ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 15 ottobre 2020

Gli imbecilli prevalgono. Perché?

Il virus, lo Stato di polizia e le rane bollite


Leggo che, onde evitare assembramenti e combattere il virus, «le feste private con più di sei persone non sono vietate ma “fortemente sconsigliate”, quindi non multabili. Tuttavia, i vicini possono segnalare gli assembramenti alle Autorità. Ecco come».

Mi stropiccio gli occhi, rileggo. È scritto proprio così. Sto consultando un sito piuttosto diffuso. Mi chiedo: ma dove siamo? In Italia o nella Repubblica Democratica di Germania buonanima? Ho forse viaggiato nel tempo e nello spazio?

Altra stropicciata agli occhi, con aggiunta di pizzicotto. Non è un incubo. Purtroppo, sono sveglio. Continuo a leggere.

Titolo: «Come e a chi segnalare feste private in casa». Svolgimento: «La raccomandazione di non organizzare feste private in casa con più di sei persone (oltre ai conviventi) ha scatenato molte polemiche, specie dopo le dichiarazioni del ministro della Salute Roberto Speranza che dava ai vicini il compito di segnalare i trasgressori. Alla fine, il divieto si è trasformato in una raccomandazione: vale a dire che cene, aperitivi e party domestici con più persone non sono vietati in modo assoluto ma “fortemente sconsigliati”».

Ma come sono buone queste Autorità (con la A maiuscola, ovviamente)! Ma come sono sollecite e tolleranti nel preoccuparsi per noi! Niente divieti, ci mancherebbe! Solo un consiglio, una raccomandazione. Diciamo pure un avvertimento. Eh, già. Perché l’idea da cui si parte non è che siamo cittadini responsabili, ma sudditi indisciplinati e incoscienti. Dunque, un’occhiatina dentro le nostre case, dopo tutto, si può anche dare. Per il nostro bene.

E i vicini, per carità, non facciano gli spioni. Però, ecco, una segnalazione può essere opportuna. Anzi, meglio farla. Tanto, «saranno le Forze dell’ordine a stabilire se intervenire oppure no». Infatti, «ogni cittadino, se vuole, può segnalare assembramenti e altri comportamenti vietati alle Autorità di pubblica sicurezza. Basta una semplice chiamata a vigili urbani, polizia, carabinieri e Guardia di finanza». State tranquilli: «Non sempre questo si traduce in una vera e propria denuncia ma, piuttosto, nell’informare le Forze dell’ordine di un fatto vietato o sconsigliato (come appunto le feste private con più di sei persone)». In ogni caso, ricordate: «Bisogna descrivere dettagliatamente il fatto, indicare il luogo in cui si sta svolgendo l’evento e, se noto, nomi e cognomi dei partecipanti».

Poi si precisa, con tono vieppiù tranquillizzante: «Ciò non significa che chiunque organizzi una festa domestica rischi l’ingresso della polizia in casa. Questa è un’ipotesi residuale circoscritta ai casi più eclatanti come feste molto numerose senza il rispetto delle misure previste (mascherina e distanziamento) che possono trasformarsi in pericolosi focolai».

Eh, già: è solo un’«ipotesi residuale», riservata ai «casi più eclatanti». Ma intanto il messaggio, anzi l’avvertimento, è stato lanciato: se sei un buon cittadino, rispettoso della legge e responsabile, diventare delatore non è un male. Anzi, diciamolo, è un dovere. Trattasi di «evitare al Paese di entrare in una nuova fase emergenziale». E voi mica vorrete per caso far entrare il vostro Paese «in una nuova fase emergenziale»? Certo che no!

Si sa come vanno le cose: si diffonde il terrore, si invita a stare dalla parte giusta, si raccomanda di informare le Autorità. Tutto ciò ha un nome: Stato di polizia. E lo abbiamo visto all’opera non solo nelle defunte URSS e DDR, ma un po’ ovunque sia andato al potere un dittatore così buono da voler garantire la sicurezza dei cittadini. Con ogni mezzo.

Nel film Le vite degli altri, che narra la storia del capitano Gerd Weisler della Stasi (il Ministerium für Staatssicherheit, Ministero per la Sicurezza di Stato, la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca, al servizio del Partito), l’ufficiale spione dice ai suoi allievi: «Quelli che voi interrogherete sono nemici del socialismo, non dimenticatelo mai».

