ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 15 ottobre 2020

Uno dei momenti più importanti per la storia dell’umanità

L’ultimatum di Trump:”arrestate Obama e Biden per lo spygate”. In arrivo il colpo definitivo al deep state?


E’ iniziato tutto la scorsa settimana.

Trump in un tweet esplosivo annuncia di aver autorizzato la declassificazione dei documenti che riguardano due degli scandali più grandi degli ultimi anni, ignorati o minimizzati dai media ordinari.

Sono rispettivamente i casi dello spygate, già noto come la bufala del Russiagate, e le email di Hillary Clinton che l’ex segretario di Stato ai tempi del suo mandato sotto l’amministrazione Obama ha ospitato sul suo server privato.

Successivamente la Clinton cancellò dal suo computer personale ben 33mila email che contenevano informazioni vitali per la sicurezza nazionale, in quella che è stata una violazione clamorosa delle leggi federali americane.

Ora Trump ha fatto capire chiaramente che non c’è più tempo e che è giunto il momento di fare luce su questi scandali e di portare a processo i responsabili.

Il giorno dopo il suo tweet, il presidente degli Stati Uniti in una conversazione telefonica con Maria Bartiromo, giornalista di Fox News, ha mandato un chiaro segnale agli uomini della sua amministrazione.

Il primo ad essere chiamato in causa da Trump è stato il procuratore generale, William Barr, che sta coordinando le indagini sullo spygate affidate al procuratore Durham.

Sono ormai circa due anni che procede l’inchiesta per fare luce sul piano per sabotare la campagna elettorale di Trump nel 2016 prima, e successivamente per tentare di mettere fine alla sua presidenza attraverso la falsa accusa di essere una sorta di agente del Cremlino.

La stessa commissione Mueller istituita dall’ex viceministro della Giustizia USA, Rod Rosenstein, ha stabilito che non c’è mai stata alcuna prova a sostegno della tesi che voleva Trump come un uomo telecomandato dall’amministrazione di Putin.

Ora è giunto il momento di fare giustizia, ha fatto capire chiaramente il presidente, e di consegnare alla giustizia i responsabili che hanno ordito un vero e proprio golpe.

“Se Bill Barr non rinvia a giudizio queste persone per questi crimini, il più grande crimine politico della storia della storia del nostro Paese, allora avremo poche soddisfazioni, se io non vinco. Perchè non lo dimenticherò. Ma queste persone dovrebbero essere mandate a processo” continua Trump che ribadisce che lo spygate è stato il più grande crimine politico della storia d’America.

Il presidente poi ha chiesto esplicitamente di mandare alla sbarra Obama e Biden “che hanno spiato la mia campagna, e abbiamo tutto per poterlo fare.”

Lo spygate: il golpe orchestrato tra USA e Italia contro Trump

Lo spygate è la l’intricata vicenda, di cui si è già parlato in diversi contribuiti, di spionaggio internazionale che vede coinvolta una rete eversiva che si intreccia tra Washington, Roma e Londra.

Sostanzialmente si è trattato di un tentativo orchestrato dalle agenzie di intelligence americane, l’FBI su tutte, e uomini vicini a Hillary Clinton di accusare Trump di collusione con la Russia.

Roma ha avuto un ruolo cruciale in questa storia, perchè a marzo del 2016 George Papadopoulos, allora consigliere della campagna di Trump, si recò nella capitale per partecipare ad un evento della Link Campus presieduta da Vincenzo Scotti.

In quell’occasione, Papadopoulos incontrò l’enigmatico professore maltese dell’ateneo in questione, Joseph Mifsud, definitosi lui stesso un clintoniano, che prospettò al consulente americano la possibilità di avere del materiale compromettente su Hillary Clinton ricevuto direttamente dal Cremlino.

In realtà, Mifsud non aveva nulla da offrire sulla Clinton. Il suo scopo era solo tendere una trappola a Papadopoulos per poter associare in qualche modo Trump ai russi.

