Bergoglio: il “papa” secondo i loro desideri. Analisi di un documento anticristiano. Dov’è la croce di Bergoglio non la si vede c’è solo la chiesa in uscita che pur di farsi accettare rinnega il Vangelo e volta le spalle a Gesù
di Francesco Lamendola
In una Istruzione segreta permanente, distribuita ai suoi adepti da Nubius, diplomatico e membro dell’aristocrazia romana, capo segreto dell’Alta Vendita della Carboneria, documento che poi sarebbe stato scoperto e pubblicato dal giornalista e storico cattolico francese Jacques-Crétien Joly (1803-1875) nel suo libro L’Église romaine en face de la Révolution, nel 1859, e ripubblicato da monsignor George F. Dillon (1836-1893), sacerdote e teologo irlandese, nel libro War of Anti-Christ with the Church and Christian Civilization, del 1885, si poteva leggere (traduzione di John Vennari della Permanent Instruction of Alta Vendita, citata in Mons. H. Delassus, The Anti-Christian Conspiracy (La cospirazione anticristiana), Desclée de Brouver, Roma 1910, vol. III, pagg. 1035-1092):
Il nostro fine ultimo è quello di Voltaire e dei rivoluzionari francesi: la distruzione finale del cattolicesimo e dell’idea cristiana. (…)
Il Papa, chiunque sarà, non verrà mai alle società segrete. Sta alle società segrete compiere il primo passo verso la Chiesa, con lo scopo di conquistare entrambi. Il compito che stiamo per intraprendere non è il lavoro di un giorno, o di un mese, o di un anno; può durare molti anni, forse un secolo; ma nelle nostre file il soldato muore e la lotta prosegue. Noi non intendiamo guadagnare i Papi alla nostra causa, farne dei neofiti dei nostri principî, dei propagatori delle nostre idee. Sarebbe un sogno ridicolo, e, in qualsiasi modo si svolgano gli avvenimenti, se per esempio dei Cardinali o dei prelati siano entrati, di loro spontanea volontà o di sorpresa, a parte dei nostri segreti, questo non è nient’affatto un incentivo per desiderare la loro elevazione alla Sede di Pietro. Quella esaltazione ci rovinerebbe. L’ambizione li avrebbe condotti all’apostasia, e i bisogni del potere li costringerebbero a sacrificarci. Quello che noi dobbiamo domandare, quello che dobbiamo cercare e aspettare, come gli ebrei aspettano il Messia, è un Papa secondo le nostre necessità. (…)
Con quello marceremo più sicuramente all’assalto della Chiesa che con gli opuscoli dei nostri Fratelli in Francia e anche con l’oro dell’Inghilterra. Senza dubbio raggiungeremo questo fine supremo dei nostri sforzi. Ma quando? Come? L’ignoto non è stato ancora rivelato. Ciononostante, niente deve dissuaderci dal piano tracciato; al contrario, tutto deve tenderci: l’opera è appena abbozzata, ma fin da oggi dobbiamo lavorarci con lo stesso ardore come se il successo dovesse coronarla domani. Desideriamo che questa istruzione rimanga segreta, per i soli iniziati, e che venga detto ai soli ufficiali del consiglio della suprema Vendita (Loggia) che dovrebbero instillarla nei loro Fratelli, in forma di istruzione o di memorandum. (...)
Or dunque, per assicurarci un Papa fornito delle qualità richieste, si tratta di formare a questo Papa una generazione degna del regno che desideriamo. Lasciamo da parte le persone anziane e quelli di età matura; andiamo alla gioventù, e se è possibile, anche ai bambini. (…)
Escogiterete per voi stessi, senza grandi sforzi, una reputazione di buoni cattolici e di puri patrioti. Questa reputazione permetterà l’accesso delle nostre dottrine negli ambienti del giovane clero, così come nei conventi. Per forza di cose, nel giro di alcuni anni, questo giovane clero avrà occupato tutte le cariche; esso governerà, amministrerà, giudicherà, formerà il consiglio del sommo gerarca, sarà chiamato a scegliere il Pontefice che deve regnare. E questo Pontefice, come la maggior parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente imbevuto più o meno dei principi italiani umanitari che abbiamo incominciato a mettere in circolazione. È un piccolo grano di senape nera che stiamo affidando alla terra; ma la luce del sole della giustizia lo farà crescere sino al potere più elevato, e un giorno vedremo che ricco raccolto produrrà questo piccolo seme. Nel percorso che stiamo tracciando ai nostri Fratelli si devono vincere grandi ostacoli e superare molteplici difficoltà. Si trionferà con l’esperienza e con la perspicacia. Ma il fine è così bello che vale la pena di spiegare tutte le vele al vento per raggiungerlo. Volete rinnovare radicalmente l’Italia? Cercate il Papa di cui abbiamo appena disegnato il profilo. Desiderate stabilire il regno degli eletti (gli appartenenti alla Loggia dell’Alta Vendita) sul trono della prostituta di Babilonia (la Chiesa)? Lasciate il clero marciare sotto il Suo stendardo, mentre crede di marciare sotto la bandiera delle Chiavi Apostoliche. Vuoi distruggere l’ultimo vestigio dei tiranni e degli oppressori? Piazzate le vostre trappole (le reti) come Simon Pietro; gettatele nelle sacrestie, nei seminari e nei conventi piuttosto che in fondo al mare: e se non avete fretta, vi promettiamo una pesca più miracolosa della sua. Il pescatore di pesci divenne pescatore di uomini; voi porrete dei nostri amici attorno alla Cattedra Apostolica. Avrete predicato una rivoluzione in tiara e cappa, camminando con la croce e la bandiera, una rivoluzione che non avrà bisogno se non che di essere un po’ spronata per mettere il fuoco ai quattro lati del mondo.
