Santa ofia, Istambul, Turchia, 13 luglio 2020 ( EPA/ERDEM SAHIN) 
di Pierluigi Pavone
 1.
Capisco che susciti una certa irritazione. Tuttavia, è necessario riconoscere che in fondo il governo turco agisca secondo coerenza politica e religiosa. Più religiosa che politica: non fa altro che ripristinare ciò che era stato, dal 1453 al 1934. Vale a dire dalla conquista ottomana di Bisanzio, quando Maometto II – il sultano – appena entrò in Chiesa fece salire uno degli ulema sul pulpito, per recitare la Shahada (Non ci sono altri dei se non Allah, e Maometto è il suo messaggero). Vale a dire, fino alla decisione di Mustafa Kemal (noto come Atatürk): il primo presidente repubblicano, laico e massone, nella Turchia dopo la Prima Guerra Mondiale (da dove l’Impero Ottomano era uscito sconfitto). Questi estremi storici sono fondamentali. Soprattutto il secondo: Atatürk rende Museo ciò che era un luogo di culto. Non per una ragione di tolleranza e/o dialogo interreligioso. Non per una ragione teologica, ma per una ragione massonica. In qualcosa di laico, senza Dio – senza nessun Dio, eccetto l’uomo – se non nella superficie di affreschi e mura. Da poter nel caso visitare con occhi atei e permeati di nulla. Il dato essenziale è l’adesione di Atatürk, nel 1908, ai Giovani Turchi: un movimento politico di ispirazione mazziniana. Ovvero: massonica, repubblicana, laicista.
Senza questa considerazione le nostre riflessioni restano ferme alla retorica vuota di chi prima apostata il Cristianesimo e poi avalla un astratto sincretismo o fratellanza cosmica (senza Croce, senza peccato, senza Battesimo). E che, a bene vedere, dalla propria personale prospettiva potrebbe invece salutare con gioia la trasformazione di un Museo in un luogo di culto ad un Dio spacciato come l’unico e lo stesso per tutte le fedi. Perché c’è da chiedersi se di fronte all’Occidente che implode nell’abisso del nulla, non sia più coerente che i musulmani vogliano rendere culto al loro Dio. Che non è affatto il nostro – perché ci unisce solo l’idea che esista un unico Dio, rispetto a chi è ateo o politeista –, ma certamente non è neppure la Repubblica massonica con la sua religione dell’uomo.
2.
Secondo il Presidente greco la decisione di Erdogan danneggia coloro che considerano Santa Sofia “un simbolo superiore del cristianesimo come appartenente all’umanità e al patrimonio culturale mondiale”. La decisione turca, quindi, andrebbe a distogliere “la Turchia dai valori dello stato secolare e dei principi della tolleranza e pluralismo”. Il punto è proprio questo: Santa Sofia nasce non come simbolo di umanità, ma come Chiesa in cui si offriva e si rinnovava il Santo Sacrificio della Croce. Ciò che offende, allora, il Cristianesimo è la sua trasformazione in Moschea mezzo millennio fa. Non tanto il fatto che dal 1935 sia diventato qualcosa in cui era vietato qualsiasi culto religioso, in nome di un laicismo ideologico.
In realtà, Erdogan è più turco di Mustafa Kemal. La cosa può stupire, solo in un Occidente apostata quanto a Cristo e nichilista quanto alla cultura e alle leggi che impone (nichilista nel senso letterale, perché celebra un uomo la cui identità è esattamente un nulla di sé, in tutti gli ambiti, anche quelli più assurdi).
3.
L’Europa, nata cristianamente e culturalmente, geograficamente e militarmente anche in chiave anti-islamica, è un’Europa dall’Impero “Sacro”: la sacralità non sta tanto nel fatto che è un impero cristiano. La sacralità sta nel fatto politico che la spada del potere temporale, a servizio di quella spirituale, si oppone – prima di ogni altra cosa, insieme ad ogni altra cosa – all’Anticristo e al suo ordine politico e culturale. È parte attiva del Kathekon di san Paolo ai Tessalonicesi. Quello che sta avvenendo in Europa dopo la Rivoluzione francese non è una sorta di neo-paganesimo (come può anche sembrare dalla rivoluzione sessuale o dall’ecologismo panteista), ma l’affermazione intenzionale di un ordine anti-biblico. O meglio, di un ordine che con orgoglio rivendica la verità delle parole sataniche: sarete come Dio. E contro Dio. E al posto di Dio.