Il tranello poi funzionò perchè successivamente Papadopoulos rivelò incautamente ad un diplomatico australiano di stanza a Londra, Joseph Downer vicino ai Clinton, di avere la possibilità di ricevere del materiale scottante sull’ex segretario di Stato americano.

Downer passò l’informazione all’FBI che aprì un’inchiesta formale nota come “Crossfire Hurricane.” Così è nato lo spygate, e le agenzie investigative americane hanno avuto l’occasione che cercavano per poter spiare illegalmente Donald Trump.

Nel frattempo, il misterioso personaggio di Mifsud da allora è sparito nel nulla, e secondo alcuni si troverebbe nascosto in Italia protetto da apparati degli stessi servizi italiani coinvolti nello scandalo.

Le prove del complotto contro Trump

Sempre a proposito di questo intrigo internazionale, la settimana scorsa è uscito un documento clamoroso che conferma, ancora una volta, il tentativo di incastrare Donald Trump.

L’allora direttore della CIA, Joseph Brennan, scrisse delle note a mano che riportavano di un suo incontro con l’allora presidente Obama nel settembre del 2016.

In quell’occasione, Brennan disse chiaramente al presidente che c’era in corso un piano orchestrato dalla stessa Hillary Clinton per “screditare Donald Trump gonfiando uno scandalo basato sull’interferenza dei servizi segreti russi.”

Donald Trump pochi giorni prima della sua intervista a Fox News aveva mostrato apertamente la sua indignazione riguardo a questo documento che dimostra senza ombra di dubbio come l’amministrazione Obama fosse informata sin dal principio dei piani per compromettere Trump, e non solo non aveva mostrato alcuna opposizione a queste manovre illegali, ma piuttosto aveva dato il suo assenso e decisivo sostegno.

Trump nel suo tweet si è chiesto, non a torto, “dove sono gli arresti” degli uomini che ai massimi vertici dello Stato hanno tramato contro di lui.

Ed è quello che si stanno chiedendo in molti anche da quest’altra parte dell’Atlantico, perchè lo spygate è uno scandalo così grosso e vasto che non solo può dare un colpo definitivo alla palude del deep state americano, ma potrebbe trascinare a fondo anche l’establishment politico italiano che si è prestato al piano contro Donald Trump.

Roma infatti è coinvolta fino al collo, perchè mentre Brennan informava Obama del tentativo di far fuori Trump in questo modo, in Italia i servizi segreti italiani mettevano nel mirino l’ingegnere Giulio Occhionero vicino ad ambienti repubblicani americani, per cercare di piazzare sui server della sua società negli USA, la Westlands Security, le email della Clinton nel successivo tentativo, secondo Occhionero, di accusare Trump di avere un qualche rapporto con questa società.

I servizi segreti italiani, allora sotto la diretta responsabilità di Renzi prima e di Gentiloni poi, avrebbero avuto così un ruolo decisivo nel complotto contro Trump.

Da tempo, si sta aspettando che lo spygate finalmente esploda con tutta la sua forza e assesti un colpo definitivo ai grandi poteri mondialisti che hanno tentato di impedire a Trump di mettere piede nella Casa Bianca e di accusarlo di tradimento successivamente in base a delle accuse completamente false.

Trump nella conversazione con Fox News ha fatto capire chiaramente che il deep state sta facendo di tutto per impedire che questo enorme scandalo venga alla luce.

In particolare, ha lanciato un vero e proprio ultimatum a Bill Barr quando ha detto che “sarà ricordato come il più grande procuratore generale della storia del Paese, oppure sarà ricordato come colui che si troverà in una situazione molto triste.”

Il messaggio sembra essere chiaro. Se si continua con i tentennamenti, e non si procede quanto prima agli arresti, Barr potrebbe lasciare presto la posizione che attualmente ricopre da ministro della Giustizia.