Dov’è la croce di Bergoglio? Dov’è la croce del papa che vuol piacere al mondo? Non la si vede, c’è solo la chiesa in uscita che pur di farsi accettare rinnega il Vangelo e volta le spalle a Gesù!
E adesso, si legga con attenzione quanto scrive Bergoglio nella esortazione apostolica Amoris laetitia del 19 marzo 2016, particolarmente al § 303, a proposito della situazione morale di quei cattolici che hanno rotto il vincolo matrimoniale e sono passati a nuove unioni; vale a dire, sempre che non andiamo errati e che il Magistero e il Catechismo della Chiesa cattolica non siano stati cambiati, nel cuore della notte e ad insaputa dei fedeli, di quelle persone le quali hanno scelto di vivere in stato di pubblico adulterio permanente e legalizzato:
A partire dal riconoscimento del peso dei condizionamenti concreti, possiamo aggiungere che la coscienza delle persone dev’essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa in alcune situazioni che non realizzano oggettivamente la nostra concezione del matrimonio. Naturalmente bisogna incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata, formata e accompagnata dal discernimento responsabile e serio del Pastore, e proporre una sempre maggiore fiducia nella grazia. Ma questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo. In ogni caso, ricordiamo che questo discernimento è dinamico e deve restare sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettano di realizzare l’ideale in modo più pieno.
Per Bergoglio, Dio vuole che i suoi fedeli vivano nel peccato!
Cioè, per essere chiari ma conservando le stesse identiche espressioni adoperate da Bergoglio: vivere in stato di adulterio permanente e legalizzato è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo: dunque non solo si può vivere in stato di peccato mortale e tuttavia “sentire” che ciò è la risposta generosa che si può offrire a Dio (generosa?); ma come se non bastasse, come se la bestemmia non fosse abbastanza esplicita, subito dopo Bergoglio chiama Dio a mallevadore e garante di quel sacrilegio e di quella bestemmia: quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti. Dio, quindi, vuole che i suoi fedeli vivano nel peccato; vuole che siano peccatori impenitenti e pervicaci; e approva il fatto che abbiano scelto di vivere in stato di peccato mortale e andare all’inferno, il che, essendo una completa assurdità in termini di pura logica, equivale a dire che Dio abolisce il peccato e smentisce duemila anni d’insegnamento della Chiesa a proposito dei Sacramenti e della indissolubilità del vincolo matrimoniale. E perché nulla manchi all’astuzia del diavolo nella raffinatissima malizia di questo falso documento apostolico (così come falsi sono tutti gli atti e tutte le nomine fatti dal falso papa Bergoglio), aggiunge: benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo. Cioè: tra il peccato e la vita cristiana non c’è più uno stacco netto e ben riconoscibile; non c’è più una opposizione irriducibile: c’è una gradualità di sfumature; e chi vive in peccato mortale, convinto e pertinace nel proprio peccato, non è al di fuori della vita morale cristiana, non si contrappone ad essa con le sue scelte pienamente consapevoli (poiché c’è peccato solo dove c’è piena consapevolezza), ma è uno che non sta ancora vivendo pienamente l’ideale oggettivo del Vangelo. Come dire: in fondo la distanza non è poi così grande: facciamo qualche altro passo gli uni verso gli altri, veniamoci incontro senza giudicare alcuno (e chi sono io per giudicare?) e ci ritroveremo tutti a mezza strada. Benissimo. Ancora un piccolo sforzo, forse (o forse no, nemmeno quello) e non ci sarà più alcuna differenza tra ciò che Dio vuole e ciò che Dio aborre; cioè alcuna differenza tra bene e male. Tutto sarà bene; tutti saranno belli, buoni e bravi, come del resto suggerito e proclamato da svariati documenti del Concilio Vaticano II, in particolare dalla Dignitatis humanae e dalla Nostra aetate.