È talmente forte questa occidentale intenzione apostata di adorare l’uomo, contro Dio, che persino l’Islam – che comunque dalla propria prospettiva vanta la discendenza abramitica – lo percepisce. E proprio in Turchia lo ha sperimentato in parte. Proprio quando la loro Moschea fu trasformata in un Museo. Dalla prospettica cristiana, la perdita di Bisanzio comportò la conquista definitiva dell’Impero Romano d’Oriente da parte degli infedeli. La trasformazione della Moschea in un Museo fu percepita dagli islamici come una laicizzazione ideologica, secondo i valori secolari e atei di un Occidente, che loro erano (e sono?) abituati a vedere come terra di conquista, prima di tutto religiosa. In questo, c’è coerenza nel rifiutare l’Occidente moderno e laico – quanto quello cristiano – e voler ripristinare il loro culto religioso.
Magari, facesse così anche l’Europa, invece di bruciare le sue cattedrali! Magari il cattolicesimo volesse recuperare un culto degno a Dio, invece di innumerevoli profanazioni, condotte fino alla blasfemia! Magari anche l’Europa agisse convertendo se stessa rispetto alla apostasia e al nichilismo!
4.
Certo, sul piano cattolico, viene da pensare se, quando si dialoga illogicamente sullo stesso Dio, l’Islam pensi – giustamente e coerentemente al proprio credo – ad Allah. E il Cristianesimo… a nessuno, considerando che il Cristianesimo ha ragione di essere, a partire dalla divinità di Gesù e dalla Sua rivendicazione di essere unica Via, Verità e Vita.
Certo di fronte all’invito di Erdogan, fatto recapitare al Papa, per l’inaugurazione della Moschea, viene da chiedersi se sia una provocazione, se sia da intendersi come subordinazione religiosa all’Islam di un cristianesimo disposto a negare la Trinità e il senso stesso di rivelazione neo-testamentaria, se sia la richiesta di accettare che Bisanzio ormai è Istanbul per sempre…
Si attende che il cattolicesimo faccia lo stesso verso se stesso e verso l’Occidente che ha creato. Una conversione contro gli uragani e i roghi, i parlamenti e le corsie di ospedali, le retoriche e i paganesimi di nichilismo e apostasia.
Sartori: “Siamo al disastro perché ci siamo illusi di integrare l’Islam”

Per chi ancora, internamente dentro la Chiesa, va affermando l’abominio che “ADORIAMO LO STESSO DIO” – mentre è ben diverso discutere e dialogare sul fatto incontrovertibile che “TUTTI siamo creati da un unico e solo Dio” –  vi lasciamo riflettere su una intervista del politologo Giovanni Sartori.
E non è un problema “solo” della Basilica di Santa Sofia ad Istanbul riconvertita a moschea… questo è solo un epilogo di una prepotente supremazia che soltanto il Cristianesimo era riuscita a frenare e a tenere testa, per ben 1800 anni circa. Nell’Islam (che significa appunto SOTTOMISSIONE) c’è molto di più e non sarà certo una firma di compromessi ad Abu Dhabi, o una Nostra Aetate conciliarista a frenarne l’indole che vuole TUTTI SOTTOMESSI AL LORO DIO….
Nel De Haeresibus, contenuto nella Fonte della conoscenza, san Giovanni Damasceno degli ismaeliti e poi “islamici” così dice:
  • “Furono idolatri fino all’epoca di Eraclio / imperatore bizantino che regnò dal 610 al 641. Allora però comparve tra loro un falso profeta, chiamato ‘Mamed’, che elaborò una propria eresia dopo aver acquisito una conoscenza superficiale dell’Antico e del Nuovo Testamento, evidentemente dopo l’incontro con un monaco ariano. In seguito fece credere al popolo, con l’inganno, di essere un uomo timorato di Dio, e diffuse la voce che gli fosse arrivato dal cielo uno scritto. In questo modo, dopo aver raggruppato alcuni precetti assolutamente ridicoli, insegnò loro ad adorare Dio”.