La potenza di questa inchiesta è tale che potrebbe portare a processo per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America un ex presidente, Barack Obama, e il suo vicepresidente e attuale candidato democratico per la presidenza, Joe Biden, per aver tentato di rovesciare le elezioni americane.

La cabina di regia di questo colpo di Stato internazionale è stata la Casa Bianca dove Obama si trovava nell’ultimo anno del suo mandato presidenziale.

La presunta ingerenza russa non è stata altro che una campagna di menzogne fondate su falsi dossier pubblicati e divulgati per anni dai media internazionali, e poi puntualmente rivelatasi delle patacche piene di fango.

E’ il caso del famigerato dossier Steele, preparato da un ex agente dei servizi britannici, secondo il quale Trump era ricattato dal Cremlino che avrebbe avuto informazioni compromettenti su di lui.

Il dossier si rivelò un falso clamoroso e si scoprì che Steele in realtà era stato retribuito dalla stessa campagna della Clinton per screditare Donald Trump.

Fu proprio Hillary Clinton, come dimostra il documento declassificato di Brennan, ad aver avuto un ruolo cruciale sin dall’inizio di questa vicenda.

La Clinton, come spiega lo stesso Brennan, doveva creare un falso scandalo per poter distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica “dal suo utilizzo di un server di email privato.”

L’altro grande vero scandalo è proprio questo.

Hillary Clinton ha maneggiato informazioni sensibili per la sicurezza dell’America in maniera illecita e poi per rimuovere le tracce di questo comportamento illegale, ha cancellato tutto.

Ed è questo che Trump vuole portare all’attenzione del pubblico americano.

L’altro bersaglio da lui colpito nel corso della sua intervista a Fox News è stato Mike Pompeo, segretario di Stato USA, perchè giudicato responsabile di non essere stato in grado “di far uscire fuori le email” , circostanza definita da Trump “molto triste.”

Il presidente ha voluto aggiungere che non è “affatto soddisfatto di Pompeo per questa ragione.”

L’indomani il segretario di Stato americano ha prontamente rassicurato che le email verranno fuori, ma l’aspetto più rilevante in questi ultimi fondamentali sviluppi è come la pazienza di Trump nei confronti degli uomini della sua amministrazione, che non stanno facendo quanto avrebbero dovuto già fare da tempo, sia praticamente giunta al limite.

In passato, c’erano state già delle frizioni tra Barr e Trump sui ritardi dello spygate,  così come ci furono con lo stesso Pompeo, un neocon molto vicino alla lobby militare del Pentagono, che voleva spingere il presidente americano ad un attacco contro l’Iran.

Trump deve colpire il deep state prima che il deep state colpisca lui

Non sorprende comunque il fatto che Trump non voglia più aspettare ulteriormente. Semplicemente non ha altra scelta.

Se non procede ora con gli arresti degli uomini del deep state, il deep state dopo le elezioni del 3 novembre lancerà l’attacco nei suoi confronti.

Da tempo, a Washington, gli ambienti militari vicini alla lobby sionista dei neocon, hanno parlato apertamente della necessità di un golpe militare per rimuovere Trump in caso di una sua rielezione.

Questa elezione è troppo importante per i destini del mondo ed è troppo importante per il mondialismo perchè senza l’America dalla sua parte non ci sono possibilità di arrivare al compimento del Nuovo Ordine Mondiale.

L’operazione terroristica del coronavirus è stata concepita per aprire quella crisi di massime proporzioni aspirata da David Rockefeller già nel 1994, tale da portare il mondo verso il nuovo totalitarismo globale.

Se Trump resta dove si trova per altri quattro anni, quella crisi potrebbe chiudersi con un esito diverso da quello desiderato dalla cabala mondialista.

Trump ha infatti già iniziato a smontare la paura alimentata dal sistema e lo ha fatto dimostrando che attraverso il suo contagio, il virus non è invincibile.