E non basta ancora. Parlando di “ideale” del Vangelo e di “proposta” del Vangelo (peggio ancora: di “proposta generale”, come a socchiudere subito l’uscio alle debite eccezioni), Bergoglio falsifica deliberatamente le carte e lo fa con astuzia e malizia infernali, a danno delle anime. Il Vangelo di Gesù Cristo non è un ideale e tanto meno una proposta: entrambi i concetti esprimono delle cose pienamente umane, oltretutto con una connotazione di ambiguità, perché gli ideali, è noto, non fanno i debiti conti con la realtà, e le proposte, per loro stessa natura, sono aperte all’accettazione o al rifiuto, nonché alla libera interpretazione soggettiva. Il Vangelo è sia l’insegnamento di Gesù, fatto di parole e opere (la più grande delle quali è stata la sua Passione, Morte e Resurrezione), sia la Persona stessa di Gesù, il Figlio di Dio, che è Lui stesso la Verità tutta intera (Io sono la via, la verità e la vita; chi ha visto me, ha visto il Padre), senza bisogno di aggiunte, postille o correzioni. Perciò chi ha scritto quelle frasi, e chi le ha approvate e firmate (non crediamo che lo sgrammaticato Bergoglio, oltretutto penosamente digiuno di teologia, sarebbe mai stato capace di scriverle di suo pugno), ha intinto veramente la penna nel calamaio del diavolo e non ha usato l’inchiostro, ma il peggiore dei veleni morali. E ci siamo limitati ad un solo esempio della falsa pastorale e della falsa dottrina di Bergoglio fra tutti quelli che avremmo potuto prendere: è una ben trista galleria nella quale, purtroppo, c’è solo l’imbarazzo della scelta. La tecnica comunque è sempre la stessa: servirsi di un concetto che ha una certa quale apparenza di ortodossia, il “discernimento”, che oltretutto deve essere dinamico e sempre aperto, e usarlo come un grimaldello per scardinare tutta la dottrina e la morale cattoliche. Anche perché, si badi, qui non stiamo parlando del discernimento del pastore di fronte alle sue pecorelle, magari smarrite; qui si sta insinuando che ciascun fedele può e deve farsi arbitro e giudice dei propri atti, interpretando il Vangelo soggettivamente, elasticamente e per giunta in senso decisamente storicista: perché ciò che Dio chiede agli uomini, lo chiede in mezzo alla complessità concreta dei limiti.
E adesso si confronti questo testo di Bergoglio con ciò che scriveva, profeticamente, il mago cabalista Eliphas Lévi (1810-1875) nella sua opera Grande Arcano (Atanor, 1989, p. 89):
Verrà un giorno in cui gli ultimi anatemi di un Concilio Ecumenico saranno: “Maledetta sia la maledizione; che gli anatemi siano anatemizzati, e che tutti gli uomini siano benedetti!” Allora non si vedrà più da una parte l’umanità e dall’altra la Chiesa. Poiché La Chiesa abbraccerà l’umanità e chiunque farà parte dell’umanità non potrà essere al di fuori della Chiesa.
Bergoglio e la dea "Pachamama" intronizzata in San Pietro.
È un discorso che suona familiare, di questi tempi, all’interno della Chiesa: non è vero? Ecco infatti cos’ha detto Bergoglio nell’udienza generale del 23 agosto 2017, strumentalizzando anche la Bibbia:
Le pagine finali della Bibbia ci mostrano l’orizzonte ultimo del cammino del credente: la Gerusalemme del Cielo, la Gerusalemme celeste. Essa è immaginata anzitutto come una immensa tenda, dove Dio accoglierà tutti gli uomini per abitare definitivamente con loro (Ap 21,3).
Un’immensa tenda preparata da Dio per tutti gli uomini? Niente affatto: se così fosse il libero arbitrio sarebbe annullato e tutti devono salvarsi. Gesù non è venuto a spargere il suo sangue per costringere gli uomini ad andare in paradiso ma per invitarli a seguirlo, prendendo ciascuno la propria croce su di sé. Dov’è la croce di Bergoglio? Dov’è la croce del papa che vuol piacere al mondo? Non la si vede, c’è solo la chiesa in uscita che pur di farsi accettare rinnega il Vangelo e volta le spalle a Gesù.
Bergoglio: il “papa” secondo i loro desideri
di Francesco Lamendola
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