Il vero San Francesco di Assisi aveva due crucci: l’islam e i catari i peggiori nemici, li definiva il vero Santo, esterno e interno della Chiesa (la Chiesa ha sempre un doppio nemico). Per giunta, il catarismo infestava la Provenza, luogo di origine di sua madre (a onor di lei Bernardone aveva chiamato il figlio “Francesco”). All’islam pensò personalmente, andando a cercar di convertire il sultano, non a farci un brindisi cordiale. Contro i catari mandò il suo uomo migliore, Antonio, il futuro e grande Santo di Padova.
Ai nuovi tentativi di “integrazione” o, addirittura, mettere da parte Cristo Gesù per affermare che crediamo tutti nello stesso Dio, rispose già Pio XI “NON POSSUMUS”:
  • «Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni» (Pio XI – Mortalium animos)
Nonostante il Concilio e il vaneggiamento di chi afferma che abbiamo “lo stesso dio” … la visione di Giovanni Paolo II: «L’islam invaderà l’Europa» non è certo l’affermazione di un Papa che crede di adorare GESU IL CRISTO e il dio dell’Islam insieme… ecco le sue parole:
  • «Vedo la Chiesa del terzo millennio afflitta da una piaga mortale, si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente: dal Marocco alla Libia, dall’Egitto fino ai paesi orientali… Invaderanno l’Europa, l’Europa sarà una cantina, vecchi cimeli, penombra, ragnatele. Ricordi di famiglia. Voi, Chiesa del terzo millennio, dovrete contenere l’invasione. Ma non con le armi, le armi non basteranno, con la vostra fede vissuta con integrità». (pubblicato qui da LaNuovaBussola).
Un paradigma e una sensibilità, dunque, chiari e inequivocabili, specie se si considera un altro passaggio di Ecclesia in Europa, quello in cui in cui Papa Wojtyla – dopo aver stigmatizzato «la frustrazione dei cristiani che accolgono» e che invece in molti paesi islamici «si vedono interdire l’esercizio del culto cristiano» (n.57) – parlando dei flussi migratori arrivava addirittura ad auspicare una «ferma repressione degli abusi» (n.101).
Seppur dimissionario, Benedetto XVI, nel 2014 lanciò un allarme….
  • “Ma vale davvero ancora? – si chiedono in molti, oggi, dentro e fuori la Chiesa – davvero la missione è ancora attuale? Non sarebbe più appropriato incontrarsi nel dialogo tra le religioni e servire insieme la causa della pace nel mondo? La contro-domanda è: il dialogo può sostituire la missione? Oggi in molti, in effetti, sono dell’idea che le religioni dovrebbero rispettarsi a vicenda e, nel dialogo tra loro, divenire una comune forza di pace. In questo modo di pensare, il più delle volte si dà per presupposto che le diverse religioni siano varianti di un’unica e medesima realtà; che “religione” sia il genere comune, che assume forme differenti a secondo delle differenti culture, ma esprime comunque una medesima realtà. La questione della verità, quella che in origine mosse i cristiani più di tutto il resto, qui viene messa tra parentesi. Si presuppone che l’autentica verità su Dio, in ultima analisi, sia irraggiungibile e che tutt’al più si possa rendere presente ciò che è ineffabile solo con una varietà di simboli. Questa rinuncia alla verità sembra realistica e utile alla pace fra le religioni nel mondo.
  • E tuttavia essa è letale per la fede. Infatti, la fede perde il suo carattere vincolante e la sua serietà, se tutto si riduce a simboli in fondo interscambiabili, capaci di rimandare solo da lontano all’inaccessibile mistero del divino.” (Benedetto XVI, Messaggio all’Università Urbaniana, ottobre 2014)
 “LETALE PER LA NOSTRA FEDE” … è evidente perciò che non abbiamo affatto lo stesso Dio, non adoriamo lo stesso Dio. Perché ciò NON sia letale per la nostra Fede non possiamo rinunciare alla VERITA’… mentre ogni conciliarismo con altre fedi è letale per il Cattolico.
