ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 20 agosto 2020

Azzolinomio

Com’è consuetudine nostrana, nell’imminenza del Ferragosto i numi governativi non hanno mancato, nemmeno in questo VentiVenti bisesto e distopico, di manifestare ai sudditi i sensi della loro premura.
Il provvidente Ministero dell’Istruzione, in persona di un signore che si firma Bruschi Marco e fa le veci della sua effervescente superiora dalle rosse labbra (o, a scelta, dalle vermiglie rime buccali), ha diramato una nota all’indirizzo del «gentile dirigente» collettivo, quella specchiata figura istituzionale che – testuale – «fa la differenza», perché riveste il fondamentale «ruolo di riferimento della comunità educante». Un po’ come un capo scout.

E ci informano subito, dal ministero – infilando una bella sequenza di stilemi di maniera – che «la risposta della comunità educante alla sfida della riapertura delle istituzioni scolastiche, mai come in questo momento, è considerata come essenziale per la ripresa del paese».
Se vi sentite presi in giro già alla lettura delle prime due righe del documento cercate di resistere, perché ne vale la pena: vedrete come i piccoli padri di Viale Trastevere sanno elargire una parola buona per tutti, anche per voi. Fate finta che la scuola sia un manicomio a cielo aperto e che una nazione intera sia chiamata a stare al gioco, e la missiva non vi deluderà.
L’estensore del documento attinge con disinvoltura ora al registro lirico, ora a quello omiletico e didascalico, con suggestive incursioni prosaiche, colloquiali, persino confidenziali. C’è del sentimento e della retorica vagamente nostalgica. «Dalla ripartenza del sistema scolastico si valuta la capacità di ripresa dell’Italia, la capacità di risposta dello Stato, la capacità di ogni pubblico dipendente, ma anzitutto dei suoi dirigenti, di essere “al servizio esclusivo della Nazione”»;oppure «nelle energie di coordinamento e di governance territoriale ad oggi messe in atto, da parte di tutte le amministrazioni coinvolte ma, soprattutto, da parte dei Dirigenti scolastici, sono riposte le aspettative e le speranze di tutto il Paese».
Ma cosa emerge, nei fatti, dietro lo sfoggio di parole in libertà? Cosa nasconde il virtuosismo stilistico esibito, con ammirevole sprezzo del ridicolo, dal dottor Bruschi?
RIFIUTI RICICLATI: IMMUNI Partiamo da Immuni: il Comitato Tecnico Scientifico, ipse dixit, ha decretato che Immuni «costituisce uno dei punti chiave della strategia complessiva di prevenzione e monitoraggio del mondo della scuola». La famosa applicazione, il cui ingresso in pompa magna dalla porta, nonostante la campagna promozionale a reti unificate, è stato clamorosamente bocciato dagli utenti designati, fischiettando viene fatta rientrare dalla finestra. Come niente fosse. Mica si poteva sprecare tanto disinteressato lavoro di tecnici, amministratori delegati, taskforzisti assortiti, benefattori e filantropi. Di qui l’alzata di ingegno del governo telecomandato: docenti, personale non docente (amministrativi, tecnici, bidelli), alunni, genitori, insomma tutta la sterminata popolazione che, a qualunque titolo, gravita intorno al mondo della scuola, dovrebbe, secondo il premuroso facente funzioni, scaricare il dispositivo di tracciamento e soggiacere, grata e contenta, alla correlativa schiavitù digitale. Come ben sanno quei malcapitati che hanno avuto la bella idea di sperimentarlo, col risultato di venire condannati sine die agli arresti domiciliari.
Siamo di fronte a una manovra palesemente abusiva e fraudolenta. Al di là dell’odioso ricatto insito nel caldo “consiglio” ministeriale di installare la app, fatto per demonizzare i refrattari e spaccare il fronte irenista della “comunità educante”, il colpo di mano sprizza un indigesto retrogusto rieducativo. Tanto per cominciare il dottor Bruschi Marco dà per scontato che ogni scolaro sia dotato di una protesi tecnologica tascabile, ed esclude a priori la libertà della famiglia di procrastinarne il possesso in virtù di una legittima scelta educativa, riassumibile in una generica esigenza di igiene mentale. In ogni caso, fa leva sul tendenziale conformismo del soggetto in via di formazione, sensibile a procacciarsi l’accettazione nel gruppo dei pari, per forzare il genitore ad aderire al rito apotropaico di massa. Pena l’ostracismo dal consesso civile.
Ed è un altro passo decisivo verso l’alienazione collettiva, con particolare riguardo alle giovani generazioni, condizionate per decreto a tenere comportamenti conformi e a reprimere ogni anelito alla spontaneità; dipendenti giorno e notte dal complemento elettronico programmato per istupidirli, sfibrarli, manipolarli, atrofizzare sul nascere le loro facoltà superiori.
