Per cogliere le ragioni profonde del disagio contemporaneo i virologi, protagonisti di questa stagione pandemica, non bastano. Né sono necessari microscopi in grado di fissare batteri nascosti. Basta guardarsi intorno, mossi da una rinnovata consapevolezza rispetto ad una patologia ben più subdola e sfuggente, quella della società moderna.
La medicina serve, niente da dire. Ma se a dettare legge è quello che Christopher Lasch ha chiamato lo “Stato terapeutico”, cioè la tendenza di concepire lo Stato come un agente per eliminare la “sofferenza”, attraverso il controllo dei massmedia, le nuove tecnologie, il moltiplicarsi di figure quali dottori, psicologi, insegnanti, qualcosa di più va detto rispetto all’attuale condizione dell’uomo contemporaneo e della nostra società.
A parlare sono i numeri. Complessivamente sono oltre 7 milioni gli italiani che utilizzano antidepressivi o antipsicotici in regime convenzionato con il Sistema Sanitario a cui se ne aggiungono altri 900 mila che li acquistano in distribuzione diretta: più di un italiano su otto, considerando anche i bambini. E se – come confermano gli studi di settore – le malattie mentali e le sostanze d’abuso sono la causa principale di malattia nel mondo e sono responsabili di più morti e malati di Hiv, tubercolosi e Covid19, dovrà pur esserci una ragione profonda, sistemica.
Non è allora azzardato dire che la “medicalizzazione dell’esistenza” e l’espandersi dello “Stato terapeutico” sono i segni di un disagio esistenziale e sociale che è “patologico” della modernità e che rimanda a ciò che scriveva ben ottantacinque anni fa Alexis Carrel, Premio Nobel per la fisiologia e la chirurgia fisiologica nel 1912 e insieme scrittore originale, vicino, fino alla morte (1944), alla Rivoluzione Nazionale della Francia di Pétain.
In L’uomo questo sconosciuto (1935), Carrel, uno scienziato – si badi bene – pone l’accento sullo sviluppo disorganico della scienza, a cui va addebitata la responsabilità di non avere considerato gli effetti che le proprie scoperte hanno avuto sull’umanità. L’accelerazione dei ritmi dell’esistenza, l’organizzazione industriale del lavoro (basata sul concetto della massima produzione al prezzo minimo), la costruzione delle grandi concentrazione urbane (fatte “da vie oscure, piene d’aria viziata dal fumo, dalla polvere, dai vapori della benzina e dei prodotti della sua combustione, rintronate dal rumore dei tram e degli autocarri e continuativamente ingombre di folla”) rendono palesi i limiti di un mondo costruito non proprio a misura di chi lo abita.
Era allora, ed è ancora oggi ,un mondo apparentemente lanciato verso un progresso inarrestabile, ma ignorante, nella sostanza, dell’autentica essenza dell’uomo, del fatto che non siamo tutti identici e dunque difficilmente possiamo rispondere tutti ai medesimi canoni ideologici. Il risultato – scrive Carrel – è una società che atrofizza l’uomo e lo isola, trasformandolo in “un capo di bestiame”, facendogli perdere le sue qualità di individuo, svuotandolo delle sue attitudini morali, estetiche e religiose, per trattarlo “come una sostanza chimica”.
Sono certamente analisi dure, che possono apparire fuori misura, ma che l’esperienza di questi ultimi mesi conferma nella loro drammatica concretezza, invitando ad una riconsiderazione complessiva. Da qui, anche da qui, bisogna dunque muoversi per l’auspicato cambio di rotta. Il quale non può essere “solo” economico, ma va organicamente ripensato a partire da un’idea integrale dell’uomo e quindi della società, da una riconsiderazione degli attuali standard di vita, dai limiti del nostro sviluppo, dalla disintermediazione sociale, frutto degli eccessi dell’individualismo.
C’è bisogno di uno scarto culturale. Certamente difficile da realizzare, perché non bastano le circolari ed i decreti legge a creare l’auspicato, spesso inconsapevole, cambiamento. Ma intanto importante è esserne coscienti, iniziando a coltivare idee, aspettative, simboli in grado di dare risposte mature alle vere malattie di questo tempo, verso le quali non basta un vaccino o qualche norma igienica per ritrovare una sana dimensione esistenziale. Per “uscirne” veramente ci vuole ben altro.