Si può recuperare con dei farmaci che verranno messi a disposizione gratuitamente, e che non contengono cellule staminali umane nè tantomeno tessuti fetali abortiti come aveva falsamente scritto la stampa internazionale, subito ripresa da quella italiana.

In questo modo, Trump ha anche ridotto l’inesistente imprescindibilità del vaccino, mettendo in risalto piuttosto la disponibilità di una cura che potesse spegnere una volta per tutte l’isterica corsa all’immunizzazione di massa, che in realtà nasconde un obiettivo ancora più grande, ovvero quello del controllo della popolazione mondiale attraverso ID2020, un’iniziativa finanziata da Rockefeller e da Bill Gates per sottoporre tutti all’innesto di un microchip sottocutaneo.

Adesso dunque viene la parte più difficile.

Ora è giunto il momento di colpire al cuore il deep state e mettere fine una volta per tutte allo spauracchio del virus.

La scorsa domenica, Trump è tornato di nuovo sull’argomento dello spygate e ha detto chiaramente che stanno per essere pubblicati documenti esplosivi tali da “togliere il fiato“.

Lo spygate potrebbe essere l’innesco per far saltare il sistema.

Se Trump andrà fino in fondo in questa storia, l’Italia sarà inevitabilmente coinvolta.

Se Gentiloni e Renzi dovessero essere rinviati a giudizio negli Stati Uniti, gli effetti dell’onda d’urto sarebbero così devastanti da travolgere l’intera corrotta classe dirigente del Paese da tempo asservita alle grandi lobby del globalismo e della massoneria.

Sarebbe una sorta di riedizione della vecchia Tangentopoli del 1992, con la sostanziale differenza di fondo che quelle inchieste furono il risultato di un golpe giudiziario orchestrato da ambienti del deep state di Washington per togliere di mezzo una classe dirigente potenzialmente d’intralcio per i piani del mondialismo, mentre questa Tangentopoli servirebbe per ripulire il Paese dalla palude di partiti nelle mani del potere globalista che da decenni infesta la politica italiana.

Se Trump dunque preme il bottone dello spygate, non fa saltare solo il deep state a Washington, ma lo fa saltare anche a Roma.

Un fatto appare certo. In quest’autunno si stanno scontrando in campo delle forze che hanno due visioni del mondo opposte e in completa contraddizione.

Da un lato, il mondialismo che vuole attraverso la crisi da Covid arrivare alla dittatura globale ispirato da una neo-religione misterica e luciferina.

Dall’altro, la visione di Trump di un mondo fondato sulla imprescindibilità delle nazioni e soprattutto della civiltà cristiana.

Sarà l’esito di questo scontro a decidere le sorti dell’umanità e del mondo.

Dopo il 3 novembre, si saprà se sta per iniziare un domani nel quale è ancora possibile sperare nella prosperità e nella libertà dei popoli, oppure uno nel quale non ci saranno altro che schiavi assoggettati, purtroppo sempre più volontariamente, alla nuova nascente tirannia globale.

L’autunno del 2020 continua ad essere uno dei momenti più importanti per la storia dell’umanità.

di Cesare Sacchetti

Roberto Vivaldelli: "Perfino i social censurano lo scandalo che riguarda Hunter e Joe Biden"


Vox Italia Tv https://www.youtube.com/watch?v=c9hPEOAuzVE

Notizie dal terrorismo pandemico

Marco Prez de Luca

Dunque, sì, Pronti Soccorsi  intasati. Moltissimi hanno il coronavirus.
Ne do atto.

Ma attenzione: è la prima volta nella storia della statistica che si fa uno screening totale della popolazione del Pronto Soccorso per un virus polmonare, anzi un virus qualsiasi, ergo non ho gli strumenti per un raffronto epidemiologico.

