testo L’amore omosessuale di Beatrice Brogliato e Damiano Migliorini. Il sottotitolo chiarisce che si tratta di «saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale, finalizzati ad un dialogo per una nuova sintesi». Il libro è presentato quale «esempio di come si dovrebbe condurre un dibattito scientifico e culturale: interrogando e interrogandosi su ragioni, dati, argomentazioni, non dando nulla per assodato» (infatti, Magistero e Tradizione non sono più considerati un dato assodato), e ponendosi «al servizio di una Chiesa che – con papa Francesco – è alla ricerca di nuove analisi e di proposte pratiche innovative».
Gli autori del libro di testo adottato dal prof. Aristide Fumagalli nel suo corso di Morale Speciale precisano che è «necessaria la prospettiva della piena integralità umana delle persone omosessuali, che interroghi il loro amore in tutta la sua complessità», e che «la psicoanalisi, per prima, può contribuire a elaborare una visione dell’affettività omosessuale complessiva, integrale e positiva», mentre «la teologia può ascoltarne le conclusioni, senza rinunciare alle sue categorie etiche, ma aggiornando la propria posizione, proponendo una visione pienamente cattolica della persona e della sua sessualità».
Con un testo ed un corso simile si può stare certi che gli studenti difficilmente potranno continuare a riconoscere come vero e attuale l’insegnamento del Magistero e della Tradizione su tema dell’omosessualità. Ricordiamo, peraltro, che il citato art. 2357 del Catechismo definisce l’omosessualità una «grave depravazione», e ritiene che «gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati, sono contrari alla legge naturale, precludono all’atto sessuale il dono della vita, non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale, in nessun caso possono essere approvati». Senza dimenticare l’insegnamento delle stesse Sacre Scritture nei passi della Genesi (Gn 19,1-29), delle epistole paoline ai Romani, ai Corinzi e a Timoteo (Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10).
La realtà, ahimè, è che il prof. Aristide Fumagalli, al quale viene concesso di insegnare nella prestigiosa Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, rappresenta e incarna quello spirito di aggiornamento modernista che continua a crescere come un tumore in seno alla Chiesa cattolica.
Se non hanno ancora modificato il Catechismo e la dottrina sul punto dell’omosessualità è solo perché ancora le condizioni ancora non lo permettono. Occorre procedere per fasi, attraverso il noto processo della Finestra di Overton. Una forzatura oggi determinerebbe inesorabilmente uno scisma tra la vera Chiesa, ancorata al Magistero e alla Tradizione, e la falsa Chiesa dell’Anticristo, quella che, come profetizza lo stesso Catechismo (675), «svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità».
di Gianfranco Amato
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