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NOBILE: BASTERANNO LE ELEZIONI PER FERMARE L’UE SOVIETICA?
29 Luglio 2020 25 Commenti
Carissimi Stilumcuriali, Agostino Nobile compie nelle righe che state per leggere una riflessione amara sulla situazione della politica, della cultura, e della società nel nostro sciagurato Paese. E giustamente si chiede se, al punto in cui siamo arrivati, con la vergognosa complicità di quelli che dovrebbero essere i cani da guardia della democrazia, cioè i giornali e il Presidente della Repubblica, basterà un eventuale ribaltone elettorale per cercare di riportare su binari di razionalità e legalità questa terra devastata e venduta. Buona lettura.
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Per fermare l’ideologia relativista non bastano le elezioni
Dagli anni sessanta i comunisti in Italia, poi diventati per incanto progressisti, hanno iniziato la scalata al potere riuscendo a imporre i propri uomini e donne nei gangli sociali più sensibili, compreso la magistratura. La sinistra, mentre massacra gli imprenditori che potrebbero far ripartire l’economia, ha reso l’Italia – una volta quarta potenza economica mondiale – un parcheggio per immigrati irregolari.
Chi non è di sinistra viene spesso emarginato nella scuola, nei grandi media nazionali e nel mondo cinematografico. Chi condivide l’etica cattolica è considerato il nemico da fascistizzare e da emarginare. La sinistra è organizzatissima. Appena qualche sparuto gruppo di cattolici manifestano per i diritti etici, arrivano i mastini sinistri che con le buone o con le cattive cercano di tappargli la bocca.
Se poi a farsi sentire è un prete, come don Lillo della diocesi di Palermo, la bile delle lobbies Lgbt e delle sinistre esplode in un tam-tam di contumelie e minacce.
Un altro aspetto antidemocratico da rilevare è il tritacarne mediatico. I quotidiani internazionali che trattano argomenti di politica italiana, fanno quasi sempre riferimento alla Pravda fondata da Scalfari, La Repubblica. Lascio immaginare quale tipo di pregiudizi si fanno nel mondo dell’italietta creata dalla cinica sinistra. Quando Berlusconi stravinse le elezioni, i media e i magistrati lo hanno demonizzato a tal punto che anche i tribali del terzo mondo che posseggono una tv lo odiavano. Chiunque incontrassi mi sparava in faccia il nome di Berlusconi con un sorriso beffardo. Oggi è la volta di Salvini.
Ma la categoria degli “artisti” è sicuramente la più determinante. Nessuno come loro ha la capacità d’influenzare milioni di giovani e di tv dipendenti. Tranne pochi che tacciono per non essere marginalizzati, rappresentano i soldati del pensiero unico. Raramente sentiremo un attore o cantante parlare contro l’aborto, l’utero in affitto o il matrimonio gay. È la tipologia più cinica del panorama mediatico, poiché non ci guadagna nulla. Se la maggioranza di questi “artisti” promuovesse i valori del buon senso certamente l’Italia sarebbe migliore.
Nel resto dell’Europa la sinistra utilizza gli stessi metodi minatori e antidemocratici, vedi il Parlamento europeo che, mentre sovvenziona a suon di milioni di euro le lobbies gay, impone leggi anti-famiglia. Tra le altre cose, il soviet di Bruxelles demonizza e mette continuamente sotto pressione i governi ungherese e polacco che difendono i valori cristiani. Tanto è vero che, grazie ai media, gran parte degli europei considera i due governi fascisti.
Avvalendosi di autorità corruttibili, i Dem americani hanno calunniato per quattro anni il difensore dei valori cristiani Donald Trump, montando il risibile Russiagate che alla fine si è dimostrato privo di fondamento. Se i giudici americani fossero stati potenti come i colleghi sinistri italiani, molto probabilmente Trump avrebbe fatto la fine di Berlusconi.
Ma per il presidente americano la cosa non finisce qui. I Dem hanno sguinzagliato gli Antifa e i BLM, e siamo sicuri che il Coronavirus continuerà a diffondersi perlomeno fino alle presidenziali del prossimo novembre.
Consapevoli di questi fatti dovrebbe essere chiaro che è pressoché impossibile lottare democraticamente contro un moloch che controlla politica, media, scuola e lavoro.
I lettori di SC, giustamente, si domanderanno: tutto questo lo sappiamo, ma cosa bisogna fare?
Se in Italia il centrodestra dovesse vincere le prossime elezioni (sinistra permettendo) con un largo vantaggio dovrebbero imitare i comunisti degli anni settanta. Creare una rete con tutti i partiti di ispirazione cattolica e emendare la magistratura, i media e la scuola dalla cupola rossa. Se non lo si farà la sovietizzazione dell’Europa è garantita.
Agostino Nobile
Marco Tosatti
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L’emergenza di Conte – Danilo Quinto – 29 luglio 2020
La destra che piace a lorsignori
Non c’è giorno che un editorialista, un corsivista, un curatore di rubrica coi lettori su un giornalone o nelle sue periferie conformi, non elogi la buona destra che non c’è. È una storia vecchia, che si acutizza ogni volta che nel nostro paese o nel mondo la maggioranza dei consensi va alla destra, per definizione cattiva. Il connotato principale di una buona destra per lorsignori, lo ripetiamo, è quella di essere minoritaria, perdente, subalterna all’establishment e alla sinistra, che ne è il suo braccio politico-ideologico; e i suoi migliori riferimenti sono sempre morti. E anche stavolta (l’ultima sul Corriere della sera l’altro giorno) il copione si ripete. Di solito i riferimenti positivi che si riescono a pescare tra i viventi sono reduci dalla disastrosa esperienza finale di Fini e ora si collocano nell’area del Pd. Curioso, no?