Mi sembra già di vedere l’interrogatorio a carico di chi, avendo ospitato qualcuno in casa ed essendo stato graziosamente segnalato alle competenti Autorità dai solerti vicini ligi al dovere, si troverà davanti un ufficiale convinto di interrogare non un cittadino innocente fino a prova contraria, ma un «nemico del Paese».

Non si pensi che il passaggio da una democrazia liberale a una dittatura debba avvenire per forza in modo traumatico. Possiamo anche scivolare nella dittatura lentamente, in modo soft, circondati da chi ci rassicura che tutto è per il nostro bene, per la nostra Salute.

Conosciamo il principio della rana bollita di cui parla Noam Chomsky nel libro Media e potere. “Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce, semplicemente, morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone”.

Ecco. A forza di accettare tutto, di aderire alla narrativa dominante diffusa dai media mainstream, di farci condizionare dalla paura, possiamo diventare perfette rane bollite. Mi sembra che i presupposti ci siano tutti.

La nostra casa, le nostre quattro mura erano l’ultimo rifugio, l’ultima ridotta: ora stanno dando l’assalto anche a quella. Per il nostro bene, naturalmente.

Aldo Maria Valli

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LAPORTA RICORDA GÖRING, MAESTRO DEI TEMPI CHE VIVIAMO.

15 Ottobre 2020 Pubblicato da  21 Commenti

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, settantaquattro anni fa, un 15 di ottobre, si uccideva Hermann Göring, maestro di quanti hanno governato, governano e governeranno con il più profondo degli umani sentimenti, la paura. Il generale Piero Laporta riflette su quella data, e su quella eredità, attuale, troppo attuale. Buona lettura. 

§§§

Il popolo di Dio fra Göring, Berlicche e Bergoglio

 

Il formidabile pezzo di Agostino Nobile sulla dilagante imbecillità,sulla dilagante imbecillità, impone una riflessione sulle cause.

Il 15 Ottobre ricorre la morte suicida, nel 1946, del satanico Hermann Göring. Uno psicologo militare statunitense, Gustave Mark Gilbert, a Norimberga col Tribunale militare internazionale, lo esaminò più volte.

Il gerarca confidò il suo pensiero sulla guerra a Gilbert: “[…]Trovammo tempo per parlare nuovamente della guerra e gli dissi che, contrariamente al suo modo di vedere, non credo che le persone sono molto grate ai leader che portano loro guerra e distruzione: «Perché, naturalmente, la gente non vuole la guerra».

Göring fece spallucce: «Perché un povero contadino dovrebbe rischiare la sua vita in guerra, quando può fare di meglio coltivando la sua terra. Le persone comuni non vogliono naturalmente la guerra, né in Russia né in Inghilterra né in America, neppure in Germania. Questo è chiaro. Ma, dopo tutto, è il leader del paese a determinare la politica ed è sempre una cosa semplice trascinare le persone a seguirlo, che si tratti d’una democrazia o d’una dittatura fascista, d’un parlamento o d’una dittatura comunista».

«No, vi è una differenza» gli feci notare «In una democrazia le persone hanno una certa capacità di far sentire la propria voce, attraverso il loro rappresentante eletto e negli Stati Uniti solo il Congresso può dichiarare guerra».

«Oh, tutto è bello e buono ma, voce o non voce, le persone possono sempre essere portate a eseguire gli ordini dei leader. È una cosa facile. Tutto quanto devi fare è dire loro che sono sotto attacco e additare i pacifisti per carenza di patriottismo, esponendo il paese al pericolo. Questo funziona allo stesso modo in qualunque paese» […]”(Gustave M. Gilbert, “The Nuremberg Diary”, New York 1947, pag.255-256)

«Tutto quanto devi fare è dire loro che sono sotto attacco…». Teniamole a mente: parole provenienti dal cuore del potere. Hermann Göring, satanico vice di Hitler; non creò solo la Luftwaffe, l’aviazione. Egli architettò la polizia segreta, la nazista macchina informativa e repressiva, i lager e i protocolli di sterminio. Se fosse ancora vivo, Xi Jinping ne farebe un consulente di primo livello. Göring godette con Hitler, non dimentichiamolo, il plebiscitario consenso dell’universo luterano: «Tutto quanto devi fare è dire loro che sono sotto attacco…». La beffa di Göring riecheggia incessantemente in queste ore.