Mario Bozzi SentieriGiugno 3, 2020
https://www.ricognizioni.it/questa-societa-e-malata-ma-non-di-coronavirus/
CANADA
La parrocchia non ospita l’evento gay? A processo
Un’organizzazione Lgbt canadese chiede di affittare una sala parrocchiale. La parrocchia si rifiuta spiegando che «sostenere uno stile di vita omosessuale» è contrario alla fede cattolica. Adesso dovrà difendersi davanti a un tribunale per i diritti umani. È la conferma che la libertà della Chiesa è sotto attacco. E in Italia, se passasse la legge contro l'"omofobia", il quadro si aggraverebbe.
Giusto ieri, a proposito del Ddl Zan contro l’omofobia, Stefano Fontana ricordava sulla Nuova Bussola un pensiero di Benedetto XVI, secondo cui nella società contemporanea vi è il pericolo che «la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa» (Luce del mondo, 2010).
Ebbene, tra i tanti fatti di cronaca che ci dicono che non si tratta più di mero pericolo ma di realtà, ce n’è uno fresco che riguarda la Chiesa cattolica in Canada. Qui, con un documento pubblicato il 26 maggio, un giudice ha deciso che la parrocchia “Stella del Mare” di White Rock (Columbia Britannica) deve affrontare un’udienza completa davanti al Tribunale dei Diritti Umani della provincia, dopo che nel marzo 2019 si era rifiutata di ospitare un evento destinato alla raccolta fondi e promosso da un gruppo Lgbt, la White Rock Pride Society. L’evento, con a tema il «Love is love», si sarebbe dovuto svolgere - nelle intenzioni dei richiedenti - in una sala parrocchiale attigua alla chiesa.
La parrocchia aveva giustamente detto “no” sia via telefono sia in successive risposte scritte alle ripetute richieste della White Rock Pride Society, che a giugno 2019 presentava una formula denuncia per violazione dei diritti umani. In quello stesso mese gli avvocati dell’Arcidiocesi di Vancouver, intervenuta a sostegno della propria parrocchia, ribadivano in un’email al gruppo Lgbt quanto dovrebbe essere chiaro a tutti dopo duemila anni di cattolicesimo: «L’uso proposto [della sala parrocchiale] è contrario alle pratiche, agli insegnamenti e alla morale della fede cattolica, poiché l’obiettivo del Pride e della cena e danza per l’evento di raccolta fondi è di incoraggiare e sostenere uno stile di vita omosessuale».
La parrocchia e l’arcidiocesi avevano quindi chiesto al tribunale di rigettare il reclamo della Pride Society, adducendo come motivazione la necessità per le istituzioni religiose di rimanere libere di usare i propri spazi senza contraddire la propria fede. Il giudice Kathleen Smith, come riferisce il sito canadese www.mapleridgenews.com, ha anche riconosciuto che la parrocchia ha portato un «argomento convincente» riguardo alla protezione degli spazi religiosi. Ma a suo giudizio questo non basta. «Questo caso - afferma la Smith - è complicato, comunque, dal fatto che la Parrocchia rende una parte del suo spazio disponibile a coloro che sono al di fuori della sua comunità cattolica».
In realtà la “complicazione” di cui parla la Smith è un pretesto bello e buono, segno di un totalitarismo culturale e pratico che si fa sempre più evidente. Non sappiamo a chi la parrocchia di White Rock ha concesso in passato l’uso dei propri locali, se abbia fatto scelte sempre opportune sul piano ecclesiale, ma rimane un fatto: è la Chiesa che sceglie chi ospitare nei locali parrocchiali (casa sua) e - in nessun caso - lo Stato, la magistratura o gli organi per i “diritti umani” possono imporre l’evento o l’ospite alla Chiesa.
È quindi in gioco la stessa libertas Ecclesiae, minacciata da vari gruppi che ne intendono sovvertire l’insegnamento. Nel caso dell’omosessualità, si tratta di un insegnamento presente tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento, fedelmente trasmesso dalla Tradizione e dal Magistero di sempre. Come riassume il Catechismo - distinguendo tra peccatore e peccato - le persone con tendenze omosessuali vanno accolte «con rispetto, compassione, delicatezza» (CCC 2358), ma gli atti omosessuali «sono contrari alla legge naturale» e «in nessun caso possono essere approvati» (CCC 2357).
È evidente che ogni gruppo che si qualifica come Lgbt o gay, termine politico, mira a cambiare le leggi statali e della Chiesa in un senso contrario alla morale naturale (ritenuta di fatto, per usare un termine della neolingua, “omofoba”). E la Pride Society, al netto delle astuzie da causa legale, non fa eccezione. Dunque, è doveroso attenersi a quanto Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, scriveva già nel 1986 nella Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, raccomandando di ritirare l’appoggio a qualsiasi organizzazione che contrasti o si mantenga anche solo ambigua rispetto alla dottrina della Chiesa. A proposito degli spazi parrocchiali, spiegava: «A qualcuno tale permesso di far uso di una proprietà della Chiesa può sembrare solo un gesto di giustizia e di carità, ma in realtà esso è in contraddizione con gli scopi stessi per i quali queste istituzioni sono state fondate, e può essere fonte di malintesi e di scandalo».
