Curioso questo popolo che non si rassegna a sparire. Cosa si può fare per costringere gli Italiani a mollare la presa, a smetterla di far resistenza contro la globalizzazione e i suoi eroi: ce lo spiega il santo padre Bergoglio
di Francesco Lamendola
Quel che sta accadendo al popolo italiano è rivelatore di ciò che sta accadendo a tutti i popoli presi nel tritacarne della globalizzazione; ed è un caso esemplare, perché l’Italia è un Paese laboratorio fin da quando è nata come Stato unitario. Infatti il Risorgimento stesso, poi il fascismo, poi l’antifascismo di rendita permanente, poi il berlusconismo (sia come monopolio mediatico, sia come sistema di governo) e ora la dittatura sanitaria targata O.M.S., sono stati tutti, o sono, dei modelli, nel senso che sono apparsi come soluzioni originali a determinati problemi nazionali, economici, politici e sociali e, al tempo stesso, come degli esperimenti che hanno suscitato numerosi tentativi d’imitazione.
Curioso questo popolo che non si rassegna a sparire!
Ora siamo alle prese con l’ultima ricetta di laboratorio, quella che permette al più gramo, al più sfigato, al più inconsistente, ridicolo e screditato fra tutti i governicchi possibili e immaginabili, di trasformarsi in un governissimo da fare invidia a Super Mandrake, nel senso che ha potuto varare da un giorno all’altro dei decreti legge che nemmeno Mussolini, al culmine della sua potenza, cioè al culmine del manganello e dell’olio di ricino, avrebbe mai osato immaginare, neanche nei suoi sogni proibiti e che peraltro, se li avesse adottati, ciò gli varrebbe una damnatio memoriae ancor più furiosa di quella che gli è toccata dopo il 25 aprile del ‘45. Il tutto senza che una sola forza politica, un solo gruppo o movimento organizzato, un solo sindacato, per quanto minore, un solo organo di stampa, una sola associazione di magistrati o di rappresentanti delle forze dell’ordine, una sola Azienda Sanitaria Locale, un solo circolo d’intellettuali, trovasse alcunché da ridire su quei decreti. E meno che mai vi ha trovato da eccepire colui che dovrebbe essere il supremo garante e difensore della Costituzione democratica e repubblicana (cioè della Repubblica italiana e non, almeno per quanto ci risulta, dell’Unione Europea), ossia il Presidente, prima carica dello Stato (sempre dello Stato italiano e non, che noi si sappia, dell’Unione europea), Sergio Mattarella.
Il supremo garante e difensore della Costituzione democratica e repubblicana? Presidente Mattarella se ci sei batti un colpo!
Pertanto, capire cosa è successo in Italia può rivelarsi estremamente interessante per capire quel che succede e che succederà nel mondo intero, o almeno in una buona parte di esso: quella dominata dal cosiddetto libero mercato, cioè, spiegato in parole semplici, quello dominato dagli squali dell’alta finanza internazionale, i quali possiedono le maggiori società multinazionali e tengono a libro paga numerose istituzioni mondiali, a cominciare dall’O.M.S., e, più o meno indirettamente, una quantità di altre istituzioni nazionali, di università, di partiti politici, di fondazioni umanitarie e culturali, di ministri di numerosi Stati e anche d’interi governi. Quali governi? Domanda legittima: è ora di smetterla di fare allusioni, evitando però d’indicare nomi precisi. Ebbene, diciamo allora che fra tali governi non si annovera quello bielorusso del presidente Lukashenko, il quale ha avuto l’impudenza di rifiutare la generosissima offerta di 940 milioni di euro (sì, avete capito bene: quasi mille milioni, cioè un miliardo di euro) da parte del Fondo Monetario Internazionale, se avesse accettato di uniformarsi a ciò che l’Italia, in maniera esemplare, ha fatto di fronte al Covid-19, ossia adottare tutti i provvedimenti del saggio e prudente governo Conte Bis), con la ridicola motivazione che in Bielorussia non c’è alcuna pandemia. E pensare che La Bielorussia non fa nemmeno parte della U.E. (né ha mai chiesto di entrarci, altro indizio certo della sua orribile arroganza) e quindi non può contare nemmeno sulla calda e commovente solidarietà che Von der Leyen, Lagarde & Merkel - un magnifico tris di donne sagge e illuminate, da fare invidia alle nostre Boldrini, Cirinnà e Bellanova, le quali, poverine, per quanto facciano del loro meglio, sono e saranno sempre impietosamente indietro rispetto alle loro omologhe nordeuropee, non solo eurofemministe ma anche euroilluminate ed eurofrugali - hanno già dispensato alla Grecia e ora si accingono a dispensare, con pari larghezza e munificenza, al Bel Paese ove il sì suona.