Ma non voglio scendere sul terreno della politichetta, dei casi personali e degli interessi passeggeri, e prima di tornare allo scenario politico presente, alle destre in tutto il mondo, vi chiedo: ma secondo voi qual è il tratto tipico e generale della destra, ciò che la caratterizza e la distingue, a livello di principio e di sensibilità popolare? A me pare evidente. Piaccia o non piaccia ogni destra popolare che ha vinto o è vincente è una variazione sul tema Dio, patria e famiglia. Variazione aggiornata o degradata, volgarizzata o modernizzata, comunque l’asse su cui ruota la destra nel mondo è quella. Poi ci possono essere destre più laiche che lasciano in secondo piano il connotato religioso, altre che attenuano l’aspetto nazionalista o altre che declinano in modo più soft i diritti civili. Il tema portante è la tradizione, il comune sentire, il realismo unito alla meritocrazia; poi le declinazioni possono essere di tipo conservatore o sovranista, social-riformatore e perfino rivoluzionario-conservatore. Ma se guardate alla realtà anziché al pozzo nero dei vostri desideri, la destra è quella, sono quelli i suoi punti fermi che la oppongono al politically correct dell’ideologia global. A me non dispiace una destra con quei connotati ma ho la preoccupazione opposta: quei temi sono troppo grandi, sensibili e toccano l’animo umano per ridurli solo a merce elettorale, slogan e gesto volgare. Vanno dunque salvati, lo scrissi in un libro intitolato proprio Dio patria e famiglia, dalla loro banalizzazione strumentale.
Ma i miei pensieri sono una cosa e la realtà è un’altra: e ogni destra al mondo che abbia conquistato il consenso dei popoli e il governo, sempre detestata e delegittimata da lorsignori, ruota intorno a quei principi messi su strada.
Dio si traduce in difesa della civiltà cristiana e dei suoi valori, senso religioso e rispetto del sacro; Patria si traduce in sovranità nazionale, etica comunitaria, rispetto della memoria storica e dell’amor patrio; famiglia si traduce in difesa della società naturale, priorità alle famiglie costituite da padre, madre e figli, denuncia dell’uso ideologico e penale delle tutele di omo, trans, e dintorni. Questa è la destra, signori, la destra reale. Poi ci sono modi degni e indegni di interpretarla, volgari e nobili, decenti o grossolani. Ma qui avviene la mistificazione o il fraintendimento della “buona destra”. Quell’asse portante sparisce nelle prescrizioni mediche della buona destra. E spariscono le traduzioni di quei principi nella realtà:
La buona destra di lorsignori dev’essere genericamente liberale, libertaria, europeista nel senso di questa UE, globale, moderatamente progressista, e moderna, ripudiando i temi anzidetti e le loro derivazioni. E deve accettare lo statuto di perdente. Una destra così è pensata su misura per l’establishment in cui lorsignori sono inseriti. È l’opposizione di sua maestà, ossequiosa al Canone Regio.
Ora, il principio primo di ogni destra, come di ogni sinistra, è che deve piacere a quelli che la votano e vi si riconoscono in lei. Non deve piacere a chi non la voterà mai o è dall’altra parte. Non mi sognerei mai di stabilire il perimetro entro cui la sinistra sia buona o no; posso criticarla duramente o no, ma la sinistra se la scelgono quelli che la fanno e la votano. Questa è la base elementare della democrazia e della libertà, non potete prescrivere voi il perimetro lecito della buona destra. L’importante è che ripudi la violenza, l’intolleranza e le tentazioni dispotiche e totalitarie; che, come è storicamente noto, possono sorgere a destra come a sinistra, o in ambito tecnoliberale, antipolitico e perfino sanitario (lo abbiamo testato di recente).
Ho un giudizio differenziato, a volte critico, se non di antipatia, verso alcuni leader di destra vincente, trumponi o trumpini nostrani: ma negli Usa come in Gran Bretagna, nei paesi di Visegrad come in altri grandi paesi d’Oriente e in Brasile, il consenso popolare su cui si fondano quelle esperienze di governo è su quell’asse portante.
Ma per lorsignori il rappresentante ideale della destra global è quel filosofo taroccato di nome Francis Fukuyama che ha scritto banalità cosmiche sulla fine della storia e oggi firma il manifesto dei 150 intellettuali liberal per frenare il politically correct, e intervistato da la Repubblica, aggiunge tre notazioni: a) il politically correct è positivo, bisogna solo frenare i suoi eccessi sennò si fa un favore a Trump; b) lui in America vota progressista, vota Biden perché la buona destra fa così; c) la terza, ridicola: il politically correct sorge in reazione a Trump, quando tutti sappiamo – e lo ammette pure lui – che Trump ha vinto proprio perché reagiva al politically correct. Invece, il filosofo-funzionario inverte la sequenza e attribuisce a Trump il male contro cui ha riscosso consensi: è come accusare l’autan perché ci sono in giro troppe zanzare. No, Fukù, ci sono troppe zanzare e perciò tanti comprano l’autan.
MV, La Verità 26 luglio 2020
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