Assieme alla libertà della Chiesa è in gioco la libertà dell’intera società, che è specchio della prima, come questo quotidiano ricordava ieri nel lanciare il tema della nuova raccolta fondi. E se la libertà della Chiesa è gravemente lesa già oggi - vedi per ultimo le imposizioni da Coronavirus - cosa succederà con una legge contro la cosiddetta “omofobia”?
Ermes Dovico
https://lanuovabq.it/it/la-parrocchia-non-ospita-levento-gay-a-processo
CANADA
La parrocchia non ospita l’evento gay? A processo
Un’organizzazione Lgbt canadese chiede di affittare una sala parrocchiale. La parrocchia si rifiuta spiegando che «sostenere uno stile di vita omosessuale» è contrario alla fede cattolica. Adesso dovrà difendersi davanti a un tribunale per i diritti umani. È la conferma che la libertà della Chiesa è sotto attacco. E in Italia, se passasse la legge contro l'"omofobia", il quadro si aggraverebbe.
Giusto ieri, a proposito del Ddl Zan contro l’omofobia, Stefano Fontana ricordava sulla Nuova Bussola un pensiero di Benedetto XVI, secondo cui nella società contemporanea vi è il pericolo che «la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa» (Luce del mondo, 2010).
Ebbene, tra i tanti fatti di cronaca che ci dicono che non si tratta più di mero pericolo ma di realtà, ce n’è uno fresco che riguarda la Chiesa cattolica in Canada. Qui, con un documento pubblicato il 26 maggio, un giudice ha deciso che la parrocchia “Stella del Mare” di White Rock (Columbia Britannica) deve affrontare un’udienza completa davanti al Tribunale dei Diritti Umani della provincia, dopo che nel marzo 2019 si era rifiutata di ospitare un evento destinato alla raccolta fondi e promosso da un gruppo Lgbt, la White Rock Pride Society. L’evento, con a tema il «Love is love», si sarebbe dovuto svolgere - nelle intenzioni dei richiedenti - in una sala parrocchiale attigua alla chiesa.
La parrocchia aveva giustamente detto “no” sia via telefono sia in successive risposte scritte alle ripetute richieste della White Rock Pride Society, che a giugno 2019 presentava una formula denuncia per violazione dei diritti umani. In quello stesso mese gli avvocati dell’Arcidiocesi di Vancouver, intervenuta a sostegno della propria parrocchia, ribadivano in un’email al gruppo Lgbt quanto dovrebbe essere chiaro a tutti dopo duemila anni di cattolicesimo: «L’uso proposto [della sala parrocchiale] è contrario alle pratiche, agli insegnamenti e alla morale della fede cattolica, poiché l’obiettivo del Pride e della cena e danza per l’evento di raccolta fondi è di incoraggiare e sostenere uno stile di vita omosessuale».
La parrocchia e l’arcidiocesi avevano quindi chiesto al tribunale di rigettare il reclamo della Pride Society, adducendo come motivazione la necessità per le istituzioni religiose di rimanere libere di usare i propri spazi senza contraddire la propria fede. Il giudice Kathleen Smith, come riferisce il sito canadese www.mapleridgenews.com, ha anche riconosciuto che la parrocchia ha portato un «argomento convincente» riguardo alla protezione degli spazi religiosi. Ma a suo giudizio questo non basta. «Questo caso - afferma la Smith - è complicato, comunque, dal fatto che la Parrocchia rende una parte del suo spazio disponibile a coloro che sono al di fuori della sua comunità cattolica».
In realtà la “complicazione” di cui parla la Smith è un pretesto bello e buono, segno di un totalitarismo culturale e pratico che si fa sempre più evidente. Non sappiamo a chi la parrocchia di White Rock ha concesso in passato l’uso dei propri locali, se abbia fatto scelte sempre opportune sul piano ecclesiale, ma rimane un fatto: è la Chiesa che sceglie chi ospitare nei locali parrocchiali (casa sua) e - in nessun caso - lo Stato, la magistratura o gli organi per i “diritti umani” possono imporre l’evento o l’ospite alla Chiesa.