Quante volte ci han detto: “La democrazia è in pericolo”? Quante volte imposero guerre per difenderci da questo o quest’altro pericolo? Quante volte il terrorismo e i suoi presunti avversari si sostennero mutualmente? Dalla fine dell’Unione sovietica, da quando il mondo sarebbe dovuto diventare pacifico, il “protocollo di Göring” imperversa, per difendere ovviamente la pace e la democrazia; come dubitarne? Più recentemente altri nemici sono additati, apparentemente incongrui con la guerra: gli omofobi, i razzisti, gli inquinatori…infine il virus. In precedenza, tutte le istituzioni – persino la Croce Rossa – ci mentirono ripetutamente. Perché oggi dovremmo affidare a costoro il nostro futuro?

1990, invasione di Panama. 1991-1994 distruzione della Jugoslavia. Ad Agosto 1991 iniziò l’attacco all’Unione sovietica. Caduta questa, tentarono di smembrare la Russia. La misero alla fame per distruggerla. Centinaia di migliaia di morti. La Santa Madre Russia resistette come a Stalingrado. In quei mesi iniziarono pure la prima guerra del Golfo e la dissoluzione della Jugoslavia. Felice Maniero portava armi di là del confine e importava droga da spacciare a man salva sul Brenta: una banda della Magliana in versione padana.

1992, distruzione della Somalia. 1994-1996 guerra in Cecenia (seguito del tentativo di strangolare la Russia).

1995, guerra in Croazia, combattuta da parte croata coi soldi rubatici dalla Germania durante il 1992-1993.

1994-1995, tentativo di abbattere l’Algeria; attentati di “matrice islamica” dietro i quali agirono i servizi francesi. Fallirono. In parallelo iniziano le operazioni per destabilizzare l’Egitto, da parte del “terrorismo islamico”. Sorvoliamo sui massacri africani.

2001, guerra in Afghanistan, “causata” dall’attentato alle Twin Towers, le cui origini, sviluppi e la successiva inchiesta sono tuttora controversi.

2003, seconda guerra in Iraq, con la bufala delle “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein, impiccato.

2011, attacco alla Libia e uccisione di Gheddafi, con la bufala della “guerra civile” e delle “fosse comuni”. Erano cominciate le “primavere arabe” e la destabilizzazione di Tunisia ed Egitto. In Siria, la miccia fu accesa e l’incendio alimentato da truppe speciali francesi gabellate e mescolate con “ribelli”. Costoro usarono gas nervini, scaricando la responsabilità sul governo siriano, come denunciò Carla Dal Ponte.

Una montagna di cadaveri, milioni di morti ammazzati. Hussein Barak Obama, premio Nobel della Pace, ne uccise in otto anni infinitamente di più che Augusto Pinochet in venticinque. Milioni di morti ammazzati, cui l’Italia ha contribuito con disonore. “Siamo sotto attacco”, ripetono incessantemente. La Costituzione e le garanzie costituzionali, alle quali dovremmo affidare la legittimità dei provvedimenti governativi, sono accantonate. Così accadde quando bombardammo illegalmente Belgrado nel 1998, così come illegalmente bombardammo la Libia nel 2011 e la lasciammo illegalmente bombardare, nonostante un trattato di amicizia, sottoscritto appena sei mesi prima. Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi, due leader apparentemente agli antipodi, agiscono allo stesso modo, il primo in Serbia, il secondo con “l’amico Gheddafi”. Ambedue, D’Alema e Berlusconi, zelanti esecutori del “protocollo di Göring”, insieme ai presidenti della Repubblica e delle Camere, alla Corte costituzionale, al Parlamento, alla stampa, alla tivvù e alla radio. Tutti in processione, reggendo il moccolo al rito satanico di Hermann Göring, inclusi stelle, satelliti e meteoriti delle nebulose ebraica e cattolica.

Che cosa farebbe Göring?

20 Gennaio 2017, Donald Trump entra alla Casa Bianca. Il suo programma prevede: ritiro delle truppe statunitensi da tutte le guerre accese dai suoi predecessori, proprio tutte; fermare le migrazioni incontrollate; ridurre alla legalità la Cina e quanti ne sono vassalli; in altre parole, impedire alla Cina di utilizzare i lager, lo schiavismo, la violazione dei brevetti, l’espianto forzato degli organi, il contrabbando, la corruzione e l’evasione fiscale, quest’ultima in concerto coi cosiddetti “paesi frugali”, in realtà vere e proprie basi di banditi internazionali.