Scriveva Pierre d’Ussuel nel 2017 nel tradurre una Lettera del beato Charles de Foucauld sulla vera realtà dell’Islam:
  • “Una tale secca diversificazione si spiega per noi moderni con altri ordini di considerazione: per esempio, il giudaismo e il cristianesimo hanno entrambi in comune il propagarsi a mezzo di una tradizione protratta nel tempo e caratterizzata dalla pazienza – e l’istinto soprannaturale della fede ci porta a riconoscere in questa mirabile concordia i segni dell’ispirazione divina; l’evento fondante dell’Islam, invece, si snoda nell’arco di una sola generazione ed è caratterizzato da una poderosa espansione militare (dunque “violenza” in luogo di “pazienza”) – ed è questa stessa folgorante ascensione che vale storicamente per l’Islam da prova teologica della propria verità. Questo fa sì che mentre si può sensatamente raggruppare l’islamismo con il giudaismo e col cristianesimo nell’insieme delle “religioni abramitiche” (ed è questa una connotazione storico-culturale), nessuno riconosce sensata sul livello teologico l’espressione “rivelazione giudeo-cristiano-islamica” – giacché quella islamica non può essere definita “rivelazione” se non in senso analogico (e molto debole!), da giudei e cristiani – e a nessun titolo può assimilarsi all’unica rivelazione giudaico-cristiana…”
Ed ecco cosa scriveva il Beato de Foucauld:
  • Tamanrasset, par Insalah, via Bisckra, Algeria
    29 luglio 1916.
  • Signore,
  • […]
  • Dei musulmani possono essere veramente francesi?
  • In casi eccezionali, sì. In generale, no. Sono diversi i dogmi fondamentali musulmani che si oppongono a ciò; con alcuni si trovano degli accomodamenti; con uno, quello del mehdi [Nell’Islam, il mehdi è il messia atteso alla fine dei tempi, N.d.R.] non ce ne sono; ogni musulmano (non parlo dei liberi pensatori che hanno perso la fede), crede che con l’avvicinarsi dell’ultimo giorno il mehdi sopraggiungerà, dichiarerà la guerra santa e stabilirà l’Islam su tutta la terra, dopo aver sterminato e soggiogato tutti i non-musulmani. In questa fede, il musulmano guarda l’Islam come la sua vera patria, e i popoli non musulmani come destinati a essere presto o tardi soggiogati da lui, musulmano, o dai suoi discendenti; se ora si trova sottomesso a una nazione non musulmana, si tratta di una condizione passeggera; la sua fede gli assicura che ne verrà fuori e che a sua volta trionferà di quanti al momento lo assoggettano; la prudenza lo invita a subire con calma la sua prova; «l’uccello preso al laccio che si dimena perde le piume e si rompe le ali; se sta tranquillo, se le ritroverà intatte nel giorno della liberazione», dicono. Possono preferire questa nazione a un’altra, preferire star sottomessi ai francesi più che ai tedeschi, perché sanno i primi più accoglienti; possono legarsi a questo o a quel francese, come ci si può legare a un amico straniero; possono battersi con grande coraggio per la Francia, per sentimento di onore, carattere guerriero, corporativismo, fedeltà alla parola data, come i militari di fortuna dei secoli XVI e XVII: ma in generale, salvo eccezioni, fintanto che saranno musulmani non saranno francesiAttenderanno più o meno pazientemente il giorno del mehdi, nel quale sottometteranno la Francia.
  • Da lì viene che i nostri algerini musulmani sono così poco smaniosi di chiedere la nazionalità francese: come chiedere di far parte di un popolo straniero che si sa dover infallibilmente risultare vinto e soggiogato dal popolo al quale invece si appartiene? Questo cambiamento di nazionalità implica veramente una sorta di apostasia, una rinuncia alla fede del mehdi […]
  • Vostro umile servitore nel cuore di Gesù
  • Charles de Foucauld

Ora lasciamo la parola a Giovanni Sartori:
POLITOLOGO GS
Il politologo Giovanni Sartori sul politicamente corretto: “La sinistra non ha il coraggio di affrontare il problema”.