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Ma Lukashenko, si sa, è un brutto tipo, un dittatore o quasi, un tristo figuro semicivilizzato, una specie di Bokassa o di Amin Dada dell’Europa profonda e non ancora acquisita alle meraviglie del libero mercato. Difatti il suo popolo è stufo e arcistufo di lui (come lo sappiamo? semplice: lo dicono giornali che il mondo intero c’invidia come perfetti esempi di oggettività e attendibilità, quali La Repubblica o Il Corriere della Sera, e giornalisti di specchiata imparzialità, sul tipo di Lerner, Parenzo e Augias) e vorrebbe cacciarlo a pedate, se solo potesse, per correre a porsi sotto la protezione nobilmente disinteressata della U.E., dell’O.M.S. e magari - sarebbe il colmo della felicità per i poveri bielorussi - sotto il rassicurante ombrello atomico della N.A.T.O., non si sa mai che piovano bombe all’idrogeno da quell’altro cattivo soggetto, pazzo guerrafondaio Putin, il quale già in Siria, come tutti sanno, c’è mancato poco che ci facesse precipitare nella Terza guerra mondiale. E questo, come lo sappiamo? E dàlli: lo sappiamo perché leggiamo ogni mattina, scrupolosamente, dalla prima all’ultima riga, aiutandoci con l’evidenziatore, La Repubblica, specie gl’ineffabili elzeviri di Eugenio Scalfari, degni di figurare in una futura Enciclopedia del Giornalismo d’Alto Livello, e Il Corriere della Sera: così che, confrontando due giornali che esprimono punti di vista molto differenti, possiamo fare una sintesi e pervenire ad un ragionevole grado di obiettività dell’informazione.
A quali particolari attitudini, predisposizioni, eredità biologiche, cromosomiche, razziali (ma non razziste, sia ben chiaro), culturali, storiche, antropologiche, gli italiani sono debitori per la fausta ventura di essersi trovati affidati alle cure d’una sì eletta squadra di governo, che ha preso alla lettera, come oro colato, tutto ciò che usciva dalla bocca degli uomini dell’O.M.S., nonché, aggiungiamo noi, da quella di uomini del pari competenti e soprattutto disinteressati, come Bill Gates, George Soros, Mark Zuckerberg, Jorge Mario Bergoglio!
Tuttavia, in questa sede, lasceremo la riflessione in chiave globalista del modello italiano, e proveremo a spostare l’interesse sul piano interno, chiedendoci cosa abbia fatto il popolo italiano per meritare un supergoverno che fa invidia a Super Mandrake; quali doti o qualità lo abbiamo reso degno di un tale onore; quali prospettive esistano, per lui, di restare il più a lungo possibile affidato alle sapienti ed amorevoli cure di grandi statisti, ciascuno dei quali ferratissimo e competentissimo nel proprio ambito di lavoro, del calibro di Giuseppi Conte, Luigino Di Maio, Roberto Gualtieri, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Teresa Bellanova, Lucia Azzolina e Lorenzo Fioramonti; nonché di Rocco Casalino, ex star del Grande Fratello televisivo e ora purtroppo inconsolabile perché la sua storia col prestante, ma forse un tantino imprudente fidanzato cubano, è finita a causa d’una brutta complicazione giudiziaria (ma speriamo di vederlo al più presto tornare a sorridere: auguri, Rocco, e fatti coraggio, noi tutti ti vogliamo un mondo di bene; se tu sorridi, anche a noi si apre il cuore alla speranza!). Dunque, la domanda è la seguente: a quali particolari attitudini, predisposizioni, eredità biologiche, cromosomiche, razziali (ma non razziste, sia ben chiaro), culturali, storiche, antropologiche, gli italiani sono debitori per la fausta ventura di essersi trovati affidati alle cure d’una sì eletta squadra di governo, che ha preso alla lettera, come oro colato, tutto ciò che usciva dalla bocca degli uomini dell’O.M.S., nonché, aggiungiamo noi, da quella di uomini del pari competenti e soprattutto disinteressati, come Bill Gates, George Soros, Mark Zuckerberg, Jorge Mario Bergoglio, il cardiale Gualtiero Bassetti e infine, last but not least, Joe Biden, colui che si accinge a salvare dal fascismo la democrazia negli Stati Uniti dì America?
Bergoglio e Mark Zuckerberg: quando la misericordia corre in rete!