MASCHERA LIBERATUTTI Dopo la sponsorizzazione di Immuni, e sempre in religioso ossequio ai pensieri e alle parole del CTS, arriva l’ode alla mascherina miracolosa. Definito «strumento di prevenzione cardine», il democratico bavaglio si presta a togliere le castagne dal fuoco a tutti i fantasiosi artefici di linee guida, dalla tenutaria del dicastero, al suo amministratore di sostegno e alle sue due task force: laddove sia impossibile garantire il distanziamento prescritto, infatti, soccorre lei, la mascherina, dea ex machina capace di sciogliere qualsiasi impasse spazionumerica. Che costringa a respirare a pieni polmoni il proprio gas di scarico e si tramuti in un ricettacolo di germi, è un dettaglio che non interessa a nessuno di coloro che, per questioni di rango, non la indossano.
Infatti è confermata la fornitura, a cura della struttura commissariale, di «undici milioni di esemplari al giorno». Bel colpo per un esecutivo che fino a qualche mese fa fomentava appassionatamente – insieme a Quirinale, Vaticano e ogni altra istituzione che si rispetti – gli scioperanti del Global Strike for Future, o School Strike 4 Climate, insomma i seguaci della intraprendente svedesina amica di Soros. Montagne quotidiane di rifiuti, tra guanti e museruole, d’improvviso non turbano più nessuno. Anzi, assurgono a valore non negoziabile del nuovo Stato terapeutico.
BANCHI SEMOVENTI Lo stesso ecologismo di ritorno ha ispirato la rottamazione degli arredi scolastici, che verranno sostituiti in blocco dai nuovi sfolgoranti banchi a rotelle strumentali alla imposizione definitiva della didattica digitale, cioè dispensata a mezzo tablet. Un altro clamoroso colpo di mano, a riprova che il virus è un mero pretesto per portare a compimento gli obiettivi di un’agenda preordinata.
Bandito l’uso in classe di libri, quaderni, vocabolari, penne e matite, materiale obsoleto che aumenta il rischio di produrre qualche essere abile e pensante, gli autoscontri ad uso scolastico non fanno che completare il quadro di una scuola trasfigurata in luna park, dove si deve fare tutto fuorché insegnare e imparare le cose che contano. Perché ignorante è bello. Soprattutto, è funzionale al raggiungimento di uno stato di ebetudine diffusa e precoce, endemica e irreversibile.
Non per nulla, nonostante l’arretrato da rimontare dopo un quadrimestre azzoppato, la compagine ministeriale non pensa al recupero dei fondamentali, no. Si pone l’obiettivo di «ampliare l’offerta formativa» con attività ludico-ricreative. Gli insegnanti approfittino dell’ultimo scorcio di vacanze per aggiornarsi presso gli animatori di villaggi turistici.
PSICO-ANGELI CUSTODI L’elenco dei comandamenti dettati dai tecnoscienziati del comitato – auctoritas insindacabile e inamovibile – e fatti propri dai funzionari del dicastero, è alternato a passi autocelebrativi dove sono elencate le prodezze già realizzate e le spese già compiute (con denaro del contribuente). Al punto che, ammirati da tanta efficienza, lungimiranza, generosità, «tutti chiedono di aiutare». Proprio così, pare ci sia la fila. «Ed è un’occasione imperdibile per mettere a frutto la capacità delle scuole autonome di essere, come spesso peraltro già sono, punti di riferimento del territorio, da non intendersi solo in senso geografico, ma umano».
Ebbene, una risorsa fondamentale per la «riscolarizzazione» e la «ricostruzione degli ambienti di apprendimento» sarà la possibilità, per le scuole, di avvalersi «in maniera sistematica del contributo dell’ordine degli psicologi e delle figure di supporto pedagogico». Dove il riferimento esplicito all’ordine professionale assicura la fedeltà al regime terapeutico e ai suoi imperativi categorici. Assicura la sorveglianza occhiuta della psicologia militante sulle famiglie che osassero dissentire dall’etica di Stato formulata per esigenze di salute pubblica e di benessere privato.
IL TIRA-E-MOLLA DEI SINTOMATICI Infine, si legge una straordinaria excusatio non petita della sedicente autorità, che ancora una volta si autoincensa come artefice di «un flusso di informazioni ufficiali…immediato, costante, fondato» (si potrebbe aggiungere fuori onda: contraddittorio, ridicolo, grottesco) e, di conseguenza, auspica la soppressione del «rumore di fondo costituito da un circuito di “non notizie”, alimentate dalla comunicazione social, ma anche da canali più autorevoli». Detta altrimenti, è la solita minestra delle cosiddette fake news, ovvero delle notizie capaci di turbare la pax sanitaria garantita dal pensiero unico obbligatorio e presidiata dal ministero della verità.
Ma, soprattutto, è interessante come la nota faccia espresso riferimento a “fughe in avanti”, riferendosi ai sinistri protocolli scolastici pubblicati qua e là, a più riprese e da più parti, per il trattamento dei sintomatici a scuola.