Fiorentino, 91 anni (quasi 92), considerato fra i massimi esperti di scienza politica a livello internazionale, da anni è attento osservatore dei temi-chiave di oggi: immigrazione, Islam, Europa.
– Professore su queste parole si gioca il nostro futuro.
GS: «Su queste parole si dicono molte sciocchezze».
– Su queste parole, in Francia, intellettuali di sinistra ora cominciano a parlare come la destra. Dicono che il multiculturalismo è fallito, che i flussi migratori dai Paesi musulmani sono insostenibili, che l’Islam non può integrarsi con l’Europa democratica…
GS: «Sono cose che dico da decenni».
– Anche lei parla come la destra?
GS: «Non mi importa nulla di destra e sinistra, a me importa il buonsenso. Io parlo per esperienza delle cose, perché studio questi argomenti da tanti anni, perché provo a capire i meccanismi politici, etici e economici che regolano i rapporti tra Islam e Europa, per proporre soluzioni al disastro in cui ci siamo cacciati».
– Quale disastro?
GS: «Illudersi che si possa integrare pacificamente un’ampia comunità musulmana, fedele a un monoteismo teocratico che non accetta di distinguere il potere politico da quello religioso, con la società occidentale democratica. Su questo equivoco si è scatenata la guerra in cui siamo».
– Perché?
GS: «Perché l’Islam che negli ultimi venti trent’anni si è risvegliato in forma acuta – infiammato, pronto a farsi esplodere e assistito da nuove tecnologie sempre più pericolose – è un Islam incapace di evolversi. È un monoteismo teocratico fermo al nostro Medioevo. Ed è un Islam incompatibile con il monoteismo occidentale. Per molto tempo, dalla battaglia di Vienna in poi, queste due realtà si sono ignorate. Ora si scontrano di nuovo».
– Perché non possono convivere?
GS: «Perché le società libere, come l’Occidente, sono fondate sulla democrazia, cioè sulla sovranità popolare. L’Islam invece si fonda sulla sovranità di Allah. E se i musulmani pretendono di applicare tale principio nei Paesi occidentali il conflitto è inevitabile».
– Sta dicendo che l’integrazione per l’islamico è impossibile?
GS: «Sto dicendo che dal 630 d.C. in avanti la Storia non ricorda casi in cui l’integrazione di islamici all’interno di società non-islamiche sia riuscita. Pensi all’India o all’Indonesia». Quindi se nei loro Paesi i musulmani vivono sotto la sovranità di Allah va tutto bene, se invece…«…se invece l’immigrato arriva da noi e continua ad accettare tale principio e a rifiutare i nostri valori etico-politici significa che non potrà mai integrarsi. Infatti in Inghilterra e Francia ci ritroviamo una terza generazione di giovani islamici più fanatici e incattiviti che mai».
– Ma il multiculturalismo…
GS: «Cos’è il multiculturalismo? Cosa significa? Il multiculturalismo non esiste. La sinistra che brandisce la parola multiculturalismo non sa cosa sia l’Islam, fa discorsi da ignoranti. Ci pensi. I cinesi continuano a essere cinesi anche dopo duemila anni, e convivono tranquillamente con le loro tradizioni e usanze nelle nostre città. Così gli ebrei. Ma i musulmani no. Nel privato possono e devono continuare a professare la propria religione, ma politicamente devono accettare la nostra regola della sovranità popolare, altrimenti devono andarsene».
– Se la sente un benpensante di sinistra le dà dello xenofobo.
GS: «La sinistra è vergognosa. Non ha il coraggio di affrontare il problema. Ha perso la sua ideologia e per fare la sua bella figura progressista si aggrappa alla causa deleteria delle porte aperte a tutti. La solidarietà va bene. Ma non basta».
– Cosa serve?
GS: «Regole. L’immigrazione verso l’Europa ha numeri insostenibili. Chi entra, chiunque sia, deve avere un visto, documenti regolari, un’identità certa. I clandestini, come persone che vivono in un Paese illegalmente, devono essere espulsi. E chi rimane non può avere diritto di voto, altrimenti i musulmani fondano un partito politico e con i loro tassi di natalità micidiali fra 30 anni hanno la maggioranza assoluta. E noi ci troviamo a vivere sotto la legge di Allah. Ho vissuto trent’anni negli Usa. Avevo tutti i diritti, non quello di voto. E stavo benissimo».