Fino a febbraio se andavi in Ps con febbre, tosse e rinite l’infermiere di triage ti metteva un bel codice verde chiaro, pensando che eri un coglione, a meno che non avessi più di 60 anni.

Il medico ti vedeva dopo 11 ore, pensando che eri un coglione, e ti mandava a casa con 2000 di tachipirina.

Il farmacista vedeva la ricetta dell’ospedale, pensava che eri un coglione che intasa a i Ps e te la dava. Nel pubblico.

Nel privato contrattualizzato col SSN ti ricoveravano per rubare i rimborsi alla regione, ma questo è un altro discorso, e ce lo spiegheranno i tifosi dell’inesistente opposizione leghista, che però qui in Lombardia governa da 25 anni.

Adesso, dopo 7 mesi di lavaggio del cervello, anche infermieri e medici se la fanno sotto, con giganteschi rischi di sovrapressione del SSN per il loro giusto diritto alla medicina difensiva (ti ricovero per non avere conseguenze legali o altro).

Nella mia esperienza in Croce Rossa almeno il 15% dei chiamanti non aveva un cazzo. Le chiamavamo “crisi prelipotimiche da schiacciocarenza”, trad “stava per svenire a causa della mancanza di sesso”.

La persona fragile psicologicamente, (la zia rincoglionita, cosa cazzo dovrebbe fare dopo 7 mesi che Myrta Merlino le dice che deve morire?) quella che con tosse e 38 di febbre chiama il medico, per capirci, adesso OVVIAMENTE va in pronto soccorso.

E quindi: zero possibilità di confronto statistico, bias statistico dovuto alla precarietà psicologica dell’utenza, bias statistico dovuto alla medicina difensiva, bias psicologico dovuto al terrorismo mediatico (le TI non sono sotto pressione e i pazienti vengono trattati) ed ecco fatta l’emergenza.

Hai voglia a spiegare che il confronto tra curva dei tamponi e curva dei positivi mostrano un pesante indebolimento del contagio.

Hai voglia a spiegare che la mortalità è crollata significativamente.

Hai voglia a spiegare che non si deve correre in Ponto Soccorso  per uno starnuto.

In tutto questo media, governo, esperti televisivi non fanno altro che soffiare sul fuoco della paranoia.

E migliaia di amministratori territoriali e non fanno le preghierine affinché arrivi la Troia Europa a fare strozzinaggio con i soldi MES (sì, Mes, perché il Recovery Fund è già morto) per far cadere soldi a pioggia su amici della sanità privata convenzionata e manutengoli vari.

Come se ne esce? Non lo so.
Ma informatevi, ragionate, spegnete la televisione e tenete d’occhio i padroni del vapore. In particolare, il governo. Mai dai tempi di Caligola avevamo avuto tali incompetenti.

E chi propone la delazione, o usa la parola “negazionismo”, sputategli in faccia come si DEVE fare coi fascisti.

Firmato: Marco.

Il vostro amichevole Tecnico della Prevenzione di quartiere.

Stay tuned, e Statemi sani.

(qui sotto, dati dal sito ISTAT.)

Coronavirus: “I tamponi sono inaffidabili”. Medico di base accusa il Governo

Il dottor Mariano Amici presenta un esposto alla Procura di Repubblica di Roma. La bomba: “Le diagnosi di Covid-19 possono essere sbagliate”

 CDC: Indossi la maschera, ti becchi il Covid.

Nei 14 giorni prima dell’insorgenza della malattia, il 71% dei pazienti e il 74% dei partecipanti al controllo hanno riferito di usare sempre coperture facciali in tessuto o altri tipi di maschere quando erano in pubblico”, afferma il rapporto.

Lo studio CDC rileva che la stragrande maggioranza delle persone che hanno contratto il coronavirus indossavano maschere

12 ottobre 2020 Di Jordan Davidson
Un rapporto del Centers for Disease Control pubblicato a settembre mostra che maschere e rivestimenti per il viso non sono efficaci nel prevenire la diffusione di COVID-19, anche per quelle persone che li indossano costantemente.