Donald Trump scatena così un inferno interno e internazionale. Bergoglio, finanziatore della campagna elettorale della Hillary Clinton, dichiarò: “Trump non è cristiano”.

Trump, con strategia del tutto opposta a quella del satanico Göring, è nemico di due vaste consorterie criminali. Negli Stati Uniti insorgono quanti – finanza, listini, petrolio e hi tech – vivono di rendita, grazie alla guerra e al trasferimento delle manifatture in Cina. Le consorelle filocinesi internazionali si rivolgono contro Trump altrettanto compatte perché, fermando le guerre e la Cina, impedisce loro di concentrare montagne di miliardi nelle proprie casse e in quelle di Cina, del IV Reich e dei “paesi pirati” (i sedicenti frugali). D’altronde, avendo predicato il pacifismo, mentre scatenavano le guerre più spietate, non puoi dire a Trump che fa male a farle cessare.

Göring si sarebbe chiesto a questo punto: se non posso utilizzare la guerra, come posso controllare le masse? Abbiamo così scoperto che: “La pace ha i suoi terrori peggio che la guerra”, come disse Gertrude Stein, sebbene per faccende un po’ più futili delle correnti.

La Guerra Muta Volto ma non Muore

La strategia ha due leve: le risorse (tutte quelle disponibili) e il consenso. Chi dispone di tali leve ha il potere. Il potere utilizza la paura (Göring, cit.) e l’inganno (“Potere è far credere” N. Machiavelli) per recuperare o imporre consenso.

Violenza e inganno, assicurando il consenso, preservano il potere oppressivo. Quanto alla scarsa differenza fra modelli di regime, Göring aveva ragione: cambiano i mezzi, non i fini, lo constatiamo oggi, con la Costituzione appesa nei cessi del Parlamento e del Quirinale. La paura è d’altronde produttiva ai fini del potere, perché diverso è lo scopo dei governati da quello dei governanti determinati a opprimere: «[…] quello del popolo è più onesto fine che quel de’ grandi, volendo questi opprimere, e quello non essere oppresso […]» (Niccolò Machiavelli, Il Principe, De principatu civili). Siamo dunque tornati ben più indietro del 1513, quando Machiavelli scrisse il suo capolavoro. Occorre capire perché dopo la Magna Charta Libertatum del 1215, dopo la Rivoluzione francese del 1779, dopo le guerre coloniali, due guerre mondiali, due rivoluzioni – sovietica e cinese, tralasciando le innumerevoli rimanenti – il mondo si genuflette a un orrido regime, con la Chiesa in prima fila a stipulare un trattato segreto. Neppure durante la Rivoluzione francese la Chiesa fece cantare il gallo così tanto:«I preti dovevano prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica e di odio alla Monarchia. Se si fossero rifiutati, sarebbero stati deportati per punizione individuale. Gli emigrati rientrati e non sottomessi furono obbligati a tornare all’estero entro quindici giorni, sotto sanzione di essere deferiti davanti a una commissione militare e fucilati. In un anno, 1448 preti francesi e 8235 preti belgi furono inviati a Caienna» (Pierre Gaxotte “La Rivoluzione Francese”,ed. A. Barion, 1949, pag. 412).

La Chiesa ha sempre eroicamente e concretamente fronteggiato i tiranni. Oggi si genuflette alla Cina, inserendosi perfettamente nella decadenza politica e istituzionale che infetta l’Italia. Questo papato è in perfetta sintonia col tradimento del popolo e della democrazia, avviatosi 40 anni fa, quando, il potere politico – Enrico Berlinguer, Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Benigno Zaccagnini – ostentando il rifiuto a trattare per la vita di Aldo Moro, lo uccise, poi calando le braghe per salvare un Ciro Cirillo.

Lungo questa via, l’Italia ha consegnato, una dopo l’altra, le chiavi della sua millenaria civiltà a padroni sempre più indegni. Superfluo oggi stupirsi per i cicisbei, i casaleggio, i salvini, i meloni, i mattarella, i casalino, i giuseppi. (avviso per Marco: mi raccomando il minuscolo!)