Gli italiani, in verità, sono uno strano popolo: hanno la curiosa proprietà di tornare a rialzarsi dopo ogni mazzata che ricevono, come ben sanno ad esempio i piccoli imprenditori, gli artigiani e i commerciati che si ostinano a lavorare e a restare in patria, nonostante lo Stato, da alcuni decenni, ce la stia mettendo tutta, ma propria tutta, per farli fallire o costringerli ad andare all’estero, in modo che le loro imprese, le loro attività e i loro locali vadano ad impinguare il già cospicuo patrimonio dei cinesi (quelli che falliscono curiosamente ogni due anni, e guarda caso godono dell’esenzione dalle tasse proprio per due anni) e gli operai italiani siano rimpiazzati da lavoratori non qualificati africani, i quali si accontenteranno di salari da Quarto Mondo, ma in compenso avranno televisione e telefonino di ultimissima generazione per sentirsi moderni e progrediti quanto basta. Perciò, a ben guardare, la domanda si sposta, si trasforma, e diventa press’a poco la seguente: cosa si può fare per costringere questo popolo tenace, laborioso, intelligente, a mollare la presa, a gettare la spugna e a smetterla di far resistenza contro la globalizzazione, assecondando le intenzioni dei suoi saggi e disinteressati governanti, i quali vorrebbero sempre meno bambini nelle culle, sempre più divorzi facili e aborti rapidi, sempre più unioni omosessuali e sempre più eutanasia, tutte cose che, come ognuno vede, aumentano il numero e fortificano la razza; così come vorrebbero sempre più vincoli politico-finanziari nei confronti della U.E. e sempre più accoglienza d’illimitate masse di clandestini africani (scusate, che brutta parola clandestini: chiamateli migranti, che vuol dir tutto anche se non dice nulla, anzi, maschera la realtà delle cose), preferibilmente islamici, così si affretta la scomparsa della civiltà italiana e si dà il colpo di grazia al cattolicesimo, questo odioso residuo del passato oscurantista che la massoneria nostrana e quella internazionale da più di tre secoli hanno giurato di distruggere dalle fondamenta e cancellarne anche il ricordo.
Cosa si può fare per costringere gli Italiani a mollare la presa, a smetterla di far resistenza contro la globalizzazione e i suoi eroi: ce lo spiega il santo padre Bergoglio col suo illuminato discernimento, cioè che la terra è di tutti e quindi anche l’Italia è la casa di tutti!
Curioso questo popolo che non si rassegna a sparire
di Francesco Lamendola
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L'INTELLETTUALE ?
Bernard-Henri Lévy: un illuminista che vuole aprire le porte all’Islam
Bernard-Henri Lévy è un intellettuale e imprenditore francese che scrive per il Wall Street Journal e il Corriere della Sera. E’ stato consulente di Sarkozy, nella sciagurata primavera araba del 2011 ed è ora consulente del presidente Macron. E molto abile nel combinare l’attività culturale con quella economica. Pare che la sua fortuna, in parte ereditata, in parte frutto di investimenti, ammonti a qualche centinaia di milioni di euro. Ma questo ci interessa poco. Ci interessano le sue idee che ha avuto modo di esporre in Italia lunedì 27 luglio, nella trasmissione di Nicola Porro “Quarta Repubblica”.
Lévy proviene dai cosiddetti “nouveaux philosophes” i nuovi filosofi francesi post-sessantottini. In realtà, in questa trasmissione ha dimostrato di essere uno degli ultimi vetero-illuministi, riprendendo vecchi argomenti mille volte confutati e soprattutto smentiti dai fatti.
A parte la curiosa tesi che non ha avuto modo di spiegare secondo cui, se in Europa troveremo un vaccino contro il coronavirus, sarà grazie agli immigrati africani, Lévy ha pesantemente attaccato la posizione critica del Presidente della Lega Matteo Salvini nei confronti dell’Islam e della Turchia. Salvini, e tutti coloro che criticano l’Islam, secondo Lévy, non capiscono niente. Non è vero, spiega l’intellettuale francese, che esiste uno scontro tra la Civiltà occidentale e l’Islam. Il vero scontro che esiste è quello interno all’Islam, tra fondamentalisti e moderati. Noi dunque non dobbiamo criticare l’Islam, ma criticare i fondamentalisti e fare di tutto per aiutare i moderati islamici contro i fondamentalisti. Erdogan poi, secondo Lévy, non è un islamista, ma un nazionalista, che mira alla conquista del Medio Oriente, ma il suo è un progetto neo-ottomano, politico e non religioso.