Uno studio condotto negli Stati Uniti a luglio ha rilevato che quando hanno confrontato 154 “casi-pazienti”, risultati positivi per COVID-19, con un gruppo di controllo di 160 partecipanti della stessa struttura sanitaria che erano sintomatici ma risultati negativi, oltre Il 70 per cento dei casi-pazienti è stato contaminato dal virus e si è ammalato nonostante indossasse “sempre” una maschera.

Inoltre, oltre il 14 per cento dei casi-pazienti ha dichiarato di indossare “spesso” una copertura per il viso ed essere ancora infettati dal virus. Lo studio dimostra anche che meno del 4% dei pazienti si è ammalato di virus anche se “non” hanno mai indossato una maschera o una copertura per il viso.

Nonostante oltre il 70 per cento degli sforzi dei pazienti partecipanti al caso di seguire le raccomandazioni del CDC, impegnandosi a indossare sempre coperture per il viso nelle “riunioni con ≤10 o> 10 persone in una casa; shopping; cenare in un ristorante; andare in ufficio, salone, palestra, bar / caffetteria o chiesa / riunione religiosa; o usando i mezzi pubblici “, hanno ancora contratto il virus.

L’OMS esorta i leader mondiali a smettere di usare il lockdown  per combattere COVID


https://newspunch.com/who-urges-world-leaders-to-stop-using-lockdown-to-fight-covid/

L’inviato speciale dell’Organizzazione mondiale della sanitàsu COVID-19 ha esortato i leader mondiali a smettere di usare i lockdown come modo principale per fermare la diffusione del coronavirus.

In una dichiarazione sbalorditiva, David Nabarro ha detto a The Spectator che l’approccio autoritario è del tutto inutile:

“Noi dell’Organizzazione mondiale della sanità non sosteniamo i blocchi come mezzo principale di controllo di questo virus”, ha detto David Nabarro.

“L’unica volta in cui crediamo che un blocco sia giustificato è farti guadagnare tempo per riorganizzare, riorganizzare, riequilibrare le tue risorse, proteggere i tuoi operatori sanitari che sono esausti, ma in generale, preferiremmo non farlo.”

Zerohedge.com riporta: Nabarro ha sottolineato i danni collaterali che i blocchi stanno avendo in tutto il mondo, specialmente tra le popolazioni più povere.

“Guarda cosa è successo all’industria del turismo, ad esempio nei Caraibi o nel Pacifico, perché le persone non si prendono le vacanze. Guarda cosa è successo ai piccoli agricoltori in tutto il mondo perché i loro mercati sono stati intaccati. Guarda cosa sta succedendo ai livelli di povertà. Sembra che potremmo raddoppiare la povertà mondiale entro il prossimo anno. Sembra che potremmo avere almeno un raddoppio della malnutrizione infantile perché i bambini non mangiano a scuola ei loro genitori, nelle famiglie povere, non possono permetterselo “, ha detto Nabarro.

“Questa è una terribile, orribile catastrofe globale in realtà”, ha aggiunto. “E quindi ci appelliamo davvero a tutti i leader mondiali: smetti di usare il blocco come metodo di controllo principale, sviluppa sistemi migliori per farlo, lavora insieme e impara gli uni dagli altri, ma ricorda: i blocchi hanno solo una conseguenza che non devi mai sminuire , e questo sta rendendo i poveri molto più poveri “.

Ursula con Melinda

Ursula von der Leyen @vonderleyen

Ricco scambio con

. Settore pubblico e filantropia uniscono le forze nella lotta globale contro # COVID19 . Abbiamo discusso di come prepararci per la distribuzione di futuri vaccini come bene comune globale, di come responsabilizzare le donne africane nella salute e del vertice globale sulla salute del prossimo anno.