Il precipitare caotico va oltre l’Italia e il Vaticano. Il biblico dragone rosso dalle sette teste impazza indisturbato, imponendo i suoi idoli.

Ecologia e animalismo furono adorati da Göring, rivitalizzati durante la Guerra fredda, fino a evolversi in una religione neo pagana, con le sue vestali, i suoi sacerdoti e oggi la sua vergine bislacca, utili a sottomettere l’uomo, riportandolo indietro di millenni, risvegliandone le selvagge paure della natura. Tutto pur di negare che le immense energie del cosmo sono poste da Dio al servizio dell’uomo. I chierici massonizzati dimenticano che il centro è Dio, non la Natura. Si invoca la Natura per farsi un’insalata, poi la si oltraggia “frullando” centinaia di milioni di bambini nel grembo delle madri, con annessa assoluzione a quelle e ai sanitari, abortisti seriali.

Vecchi e Nuovi Idoli

Non di meno l’inquinamento, il surriscaldamentola sovrappopolazione, l’aborto eccitano le medesime prefiche ecologiche, favorevoli alle politiche inquinanti, allo schiavismo, all’espianto di organi, alle esecuzioni di massa, ai lager e infine alla guerra batteriologica del regime più criminale della storia, la Repubblica Popolare Cinese.

I sacerdoti di questi idoli spargono odio per dare autorità ai falsi dei. Divinità tuttavia insufficienti a schiacciare il popolo. Hanno così elevato agli altari un’altra dea crudele e più temibile: la malattia, sorella della morte.

La malattia fu più volte utilizzata indiscriminatamente nelle regioni più povere e sguarnite, contro i nativi in Africa, in America, in Australia, per sperimentare o più ancora per sterminare. Oggi giunge con puntualità criminale, in forma sufficiente a terrorizzare, altrettanto dosata per essere controllata, infine utilizzata come arma di controllo sociale, per sottomettere il popolo al di fuori delle regole democratiche. La malattia è pure parte nella predazione delle ricchezze italiane da parte dei paesi pirati. Questo rimane tuttavia solo un aspetto tattico; più rilevanti gli aspetti strategici. La malattia consente alla Cina d’interdire le economie occidentali e, soprattutto, introdurre il caos nella campagna elettorale statunitense, frenando il duello economico politico, avviato con successo da Trump.

Il Covid, creato ad arte dalla Cina, come dimostra non un ciarlatano qualsiasi o un politico piccolo a piacere, bensì un’indiscussa autorità mondiale, il professore Joseph Tritto nel suo libro “CINA Covid-19” ed. 2020 Cantagalli: «[…]La Cina non ha mai sottoscritto la convenzione delle armi biologiche (BWC) e ha promosso un vasto programma di sviluppo basato su una commistione militare-civile – inclusa la strategia della guerra biologica, è stata fino a ora una location formidabile per tutti coloro che volevano condurre esperimenti fuori da ogni regola condivisa e protocollata, magari vietati nei rispettivi paesi di appartenenza.

Ciò che è accaduto, non solo rende responsabili, dal punto di vista morale ed etico, i ricercatori coinvolti in questi esperimenti che hanno mantenuto il silenzio di fronte alla pandemia causata dal Covid-19, ma rende complice anche l’informazione mediatica e quella scientifica promossa da una parte consistente della ricerca internazionale, coinvolta nel lucroso affare […] (pag.161)

Göring si congratula quindi con XI Jinping e i suoi vassalli: «Tutto quanto devi fare è dire loro che sono sotto attacco… del virus…».

Poco o nulla importa che vi siano terapie efficaci e sperimentate, poco o nulla importa che oramai sia “clinicamente irrilevante”, poco importa che muoiano solo quelli particolarmente indeboliti dall’età o da altri malanni. Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano, direttore della terapia intensiva: «Oggi è il 31 di maggio e circa un mese fa sentivamo gli epidemiologi dire di temere grandemente una nuova ondata per la fine del mese/inizio di giugno e chissà quanti posti di terapia intensiva ci sarebbero stati da occupare. In realtà il virus, praticamente, dal punto di vista clinico non esiste più». Se riesci a iniettare la paura, sottomettendo un uomo, qualunque cosa risvegli la sua paura genera odio, perché «[…]l’odio va d’accordo con la paura meglio che con qualsiasi altra cosa. La viltà, unica fra tutti i vizi, è puramente dolorosa – orribile quando la si prevede, orribile se la si prova, orribile a ricordarsi; l’odio ha i suoi piaceri. Esso è quindi, di frequente, il compenso con il quale un uomo spaventato si rifà per le sofferenze della paura». (C.S. Lewis, “Le Lettere di Berlicche”, ed. Mondadori, 1998, pag. 119).