A parte la curiosa tesi che non ha avuto modo di spiegare secondo cui, se in Europa troveremo un vaccino contro il coronavirus, sarà grazie agli immigrati africani, Lévy ha pesantemente attaccato la posizione critica del Presidente della Lega Matteo Salvini nei confronti dell’Islam e della Turchia. Salvini, e tutti coloro che criticano l’Islam, secondo Lévy, non capiscono niente. Non è vero, spiega l’intellettuale francese, che esiste uno scontro tra la Civiltà occidentale e l’Islam. Il vero scontro che esiste è quello interno all’Islam, tra fondamentalisti e moderati. Noi dunque non dobbiamo criticare l’Islam, ma criticare i fondamentalisti e fare di tutto per aiutare i moderati islamici contro i fondamentalisti. Erdogan poi, secondo Lévy, non è un islamista, ma un nazionalista, che mira alla conquista del Medio Oriente, ma il suo è un progetto neo-ottomano, politico e non religioso.
Ora Lévy, malgrado i suoi studi nelle università radical-chic, o forse proprio a causa di questi, sembra di capirci poco sull’Islam. Tutti gli studiosi seri dell’Islam, di qualsiasi parte, insegnano che la distinzione tra un Islam fondamentalista e un Islam moderato è fasulla. O meglio esiste solo come differenza tra due linee strategiche che tendono al medesimo fine: la conquista dell’Occidente da parte dell’Islam. E tra le due linee strategiche, la più pericolosa è proprio quella cosiddetta moderata, che si propone la conquista dell’Occidente non attraverso le scimitarre, ma attraverso la demografia, come sta avvenendo a Bruxelles, la città dove l’Islam è già oggi la prima religione e nelle scuole e l’insegnamento della religione musulmana ha superato per numero di studenti quello della religione cattolica. Bruxelles, la città che nel 2035 sarà a maggioranza musulmana, è la capitale dell’Unione Europea ed è lo specchio dell’Europa di domani: l’Europa che per combattere il fondamentalismo regala il potere all’Islam moderato, che semplicemente non esiste, così come non esiste la distinzione tra Islam religioso e Islam politico, perché l’Islam assorbe la politica nella religione, e il progetto di conquista di Erdogan è religioso e politico al tempo stesso.
Perciò, il 24 luglio, l’imam Ali Erbaş, presidente degli Affari Religiosi della Repubblica Turca, è montato in cattedra nella basilica di Santa Sofia, convertita da museo in moschea, e dopo aver sguainato l’antica spada della conquista, ha letto i versi del Corano che sono incisi sulla spada, in particolare la sura Maryam e la sura Ikhlas, che negano con vigore la Santissima Trinità, come una blasfemia che merita di essere punita.
Perciò, il 24 luglio, l’imam Ali Erbaş, presidente degli Affari Religiosi della Repubblica Turca, è montato in cattedra nella basilica di Santa Sofia, convertita da museo in moschea, e dopo aver sguainato l’antica spada della conquista, ha letto i versi del Corano che sono incisi sulla spada, in particolare la sura Maryam e la sura Ikhlas, che negano con vigore la Santissima Trinità, come una blasfemia che merita di essere punita.
Per i Fratelli Musulmani, come per Erdogan l’obiettivo finale della conquista non è Parigi o New York, ma la città di Roma, perché la guerra in corso prima di essere economica, politica, demografica è religiosa e Roma è il centro spirituale del mondo.
Un’ultima contraddizione. Lévy da una parte dice che l’Islam non è un pericolo, dall’altra dice che bisognerebbe aiutare i moderati per spaccare l’Islam e combatterlo più efficacemente: dunque considera l’Islam un pericolo. Ma allora perché gli tende la mano, difendendo il diritto degli immigrati ad invaderci?
Un’ultima contraddizione. Lévy da una parte dice che l’Islam non è un pericolo, dall’altra dice che bisognerebbe aiutare i moderati per spaccare l’Islam e combatterlo più efficacemente: dunque considera l’Islam un pericolo. Ma allora perché gli tende la mano, difendendo il diritto degli immigrati ad invaderci?
Perché è un illuminista e il vero nemico degli illuministi non è l’Islam, ma la Civiltà cristiana, che gli illuministi odiano con la stessa foga con cui essa è odiata dall’Islam. E allora è necessario ritrovare la forza morale che nel 1571 a Lepanto sbaragliò l’Islam, per difenderci sia dall’invasione islamica che da quegli illuministi, come Bernard-Henri Lévy, che all’Islam vogliono aprire le porte.
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