È quindi in gioco la stessa libertas Ecclesiae, minacciata da vari gruppi che ne intendono sovvertire l’insegnamento. Nel caso dell’omosessualità, si tratta di un insegnamento presente tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento, fedelmente trasmesso dalla Tradizione e dal Magistero di sempre. Come riassume il Catechismo - distinguendo tra peccatore e peccato - le persone con tendenze omosessuali vanno accolte «con rispetto, compassione, delicatezza» (CCC 2358), ma gli atti omosessuali «sono contrari alla legge naturale» e «in nessun caso possono essere approvati» (CCC 2357).
È evidente che ogni gruppo che si qualifica come Lgbt o gay, termine politico, mira a cambiare le leggi statali e della Chiesa in un senso contrario alla morale naturale (ritenuta di fatto, per usare un termine della neolingua, “omofoba”). E la Pride Society, al netto delle astuzie da causa legale, non fa eccezione. Dunque, è doveroso attenersi a quanto Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, scriveva già nel 1986 nella Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, raccomandando di ritirare l’appoggio a qualsiasi organizzazione che contrasti o si mantenga anche solo ambigua rispetto alla dottrina della Chiesa. A proposito degli spazi parrocchiali, spiegava: «A qualcuno tale permesso di far uso di una proprietà della Chiesa può sembrare solo un gesto di giustizia e di carità, ma in realtà esso è in contraddizione con gli scopi stessi per i quali queste istituzioni sono state fondate, e può essere fonte di malintesi e di scandalo».
Assieme alla libertà della Chiesa è in gioco la libertà dell’intera società, che è specchio della prima, come questo quotidiano ricordava ieri nel lanciare il tema della nuova raccolta fondi. E se la libertà della Chiesa è gravemente lesa già oggi - vedi per ultimo le imposizioni da Coronavirus - cosa succederà con una legge contro la cosiddetta “omofobia”?
Ermes Dovico
https://lanuovabq.it/it/la-parrocchia-non-ospita-levento-gay-a-processo
Scalfarotto ci manda in galera. Per sentirsi a suo agio.
In questa tragica caduta del popolo italiano, precipitata ed aggravata dal potere europeista, che cosa ritiene veramente urgente questo governo? Varare la legge Scalfarotto pro-sodomiti, che punisce come crimine d’odio qualunque critica e dubbio espresso sulla “normalità” dei gay.
Nell’indifferenza generale, la lobby sodoma sta facendo approvare, alla chetichella, in Commissione Palamara (volevo dire Giustizia) l’estensione dell’articolo 604 del codice penale alla punizione di chi “propaganda idee .. o istiga a commettere atti di discriminazione per motivi di odio […] fondato sull’orientamento sessuale o l’identità di genere”.
Del rischio estremo che questa legge liberticida rappresenta ha avvertito Costanza Miriano:
Credo che la gente in Italia in questo tempo abbia accettato una privazione totale della libertà, perché ne condivideva i motivi. Ma la legge Zan Scalfarotto imporrebbe una limitazione della libertà di espressione, di stampa, di associazione, di religione, di educazione senza precedenti in Italia.
Puoi finire in carcere se dici che i figli devono avere un padre e una madre, e se fai parte di un’associazione che afferma questo, in carcere ci resti anni. Cioè sei privato della libertà, della famiglia, del lavoro se solo pensi alcune cose. In altri paesi europei possono toglierti i figli se commetti simili reati di opinione.
Articoli del Catechismo e passi della Bibbia sarebbero fuori legge, persino in chiesa. Forse le forze di governo credono che la gente che ha accettato di stare chiusa in casa accetterà altre limitazioni delle libertà costituzionali. Io non penso”.
che dire?
“I reati d’odio, previsti nella struttura dell’art. 604 bis, che si vorrebbe oggi estendere, sono profondamente contrari al principio del diritto penale”, ha spiegato il giurista prof Mauro Ronco, presidente del Centro studi Livatino, in audizione alla Commissione il 21 maggio. Ed ha aggiunto:
“L’eventuale estensione del reato d’odio alla manifestazione di idee per motivi di orientamento sessuale o di identità di genere segnerebbe il passaggio abnorme del diritto penale verso un modello che punisce la manifestazione di idee per correggere gli individui in ordine alla loro disposizione interiore.
- Non v’è alcuna base empirica per distinguere tra giudizi espressi sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere per ragioni d’odio, da un lato, ovvero, da un altro lato, per ragioni religiose, metafisiche, etiche e sociali.
Qui emerge tutta l’assurdità della creazione di un reato basato sui motivi d’odio. Chi esprime opinioni critiche sulla tendenza omosessuale per ragioni metafisiche o sugli atti omosessuali per ragioni etiche, psicologiche, mediche o sociali, non per ciò è indotto a tali critiche per ragioni d’odio. Anzi, il più delle volte, il motivo per cui esprime tali opinioni risiede in ragioni del tutto contrarie allo stato interiore dell’odio.