Immediato l’odio corale dei sottomessi: «Ne-ga-zio-ni-sta!!!» accodandosi a Göring, esultante nel suo giorno anniversario: «Siamo sotto attacco!», turibolando i suoi satanici, astiosi sacerdoti. Il nemico Covid si affianca e infine precede il nemico ebreo, il nemico fascista, il nemico comunista, il nemico capitalista, imponendo i suoi riti patriottici, le sue leggi, le sue marce disciplinate, le milizie mobilitate a combatterlo. Covid manda in sollucchero Göring, lo entusiasma, abbraccia e bacia – in barba al distanziamento sociale – Xi Jinping, Bergoglio, Giuseppi e i loro telepredicatori: «Siete più astuti di me!» e, neanche a dirlo, manderebbe Zangrillo e quanti come lui a Dachau, pardon nei laogai, monumenti della millenaria (non è così?!?) civiltà cinese.

Göring ammonirebbe tuttavia i suoi epigoni: va bene la propaganda ma prima o poi le armi avranno voce; preparatevi dunque; va bene fare la guerra, ma intanto ammucchiate ricchezze e inquattatele al sicuro; se fai la guerra e non t’arricchisci, sei stupido. Quanti vanno salmodiando i mantra da sottomessi al Covid, scopriranno che sottomissione non vuol dire sicurezza, tutt’altro.

Il biblico dragone rosso a sette teste crea il caos. Ha distrutto l’economia; ha distrutto il lavoro; ha distrutto gli ordinamenti statali; ha distrutto i rapporti sociali; ha distrutto la famiglia; ha distrutto la credibilità di Parlamento e Costituzione; ha distrutto la Fede in tantissimi, punta a distruggere l’infanzia; punta a distruggere tutto. Cos’altro attendersi dal dragone rosso? Ha distrutto pure l’intelligenza di un’intera classe dirigente. Ritorniamo quindi alla domanda iniziale, impostaci da Agostino Nobile: perché tanta imbecillità, così diffusa, elevata a legge sociale e norma giuridica contro il più elementare buon senso?

Gli imbecilli prevalgono. Perché?

L’epoca corrente non dovrebbe patire quantità d’imbecilli superiori alle precedenti. Eppure gli imbecilli affliggono la repubblica dagli albori. D’altronde le quantità d’imbecilli sono (o dovrebbero essere) statisticamente irrilevanti rispetto alle quantità di persone comunemente avvedute. Da oltre due secoli ce lo assicura Carl Friedrich Gauss che mise in formula la “normalità”, inconsapevole di causare orticarie a più d’uno. Guarda caso i corifei del dragone rosso sono quanti negano vi sia una “normalità”, negano quindi che vi siano imbecilli. Questa dissimulazione fu scudisciata da Karl Kraus:«Ci sono imbecilli superficiali e imbecilli profondi».

L’imbecillità non fa distinzione fra schieramenti. Gli esempi di imbecillità ricadono sul popolo da altezze siderali. Ne facciamo solo un paio.

A maggio 2016 morì Marco Pannella. Se un prete prega per un morto fa il suo mestiere, affinché incontri la misericordia di Dio, nonostante quanto la bonanima abbia (mis)fatto in vita. Le parti s’invertirono. Giacinto Pannella, baciando il Crocefisso, se ne andò col Rosario fra le mani. Viceversa, l’allora ‘portavoce’ vaticano, padre Federico Lombardi, ricordando Pannella, si spinse oltre l’ufficio pietoso: «…ci lascia un’eredità umana e spirituale importante». Quella particella pronominale “ci”, anteposta a “lascia”, omologò in Vaticano il legato di Giacinto: divorzio, aborto, amori promiscui e strizzatine d’occhio ai pedofili. Cos’altro fu se non imbecillità? Anche la codardia ebbe la sua parte.