È successo infatti che capi di istituto obnubilati dalla libidine del comando abbiano pornograficamente previsto, in combinato disposto con l’esautoramento della famiglia, l’immediato isolamento del minore con sintomi (non meglio identificati) e la sua presa in carico da parte delle autorità sanitarie allertate dalle autorità scolastiche, in un fantastico concerto di illeciti assortiti: quantomeno viene anticipato a mezzo circolare, con inedita confessione previa, il ricorso alla violenza privata e al sequestro di persona. Lo stato di emergenza dichiarato e prorogato, vero o falso che sia, funziona da esimente universale, è fatto apposta per quello, e i gli ominicchi che si trovano a essere titolari di un potere extra ordinem, in difetto di qualsiasi scrupolo di coscienza o senso di responsabilità, restano folgorati dalla sindrome del kapò, virus contagiosissimo in tempi di sopruso istituzionalizzato, quando l’arbitrio del più forte guadagna il sopravvento sul sistema di garanzie proprio di uno Stato di diritto.
DOVE VOGLIONO ANDARE A PARARE Non è difficile intravvedere quale sia il traguardo ultimo per il quale, al momento, gli emissari del potere si stanno esercitando a singhiozzo nelle retrovie, inscenando pure qualche finta scaramuccia: sarà l’impossessamento anche fisico dei bambini. Per il loro best interest, naturalmente.
Si annusa nell’aria la voglia matta di mettere le mani sui più piccoli e indifesi, di isolarli, indebolirli e plagiarli togliendo loro i naturali punti di riferimento. Di eterodirigerli là dove il potere vuole.
Del resto, un governatore lo aveva dichiarato senza troppi giri di parole: verremo a stanarvi casa per casa. Si vocifera qua e là di strutture di accoglienza allestite per i cosiddetti positivi – e crearli, i positivi, si è visto che è un gioco da ragazzi. Si lanciano messaggi e successive smentite, il solito giochetto della propaganda utile per dissodare il terreno. Le prove generali si svolgono da tempo nelle varie Bibbiano d’Italia, tutto è pronto per la normalizzazione degli esperimenti che gli ingegneri sociali votati al benessere della collettività hanno già praticato sui minori e sulle loro famiglie, partendo dai casi più fragili, con la cooperazione di una filiera di utili idioti storditi dall’ideologia e dal pedagogismo rancido assurto a lingua corrente di un sistema degenerato.
Hanno colpito a morte i nostri vecchi con una esecuzione di massa che ha cancellato in un baleno ogni traccia di umana pietà. Ora puntano ai bambini. La famiglia, ultima isola di libertà e di autonomia morale, deve essere smembrata e dissolta per lasciare spazio alle procedure codificate nell’agenda dissolutoria delle élite e dei loro camerieri.
ALLE ARMI Attenzione genitori, dobbiamo stare vigili e pronti a scelte scomode e, all’occorrenza, drastiche. Non firmiamo alla cieca patti di corresponsabilità, che non hanno nulla di “pattizio” perché sono predisposti unilateralmente e rappresentano una sorta di procura generale anticipata rilasciata a un’istituzione che ha perduto ogni affidabilità.
I figuranti di Viale Trastevere che hanno l’ardire, di fronte a notizie vere e documentate, di parlare confusamente ora di “fughe in avanti” ora di “fake news” – senza peraltro procedere alla rimozione dei responsabili, che hanno un nome e un cognome – lo avevano preannunciato nella nota ferragostana («…vi comunico che nei prossimi giorni l’Istituto Superiore di Sanità diramerà il testo del Rapporto ISS COVID-19 n. 58/2020, recante “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”»). Oggi che le indicazioni sulla sicurezza – stilate da un ennesimo comitato formato da ISS, Ministeri della Salute e dell’Istruzione, Fondazione Kessler (?), Veneto ed Emilia Romagna – sono state rese pubbliche, si conferma la demenziale deriva liberticida eletta ormai stabilmente a denominatore comune di ogni provvedimento istituzionale legato a un’emergenza che non c’è.
È creata la figura onnipotente, e non meglio specificata, del “referente Covid”, che ciascuna scuola deve nominare (con quali criteri, non è dato sapere), chiamata a fare da anello di congiunzione con le ASL, gestire i casi di alunni sintomatici (qualsiasi sia il sintomo), comunicare i nominativi di tutti i contatti stretti del contagiato: scrutare nelle scuole e nelle famiglie alla ricerca di dati genetici e di informazioni sanitarie da inserire in archivio. Nel mentre si denuncia con sdegno la «grave fake news» sul mancato coinvolgimento della famiglia nelle procedure legate a un caso “sospetto” (cioè qualsiasi indisposizione o malessere), di fatto si mantengono una totale incertezza e discrezionalità sul trattamento da riservare al minore e alla sua famiglia, in balia di un sistema criminale.
Nulla torna in questo delirio, o forse tutto torna sin troppo bene.
Per proteggere i nostri cari, per difendere i nostri figli, saremo chiamati a uno sforzo che la disparità delle forze in campo fa appare sovrumano, ma bisogna affrontarlo con lucidità e determinazione, sicuri che il bene, come la verità, ha una sola faccia e che il coraggio è la vera arma indispensabile, un’arma grande e benedetta che rende onore a chi la prende con sé.https://www.ricognizioni.it/si-scrive-scuola-si-legge-manicomio/

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