– E gli sbarchi massicci di immigrati sulle nostre coste?
GS: «Ogni emergenza ha diversi stadi di crisi. Ora siamo all’ultimo, lo stadio della guerra – noi siamo gli aggrediti, sia chiaro – e in guerra ci si difende con tutte le armi a disposizione, dai droni ai siluramenti».
– Cosa sta dicendo?
GS: «Sto dicendo che nello stadio di guerra non si rispettano le acque territoriali. Si mandano gli aerei verso le coste libiche e si affondano i barconi prima che partano. Ovviamente senza la gente sopra. È l’unico deterrente all’assalto all’Europa. Due-tre affondamenti e rinunceranno. Così se vogliono entrare in Europa saranno costretti a cercare altre vie ordinarie, più controllabili».
– Se la sente uno di quegli intellettuali per i quali la colpa è sempre dell’Occidente…
GS: «Intellettuali stupidi e autolesionisti. Lo so anch’io che l’Inquisizione è stata un orrore. Ma quella fase di fanatismo l’Occidente l’ha superata da secoli. L’Islam no. L’Islam non ha capacità di evoluzione. È, e sarà sempre, ciò che era dieci secoli fa. È un mondo immobile, che non è mai entrato nella società industriale. Neppure i Paesi più ricchi, come l’Arabia Saudita. Hanno il petrolio e tantissimi soldi, ma non fabbricano nulla, acquistano da fuori qualsiasi prodotto finito. Il simbolo della loro civiltà, infatti, non è l’industria, ma il mercato, il suq».
– Si dice che il contatto tra civiltà diverse sia un arricchimento per entrambe.
GS: «Se c’è rispetto reciproco e la volontà di convivere sì. Altrimenti non è un arricchimento, è una guerra. Guerra dove l’arma più potente è quella demografica, tutta a loro favore».
– E l’Europa cosa fa?
GS: «L’Europa non esiste. Non si è mai visto un edificio politico più stupido di questa Europa. È un mostro. Non è neppure in grado di fermare l’immigrazione di persone che lavorano al 10 per cento del costo della manodopera europea, devastando l’economia continentale. Non è questa la mia Europa».
– Qual è la sua Europa?
GS: «Un’Europa confederale, composta solo dai primi sei/sette stati membri, il cui presidente dev’essere anche capo della Banca europea così da avere sia il potere politico sia quello economico-finanziario, e una sola Suprema corte come negli Usa. L’Europa di Bruxelles con 28 Paesi e 28 lingue diverse è un’entità morta. Un’Europa che vuole estendersi fino all’Ucraina… Ridicolo. Non sa neanche difenderci dal fanatismo islamico».
– Come finirà con l’Islam?
GS: «Quando si arriva all’uomo-bomba, al martire per la fede che si fa esplodere in mezzo ai civili significa che lo scontro è arrivato all’entità massima

Quale sarà la prossima cattedrale in fiamme?

Il colpo di artiglio quotidiano di François Billot de lochner di Liberté politique, trasmesso da TV Libertés
24 luglio 2020
Il 14 aprile 2019 la cattedrale di Notre Dame di Parigi, pietra miliare della cristianità, simbolo millenario del cristianesimo della Francia, delle sue radici cristiane, questa splendida cattedrale è colpita da un gigantesco incendio, di cui non si sa se sia stato o no per mano criminale – ed io penso che sia evidentemente criminale -, per cui ora la cattedrale rimarrà inutilizzata per molti anni.
Qualche mese più tardi la cattedrale di Eauze è presa di mira da un criminale tentativo di incendio, fortunatamente in parte sventato senza troppi danni. La settimana scorsa è toccato alla cattedrale di Nantes che è stata vittima di un incendio, con tutta evidenza criminale, perché sono stati trovati tre inneschi in tre luoghi strategici in cui la cattedrale poteva prender fuoco molto rapidamente, e cioè sotto l’organo, posizione in cui la struttura in legno è particolarmente presente.