Quanti hanno coraggio devono rispettare la paura altrui, se questi sono persone prive di potere e di risorse. Al contrario, la codardia del pastore non è tollerabile, quand’anche vestita di belle parole e altisonanti giustificazioni. Non è sopportabile perché non è dignitosa per il suo ufficio. Non è sopportabile perché corrompe il gregge.

Gli imbecilli prevalgono perché tanto i pastori laici quanto quelli religiosi sono codardi e corrotti in larga misura. Carlo Fruttero e Franco Lucentini durante gli anni ’80 (quasi mezzo secolo fa!) stilarono un trattato sulla “proliferazione della bêtise”, dell’imbecillità. In francese suonava meglio; asseverava il loro porsi da philosofes illuminées, ansiosi di sfuggire alla condizione più aborrita di quei tempi, essere solo parvenu. Preoccupazione superflua, per quanti volevano davvero capire. Prezzolati da La Stampa. Mai produssero una sillaba sul più imbecille di tutti, in quegli anni di furbi dall’io strabordante, Gianni Agnelli, smarrito fra esigenze del naso, del letto e le oscillazioni fra Henry Kissinger e Mario Moretti. Non una sillaba su quelle cerchie. Come Fantozzi, s’autocensuravano con iperboli innocue sulla classe dominante e sui violenti pericolosi (uccidevano, eh, eh, altro che liti da feisbuc e sciccherie da maîtresses à penser), sferzando invece con codarda supponenza i dominati indifesi. A ben vedere tutti gli intellettuali di quegli anni – con episodiche eccezioni in Pier Paolo Pasolini – furono, come oggi sono, disgustosamente codardi, cioè inutili e velenosi.

Costoro e i cattivi pastori della Chiesa hanno distrutto quanto rimasto di genuino nel popolo.

Si può pensare quello che si vuole del Risorgimento, di Garibaldi, di Cavour, delle guerre mondiali, della Resistenza, di Mussolini, di Togliatti… I popolani e i borghesi di quegli anni vissero quelle tragedie con cristiana dignità, quand’anche si professassero atei.

Dignità introvabile nelle odierne folle, plaudenti un povero papa miliardario, scodinzolanti dietro improbabili arruffapopolo e atterrite da una febbricola, come non si sognarono i nostri nonni, neppure nell’imperversare della Spagnola. Una vera pandemia, la Spagnola, uccise 50 milioni di persone, con una popolazione mondiale di meno della metà dell’attuale. Nessuna attività s’arrestò. Le chiese si spalancarono, le processioni si avvicendarono, nonostante le approssimative terapie.

Padre Pirrone

La Democrazia affoga nel Grottesco. Figlio adulterino di paura e odio, il grottesco caratterizza i modelli sociali omologati – il cicisbeo, il/la trans e la smutandata – profumati, queruli, telegenici e fatui; velenosi per sé e per quanti li incrociano, bambini inclusi. Si è dato a costoro il potere. Esigono giustamente d’esercitarlo, in tutti i versi, anche nelle nostre camere da letto, anche mentre respiriamo secondo i loro canoni. Non per caso una scoria del governo è un rigurgito del Grande Fratello, Alma Mater di cicibeismo e telebetismo.

Il biblico dragone dalle sette teste ha quindi vita facile col redivivo padre Pirrone, di lampedusiana memoria, gesuita come l’antesignano. Quello cappellano di casa del principe di Salina, questo cappellano del mondialismo. Quello dentro un meccanismo che non comprendeva ma a suo modo dominava, se non altro recitando tutte le sere il Santo Rosario con la principessa e le donne di casa, mentre il principe spupazzava l’amante.

Questo oscillante fra approssimazioni socio politiche e anatemi paraecologici, predicando povertà e accoglienza, al sicuro entro le Sacre Mura, auspicando l’abbattimento dei muri altrui e rivendicando i milioni rubatigli. Francescano in tivvù e gesuita coi fedeli, suo malgrado testimone del Santo Vangelo: «Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ‘rabbì’ dalla gente» (Mt,23 1-7)