L’assurdità ancor maggiore sta nel conferire a un giudice il compito di decidere se una determinata opinione sia stata espressa per convinzione scientifica, per convinzione religiosa, per scelta culturale, per tradizione familiare, ovvero, tutto al contrario, per odio.
Mai l’odio è stato assunto dalla legge come motivo integratore di una circostanza aggravante, perché l’odio è uno stato soggettivo assolutamente indiscernibile da una legge o da un giudice.
Fare di una presunta intenzione, indiscernibile dall’osservatore esterno, la base di un’incriminazione penale contrasta con i principi essenziali del diritto penale del fatto”.
Qui per leggere l’intervento in versione integrale:
Io mi limito ad aggiungere che questo nuovo reato d’opinione, ribattezzato d’odio, è immensamente aggravato dalla volontà del ministro Malafede, sostenuto massicciamente dai grillini di governo e parlamento, che abolisce la prescrizione, che fa di cisacuno di noi, a qualunque titolo accusata da qualunque Scalfarotto bisognoso di far credere normale la condizione, un condannabile a vita.
E non è una preferenza individuale di Scalfarotto; è un’ideologia coerente e condivisa dei 5S. Altra notizia:
28 senatori grillini hanno presentato un ddl per modificare l’articolo 1 della Costituzione, in modo da tutelare gli atei. Vogliono aggiungere la parola “laica”.
“Primo firmatario è l’esponente grillino Iunio Valerio (sic!) Romano, che ha così spiegato all’Adnkronos: “Ritengo che il principio di laicità dello Stato si ricolleghi strettamente a una tutela più forte della libertà di religione e anche di professare il proprio ateismo“.
L’articolo 1 della Costituzione recita adesso che “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Vogliono aggiungere “laica” dopo Repubblica.
I 5Stelle sembrano venuti al mondo per attuare la barbarie giuridica assoluta, il rovesciamento per legge del bene col male. Sono parte attivissima del satanico attacco alla verità cristiana visibile da ogni parte.
Ciò, purtroppo, mi ricorda una delle profezie di Garabandal sui tempi ultimi. Intervista ad una delle veggenti, ottobre 1982:
“ Ricordi che cosa abbia detto la Santa Vergine a proposito della tribolazione comunista che dovrebbe precedere l’Avvertimento?
R. Sembrerà come se il comunismo avesse invaso il mondo intero e fosse diventato molto difficile praticare la religione, per i sacerdoti sarà difficile dire Messa o per i fedeli aprire le chiese.
R. Sembrerà come se il comunismo avesse invaso il mondo intero e fosse diventato molto difficile praticare la religione, per i sacerdoti sarà difficile dire Messa o per i fedeli aprire le chiese.
Ovviamente gli interlocutori furno stupiti del sentir profetizzare una rinascita, riconquista del comunismo sovietico, che nel 1983 aveva esaurito molta della sua attrattiva e forza di espansione. Ma la gente parlava di qualcosa di simile al comunismo.
. È questo che intendevi dire quando dicevi che sembrerà come se la Chiesa fosse scomparsa?
R. Sì.
R. Sì.
Sarà perché ci saranno persecuzioni e non perché la gente smetterà di praticare la loro religione?
R. Si, però penso che molti non praticheranno più. Chiunque vorrà praticare dovrà nascondersi
R. Si, però penso che molti non praticheranno più. Chiunque vorrà praticare dovrà nascondersi
E la Vergine ha detto che sembrerà che la Chiesa sia scomparsa?
R. Si.
R. Si.
La Santissima Madre ha mai detto niente a proposito del Papa che dovrà lasciare Roma all’epoca dell’Avvertimento?
R. No, ma quello che mi sembrava—può essere che a quell’epoca io confondessi nella mia mente quello che io vedevo e quello che la Santa Madre mi diceva perché sono passati tanti anni—ma mi sembrava che anche il Santo Padre non potesse restare a Roma, capisci quello che intendo dire, allo scoperto. Anche lui era perseguitato e doveva nascondersi come tutti gli altri.
R. No, ma quello che mi sembrava—può essere che a quell’epoca io confondessi nella mia mente quello che io vedevo e quello che la Santa Madre mi diceva perché sono passati tanti anni—ma mi sembrava che anche il Santo Padre non potesse restare a Roma, capisci quello che intendo dire, allo scoperto. Anche lui era perseguitato e doveva nascondersi come tutti gli altri.
G. K. Chesterton: What we have to fight for is not freedom to be abnormal, but freedom to be normal
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