Dunque, sulle 87 cattedrali francesi, in poco più di un anno abbiamo avuto tre cattedrali toccate da tre incendi che sono con tutta evidenza degli incendi criminali. Al contrario, sulle 2500 moschee – luoghi di culto dei musulmani -, in questo tempo non abbiamo avuto da deplorare alcun incendio. Possiamo quindi affermare che non abbiamo avuto da deplorare alcun incendio di moschee e nemmeno di sinagoghe. Ma le cattedrali francesi, certamente meno numerose, bruciano, come possiamo vedere, molto facilmente. Possiamo quindi notare che ci sono notevoli problemi e che c’è una persecuzione del mondo cattolico colpito nell’intimo da questi attacchi criminali, perché le cattedrali sono un simbolo tanto forte da poter dire che i cristiani sono colpiti nella loro carne.
Ma è altrettanto evidente che le autorità si sono immediatamente sentite obbligate a fare dei tweet. E i tweet di Macron, di Castés e di altri politici che hanno magnificato l’opera dei pompieri e dato il loro sostegno alla popolazione di Nantes, non hanno avuto parole di sostegno per il mondo cattolico. Di che vi lamentate, Macron e compagnia? Voi sapete bene che quelle cattedrali sono dei simboli cattolici molto potenti, e che i cattolici si sono sentiti ferire nella loro carne da questi incendi, ma voi non avete osato pronunciare il nome cattolico! Dunque voi, avendo paura di pronunciare tale nome, avete dimostrato di essere ormai sottomessi alla religione islamica. Questo è un vero scandalo! Come volete che vi si porti rispetto, quando la prima dichiarazione di uno di voi è stato dire che suo nonno era musulmano e che pregava Allah? Questo fatto, evidentemente, era molto importante!
D’altro canto, il nostro amico Macron, che era stato istruito in un collegio cattolico dei Gesuiti da un professore che aveva una particolare cura nei suoi confronti – senza particolari risultati, come vediamo -, ha poi risposto secondo quella che doveva essere la sua educazione cattolica? No, tutto ciò che ha saputo dire era piuttosto confuso. Come volete che noi portiamo rispetto alle autorità statali? Il loro vero tweet avrebbe dovuto dire: “Siamo totalmente solidali col mondo cattolico, partecipiamo alle sue sofferenze e faremo di tutto per rintracciare i colpevoli di tali crimini che incendiano le nostre cattedrali!”. Questo avrebbe dovuto essere il loro messaggio! Hanno avuto tale capacità questi tre individui? Evidentemente no! Come volete che portiamo rispetto a persone così poco coraggiose, mentre siamo certi che se si trovassero per caso di fronte all’eventuale incendio di una moschea sarebbero andati in corteo per tutta la giornata attorno ad essa per perorare il loro sostegno al mondo musulmano e alla religione islamica?
Per oggi concludo con queste tristi parole. A domani!
(Quanto ha ragione P. Livio, direttore di Radio Maria, nel dire che il Diavolo gioca su tutti i campi, ingannando l’uomo con le sue false luci, con le ideologie ingannatrici e assassine, con il fanatismo religioso, con i regimi dispotici che schiavizzano i popoli, con la corruzione e la perversione della potente élite finanziaria che ha formato quello che viene chiamato “Deep State” (lo Stato profondo), che, controllando i grandi media, vuole portare i popoli alla corruzione e alla rovina. Purtroppo coloro che, anche inconsapevolmente, si sono lasciati indottrinare da tali propagande, non hanno la percezione del fatto che le forze in contesa non sono solo quelle apparenti, ma ancor più quelle demoniache: quelle che hanno creato i lager, i gulag e i laogai cinesi, i milioni di aborti, il gender, l’utero in affitto e ogni violenza e menzogna che devasta il mondo. Per questo le chiese, cattedre di una Antica Sapienza, ma anche le sinagoghe, sono fatte oggetto di vandalismi e soprusi. Per questo i fedeli cristiani sono da sempre perseguitati e martirizzati. Ndt).
Traduzione di Claudio Forti