Tancredi, nipote del principe di Salina, transitò il casato al post Risorgimento. Al termine dell’avventura né si recitò più il Rosario né padre Pirrone ebbe lo stesso potere: «I signori sono riservati e incomprensibili, i contadini espliciti e chiari» e concluse «il demonio se li rigira entrambi attorno al mignolo». Così dando a intendere d’essere stato, lui, più furbo di Berlicche, perché sopravvissuto al cataclisma. Berlicche non è tuttavia d’accordo: «Ogni volta che essi stanno servendo direttamente al Nemico (Nostro Signore, NdR) noi siamo sconfitti, ma vi sono molte maniere per impedire loro di farlo. La più semplice è di stornare il loro sguardo da Lui verso loro stessi. Fa’ in modo che si preoccupino della loro mente tentando di suscitarvi sentimenti per mezzo della volontà». (cit. C.S. Lewis, pag. 18)

I gesuiti che si genuflessero alla Rivoluzione francese iniziarono quella corruzione che oggi ha infine tolto l’innocenza al popolo, assimilandolo ai cicisbei, alle classi corrotte, decise a sfruttare il prossimo. Il Dragone impazza e le chiese sono vuote. Il “distanziamento sociale” è superfluo nelle chiese svuotate dai vescovi.

La Chiesa ridotta a fucina di imbecillità e razzismo

Il razzismo esiste e impazza col Dragone, insieme all’imbecillità. È una miscela detonante, grazie alla scristianizzazione del popolo. Le Loro Eccellenze, impegnate a favorire i traffici umani nel Mediterraneo, devono sapere che quei disgraziati sono il loro “prossimo”. La logica di Cristo è ferrea quando spiega chi è il “prossimo”: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti? Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”». (Lc.10,29-37) Le Loro Eccellenze non possono arrestare a metà strada la loro carità compassionevole, scaricando sui cittadini italiani i costi degli immigrati. Quando le Loro Eccellenze invitano alla condivisione devono dare l’esempio di saper condividere i loro averi, il loro cibo, i loro palazzi con gli immigrati, con il loro “prossimo”, non attendere che un altro viandante passi e se ne faccia carico. Il “prossimo” di un padre di famiglia è innanzi tutto la sua famiglia. Il prossimo delle Vostre Eccellenze sono coloro che le Eccellenze Vostre hanno fatto condurre qui. Matteo Salvini ha detto una quantità di idiozie, ma le Loro Eccellenze han fatto e fanno di peggio: transitano davanti alle vittime dei briganti e vanno oltre. Il razzismo c’è, eccome, alimentato dai farisei porporati. Non basta il pauperismo a dare un senso al ministero dei vescovi che hanno negato i Santi Sacramenti ai fedeli per tre mesi. I Santi Sacramenti sono, devono essere amministrati dalle Loro Eccellenze, ma appartengono a Nostro Signore. Come avete osato sottrarceli? San Pietro fece cantare il gallo tre volte, i vescovi italiani l’hanno fatto cantare incessantemente per tre mesi. Nostro Signore ci parlava coi profeti. Fino a poco tempo fa attraverso Padre Pio, oggi rimpiazzato da Scalfari, Clinton, Xi, Giuseppi, Vasco Rossi, Jovanotti e tale Spadaro. Il popolo di Dio è piegato, decimato peggio che a Caporetto. I “preti refrattari”, refrattari all’abiura, eroi con nome cognome, pronti a fronteggiare l’odio dei codardi, si contano su una mano. Sono rari, tuttavia consapevoli che Berlicche e il Dragone nulla possono contro San Francesco, quello vero, acerrimo nemico e vincitore dei pauperisti. Oggi il pauperismo è l’oppio dei popoli; Bergoglio lo spacciatore. C’è ancora un vescovo, in lacrime come san Pietro, uno che possa restituire il popolo all’innocenza e sottrarlo all’imbecillità telegenica dei cicisbei di Berlicche?

www.pierolaporta.it

Piero Laporta

https://www.marcotosatti.com/2020/10/15/laporta-ricorda-goring-maestro-dei-tempi-che-viviamo/

1 commento:

  1. I medici sono stati colti tante volte in fallo in questi ultimi mesi, ma continuano ad avere autorevolezza in quanto sono considerati scienziati: in altre parole i medici continuano ad avere autorevolezza in quanto sono considerati come gli altri scienziati, in particolare come quelli che sono considerati i più autorevoli di tutti: i fisici. Quindi urge smascherare il fatto che in realtà i fisici non solo sbagliano ma sono veri truffatori, coinvolti in truffe generalizzate contro il popolo che li finanzia lautamente: cfr. https://gloria.tv/post/YKHwnmpmVFWu3iGXPJweYGr2s

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