Prossimo scandalo a  Berlino:

 Jens Spahn , oggi ministro Sanità, aspira al cancellierato.

Nel 2018, il ministro federale della sanità Jens Spahn è stato invitato alla Casa Bianca per parlare con l’allora consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton su epidemie e bioterrorismo. “Abbiamo convenuto che dovevamo lavorare di più in queste aree per poter reagire più rapidamente in situazioni di crisi. Questo è importante anche per il lavoro del nostro Robert Koch Institute ”, disse Spahn all’epoca.

All’inizio di ottobre 2018, Jens Spahn ha visitato l’allora controverso consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti, John Bolton, a Washington DC per parlargli di armi biologiche, terrorismo ed epidemie, riferisce il servizio in lingua inglese di Deutsche Welle (DW) .

“I ministri della salute europei normalmente non parlano con i consiglieri americani per la sicurezza nazionale”, ha detto James Kirchik della rivista americana ” Tablet “. La Frankfurter Rundschau letteralmente: “Sembra difficile immaginare che lo scambio di opinioni riguardasse solo la lotta contro l’Ebola e il bioterrorismo”.

Ambasciata tedesca non inclusa nelle riunioni

Lo specchio ha riferito sull’incontro tra Bolton e Spahn : “Secondo le informazioni di SPIEGEL dopo la breve visita, i diplomatici di Berlino hanno affermato che il viaggio è servito più a profilare l’uomo della CDU che discussioni tecniche rilevanti (…) Ha avuto l’incontro alla Casa Bianca Spahn ha stretto amicizia con l’ambasciatore statunitense a Berlino, Richard Grenell. Contrariamente all’usanza, inizialmente l’ambasciata tedesca a Washington non fu inclusa. L’ambasciatore degli Stati Uniti ha annunciato Spahn come un aspirante conservatore, fedele amico dell’America e possibile futuro cancelliere “.

Il resto qui:

https://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/506942/Oktober-2018-Spahn-und-US-Sicherheitsberater-Bolton-sprachen-ueber-Epidemien-und-Bioterror

https://www.maurizioblondet.it/notizie-dal-terrorismo-pandemico/

"AVRETE LE MIE STESSE CURE! ELIMINEREMO IL VIRUS SENZA BLOCCARE IL PAESE" ► Trump in Florida

Radio Radio TV

Trump è un "pezzo di m*rda": vescovi USA finanziano sforzo elettorale di Biden

Con Fede in Azione, i vescovi USA sono coinvolti nella campagna per Joe Biden alle elezioni presidenziali USA 2020, come riferisce LepantoIn.com (14 ottobre).

Il network Fede in Azione (Faith in Action) include 49 organizzazioni diffuse in venti stati degli USA. Ha ricevuto nel 2019-20 oltre 1,5 milioni di dollari dai vescovi.

Ufficialmente, i vescovi affermano nelle loro linee guida di astenersi dalle attività partitiche. Il servizio fiscale interno degli USA proibisce loro di impegnarsi in attività politiche che farebbero loro perdere lo status di esenzioni fiscali.

Una tra le maggiori attività nazionali del network è il progetto Live Free. Negli ultimi mesi, questo si è appellato per l'elezione di Biden. Il direttore è don Michael McBride, stipendio annuo : 113.000 dollari.

C'è una relazione intima tra la rete Faith in Action e il PAC Chiesa Nera che appoggia Biden.

Il 29 settembre, il progetto Live Free di Faith in Action ha ribattuto una dichiarazione su Twitter su Trump, che "non si discute con un pezzo di m*rda.”

Don Ben McBride – fratello di don Michael McBride – è incaricato di PICO California, la divisione regionale di tutte 19 le organizzazioni californiane che fanno parte di Faith in Action. Stipendio annuo: 110.000 $. PICO California usava i social media per promuovere PAC di Black Church e per spingere per la sconfitta di Trump.

#newsOhnmmxrpyr

it.news

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.